Ipotetico sequel di In the mood for love, 2046 è un grande esempio di cinema melò. I nomi dei personaggi sono rimasti quelli ma al contempo non lo sono più. Tantissimi riferimenti al film precedente e il numero ricorrente è il 2046, anno secondo il quale Hong Kong diventerà a tutti gli effetti parte integrante della Cina. Il film parla anche delle paure che hanno i personaggi nei confronti di questo ultimo e definitivo passaggio. Stilisticamente parlando è un film quasi perfetto.
I film di Kar Wai hanno pura ambientazione mentale e si sviluppano totalmente negli stati dell'animo. Eppure le scene si toccano, il fumo si sente quasi in gola, i personaggi prendono corpo in modo talmente impalpabile e introspettivo eppure concreto da dare l'impressione di leggere un libro. Kar Wai è il regista degli amori impossibili, eterni e meravigliosi proprio perchè tali. I personaggi sono quasi sensazioni che si muovono fra un minimalismo splendido ed una colonna sonora assolutamente perfetta. Come il suo precedente, film meraviglioso.
2046 è un film che parla d'amore, di un amore perso e idealizzato. 2046 è l’anno in cui Hong Kong tornerà definitivamente sotto l’amministrazione cinese, ma è un posto da cui nessuno è mai tornato. E' un romanzo, una stanza d’albergo e un tempo dove i ricordi si confondono con il presente e con il futuro. Kar Wai ci trasporta dagli anni sessanta fino a un ipotetico 2046 dove i cyborg piangono e amano e sono purtroppo destinati a un inesorabile deterioramento; saranno i desideri dello spettatore a decretare chi è il vero amore della vita di Chau.
MEMORABILE: I ricordi sono sempre bagnati di lacrime.
Sequel-non sequel di In the mood for love, ambiguo ed elusivo, ancora più ricercato e prezioso - se possibile - sul piano stilistico, al punto che lo spettatore rischia di venirne quasi sopraffatto, per saturazione. Complesso come un labirinto borgesiano, un po' algido, ma comunque ragguardevole. Più spazio alla coralità del cast, che allinea del resto uno stuolo di eccellenti professionisti. Lieve preferenza per il predecessore, ma sempre nelle zone altissime della classifica.
Riprende diversi temi del bellissimo In the mood for love ma rappresenta un passo indietro. Se quel film, infatti, era sempre coinvolgente nella sua semplicità, questo si arrichisce di inutili contorsioni e tende a focalizzarsi troppo sul pur bravo Leung. Niente da dire su certe inquadrature delle protagoniste, sguardi e pose conturbanti e sullo stile di ripresa di Kar-wai, ma il risultato complessivo è un tantino deludente.
Seguito ideale di In the mood for love ne è ovviamente influenzato, ma a dispetto del predecessore subisce un processo di dinamizzazione che lo rende fluido e a tratti leggero, ma ben presto ci si accorge che non manca l'introspettiva che si dipana attraverso la penna, i pensieri e le storie del protagonista Leung, che in questo ruolo non fa rimpiangere i più impegnativi. Subliminali messaggi di un evento nostalgico, celato da un ineffabile sorriso. Film elegante ed affascinante.
(Pseudo) sequel di In the mood for love, fra pene d'amori perduti e ricerca degli attimi mancati, così difficili da intravedere in quell'alone di sogni e nebbia che aleggia sull'intera storia. 2046 è una meta agognata ma forse irraggiungibile. Kar-wai si frattalizza in un elegante manierismo senza alcun freno, in cui ci si può immergere o da cui si può essere infastiditi. Ma poiché la trama è in sé quasi ineffabile, tanto vale concentrarsi unicamente sulla forma, sull'arte per l'arte.
Film malinconico e di grande impatto emotivo. Tutti i sentimenti dei personaggi sono evidenziati benissimo dalle immagini, dai dialoghi e dai suoni che Wong Kar-wai produce. Non siamo ai livelli di In the mood for love, ma è uno dei migliori film asiatici visti negli ultimi tempi.
2046 è una chimera sentimentale, un amore senza lieto fine. In questa ideale prosecuzione del bellissimo In the mood for love il maestro cinese vuol completare il suo discorso sull'amore, i ricordi e il tempo. Elegante come sempre, anche se l'eccessivo estetismo formale (la prima parte è esasperata dai ralenti) rischia di stancare e irritare, mentre l'abuso delle tematiche comincia a mostrare la coda. Come al solito cast ineccepibile, con il solito campionario di sinuose bellezze orientali.
Raffinatissimo dal punto di vista formale (siamo ai livelli di In the mood for love e anche di più). Scintillante, eclettico, sfuggente. La poetica di Wong Kar-Wai viaggia nel tempo, accompagnata da ralenti, avanzamenti frame by frame, fotografia ammaliante. Personaggi che si muovono leggiadri in un percorso spazio-temporale che affascina: passato, presente e futuro si sovrappongono. L'amore questa volta è rappresentato con appassionanti e travolgenti rapporti, ma sempre con l'estetica e la delicatezza che ormai rappresentano il maestro cinese.
MEMORABILE: Le bellezze orientali: Faye Wong, Zhang Ziyi, Maggie Cheung.
2046 un numero e mille significati. Un film inafferrabile perché sfuggente come il tempo. Un tempo che passa e cristallizza i ricordi senza possibilità di tornare indietro. I sentimenti differiti trafiggono l'anima dei protagonisti rendendola vulnerabile alla solitudine. La musica (che come al solito si fonde all'immagine nei film di Won Kar-wai) delinea le movenze di corpi fluttuanti. 2046 è un luogo dove cercare la propria anima e scoprirne i segreti perduti. Un luogo dove smarrirsi è semplice così come è facile soccombere all'amore.
MEMORABILE: "Nella vita il vero amore si può mancare se lo si incontra troppo presto o troppo tardi. In un'altra epoca, in un'altro luogo, la nostra vita sarebbe stata diversa".
Rincorrere il passato, manifestatosi sottoforma di un amante scomodo, avviluppa a un vortice di reminiscenza lesivo. Wong Kar-wai è categorico nel classificarne le prede, un caleidoscopio di nostalgici agli antipodi che convergono inesorabilmente nel medesimo anfratto di desolazione. Persino il protagonista, un disilluso, dissoluto e granitico tombeur de femmes, necessita di un laborioso ed enigmatico microcosmo di sentimenti fantasiosi per redimersi. Il costante avvicendamento di luoghi non è casuale, special modo il riferimento alla decolonizzazione.
Seguito ideale de In the mood for love in cui il protagonista, deluso dalla separazione dell’amata, frequenta altre donne alla ricerca dei ricordi perduti. Tema delle occasioni mancate che si dipana in maniera complessa tra divagazioni letterarie, prese di coscienza e inserti fantascientifici. Kar-wai mescola benissimo gli stili in una ricerca estetica delle immagini e con musiche avvolgenti. L’ultima parte diviene più frammentata, anche a causa di numerosi cartelli, ed è meno efficace.
MEMORABILE: I soldi per il vestito; L’androide al finestrino del treno mille ore dopo; La giocatrice di carte detta “Vedova nera”.
2046 è un punto di arrivo per la cinematografia del maestro, un punto di arrivo che decreta il capitolo finale. Dopo 2046 nulla più, ma Wong Kar- wai ha già detto tutto, e con questo film allo spettatore non viene chiesto nulla. È un racconto splendido sull’ebbrezza degli stati d’animo, non ha un inizio né una fine. Resta quindi un ibrido immortale, bellissimo, audace, imperfetto come i suoi protagonisti. Un capolavoro.
Una sorta di seguito del precedente In the mood for love in cui il protagonista ripercorre la sua vita attraverso il ricordo delle relazioni avute con diverse donne. Il film è caratterizzato da una bellezza estetica da mozzare il fiato ed è impreziosito dalla presenza delle migliori attrici del cinema di Hong Kong, oltre che di un Tony Leung perfettamente calato nella parte. Purtroppo a livello di contenuto la pellicola aggiunge poco alla poetica del regista e si rischia di scadere in qualche momento nel già visto e nell'estetismo fine a se stesso. Da vedere, ma un po' di riporto.
MEMORABILE: La sequenza "fantascientifica".
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La battuta memorabile completa (che non ho potuto inserire integralmente perchè avevo finito il numero di caratteri disponibili) è:
"Nella vita il vero amore si può mancare se lo si incontra troppo presto o troppo tardi. In un'altra epoca, in un'altro luogo, la nostra vita sarebbe stata diversa."