Straordinario film, malinconico e crepuscolare, tra i migliori di John Ford. Di un fascino incredibile, quasi tutto di notte ed interni, molto sommesso, quasi sussurrato. Ford porta sullo schermo un microcosmo western che pare di riuscire a toccare e respirare, e personaggi veri a cui ci si affeziona. Bravissimo James Stewart, ma John Wayne, disfatto, simbolo di un mondo al tramonto, è magnifico e struggente. Capolavoro.
Uno dei migliori film del grande John Ford è un western atipico in cui il protagonista è un personaggio che cerca di imporre la legge sulla violenza ma che alla fine alla violenza stessa è costretto a cedere. Il pezzo forte del film è il contrappunto tra i due protagonisti del film che sono speculari l'uno all'altro, interpretati dai due mostri sacri Stewart e Wayne che si impegnano in una gara di bravura. Il film, quasi a rimarcare la rottura tematica con i precedenti film di Ford, è girato in un magnifico bianco e nero.
Ennesimo capolavoro di John Ford. La grande, spettacolare, violenta, epopea western creata e raccontata da egli stesso in precedenza, qui lascia spazio alla calma del racconto sulla civiltà che ormai ha preso (quasi) il sopravvento sulla barbarie. Come al solito i momenti di cinema di livello eccelso si sprecano, in una vicenda di una semplicità tanto evidente quanto piena di sfacettature. Talvolta si sfiora (volutamente) la teatralità, proprio per accentuare e rendere ancor più evidente il contrasto fra ciò che era e ciò che sarà.
Tom Doniphon (Wayne) è il vero protagonista di questa vicenda splendidamente narrata dal maestro del genere western John Ford; un uomo duro e all'antica che rappresenta il contraltare del feroce bandito Valance; entrambi obbediscono alle stesse leggi, quelle del far west, ma sono condannati dalla storia a cedere il passo ai valori dell'est, qui rappresentati Stoddard, che si fa promotore di una società dove non sarà più la forza a dettare ordine ma la giustizia e la clemenza. Doniphon e Stoddard sono innamorati della stessa donna; Doniphon colpirà il cuore di Liberty Valance, Stoddard quello della donna.
Straordinario addio al vecchio west, superiore del grande maestro: Wayne cede il passo ai nuovi tempi restando all'ombra dell'ultimo regolamento di conti del west regalando il battesimo del fuoco al democratico, civile Stewart. Un appassionante flashback su un unsung hero perso nel nulla ma non nella memoria del coprotagonista. Ricordiamo che questo capolavoro è per tre quarti girato in una cucina di un saloon.
Vicenda esemplare, apparentemente smitizzante (il duello con Valance - episodio su cui il senatore ha fondato la propria fortuna politica - è un falso), in realtà riafferma la forza del mito: Tom, simbolo del vecchio West, perde tutto nel film (la donna, l'onore, il futuro) ma conquista un posto nella storia del cinema. Stewart e Wayne, troppo anziani per interpretare credibilmente loro stessi da giovani (65 e 55 anni), funzionano in virtù del loro passato di celluloide, come "maschere" di una commedia dell'arte. Imprescindibile per il genere.
MEMORABILE: Il giornalista strappando i suoi appunti: Siamo nel West, senatore, e se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda.
Fotografia esemplare, scenografia perfetta, interpreti tutti azzeccati (forse un po' sopra le righe Edmond O'Brien, il direttore del giornale, ma ci sta), regia super e plot interessante. Un grande film di John Ford che segna un cambiamento nella storia violenta del West e l'inizio di un discorso democratico e di rispetto della legge. John Wayne è l'eroe vero in una interpretazione che penso la sua migliore, tutti gli altri non sono da meno e ognuno caratterizza un personaggio ben preciso e con un suo posto che descrive bene la vita del Far West.
MEMORABILE: Il rapporto umano-amico tra Tom e Pompeo (l'uomo di colore).
Capolavoro senza tempo del grande John Ford. Storia magnifica e struggente come poche, con personaggi ben delineati e una regia essenziale del grande cineasta. Superbo tutto il cast, con menzione particolare per gli splendidi Stewart e Wayne. Anche se la palma del migliore va al secondo, di una commovente intensità. Nel ruolo di Amos Carruthers appare il grande Denver Pyle, in seguito divenuto famosissimo per il ruolo dello Zio Jesse Duke nella serie televisiva Hazzard.
MEMORABILE: Il primo scontro Stewart - Marvin; Wayne insegna a Stewart ad usare la pistola; lo scontro finale tra Stewart e Marvin e la battuta del giornalista.
Capolavoro western di John Ford, con due star di prima grandezza che incarnano valori diversi ma entrambi dalla parte dei giusti: Stewart, uomo di legge e poco incline alla violenza, Wayne, rozzo e sbrigativo nei modi. Tra loro un Lee Marvin cattivo e feroce come non si è mai visto. Grande regia, dialoghi magnifici e cast di comprimari di ottimo livello. Splendida la sparatoria finale fra Stewart (a cui Wayne impara a sparare) e Marvin.
Uno dei migliori western di Ford, talmente esperto del genere da permettersi di rivoltare a mo' di calzini i concetti di legge, violenza e vendetta, nel processo trasformando un pilastro come Wayne nell'anti-eroe per eccellenza. Prove d'attore splendide per i protagonisti, nonostante l'età decisamente poco adatta per i ruoli nel flashback e un cast di contorno (sia come volti che come recitazioni) scelto con estrema cura. Da non amante del genere, è il western da vedere comunque, obbligatorio per ogni amante del cinema che si rispetti.
MEMORABILE: Lo showdown finale tra Liberty e Ransom; la fugace ma eccezionale apparizione di John Carradine nel comizio.
Summa e memento del western: i suoi fondamenti concettuali – la complementarietà fra legge ed azione, i valori della democrazia e dell’associazionismo americano, l’onore, la donna perturbatrice, la storia confusa nella mitopoiesi – e due attori-simbolo (Stewart e Wayne). Lo spiccato caratterismo (dallo sceriffo nullafacente al dottore ubricacone) diffonde ironia, tampone per i profondi squarci di violenza aperti dalla frusta di un truce Marvin; ruoli secondari ma non meno efficaci per Strode e Van Cleef, presto reclutati nelle prime linee del cinema di genere tricolore. Crepuscolare e ferreo.
MEMORABILE: L’incendio della fattoria; la rivelazione di Wayne; il comizio del sudista John Carradine.
Western parzialmente atipico: due vani (cucina e ristorante) con vista sulla leggenda. Solo il genio di John Ford poteva concepire un film del genere, rendendolo una pietra miliare. Il vecchio maestro realizza una pellicola indimenticabile: semplice (nel dipanarsi della narrazione, realizzata con un unico flashback) e complessa (per i tanti temi affrontati) allo stesso tempo. Su tutto il rapporto tra realtà e leggenda, verità e falso. Molto emozionante, bello e godibile. Cast stellare e semplicemente perfetto.
MEMORABILE: Il giornalista a James Stewart: "Qui siamo nel West e quando la leggenda supera la realtà, vince la leggenda".
Immenso ed elegiaco western dai toni romantici, eroici e crepuscolari, diretto da un Ford in piena coscienza di sé e di una storia che cambiava lasciandosi alle spalle l’azione e la sana impulsività per aprirsi a una concezione umana della giustizia dettata da leggi (democratiche, non della strada), istruzione e integrità morale. Stewart e Wayne due facce della stessa medaglia che si passano il testimone di una realtà e una leggenda divenute tutt’uno, entrambe scolpite nella memoria collettiva e per questo immortali. Incommensurabile, epocale.
MEMORABILE: Al di là di tutte le sequenze magnifiche, cito la splendida Vera Miles e le sue arrabbiature; E come dice Il Duca: com’è carina quando s'arrabbia!
Alcuni personaggi come lo sceriffo e, in parte, anche il giornalista potrebbero risultare macchiettistici. Ma la cosa incredibile è che in un simile contesto filmico si integrano comunque bene, completando la carrellata di una serie di figure dalle molteplici sfumature: il protagonista, colto, cerebrale, ma costretto suo malgrado ad adattarsi alla situazione, il pistolero, la bella (qui analfabeta), il nero e ovviamente Liberty, il cane sciolto senza una morale, prevaricatore, violento e imprevedibile. Uno di quegli affreschi che dovrebbe essere visto e apprezzato.
MEMORABILE: Il nero, a scuola, dimentica la parte sull'uguaglianza degli uomini. E Stewart "Non preoccuparti, la scordano in molti..."; Wayne "ravviva" il saloon.
Il crepuscolo è arrivato anche per Ford, che abbandona l’amata Monument Valley per un film da camera molto elegiaco sulla fine del vecchio west e l’avvento di una società moderna in cui le pistole lasciano spazio alla politica. Ma è anche uno dei più grandi film sul giornalismo, capace di riflettere in modo semplice e diretto sul rapporto tra mito e realtà. Ancor più di Sentieri selvaggi rimane il capolavoro di questo autore che ridimensiona il mito della frontiera da lui stesso creato. Clothier fa miracoli con un bianco-nero dalle venature noir.
MEMORABILE: “Nel west se la leggenda diventa realtà vince la leggenda”; “Rimettigli gli stivali”; Un giro nel deserto in cerca di un cactus in fiore; Il duello.
Un senatore fa visita al funerale di chi gli salvò la vita. Ambienti western prettamente in interni per una storia “leggendaria” vissuta da due personalità diverse ma complementari. Sia il rude Wayne che l’uomo di diritto Stewart incarnano lo spirito del west dando prova di grande presenza facendo risaltare l’onore. Ottima regia di Ford che riesce a fare a meno di location panoramiche e a cui basta un solo duello (notturno peraltro). Bene anche il b/n della fotografia. Chiusura con ultima battuta lapidaria.
MEMORABILE: La votazione per il delegato; Lo sparo a Valance da due angolazioni; La casa bruciata; A cavallo all'assemblea.
Al di là della nomèa di capolavoro acquisita nel tempo, un film non solo brillante e registicamente impeccabile, ma anche originale sia nella rilettura di un west pre-ferroviario mai così alcolemico, sia nelle pieghe positiviste ma non troppo del secondo tempo. Un po' troppo schematico nel messaggio e non molto trascinante nel segmento politico, ma la sensazione che lascia - il senso di nostalgia per qualcosa che, a ben vedere, non era tutto 'sto granché - è incisiva e tutt'altro che scontata. Wayne e Stewart perfetti nell'incarnare i rispettivi stereotipi, Vera Miles straordinaria.
Ottimo e malinconico western che medita sul tramonto del genere accompagnandone al contempo l'ingresso nell'immortalità del mito. Significativa (per quanto azzardata nel momento in cui rivestono il ruolo di giovincelli) la scelta di due icone come Wayne e Stewart, il primo a incarnare gli ideali e i fasti del vecchio West, il secondo diplomatico portavoce del nuovo "verbo" (istruzione, diplomazia, legalità), che finirà tuttavia per farsi strada in politica proprio grazie all'illusorio prestigio di una fama da leggenda. Lee Marvin magnifico come antagonista e comprimari ben assortiti.
MEMORABILE: Stewart frustato brutalmente da Marvin; Valance crea scompiglio alla locanda: Marvin fa il bullo alle votazioni; Il duello; Wayne sconfitto in amore.
Leggendario western che, con incredibile economia di mezzi, spiega la storia americana meglio di un trattato. Le piccole comunità rurali, i contrasti con i proprietari terrieri, l'anelito a sottrarsi all'arbitrio tramite la legge, l'inevitabilità della violenza. Nel dualismo Wayne-Stewart c'è la fine della frontiera, ma non delle sue leggende perché questo è il West: se la leggenda diventa fatto, si stampa (si filma) la leggenda. In un bianco e nero scolpito e ormai (apparentemente) fuori moda, Ford gira un capolavoro senza tempo cui si perdona qualche semplificazione.
MEMORABILE: La celeberrima battuta di Stewart al giornalista è la cifra del film: "This is the West, Sir. When legend becomes fact, print the legend".
Più noir che western, questo cupo e claustrofobico gioiello di Ford porta in scena due giganti di Hollywood con un nemico comune ma due approcci diametralmente opposti; Stewart uomo di legge, Wayne di pistola. Ma la storia ha ambizioni più alte, vuol dimostrare come la forza dell'istruzione (meravigliosa la scuola per analfabeti), del voto e della democrazia riguardino soprattutto coloro che hanno poco o niente. In tutto questo c'è una donna, che si trova a scegliere fra i due protagonisti, e lo fa, pur sapendo che qualsiasi decisione sarebbe stata sbagliata. Bianco e nero magnifico.
Un lunghissimo flashback che serve a John Ford e al suo attore di culto John Wayne per ripensare a tutto quello che sono stati il selvaggio West e la sua modernizzazione. Alle illusioni speranzose si sostituisce un senso autocritico che è prova indubbia di grande intelligenza e di apertura mentale, mentre il film per modi e tempi di narrazione è sempolicemente perfetto.
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Il 28/08/2019 dovrebbe (ri)uscire il blu ray edito da Paramount.
Non ho idea se ci siano differenze col precedente, sempre edito dalla stessa Paramount.
HomevideoRocchiola • 10/02/20 08:25 Call center Davinotti - 1255 interventi
La riedizione dell'agosto 2019 è esattamente identica alla prima stampa con l'unica differenza di una custodia dorata anziché blu. In ogni caso il bluray della Paramount resta un prodotto eccezionale ed assolutamente consigliato. L'immagine presentata nel corretto formato 1.78 appare pulitissima e riccamente dettagliata con un bianco-nero davvero splendete nelle poche scene diurne in esterno e molto contrastato negli interni e nelle molto scene notturne. L'audio italiano originale mono restaurato appare un pò troppo basso (bisogna alzare molto il volume) ma decisamente chiaro.