La fine del gioco - Film (1987)

Agente sotto copertura in una gang di ladri d'auto. Thriller-poliziesco assolutamente convenzionale, che nonostante un inizio in qualche modo promettente si appiattisce progressivamente fino ad arrivare a un finale quanto mai tirato via (addirittura l'ultima scena si risolve in un fermo-immagine). Se Sheen funziona discretamente nel ruolo dell'affascinante e insospettabile cattivo, Sweeney è fiacco e monocorde.

Un poliziotto si infiltra in una gang, finendo per stringere rapporti molto stretti col capo banda: di film buoni o anche ottimi su un soggetto del genere ne sono state fatti a decine. Questo non è nel numero: banale nei suoi sviluppi, lento nel ritmo nonostante parli di furti d'auto, mal gestito nelle rare scene d'azione. Quanto ai due protagonisti, il loro confronto sembra soprattutto tricologico: il buono è un biondo dal taglio sbarazzino, il cattivo un moro dal capello scolpito. Qualche presenza interessante nel cast (Quaid, Walsh) non può da sola giustificare la visione.  

Storia di un infiltrato, di bande di ladri di Porsche, di una Los Angeles notturna e yuppiesca. Per gli appassionati di neo(n)-action-noir anni '80 è un film da vedere assolutamente e in certi frangenti pare che Nicolas Winding Refn e - molto più probabilmente - l'autore del libro James Sallis (2005) lo abbiano visto per fare loro qualche segreto della città degli angeli travestiti da teppisti. Lara Harris di una bellezza mai vista.