The protector - La legge del Muay Thai - Film (2005)

Tony Jaa riesce a superare la performance mostrata in Ong Bak e di per sè questo è già incredibile. Le capacità tecniche di Jaa sono stupefacenti e più di una volta viene da chiedersi se siano effetti speciali oppure no. Questa volta l'eroe deve vendicare la morte del padre e salvare il suo amato elefante. La narrazione è altalenante mentre la regia si salva con un piano sequenza degno di Johnnie To. Il film è consigliato ai soli amanti delle arti marziali.

Dopo Ong-bak torna il dinamico duo Pinkaew-Jaa. La sostanza cambia di poco: trama elementare e pretestuosa, passaggi di raccordo risolti con arrogante sufficienza, sceneggiatura rudimentale. Ma tutto sommato il film è più compatto del precedente e pure girato meglio. A parte questo: un susseguirsi pressochè continuo di legnate impressionanti, di scene d'azione incredibili e mozzafiato dove Jaa conferma, se ce ne fosse bisogno, di essere un atleta veramente mostruoso. Cinematograficamente sarà poca cosa, ma è decisamente esaltante.

"The Protector" e Ong-bak sono la medesima cosa: una sceneggiatura scritta in quattordici minuti (pausa pranzo compresa) e il resto affidato alla performance di Jaa. Supportato da una buonissima regia (geniale il lunghissimo pianosequenza dove Jaa deve salire le scale del palazzo), Jaa offre addirittura numeri forse ancora migliori rispetto alla pellicola precedente, confermandosi un mito assoluto. Per chi ama gli spotfest è una gioia per gli occhi! Tony folle!

Pur divertendomi con le acrobazie e la faccetta buffa di Jackie Chan ed apprezzando certe performance fisiche di Bruce Lee e Jet Li, non amo particolarmente i film di arti marziali. Anche questo non è certo esente da difetti, a partire da una sceneggiatura quasi inesistente, che si limita a fare da canovaccio all'arte di menare le mani (e anche i piedi e la capoccia). Però Tony Jaa come menatore è un tipo impressionante e, se è vero che non fa uso di alcun trucco, ci sono serie possibilità che non appartenga neppure al genere umano.

Tony Jaa ha un enorme talento, che andrebbe sfruttato meglio. Sceneggiatura quasi inesistente, costruita intorno alle sequenze acrobatiche, spesso legate senza alcun filo logico (sembra un film "a livelli", come un videogame). Il regista si presta volentieri a frequenti dissolvenze e ralenti (fuori luogo il più delle volte); al contrario, in altre circostanze, i movimenti di macchina sembrano studiati da Archimede, come in quel favoloso pianosequenza, da storia del cinema. Gli attori sembrano usciti dal primo baretto capitato a tiro alla produzione.

Diciamola tutta: la trama fa piangere, ma che combattimenti fantastici! Chi ha voglia ed interesse per apprezzare la superlativa bravura tecnica del protagonista non rimarrà deluso; del resto, gli appassionati di questo genere non cercheranno intrecci complessi o profondità di pensiero. Le scene di lotta sono spettacolari eppure realistiche, sorrette da una regia assolutamente predisposta a valorizzare l'azione. Solo per amatori, s'intende.

Il difetto di scarsa consistenza cinematografica è ancor più evidente che in Ong-bak: personaggi rifiniti con l'accetta, linearità svergognata dello svolgimento, trama ridotta ad un mero canovaccio per lasciar spazio ad una serie di botte da orbi. Tuttavia, l'azione è davvero mirabolante - basti considerare la lunghissima sequenza all'interno del palazzo, uno spettacolo quasi videoludico - e le acrobazie di Tony Jaa sono sorprendenti. Le riprese dinamiche enfatizzano i numerosi combattimenti, ma si arriva comunque al finale col fiato corto.

Appena 12 minuti di esile intreccio e subito si comincia con combattimenti oltre i limiti dell'umano, tutti basati sulle straordinarie doti atletiche di Tony Jaa, tremendo a recitare ma grande picchiatore. La regia è buona nelle scene action (il piano sequenza sulle scale del palazzo è eccezionale) ma scade paurosamente nei dialoghi, insieme alla sceneggiatura e al cast tutto. Ci si può sbalordire per il ritmo e le coreografie dei combattimenti, ma dopo un'ora e mezza ci si è anche annoiati un po'.

Fondamentale contestualizzare la pellicola di Pinkaew, in cui l'estetica del combattimento marziale è ossatura stessa del film. Tony Jaa, anche autore delle coreografie, è atleta superbo e riesce a coniugare eleganza e brutalità in ogni sequenza. Da vedere e rivedere lo splendido combattimento in piano sequenza sulla scalinata, vero punto di non ritorno per il genere. Per il resto c'è poco da segnalare, tra una storia banalotta e comprimari non memorabili. Da vedere esclusivamente in originale, dato che la nostra versione è pesantemente sforbiciata.

Pellicola che ricade ampiamente nella tradizione dei film d'azione orientali, caratterizzati da combattimenti talmente veloci da richiedere una suspension of belief da fare invidia a Bud Spencer, come quando il piccolo protagonista sgomina una cinquantina di persone, motociclisti e quad corazzati. Accanto a questi momenti spettacolari, scene di collegamento assolutamente indifendibili e parentesi oniriche in cgi da far cadere le braccia. Eppure piacque a Tarantino...