Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora Primavera - Film (2003)

Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora Primavera
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Titolo originale: Bom yeoreum gaeul gyeoul geurigo bom
Anno: 2003
Genere: drammatico (colore)
Regia: Kim Ki-Duk
Note: Aka "Primavera Estate Autunno Inverno e ancora Primavera" o "Primavera Estate Autunno Inverno... e ancora Primavera".

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 31/01/07 DAL BENEMERITO FLAZICH
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Flazich 31/01/07 17:36 - 668 commenti

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Il film si discosta molto dalle opere precedenti del cineasta. La violenza delle immagini è soppiantata dalla tranquillità della valle dove c'è il tempio galleggiante. Una porta che si apre sul nulla è l'unico punto di passaggio per raggiungerlo. Il film, narrativamente, è diviso in quattro parti come le stagioni che rappresentano anche l'evoluzione del protagonista. Il film, come il futuro Time, nel finale mostra la sua ciclicità.

Giapo 28/11/07 11:57 - 246 commenti

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Kim ki-duk ci emoziona avvalendosi quasi solo dell'uso dei 2 aspetti essenziali del cinema: le immagini e i suoni. Col passare delle stagioni viviamo 4 diverse fasi della vita dell'uomo: l'innocenza infantile, la passionale adolescenziale, l'ira, il rimpianto e il rancore della maturità, la morte. Con una incredibile scenografia naturalistica, che conferisce colori e consistenza a questi diversi momenti della vita (la morte sulla distesa di ghiaccio lascia senza fiato), il film rappresenta un'esperienza spirituale che coinvolge e commuove.

Pigro 29/11/08 10:50 - 9666 commenti

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Due monaci in una casa in mezzo a un lago. Un film di porte (stupefacenti le porte senza muri dentro la casa) e d'acqua: cioè di soglie che vanno superate con il passare dell'età e del fluido vitale che scorre come il tempo. Le fasi della vita in quattro stagioni: l'infanzia innocentemente crudele, l'amore, il dolore, la forza di volontà; poi si ricomincia. Kim Ki-Duk astrae la storia per creare un racconto morale universale, calando il simbolismo in un'atmosfera e un paesaggio magici. E in questo ritmo rarefatto incanta e avvince.

Giacomovie 9/09/09 21:29 - 1398 commenti

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Incantevole parabola spirituale che racconta le fasi della vita attraverso il perpetuo ciclo delle stagioni. Con un tipo di cinema che proietta in un’altra dimensione, Kim Ki-duc illustra la crescita evolutiva con situazioni che hanno sempre un fine educativo. Il film ha un richiamo new-age, lo scorrere catartico della vita assume un valore mantrico e uno spirito tantrico. I meravigliosi luoghi sembrano ravvivarsi di energia propria, nonostante la staticità delle immagini che li rappresenta. Un film che ammalia gli occhi e rinfresca lo spirito.

Aal 1/10/10 08:52 - 321 commenti

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Essenziale e bellissimo viaggio attraverso le tappe della vita immersi in un paesaggio mozzafiato. Rarefatto, formalmente perfetto, è un film che appassiona e commuove mettendo in scena sentimenti archetipici e proprio per questo, indipendentemente dalla connotazione geografica ed etnica, veicola un messaggio universale con un linguaggio accessibile a tutti. Kim Ki-Duk rifugge dall'intellettualismo e dall'arte a tutti i costi per offrirci un'opera profondamente vera.

Pinhead80 22/10/10 21:17 - 4760 commenti

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Siamo di fronte al capolavoro personale di Kim Ki-Duk. Intenso e struggente affronta le varie fasi della vita in un lento scorrere di emozioni. Lo fa facendoci percepire i tempi delle stagioni proprio come noi le percepiamo (il tempo passa più lentamente quando si è giovani e via via sempre più rapido). Fotografia favolosa e scenografia quanto mai essenziale e per questa perfetta. Non è solo un film ma un racconto di formazione. Con molte meno parole di quelle che ho scritto, Kim Ki-Duk ha mostrato la vita.

Satyricon 1/11/10 00:14 - 147 commenti

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Raffinato esempio di cinema d'autore. Ki-Duk raccoglie e sintetizza l'essenza del suo messaggio in questo film condensandolo in un ciclo di 4 stagioni. Le stagioni della vita dell'essere umano. Un percorso che va dal simbolismo al naturalismo, il tutto contenuto in una scenografia da sogno e una fotografia mozzafiato. Un'opera che ci accompagna lentamente dentro la visione romantico-drammatica della vita da parte dell'autore. Matura sintesi del suo cinema.

Mickes2 1/08/11 17:57 - 1670 commenti

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Vitali ed universali i temi affrontati da Kim ki-duk nel percorso tra le stagioni. Metafora di un cambiamento graduale che avviene nell’uomo e che il regista sud coreano analizza, compiendo un’incantevole ed emozionante parabola sull'esistenza, sui valori e sugli eventi che il destino può riservare. Riflette sull’importanza del sesso e della morte, tratteggia con mano sensibile la concezione della vita e il significato di essa, scandaglia i due istinti opposti facenti parte della natura umana: violenza e purificazione dell’anima. Sincero.
MEMORABILE: Le porte nell'eremo; gli spazi incontaminati e le silenziose inquadrature che pacificano il cuore e la mente.

Galbo 24/08/11 07:22 - 12392 commenti

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Parabola densamente spirituale sullo scorrere del tempo, affidata a due protagonisti che si muovono in un ambiente rarefatto sullo sfondo di una natura rigogliosa in un contesto rigorosamente atemporale. Pochissime parole, il film è tutto nelle immagini e nei suoni che scandiscono lo scorrere del tempo, ma anche senza parole il messaggio del regista arriva forte e chiaro e con grande impatto.

Cotola 18/08/11 21:45 - 9043 commenti

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Ammettiamolo: le immagini sono mozzafiato, splendide e la narrazione è davvero piacevole. Però dal punto di vista dei contenuti non sembra andare molto in profondità, ma rimanere anzi sull’andante banale. E non ci si può non chiedere se dietro questo profondo cambiamento stilistico (le opere precedenti erano tutt’altra cosa) non ci sia la voglia, lecita per carità, di abbracciare più vaste platee. Filo tematico comune alle opere del regista resta comunque la presenze ineliminabile del mondo di sesso, morte e violenza, spesso strettamente collegate tra loro.

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Rullo 22/08/11 23:31 - 388 commenti

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Il susseguirsi delle stagioni come metafora dello scorrere del tempo. Un film davvero tranquillo nel suo piccolo, ma che riesce a trasmettere numerosi messaggi di armonia e pace nella sua semplicità e il suo minimalismo. Un monaco maestro di vita e il proprio pupillo, istruito ad amare ma sopratutto rispettare la natura nonostante la sua voglia di trasgressione e scoperta. Poco parlato e diretto magnificamente.

Rebis 22/09/12 16:33 - 2337 commenti

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Iniziazione alla vita e alla spiritualità di un monaco buddista scandita dal succedersi delle stagioni nella prospettiva di una perpetua circolarità temporale. Nitido, persino didattico nella sua costruzione programmatica - e manualistica - contrappuntata da un rigoglio simbolico tanto eloquente e puntuale da insinuare il sospetto di una "garanzia d'esportabilità": l'oriente a misura dell'occidente. Per molti, una parentesi meditava nella produzione viscerale di Ki-Duk, ma il suo cinema, dopo, non sarà più lo stesso, fagocitato da un processo astrattivo tanto universalizzante quanto superfluo.

Cloack 77 10/11/12 23:28 - 547 commenti

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L'autunno è il corpo centrale meraviglioso dell'opera, essenzialmente legato all' "estate" e alle stagioni successive. Anche l'estate si illumina di molte qualità, ma la scelta di preferire l'amore "sporcaccione" all'amore romantico declina la poesia in ironia involontaria. Il film comunque tiene e Kim Ki-duk non si lascia rapire dal paesaggio, regalando la regia alla sostanza della storia.

Bjorn 5/02/13 21:58 - 32 commenti

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Ki-duk racconta la vita. E la racconta attraverso quadri in movimento che si perdono nelle meravigliose scenografie del lago tra le montagne, protagonista indiscusso assieme al tempio e ai pochi personaggi presenti nella storia. Ki-duk sceglie le stagioni dell'anno come metafora delle varie stagioni e degli umori della Vita umana. Lo fa in maniera esemplare, sia di tecnica che di significato. Un film esistenziale quindi, a suo modo lento ma che riesce a mantenere alta l'attenzione nonostante la quasi assoluta pace e tranquillità che emana.
MEMORABILE: Il tempio e la barca; Il bambino che piange e il serpente ucciso; L'incisone sul pavimento; Il lago ghiacciato.

Daniela 16/10/14 08:41 - 12662 commenti

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In un piccolo tempio galleggiante in una valle solitaria, un monaco buddista ed il suo discepolo immersi nello scorrere ciclico delle acque, delle stagioni, degli anni. Parabola didattica misticheggiante di grande bellezza dal punto di vista visivo, con paesaggi mozzafiato ed inquadrature che sembrano acquerelli in movimento, che però, per chi ha apprezzato le prime opere sporche e cattive del regista, lascia la sensazione di una levigatezza eccessiva, di una troppo programmatica "poeticità", il sospetto di un manierismo destinato a confermarsi nelle opere successive.
MEMORABILE: La porta dentro il tempio senza pareti interne; la coda/pennello; la barca obbediente

Zio bacco 24/10/14 20:59 - 240 commenti

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Film maestoso che narra l'iniziazione spirituale di un monaco buddhista in una cornice naturale incantevole. L'opera si divide in diverse fasi, che Kim Ki-Duk fa coincidere con il cambio di stagioni ma che altro non rappresentano se non l'incedere del tempo. Suggestivo e ammaliante, talora spettrale, il film ha una forte caratura simbolica e comunicativa. Il senso di ciclicità della vita, cadenzato dall'originale comparsa di animali sempre differenti, si appalesa con il mesto succedersi delle stagioni, che culmina in un laconico finale. Sublime.

Paulaster 11/10/17 10:29 - 4419 commenti

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In un eremo buddista il ciclo delle stagioni serve a rappresentare le fasi della vita. Impregnato di filosofia orientale (con scarni e quasi inutili dialoghi), funge da modello per spiegare, negativamente, come l’uomo impari la lezione quando è vecchio, ma almeno provi a trasmetterla. Piccoli inserti violenti o duri nello stile del regista (anche attore nella seconda parte), ma nel complesso è un disagio che risulta smorzato. Ottimo a livello ambientale.
MEMORABILE: I giochi sadici del bambino agli animali; Le porte senza le pareti all’interno dell’eremo.

Hackett 3/01/20 10:53 - 1867 commenti

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La filosofia buddista in un ciclico, onirico e denso film che parla dell'uomo, della spiritualità e dell'immutabile, bellissima natura che lo circonda. Lo straordinario set naturale e il tempio galleggiante costruito ad hoc sono ulteriori interpreti di questa vicenda narrata con delicatezza e abilità da Kim Ki-Duk, che regala minuti di riflessione anche a chi guarda.

Bubobubo 1/04/20 16:53 - 1847 commenti

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Scorrono le stagioni naturali e, con esse, le fasi della vita di un uomo: da un'infanzia primaverile sospesa tra ingenuità e crudeltà a un'estate alla scoperta dell'amore, da un autunno di pentimento a un inverno di saggezza, per poi ricominciare da capo. Metafora certo frusta e abusata, cui il celebre titolo di Kim rimedia tuttavia con un uso intelligente delle magnifiche ambientazioni e con un paio di scene di grande impatto (incisione dei kanji su tutte). Piuttosto effimera e ruffiana la spicciola filosofia sottesa all'operazione. Medio.
MEMORABILE: Le torture agli animali; Kanji disegnati con la coda di un gatto, incisi nel legno e poi dipinti di vari colori.

Noodles 29/12/22 16:20 - 2228 commenti

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La parabola dell'esistenza umana, dalla gioventù alla vecchiaia, metaforizzata nel cammino esistenziale di un giovane monaco. Film di straordinaria bellezza in tutti i sensi. La storia è di enorme profondità, mai banale, e riesce ad avvincere e a rapire pur con i suoi pochi dialoghi, a dimostrazione che si può fare un film silenzioso senza per forza annoiare il pubblico. Il tutto è incorniciato da una fotografia mozzafiato, fatta di tanti piccoli quadri d'autore. Leggero il ralenti nel finale, ma ormai si è già rapiti dall'insieme. Importante il simbolismo. Un'esperienza da vivere.

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