I tempi felici verranno presto - Film (2016)

Curiosa seconda opera di Alessandro Comodin, che trasporta lo spettatore in due storie nonsense ambientate in un bosco. Guazzabuglio mentale che talvolta prende le sembianze di documentario e, altre, di inno alla fantasticheria (del regista, ovviamente). Bisogna dargli atto che si tratta di un film quantomeno bizzarro, che colpisce e fa ricercare al pubblico una via d’uscita razionale; senza però riuscirci, questo è il punto. Coinvolgerci in questa elucubrazione a mo' di sfida può risultare un'arma a doppio taglio.

Seconda regia del giovane regista Comodin, che dopo il bell'esordio fa un mezzo passo falso. Mezzo perché vanno premiati il soggetto e la prima parte, mentre la seconda rovina quel che di buono era stato girato. Le due parti sono collegate tra loro da un filo temporale: la prima parte vede la fuga dalla guerra dei due giovani nei boschi (avrà un destino beffardo), la seconda (lenta e anche tediosa) è ambientata oggi e mostra la giovane di quei posti che ha la stessa voglia di libertà. Storia bizzarra, tra documentario e fantasy.

L’idea in sé non sarebbe neanche male: storie di un bosco tra Resistenza, lupi e vita odierna che si intrecciano misteriosamente. Ma il tipico stile Comodin (improvvisazione alla presunta ricerca di “autenticità” come nel precedente film) la trasforma in un nulla autocompiaciuto: prima due ragazzi che cazzeggiano svogliatamente, poi una sorta di Laguna blu con giovani Adamo ed Eva in chiave indy-autorale, il tutto immerso in interminabili osservazioni arcadiche della natura. Noiosetto, ma soprattutto con poco senso.