Più interessante come analisi comportamentale che come film in se stesso, THE LORD OF THE FLIES ha rappresentato comunque un momento fondamentale, nel cinema fantastico. E in ogni caso, a dispetto di una prima parte didascalica e a tratti lenta fa seguito una seconda che, minuto dopo minuto, fa crescere progressivamente le differenze tra le due fazioni fino ad esplodere in un delirio di violenza che, proprio perché vede protagonisti dei bambini, colpisce doppiamente. Inizialmente la divisione dei poteri sembrerebbe avvenire democraticamente, con un capo eletto a maggioranza e un gruppo di ragazzini che vengono delegati alla caccia. Sono i più predisposti all’intransigenza ed è normale che il loro...Leggi tutto leader fatalmente decida di separarsi e formare un gruppo a sé. Subentra la legge del più forte: in un'isola abbandonata, dove l'unico bisogno primario è il cibo per la sopravvivenza, chi dimostra di saper prendere il comando col pugno di ferro sovverte l'ordine precostituito. E così avviene, con i bambini che regrediscono inevitabilmente a uno stato selvaggio rappresentato con crudezza da un regista che ha il merito di non arretrare di fronte a nulla. Siamo lontani dalla Hollywood più perbenista e il film, proprio per questo, conserva ancora oggi (grazie anche a una messa in scena rigorosa sicuramente apprezzabile) una sua indiscutibile forza. Che siamo nel futuro (ehm... nel 1984) ce lo spiega il prologo, dove si parla di una guerra atomica in corso e di una Terra sull'orlo del collasso, ma in realtà anche in situazioni normali non cambierebbe nulla.
Discreta trasposizione in celluloide dello splendido romanzo dello scrittore premio Nobel (nonchè in alcuni casi sceneggiatore cinematografico) William Golding, che, pur rimandendo abbastanza fedele alla pagina scritta, paga una regia corretta ma un po' troppo abulica e priva di veri guizzi ed una sceneggiatura un troppo "didattica". In ogni caso buono e probabilmente piacerà a chi ha apprezzato l'opera letteraria. Nel 1990 verrà rifatto con risultati più deludenti.
Il bellissimo romanzo di Golding sui bambini inglesi naufraghi in un'isola deserta che ripropongono i meccanismi tribali originari delle società primitive diventa un altrettanto bel film di Peter Brook. Le immagini intrecciano potentemente la natura selvaggia con i riti sociali e ludici dei ragazzini, accompagnando in un eclatante b/n le ingenuità, i timori e le violenze degli 'innocenti' pargoli britannici. Un film coraggioso nella sua nudità narrativa e efficace per l'amara inquietudine che assale lo spettatore.
Il merito del soggetto è nel romanzo di Golding: l'analisi della nascita di una gerarchia e di ordine sociale con annessi ribaltamenti del potere di comando; come una legge naturale, perché instaurata addirittura da bambini che nella (normale) società sono estranei a tutto questo: partendo da zero ne sono arbitri e fautori. La regia di Brook è salda, anche se per buona parte didascalica; ma la narrazione è dolce e il senso di angoscia aumenta col passare del tempo, con il precipitare degli eventi e il giungere della parte finale da brivido.
Sono bambini istruiti e fanno (o facevano) parte delle migliori famiglie d'Inghilterra, ma non ci mettono molto a comportarsi come "uomini" primitivi nell'aspetto, nel pensiero e nell'azione. Non tutti però perdono il senno e qui forse sta la parte più interessante, nei diversi caratteri e anche nei numeri. Ci sono i due capi, c'è l'intellettuale e c'è quello che forse è il vero uomo, che non si lascia suggestionare e vuole scoprire la verità, poi c'è la massa che segue supina l'uno o l'altro. Nel romanzo e nel film manca l'altro sesso.
Ci voleva l'intrepidezza intellettuale di Peter Brook per portar sullo schermo l'indicibile storia di bambini che ammazzano bambini di Golding. Al coraggio speculativo non corrisponde però un analogo rischio cinematografico, col risultato di un'opera vivida e impeccabile stilisticamente, ma troppo legata al fantasociale inglese di quegli anni, incapace di diventare metafora potente e definitiva. Lo stesso tentativo di aggiornar lo scrupolo psicologico del romanzo con il Pensèe Sauvage di Levi Strauss confina in senso "storico" un bel film incompiuto.
MEMORABILE: L'uccisione "rituale" di Simon; Bombolo che strizza gli occhi; "Kyrie kyrie kyrie eleison".
Nonostante il limite di film a tesi, Brook riesce validamente a impiantare una messinscena memorabile per il romanzo distopico (e limitato) di Golding. Può il mondo, ad una seconda chance (l'isola può essere vista come una "seconda volta"per l'uomo) essere salvato dai ragazzini, simbolo dell'innocenza? Sembra di no, a giudicare dal ristabilirsi di dinamiche autoritarie, razziste e regressive. Inquietante bianco/nero, ragazzini ben condotti, crescendo di violenza conradiano. Un film indimenticato e forse un po' sottovalutato.
MEMORABILE: L'orgia tribale; Il taglio della foglia dell'antileader, che rompe ogni possibilità di contemplazione a favore della crudeltà.
Piuttosto fedele al celebre romanzo di Golding, il film ripropone le tematiche sociali e psicologiche di un gruppo di bambini superstiti a una tragedia aerea. Attraverso il mondo e le reazioni dei piccoli protagonisti, si indaga sulla natura umana che, slegata da ogni regola comportamentale strutturale, degenera in forme espressive violente e addirittura autodistruttive. Sarà il mondo adulto-razionale a fermare questo scempio. Pur trovandoci intatti i messaggi politici del libro, meno forte è la dirompente e angosciosa atmosfera di quest'ultimo.
Fedele e accurata trasposizione dell'interessante (ma per me non fondamentale) romanzo di Golding. Il livido bianco e nero fornisce in alcuni punti l'atmosfera ideale per il dipanarsi dei misfatti del gruppetto dei cacciatori guidati da Jack e in ogni caso è davvero buono il modo in cui viene rappresentato il cruento e bestiale regresso dell'animo umano una volta giunto a contatto con una natura ostile e nemica.
Adattamento dell'omonimo romanzo di Golding. Se la prima parte procede a rilento e non sempre riesce a coinvolgere anche a causa dell'inevitabile inesperienza dell'acerbo cast, col procedere della storia la folle primitività dell'isola diventa sempre più pervasiva, culminando in un finale tragico. L'uso oculato delle ambientazioni, valorizzate da un'ottima fotografia, contribuisce notevolmente alla creazione di questa inquietante atmosfera. Coraggiosa l'esplorazione del lato oscuro non solo dell'infanzia, ma dell'umanità in generale.
MEMORABILE: La danza tribale notturna che culmina nell'uccisione di Simon.
Ben realizzata trasposizione di un romanzo molto inquietante realizzata con un crescendo di paura vera e propria, quella dei ragazzi protagonisti di fronte al sovvertimento delle regole e quella dello spettatore che teme accada qualcosa di irreparabile. L'estraneità di Brook al cinema è in questo caso un valore aggiunto, aggiungendo al film un tocco di realismo che non guasta e una naturalezza fondamentale nella recitazione dei bambini. Ben scelte le location, ritmo altalenante ma non noioso. Buono.
Da quel distillato di nichilismo radicale che è lo spaventoso romanzo di Golding, Brook ne ricava una versione filologicamente fedele, scenograficamente ed esteticamente piuttosto pulita, che descrive con asciuttezza la discesa agli inferi del gruppo di giovani sopravvissuti allo schianto aereo (emblematico l'utilizzo contrastivo del Kyrie Eleison). Per chi conosce l'opera letteraria è impossibile non solidarizzare con Piggy (Edwards), crudelmente vessato non solo dagli accoliti del diabolico Jack (Chapin) ma anche dai suoi stessi amici.
MEMORABILE: La barbarica uccisione del maialino; Piggy chiede, inutilmente, gli vengano restituiti gli occhiali.
La bella storia di William Golding, ricca di significati e spunti interessanti, avrebbe forse meritato una trasposizione cinematografica migliore. Non che questa versione sia brutta, ma vi sono alcuni difetti ben visibili, soprattutto per quanto riguarda il ritmo (in alcuni casi eccessivamente lento), per non parlare di alcune parti troppo ripetitive. Tra i bimbi del cast qualcuno se la cava benissimo, altri un po' meno, e anche questo contrasto è visibile. Il racconto è bello e alcune parti sono ben trattate nella pellicola, che però appare invecchiata. Comunque curioso.
Adattamento di uno dei romanzi più importanti dello scorso secolo, già in partenza si presenta come un'impresa quasi impossibile. Il risultato è un film altalenante che ha i suoi punti di forza nella bella fotografia e nell'inaspettata bravura degli attori bambini, ma che zoppica nella rappresentazione dei caratteri ( troppo adulti fin dall'inizio) e in alcune scelte della messa in scena che forse avrebbe meritato meno schematismo. Le scene evocative ci sono, ma anche in quel caso il film si affida troppo al realismo finendo per annullare il fascino onirico del romanzo.
Pellicola che rimane ancora oggi interessante per le tematiche affrontate; più che l'argomento guerra mondiale, si analizza il comportamento di un gruppo di ragazzini, unici sopravvissuti a un disastro aereo, che si trovano ad affrontare la vita su un'isola deserta. Il film descrive in modo molto efficace il progressivo slittamento di questa comunità da una situazione di "organizzazione sociale" a un vero e proprio livello tribale. Buona la resa del giovanissimo cast, tutti assai appropriati nei rispettivi ruoli. Non riuscito al 100%, anche parecchio datato, ma sicuramente valido.
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Il bel film di Peter Brook uscì in Italia con ben 14 anni di ritardo. Fonte: la recensione di Govanni Grazzini sul "Corriere della sera" del 28 Gennaio 1977 (si può leggere qui:
http://www.mymovies.it/dizionario/critica.asp?id=149214 )