A snake of June - Film (2002)

A snake of June

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ah, come sarebbe stato interessante spiare come si vive con una persona tanto maniaca dell'igiene da assumere una polverina che elimina il cattivo odore dalle feci. Ma è ovvio che a Tsukamoto questo non interessa affatto. La ritiene una semplice trovata utile a disegnare la psicologia di un personaggio, un modo per creare i presupposti di una fuga dal “ménage” familiare da parte della protagonista, che per evadere si masturba per strada. Peccato che qualcuno se ne accorga (lo stesso Tsukamoto in veste di attore) e cominci a fotografarla di nascosto spedendole a casa il risultato. Finirà ricattata e costretta - via telefonino - a prestarsi alle odiose richieste del suo persecutore, che addirittura...Leggi tutto pretende di vederla camminare con un vibratore tra le cosce. Immerso in un blu tenebra con cui Tsukamoto vira il suo bianco e nero spettacolare, A SNAKE OF JUNE è, prima di tutto, un’esibizione di tecnica spettacolare: il senso artistico che permea le immagini, a tratti di una bellezza sconvolgente, catalizza inevitabilmente l'attenzione. Anche perché la storia, così come il regista la articola, fatica a ingranare. La logica latita (ma non è una novità), i tempi sono dilatati, i dialoghi non brillano e il “gioco” non è esattamente dei più originali. Lui ci aggiunge la malattia (tumori allo stomaco per uno e al seno per l'altra), una buona dose di sesso e frenetica follia e una pioggia battente che rende ovviamente più “arty” il tutto. Nelle recensioni leggerete mille interpretazioni diverse di cripto metafore di ogni genere, come sempre. Noi avremmo preferito più scorrevolezza.

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Deepred89 22/05/08 22:57 - 3704 commenti

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Ben fatto ma nulla di eccezionale. La trama è piuttosto confusa e in alcuni punti incomprensibile, ma Tsukamoto è un maestro visionario e riesce a far diventare allucinanti sequenze che altrove potrebbero apparire banali. Inoltre le fotografia virata in blu è ottima e gli attori se la cavano. Però rimane il problema della sceneggiatura, noiosa e poco convincente. Tsukamoto ha fatto di meglio.

Flazich 5/07/08 14:17 - 667 commenti

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Esaltante la fotografia con lo spettro dei colori spostato sul blu e granulosa, quasi ruvida, a rappresentare una zoomata infinita nel tentativo di riuscire a vedere l'intimità dei personaggi. Il dualismo della natura umana irrompe nelle monocromaticità del film, come un'esplosione di colore. Tsukamoto abbandona, ma solo esteticamente, le tematiche della metamorfosi della carne in metallo. Apparentemente non sembra esserci violenza e morte eppure il regista mette in scena la morte della pudicizia e delle inibizioni umane.

Herrkinski 19/08/10 01:42 - 8072 commenti

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Tsukamoto fotografa il Giappone contemporaneo in modo tetro e paranoico, mettendo in scena la storia di una coppia in crisi, in cui s'inserisce un terzo elemento destabilizzante. Le dinamiche tra i personaggi, per quanto assurde e talvolta illogiche, evocano una visione della società giapponese fredda e livida, esaltata dall'eccellente fotografia in B/N virata su toni bluastri; non manca qualche eccesso visionario tipico del regista, ma il tono generale è dimesso e grigio, piovoso ed elettrico. Imperfetto ma a suo modo affascinante. Catartico.

Luchi78 29/12/10 16:10 - 1521 commenti

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La prima parte del film si articola molto meglio, soprattutto le scene in cui la protagonista viene guidata telefonicamente dal suo "aguzzino" in un crescendo erotico girato in modo magistrale. Tsukamoto mantiene poi la sua linea, trascendendo nelle scene cyberpunk, a mio parere quasi inutili. Interessante.

Pinhead80 7/04/11 20:41 - 4719 commenti

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Come si può pervertire il sentimento dell'amore sino a portarlo a un mero esercizio voyeuristico. Questo sembra mostrarci Tsukamoto, che non si fa scrupoli a mostrare situazioni erotiche insolite per lo schermo (basti pensare alla protagonista costretta a girare per strada con un vibratore tra le gambe). Una metamorfosi per il regista giapponese, che dimostra ancora una volta il suo talento immenso (basta guardare i titoli di coda per accorgersi che fa un po' tutto lui).

Mickes2 24/09/11 22:17 - 1670 commenti

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Sempre ottime le doti visive di Tsukamoto, pessimista e graffiante nel delineare la società giapponese secondo il suo punto di vista. Il film scorre, a tratti confuso, a tratti pedante, quasi illogico... ma rimane il fascino estetico (grazie anche alla fotografia virata al blu elettrico) e un rapporto che parte da un sentimento puro come l'amore e sfocia in cinica perversione (sessuale). Sequenze cariche di pathos ed altre con poco mordente si alternano per tutta la durata. In ogni caso, promosso. Incredibile Tsukamoto, fa tutto lui: regia, attore, soggetto, sceneggiatura, luci, sonoro, montaggio, fotografia, scenografia.

Il Gobbo 9/03/12 08:35 - 3015 commenti

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Disturbante e affascinante a un tempo, questa curiosa variazione sul voyeurismo come surrogato della consulenza matrimoniale (e delle mammografie) vanta innegabili pregi stilistici, una protagonista degna di nota, qualche momento scombiccherato in cui Tsukamoto infila qualche suo delirio abituale. La brevità rende il tutto più digeribile.

Daniela 19/03/14 08:23 - 12625 commenti

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Una giovane donna dalla sensualità repressa, un anziano marito che sembra aver raggiunto la pace dei sensi, un fotografo malato terminale che si insinua nel loro rapporto... sono i vertici di un triangolo erotico/mortifero tutto virato in blu, inzuppato da una pioggia scrosciante perenne. Regista mai banale, Tsukamoto trasforma un plot a forte rischio proprio di banalità in un'altra delle sue perturbanti esplorazioni del corpo umano e delle sue possibili modificazioni (il tumore) e/o estensioni (il vibratore, l'"imbuto" visivo, i tentacoli meccanici). Imperfetto, affascinante.
MEMORABILE: L'orgasmo a colpi di flash

Buiomega71 28/02/15 00:15 - 2901 commenti

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Filtrato dall'acqua (la pioggia plumbea e perenne, le vasche da bagno, lo scarico del lavandino, i tombini) e da una narrazione tra il frenetico e lo sperimentale (tipica del suo regista), incuriosisce nella parte dello stalking, con Rinko costretta a subire le perversioni masturbatorie via telefonino. Poi, come solito, Tsukamoto sbrocca (tentacoli meccanici con reminiscenze da Tetsuo, schegge impazzite di cyberpunk) e rende la parte finale totalmente incomprensibile. Restano le ossessioni cronenberghiane (il tumore), la suggestiva fotografia sul blu cobalto e la bellezza mozzafiato di Asuka Kurosawa.
MEMORABILE: Rinko, imbarazzatissima, costretta a entrare in un pornoshop per acquistare un vibratore; Il marito che si masturba, sotto la pioggia, durante i flash che ritraggono la moglie.

Bubobubo 14/12/18 23:10 - 1847 commenti

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Nella filmografia (quasi) immacolata di Shin'ya, questa meravigliosa rapsodia in blu occupa un posto speciale, del tutto prominente. Incredibile come, pur essendo di una raffinatezza formale sconvolgente (il lavoro sulla gamma cromatica vale da solo il prezzo del biglietto), il soggetto non tradisca un'oncia della radicalità tematica del regista: così incisioni, percosse, violazioni del corpo aprono la strada a un'altra coscienza di Sé, a una catarsi assoluta, che rigenera l'individuo e il tessuto sociale necrotizzante cui appartiene. Ottimo!

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Magerehein 13/06/23 09:55 - 985 commenti

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Donna repressa salva un fotografo in odore di suicidio, ma ignora che costui vorrà renderle la cortesia a modo suo. L'atmosfera confezionata, fatta di fotografia all'insegna del blu, moderni interni opprimenti e infiniti acquazzoni, è decisamente riuscita e si sposa ottimamente con la prima morbosa parte del film. Strada facendo il narrato tende invece a farsi più visionario e onirico; è vero che lo stile di Tsukamoto è impressionante e mai banale, ma in questo film simili virtuosismi non erano così fondamentali. Ottima prova della Kurosawa e OST calzante nella sua semplicità.
MEMORABILE: Le soggettive sulla pioggia; La protagonista costretta a vagare portando un vibratore comandato a distanza; Gli uomini con maschere/monocolo.
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  • Homevideo Buiomega71 • 28/02/15 00:18
    Consigliere - 25934 interventi
    Ottima la versione che ho registrato, nel 2004, da Sky Cinema Autore

    Versione originale sottotitolata in italiano

    Durata effettiva: 1h, 13m e 47s
  • Discussione Buiomega71 • 28/02/15 09:43
    Consigliere - 25934 interventi
    NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE

    C'è nulla da fare, a me il cinema di Tsukamoto và un pò indigesto

    Non si smentisce nemmeno con questo suo serpente di giugno, dove l'autore giapponese pare incuriosire nella prima parte dello stalking telefonico masturbatorio ai danni della bellissima (e bravissima) Rinko, per poi, nella seconda, sbroccare come suo solito in frenetiche schegge cyberpunk non richieste (le visioni "russelliane" degli uomini con strano visore fallico, i due ragazzi costretti a baciarsi poi sommersi dall'acqua in un enorme lavatrice, un pestaggio con tanto di tentacoli biomeccanici-ma perchè?-) e và verso un finale totalmente incomprensibile (la polizia, lo sparo, un gruppo di gangster, l'abbraccio nel piacere dei sensi), che mi ha ricordato qualcosa di simile del finale di Possession, ma che mi ha lasciato parecchio basito e interdetto

    I punti li avrebbe anche (su tutti una fotografia sul blu cobalto di rara suggestione, una Tokyo plumbea ininterrotamente invasa dall'acqua-come quasi tutti i film giappo elemento dominante-dalla pioggia bladerunneraniamente incessante, dalle vasche da bagno, dagli scarichi dei lavandini, che sfocia nei tombini-come in Suspiria-dalle doccie)

    Il primo piano di una lumaca, le ortensie del giardino bagnate dalla pioggia, una Tokyo cupissima e quasi irreale

    La parte migliore (e la più interessante) e il "gioco sessuale" morboso voyeuristico che lo stalker (Tsukamoto stesso) inizia con Rinko via cellulare

    La fà camminare (vestita con una minigonna attilatissima) tra gli sguardi della gente in un supermercato, le fà infilare un vibratore in mezzo alle gambe (da antologia quando la donna lo và ad acquistare, con imbarazzo non indifferente, in un pornoshop), la invita a fermarsi da un fruttivendolo per acquistare zucchine, banane e cetrioli, le fà togliere le mutandine nei bagni pubblici della metropolitana

    Anche se, caro Tsuka, non me la puoi far vestire da mignotta così e poi farle indossare le scarpe basse...No, non si può, per noi fetish è una specie di delitto!

    Detto così sembra una sporcacciata del peggior "pinku eiga",ma Tsukamoto distilla le scene con una forza erotica sorprendente, ricordando il miglior De Palma dei tempi d'oro e la bellezza mozzafiato di Asuka Kurosawa (Rinko) fà il resto

    Poi, però, il giocattolo si rompe, Tsukamoto fà Tsukamoto (anche come attore, in pratica fà le prove generali per il serial killer di Nightmare Detective) e esce fuori tutto l'ambaradam del regista di Tetsuo che smorza il potenziale e quello che di buono c'è stato nella prima parte (tolta la scena dei continui flash a Rinko nuda e vogliosa sotto la pioggia, con il marito che spia e si masturba)

    Un inizio stile Videodrome, poi una succosa parte centrale, per finire in criptici deliri visivi (e narrativi) ormai tipici del suo regista

    Non manca nemmeno l'ossessione cronenberghiana del suo cinema (il tumore che intacca il seno di Rinko e lo stomaco di Tsukamoto), la metamorfosi (Rinko stà per "cambiare")

    Da antologia almeno Rinko , circondata dalle piante di casa e seduta sul divano, che parla al cell col suo stalker, la scena d'amore con il flash della masectomia e il discorso di Tsukamoto che le monache soffrono di tumore al seno perchè reprimono il desiderio sessuale

    Alla fine, però, il più bel film di Tsukamoto-per il sottoscritto-rimane ancora Hiruko, il resto mi lascia uno sgradevole amaro in bocca, e pur con qualche freccia al suo arco, anche A Snake Of June non si sottrae alla regola.
    Ultima modifica: 28/02/15 10:26 da Buiomega71
  • Curiosità Buiomega71 • 28/02/15 09:59
    Consigliere - 25934 interventi
    A SNAKE OF JUNE l'ho girato in blu perchè giugno in Giappone è un periodo di pioggia ininterrota: volevo rappresentare l'acqua che penetra nel cemento dei palazzi...

    Shinya Tsukamoto dixit, intervista di Pier Maria Bocchi, Nocturno dicembre 2006, pg. 24

    Premio speciale della giuria e premio Marcello Mastroianni a Asuka Kurosawa nella sezione Controcorrente di Venezia 2002.