Inizialmente pensato come un prodotto più ambizioso (c'erano in ballo anche Peter O'Toole e George Segal), il film venne poi ridotto alla stramberia low-budget da drive-in qual è; detto questo, non è un lavoro malvagio, pur non essendo del tutto riuscito. Un cast di buoni attori dalle facce giuste, uno script "eversivo" molto '70s (per quanto scritto non benissimo), una location insolita (l'innevata Aspen), OST psichedelica; riuscite alcune sequenze drammatiche, buona la confezione, ma scorre senza grandi sussulti e senza troppo accattivare.
MEMORABILE: L'incredibile sequenza della ragazzina nuda, oggi impensabile; Il finale.
Opera più stramba che eclettica, racconta di un giovane maestro di sci a cui il mondo attorno sembra lanciare le sue lusinghe di peccati e corruzione. Ma la trama procede disordinatamente, sullo sfondo di bei paesaggi innevati e interni da cottage invernali. Salvano il tutto lo sguardo impreciso del nasuto protagonista e, naturalmente, il colore degli occhi di una giovane e già conturbante Charlotte Rampling. Da evitare come la febbre...
Il film di Clark sembra indeciso tra la denuncia del turismo di massa (con la sua volgarità) e tentazioni commerciali, per poi scegliere uno svolgimento cinico e bizzarro, criticando senza pietà l’idealismo velleitario e la controcultura hippy. Malgrado i personaggi principali ben delineati e gli interpreti notevoli (inevitabilmente brilla su tutti l’ambigua Rampling), lo scarso polso del regista non riesce a sviluppare del tutto uno spunto interessante. Ottime le riprese sulla neve.
MEMORABILE: La ragazzina nuda; "Il rutto è un fatto sociale, presso molti popoli..."; La predica del cineasta a Johnny.
Un giovane maestro di sci lotta contro il sistema capitalista in una località sciistica nei pressi di Aspen: la trama ambiziosa unita ai mezzi da b-movie fanno del film di Clark un prodotto difficilmente catalogabile e poco commerciale, tenuto in piedi dalla bella ambientazione e da una Rampling di insuperabile fascino, fotografate con classe da un giovane Vilmos Zsigmond ancora in attesa di Oscar e successo. A tratti monocorde, ma con un bel finale amaro e febbricitante. Musiche dell'ex "United States of America" Joseph Byrd, comunque meno allucinate dello sguardo di Zalman King.
MEMORABILE: Il finale; L'improvviso nudo adolescenziale, che piomba fulmineo in un film per il resto completamente casto, nonostante il titolo italiano.
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