Calvaire - Film (2004)

Calvaire

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MTMPsicosi 22/07/07 15:46 - 11 commenti

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La ricetta è: prendere una buona parte di Misery, una presa generosa di Psycho, cucinare a fuoco lento (lentissimo, va!) e servire tiepido (sarà un caso se la Kathy di Misery ha lo stesso cognome di Norman?). Questo è Calvaire. Al palato però è succulento ed invitante. I (pochi) personaggi accessori servono per trascinare lo spettatore in un mondo fatto di follia e comunque incomprensibile. Qualche inquadratura giovanilistica stride un po' col lavoro decisamente minimale di Fabrice Du Welz. Degnissimo rappresentante della nuova scuola Francese.

Undying 23/07/07 20:02 - 3807 commenti

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Ennesimo thriller in arrivo dalla Francia (in co-produzione con Belgio e Lussemburgo), che si distingue per la tetra atmosfera che lo pervade: frutto dell'ambientazione "montanara" ed isolata, dove l'umana ragione si diluisce, come neve al sole; dove i sentimenti, ammantati dalla nebbia perenne e slavati dalla pioggia costante, cedono il posto alla follia: apologia dell'isolamento e dell'abbandono, trattata con referenza cinematografica (l'occhio che ricorda TCM, i selvaggi simil Un Tranquillo week-end di paura, Brigitte Lahaie). Solitario...

Deepred89 16/08/07 12:22 - 3706 commenti

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Film deludente. C'è un po di Misery, un po' di Non aprite quella porta e un po' di Un tranquillo weekend di paura, ma il paragone non regge con nessuno dei tre film citati. Non tanto per la regia, che azzecca alcune inquadrature incredibilmente suggestive e riesce a creare una buona atmosfera. Neanche per la fotografia, davvero curata, o per gli attori, tutti perfettamente in parte. È la sceneggiatura il vero problema: la lentezza è decisamente eccessiva. Quindi ci si annoia parecchio e, vista l'ottima resa di tutti gli elementi, è un peccato.

Cotola 14/12/07 22:49 - 9043 commenti

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Disturbante thriller a tinte forti che pur saccheggiando, con garbo e discrezione, da diversi film, risulta pienamente riuscito. Il regista, infatti, riesce abilmente a creare un clima di crescente e profonda inquietudine che avvolge lo spettatore fino al finale. Davvero bella la caratterizzazione della comunità "malata". Una piccola perla poco diffusa e apprezzata nel nostro paese. Consigliato.

Schramm 26/12/07 21:39 - 3495 commenti

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Lavorando di fuoricampo/controcampo, senza quasi versare più di mezzo litro di emoglobina e scindendosi sia da coatti ritmi iperanfetaminici (e di conseguenza da odiosi stilemi videoclippari) che da gratuiti assalti al plasma, Du Weltz (un giovane di bellissime speranze, da tenere all'indice) riesce appieno laddove il 98% dell'horroraccio di questi ultimi due lustri ha meschinamente capitolato: disturbare, e nel profondo. Questo sì che lascia lo stomaco blindato e i nervi strapazzati anche ore dopo la visione. altro che il vuoto carnevale sangriento di Roth e compagnia brutta. Raccomandato.

Hackett 15/07/08 13:51 - 1867 commenti

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Quando il new horror francese incontra Un tranquillo week end di paura. Interessante la prima parte, al volgere nel thriller zotico-omosessuale la pellicola si lascia prendere un po' la mano, indugiando un po' troppo sull'aspetto grottesco degli abitanti della foresta e sulle loro perversioni da isolamento misogino. Altalenante ma tutto sommato deludente.
MEMORABILE: L'affogamento dell'ultimo inseguitore del protagonista.

Supercruel 22/07/08 23:53 - 498 commenti

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Tesissimo. Du Welz, in controtendenza con l'Haute Tension-style, firma un horror la cui forza è proprio la sua tetra e opprimente lentezza, il suo climax crescente di perversione immerso in sinistre atmosfere rurali/fangose/nebbiose. Di grande impatto emotivo la campagna popolata da pseudo-freak, con almeno una scena da tramandare, ovvero quella del bar (con nenia psicopatica annessa). Poco il sangue, ma l'impostazione tutta psicologica del film non ne sente affatto il bisogno. Ottimo.

Redvertigo 25/08/08 17:58 - 78 commenti

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Ma allora non è poi così difficile tirare fuori dei buoni film horror senza assassini con i guanti neri, ridicole mascherate o grossi spargimenti di arti amputati e sangue a volontà? Mi inchino quindi al giovine Du Welz, autore di un ottimo prodotto, che, pur prendendo dal passato, risulta a mio avviso originale e PERSONALE. Atmosfere e personaggi malsani, una grossa enfasi sull'elemento grottesco, una sapiente regia (molto essenziale) e un gran bel tocco nell'amalgamare il tutto. Da vedere assolutamente!
MEMORABILE: Il grottesco balletto degli uomini nel bar sulle macabre note prodotte dal folle che "suona" un pianoforte.

Rebis 17/10/08 12:57 - 2337 commenti

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Lo spettro scelto da Du Welz per catturare una sorta di esistenzialismo horror va dal grottesco puro all’umorismo di matrice lynchiana, atterrato però nei saldi cliché del genere (Non aprite quella porta). L’abbrutimento e l’umana bestialità, in questa campagna francese senza grazia e senza donne, vengono resi attraverso il pervertimento della simbologia cristiana, come sanzione dell’irreversibile atrofizzarsi di ogni spiritualità. Du Welz però non sa cogliere - o non sa attingere - al cuore del problema, così tutto resta sintomatologico, in manierata e gratuita esposizione. Sovrastimato.

Daniela 12/12/08 09:57 - 12660 commenti

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Di sangue ne scorre poco, rispetto ad altri del genere "mostri in provincia", però quel poco lascia il segno, marchiandolo come uno dei film più angoscianti visti da tempo. Poche volte alla devianza sessuale che nasce dalla solitudine e dalla disperazione è stata data una rappresentazione tanto cruda, senza alcuna concessione: nessuno spiraglio di speranza (vedi le avances torbide subite dal protagonista nella casa di riposo, che anticipano quelle successive ben più temibili), nessuna catarsi nel finale.
MEMORABILE: La scena nel ballo nel bar.

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Brainiac 14/01/09 13:42 - 1083 commenti

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La Nouvelle Vague dell'horror predilige i film in presa diretta, che descrivano l'assedio tout court. Tutte le filmografie con alterni successi vi ci sono cimentate (À l'interieur, Them, Vacancy, REC) e questo film centra il bersaglio. Perchè alla caratterizzazione dei personaggi americana e alla violenza parossistica dei film francesi preferisce l'approccio visionario alla Polanski. "Calvaire" è un incubo che assume via via i contorni della fiaba (quella col lupo cattivo, s'intende).
MEMORABILE: Lo squallido show del protagonista cala da subito sul film un'atmosfera onirica inquietante.

Ghostship 27/02/09 19:53 - 394 commenti

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Curato film belga che presenta una trama non originale seppur sorretta da buoni attori. La regia è di ottimo livello e si concede qualche vezzo qua e là, ma si ha una senzazione di gia visto che incide non poco sul risultato finale. Buon tassello della nuova corrente horror centro europea, il cui capostipite (e per molti versi anche il film più riuscito nonostante le pecche) rimane Alta tensione.

Flazich 25/05/09 14:35 - 668 commenti

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Progetto che riesce solo per metà, forse anche meno ad essere onesti. Trattare il tema della follia attraverso la violenza non è assolutamente originale ma a quanto sembra neppure facile. Il più grande difetto di questa pellicola è che non coinvolge o lo fa troppo tardi quando ormai si è talmente svogliati che si vuol vuol solo vedere la fine. Gli ultimi 30 minuti sono intensi ma si poteva fare di più. Si vede che la regia c'è, eccome. La scena nella baracca è sorprendente.

Greymouser 29/03/10 23:27 - 1458 commenti

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Fra i tanti film che hanno per oggetto gruppi più o meno nutriti di bifolchi fuori di testa, nessuno come questo "Calvaire" è riuscito a rendere in maniera così disturbante la deformazione di ogni sentimento umano portata dalla solitudine, la miseria, l'isolamento e l'ignoranza. Nell'ormai celebre e allucinata sequenza del ballo tra uomini nel bar si mostra plasticamente questa disumanità aliena e la straniante violenza che subisce lo sfortunato protagonista ci colpisce allo stomaco più di mille torture sanguinarie alla Hostel. Terribile.

Otis 13/05/10 06:55 - 40 commenti

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Il film vuole essere la rappresentazione di una comunità malata perché isolata e sessualmente frustrata in quanto completamente priva di donne. Il protagonista vi entra per la causa più banale possibile. La prima parte del film si trascina abbastanza stancamente nel vecchio albergo del secondo protagonista. Ad un certo punto inizia la follia, ma qui perdiamo il protagonista che si trasforma in un inutile essere piagnucolante, di cui si anela l'eliminazione fisica. Non spaventa e non inquieta.

Vawe 23/05/10 11:15 - 61 commenti

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Un buon inizio per un finale lento e deprimente. Un calvario, quello del protagonista, vissuto dallo stesso spettatore il quale viene trascinato nell'incubo di un paese solitario in cui dilaga la follia carnale spinta sino agli animali. Si assiste inermi - come lo è lo stesso piagnucolante protagonista - agli accadimenti che subisce il giovane, dal non avere via di fuga dal paesello montanaro al sentirsi violato negli oggetti personali sino alla sua fisicità. Anzichè patteggiare per lui si è portati ad augurargi una veloce dipartita. Irritante.

Pinhead80 27/08/10 10:55 - 4758 commenti

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Un giovane artista viaggia con il suo furgone, di paese in paese, fino a quando un incidente lo obbligherà a fermarsi in un albergo. Questo film riesce a mostrare in maniera molto sottile la perversione dei sentimenti. Lo fa gradatamente, dando al protagonista la lenta sensazione di essere finito in un mondo parallelo, fatto di solitudine e disperazione.
MEMORABILE: Il balletto degli avventori del bar.

Gestarsh99 18/09/10 21:42 - 1395 commenti

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A differenza dei suoi "emorragici" colleghi francesi, Du Welz opta per una rappresentazione della violenza meno en plein air, nel tentativo di amplificare la sadica crudeltà della "via crucis" cui il protagonista viene costretto. L'accurata descrizione di ambienti e personaggi non supplisce però ad inverosimiglianze e velleitarie vacuità nei rimandi a Boorman e Hooper. Il parallelismo con la Passione biblica, evocato sin dal titolo, resta un tentativo coraggioso ma in verità troppo ambizioso. Da segnalare una Lahaie stagionata ma sempre affascinante.
MEMORABILE: Un protagonista (Lucas) con alcunchè di parvenza messianica, nonostante il suo casto rifuggire le avances sfacciate di anziane ed infermiere varie.

Burattino 12/10/10 18:18 - 101 commenti

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L'horror francofono sta dando grandissime soddisfazioni agli appassionati orfani ormai da anni della grande tradizione italiana (più o meno da quando Soavi ha chiuso una stagione trentennale con Dellamorte Dellamore). Du Welz, autore belga, con questo film si impone come uno degli esponenti di spicco di questa tendenza. Un film angosciante e allucinato che deraglia in toni grotteschi e dimostra che il sangue non è tutto. Du Welz possiede anche una tecnica invidiabile, è sotto gli occhi di tutti.

Herrkinski 11/01/11 19:00 - 8109 commenti

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Il genere "torture" nell'ultimo decennio è stato sviscerato (è proprio il caso di dirlo!) in tutti i modi possibili, ma questo film di Du Welz riesce ad elevarsi sopra alla mediocrità generale grazie a una storia che scava molto più a fondo nella psiche umana, piuttosto che lasciarsi andare ad eccessi splatter; l'atmosfera di squallore e desolazione, intuibile fin dall'incipit, è esasperata dall'assenza di una vera soundtrack. Il film inquieta e convince; peccato per la citazione ovvia della cena di Non aprite quella porta. Bravi i protagonisti.

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Lupoprezzo 17/01/11 22:35 - 635 commenti

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Un film sulla perdita e la solitudine, che si svolge in un clima intristito e grigio (come le tonalità della splendida fotografia) in cui la mancanza di una controparte femminile logora e devasta la psiche degli abitanti della comunità, che per colpa di una delirante incapacità sociale sono costretti a danzare tra loro come grotteschi pinguini. E l'isolamento che si respira nel finale è freddo e senza fine. Notevole.

Macguffin 25/02/11 16:17 - 124 commenti

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Il malcapitato protagonista passa di continuo dalla padella alla brace, ritrovandosi suo malgrado primattore (anzi, primattrice...) di una lenta e grottesca favola/incubo a tinte horror. L'incrocio tra già visto e poca verosimiglianza mi ha impedito un vero coinvolgimento, però il regista è bravo: spara troppo alto con i simbolismi religiosi ma ha stile. Oltre alla malsana atmosfera generale (ottimamente resa da fotografia e assenza di musica, senza bisogno di effettacci splatter), gira numerose scene con originalità. Alla fine rimane impresso.
MEMORABILE: Il fantastico ballo al bar; la cena; il finale.

Didda23 10/03/11 11:04 - 2426 commenti

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Film consigliato, perché sopra lo standard. L'inquietudine e la tensione, per merito di una sapiente regia, pervadono tutta la pellicola. Buona la fotografia e la prova di tutto il cast. Pur non facendo parte di un genere che prediligo, il film l'ho trovato molto interessante e di forte impatto.

Capannelle 31/10/11 09:46 - 4411 commenti

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Bella la costruzione dell'atmosfera, in tono la fotografia e da rimarcare il parco attori. Queste le armi di un thriller franco-belga che cerca una sua dignità rinunciando ad espedienti splatter, effetti sonori, colpi di scena e giovincelle urlanti sotto tortura. Allo stesso tempo la rinuncia a questi cliché ci porta ad una storia dai ritmi contenuti e sviluppi abbastanza prevedibili ma comunque sempre godibile. Sia nel particolarissimo incipit che nello scatenarsi della banda dei sadici campagnoli con cinghiale al guinzaglio. 3 pallini.

Jofielias 24/11/11 08:21 - 170 commenti

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Il cinema di Du Welz - come ha affermato lui stesso - serve ad aprire le porte dell'immaginazione e non a chiuderle, come fanno invece la maggior parte dei film dominati dallo script in cui tutto "deve tornare". A Du Welz noi crediamo, perché maneggia la macchina da presa e gli attori con grande maestria. Calvaire è una pellicola densa d'inquietudine, che mette a disagio e che a un tratto fa esplodere una violenza brutale ma non compiaciuta. Più che dirigere un film, Du Welz è riuscito nell'impresa di filmare un incubo.
MEMORABILE: La grottesca danza degli uomini del villaggio nel bar.

Giùan 11/08/14 14:45 - 4559 commenti

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Magari come satira grandguignolesca su certa società dello spettacol(in)o sarà un po' deficitaria, così come poco di nuovo porta sul piano dei topos horrorifici (ma l'accostamento tra Psyco e Una sera.. un treno è un bell'azzardo). Non v'è dubbio però che l'occhio di bue proiettato da DuWelz su questo piccolo travet dello show-biz (un Lucas dall'efebico volto predestinato al sopruso), sia così privo di quel didascalismo metafisico in malafede caro a certo neo cinema dello spavento (Martyrs verrà di qui a poco), da rendersi spesso candidamente disturbante.
MEMORABILE: Il bovino sguardo concupiscente di Jackie Berroyer; L'incipit con l'esibizione nell'istituto geriatrico.

Bronson82 4/03/15 18:44 - 32 commenti

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Putrido e pervaso da un'aura malsana che lascia sgomenti, Calvaire è un horror che sconvolge gradualmente e lascia inebetiti di fronte allo spettacolo della follia e della depravazione umana, in un crescendo di angoscia, delirio e tensione interrotto da una carrellata di boschi immersi nella nebbia. Desolante.
MEMORABILE: L'avanche della vecchia nel camerino; Il furgone incendiato; La sodomizzazione della scrofa; Marc vestito da donna inseguito e sodomizzato; Il finale.

Myvincent 3/03/17 08:05 - 3741 commenti

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Un giovane cantante capita per caso in un hotel in disuso... Sembra la trama di Psyco e infatti ci sono delle attinenze, ma qui gli elementi orrorifici si mescolano a quelli surreali proponendo un mondo privo di regole e razionalità, come in un incubo a occhi aperti. Purtroppo il risultato non sembra riuscito completamente, specie nella seconda parte, che risulta "improvvisata" e andare da nessuna parte.

Fedeerra 27/09/17 05:41 - 770 commenti

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Un'opera colma di dolore e solitudine, volta a scalfire le fondamenta del cinema horror per restituirci un terrore più disagiante, con personaggi invasati e momenti sanguinolenti. Quasi un poema sodomita; romantico, grottesco ed estremamente folle. Splendidi i paesaggi bucoloci e indimenticabili le interpretazioni di Laurent Lucas, Jackie Berroyer e Philippe Nahon.

Minitina80 24/08/18 17:10 - 2984 commenti

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Nel filone horror fatto di comunità isolate e violente, piene di ritardati e sociopatici pericolosi, è stato detto tanto. Difficile, pertanto, trovare un elemento in grado di scardinare la saturazione del genere. La storia di fondo, infatti, è sempre quella e bisogna cercare altrove un valido motivo per guardarlo con interesse. Si può menzionare il buon tratteggio dei personaggi dai quali traspare il disagio psicologico, oppure la bontà del manico in grado di sfruttare al meglio gli ambienti scarni e gelidi. Per qualcuno potrebbe anche bastare.

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Bubobubo 9/10/18 00:19 - 1847 commenti

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Per ogni incubo che si possa immaginare, ce n'è almeno un altro cento volte peggiore in agguato là fuori, da qualche parte. Esagerazione grafica? Non proprio: forse è solo realtà. Nell'immota desolazione di un Belgio rurale che racchiude al suo interno svariati gironi danteschi si consuma la picchiata vertiginosa della parabola di un artista costretto a eternare sé stesso per avere salva la pelle, in un mondo in cui ogni regola civile e morale è stata sospesa e il passato è il solo presente. Una fucilata, ma a lento rilascio.
MEMORABILE: Non si è al sicuro nemmeno nelle case di riposo, figurarsi in vecchi hotel in mezzo al nulla.

Anthonyvm 7/09/19 16:18 - 5686 commenti

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Cupissima entry nel panorama dell'horror francofono del nuovo millennio. Du Welz dirige una pellicola disagiante, dove lo squallore dei personaggi si fonde alla spoglia e decadente bellezza di paesaggi invernali e immersi in una natura desolata. Parte da classico survival horror con omaggi evidenti a Non aprite quella porta e Un tranquillo weekend di paura, poi la compattezza del plot diserta e il film sfocia nel surrealismo grottesco (la folle danza) e in un eccesso di ermetismo simbolico (i bambini incappucciati). Non perfetto, ma da provare.
MEMORABILE: Le avances della vecchia; La danza dei bifolchi al bar; La cena hooperiana; Lo stupro sodomita girato in un rosso infernale; Il finale sospeso.

Magerehein 19/03/22 21:40 - 1001 commenti

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Cosa può fare la solitudine... Cabarettista d'ospizi si ritrova ospite di un albergatore bizzarro che presto si rivelerà comunque il male minore... Opera un po' lenta nel ritmo ma singolarmente malata e disturbante. Diversamente dagli altri horror francesi "moderni" questo non calca troppo la mano sulla violenza esplicita, preferendo invece confezionare un'atmosfera (riuscita) di desolazione, solitudine (accentuata dall'assenza di colonna sonora), follia e rara morbosità; a visione conclusa ci si augura davvero di non capitare mai in un posto simile. Bravo il duo protagonista.
MEMORABILE: Il mutamento nel carattere dell'albergatore il mattino seguente all'arrivo del protagonista; "Mi hai amato almeno un po'?".

Lupus73 10/03/24 15:35 - 1494 commenti

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Un artista col furgone in panne nel bosco trova alloggio in una vecchio e accogliente casolare (ex hotel, a detta del cortese proprietario), ma in breve si trova scaraventato in uno scenario rurale con personaggi grotteschi, surreali (dai caratteri pasoliniani): nel vicino paese non ci sono donne e gli abitanti locali ricordano in maniera freak-esponenziale dei montanari sudisti (ma siamo in Belgio), tanto che lo "scemo del villaggio" diventa la norma: zoofilia, maiali al guinzaglio, stati allucinatori... Inizia su falserighe hitchcockiane o kinghiane, ma poi è Boorman che prevale.
MEMORABILE: L'ambientazione e le atmosfere tetre e boschive invernali, tetro scenario per le crude vicende; Il folle ballo nel bar locale e l'OST.
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  • Discussione Didda23 • 27/10/11 20:47
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Sempre simpatico,Capa.
  • Discussione Capannelle • 31/10/11 10:49
    Scrivano - 3509 interventi
    Flazich ebbe a dire:
    nella particina che le hanno assegnato è conturbante. :)

    Confermo, la Lahaie attizza ancora e le torture inflitte al cantante sono la giusta punizione per averla snobbata.

    A conferma posto un link dove potrete vedere la sua trasformazione dalla cresima alle foto "professionali": http://www.youtube.com/watch?v=qxHv_7AIa34.

    Il film, per tornare alle mie disquisizioni, ha un regista belga ma gli attori principali sono francesi. Gli ho dato 3 palle, di cui mezza per aver rinunciato a stupidi clichè.

    E' girato tra basso Belgio e Lussemburgo. A questo proposito devo richiamare l'amico Gest sulla presunta inverosimiglianza del racconto. Il Belgio è piccolo ma al sud presenta zone molto boscose e con piccoli villaggi isolati che "potrebbero" nascondere comunità del genere.
    Sulla religione devo dirti che in Belgio coesistono due anime, una fieramente laica e una più tradizionalista: non a caso il distacco dall'Olanda avvenne per motivi/pretesti religiosi.
    Certo, se messi a confronto con il nostro modo di vivere la religione, sono come dici tu assai evoluti.
    Ultima modifica: 31/10/11 10:55 da Capannelle
  • Discussione Capannelle • 31/10/11 12:20
    Scrivano - 3509 interventi
    Non so se una moda ma ho trovato su YT un falso trailer del film nel senso che utilizza le immagini reali con un montaggio e una musica che lo trasforma da fetido horror a commedia romantica. Molto ben fatto.

    http://www.youtube.com/watch?v=ju5rIqNqj1E&feature=related
  • Discussione Gestarsh99 • 31/10/11 12:24
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Capannelle ebbe a dire:

    Certo, se messi a confronto con il nostro modo di vivere la religione, sono come dici tu assai evoluti.



    No, il mio paragone era riferito esclusivamente al sud degli Stati Uniti, in cui ha attecchito un fondamentalismo evangelico abbastanza aspro e incacchioso.
    Qui nel nostro Paese non abbiamo "un modo di vivere la religione", la nostra è una fede di facciata tenuta in piedi a solo scopo estetico-tradizionalista: gli unici che prendono ancora seriamente la voce del Vaticano sono quei pochi bigotti associazionisti (veneto-romagnoli in maggioranza) e quei tanti pasionari laici con manie vittimistiche di persecuzione.

    Sempre parlando in generale.
  • Discussione Capannelle • 31/10/11 12:41
    Scrivano - 3509 interventi
    Gestarsh99 ebbe a dire:
    ..la nostra è una fede di facciata tenuta in piedi a solo scopo estetico-tradizionalista

    Mi hai tolto le parole di bocca.
    Produce però delle antipatiche conseguenze in certi ambiti lavorativi es. nella sanità dove l'aumento delle obiezioni di coscienza chiaramente strumentali taglia le gambe a servizi sacrosanti. Per fortuna esiste l'Europa.
    Ultima modifica: 31/10/11 12:42 da Capannelle
  • Discussione Zender • 31/10/11 14:11
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Non esageriamo Gest, dare del bigotto a chiunque ascolti la voce del Vaticano è offensivo e non è nemmeno vero, anche perché sappiamo tutti come buona parte della politica non possa che prenderla molto seriamente (visto come può spostare i voti). Sparare giudizi così è sbagliato a prescindere. Per cortesia... Come sul fatto che sia tenuta in piedi a solo scopo di... C'è gente che ci crede e farai bene a rispettarla.
    Ultima modifica: 31/10/11 14:23 da Zender
  • Discussione Gestarsh99 • 31/10/11 15:26
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Accusarmi di non rispettare chi crede mi sembra una battuta di dubbio gusto e sinceramente da te non me la sarei mai e poi mai aspettata...

    Con "bigotto", almeno dalle mie parti, intendiamo semplicemente indicare i "ferventi credenti", senza alcuna accezione positiva/negativa.
    Basta dare una rapida spulciata a qualche forum pugliese.

    Sul rispetto che porto alla religione penso di essermi già espresso a chiare lettere nei miei commenti a Camino e Magdalene.
  • Discussione Zender • 31/10/11 18:08
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Gestarsh99 ebbe a dire:
    Accusarmi di non rispettare chi crede mi sembra una battuta di dubbio gusto e sinceramente da te non me la sarei mai e poi mai aspettata...

    Con "bigotto", almeno dalle mie parti, intendiamo semplicemente indicare i "ferventi credenti", senza alcuna accezione positiva/negativa.
    Basta dare una rapida spulciata a qualche forum pugliese.

    Scusa Gest, a me non importa cosa significa da te perché qui non stai parlando con i pugliesi ma con gente che viene (e ti sta leggendo) da tutta Italia, e bigotto significa, come da wiki (ma basta prendere qualsiasi dizionario) "persona che ha una religiosità solo esteriore, non riscontrabile nei fatti" o che manifesta "grande religiosità unita ad altrettanta intolleranza e mancanza di flessibilità".
    Tanto è vero che se dai del bigotto a uno non è che la prende tanto bene, te l'assicuro.

    Ora, in Italia conosco di persona un sacco di persone che credono, vanno in chiesa ma non sono affatto bigotte e non amano sentirsi definire tali. Per cui se tu dici che in Italia chi crede sono solo i bigotti e che la nostra è una fede di facciata tenuta in piedi a solo scopo estetico-tradizionalista ritengo che la frase non rispetti chi va in Chiesa, a messa, i preti che ben lavorano (e ce ne sono, perché posso benissimo dirti che conosco comunità di persone che grazie a patronati ecc. si son salvati dal fare una vita che in analoghe condizioni altri han fatto), quindi non capisco dove stia la mia battuta di dubbio gusto sinceramente. So bene che comunque sei di regola sempre persona rispettosa, e immagino che non volessi di tuo offendere nessuno. Cionostante ti assicuro che c'era chi avrebbe invece potuto trovare le tue parole irrispettose.
    Ultima modifica: 31/10/11 18:20 da Zender
  • Discussione ShangaiJoe • 9/01/12 18:08
    Galoppino - 216 interventi
    (incredibile riesco a postare!). Il film non mi ha entusiasmato, anzi...è stata dura arrivare fino alla fine. Però la scena all'interno della locanda, con quel sottofondo di pianoforte scordato simil "honky tonk" mi ha lasciato piacevolmente sorpreso.
  • Discussione Zender • 9/01/12 21:01
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Ahah, stappiamo quella buona, Shanghai. Ma sarà un caso, da domani non potrai più postare, magari :) Scherzi del destino...