NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE
C'è nulla da fare, a me il cinema di Tsukamoto và un pò indigesto
Non si smentisce nemmeno con questo suo
serpente di giugno, dove l'autore giapponese pare incuriosire nella prima parte dello stalking telefonico masturbatorio ai danni della bellissima (e bravissima) Rinko, per poi, nella seconda, sbroccare come suo solito in frenetiche schegge cyberpunk non richieste (le visioni "russelliane" degli uomini con strano visore fallico, i due ragazzi costretti a baciarsi poi sommersi dall'acqua in un enorme lavatrice, un pestaggio con tanto di tentacoli biomeccanici-ma perchè?-) e và verso un finale totalmente incomprensibile (la polizia, lo sparo, un gruppo di gangster, l'abbraccio nel piacere dei sensi), che mi ha ricordato qualcosa di simile del finale di
Possession, ma che mi ha lasciato parecchio basito e interdetto
I punti li avrebbe anche (su tutti una fotografia sul blu cobalto di rara suggestione, una Tokyo plumbea ininterrotamente invasa dall'acqua-come quasi tutti i film giappo elemento dominante-dalla pioggia bladerunneraniamente incessante, dalle vasche da bagno, dagli scarichi dei lavandini, che sfocia nei tombini-come in
Suspiria-dalle doccie)
Il primo piano di una lumaca, le ortensie del giardino bagnate dalla pioggia, una Tokyo cupissima e quasi irreale
La parte migliore (e la più interessante) e il "gioco sessuale" morboso voyeuristico che lo stalker (Tsukamoto stesso) inizia con Rinko via cellulare
La fà camminare (vestita con una minigonna attilatissima) tra gli sguardi della gente in un supermercato, le fà infilare un vibratore in mezzo alle gambe (da antologia quando la donna lo và ad acquistare, con imbarazzo non indifferente, in un pornoshop), la invita a fermarsi da un fruttivendolo per acquistare zucchine, banane e cetrioli, le fà togliere le mutandine nei bagni pubblici della metropolitana
Anche se, caro Tsuka, non me la puoi far vestire da mignotta così e poi farle indossare le scarpe basse...No, non si può, per noi fetish è una specie di delitto!
Detto così sembra una sporcacciata del peggior "pinku eiga",ma Tsukamoto distilla le scene con una forza erotica sorprendente, ricordando il miglior De Palma dei tempi d'oro e la bellezza mozzafiato di Asuka Kurosawa (Rinko) fà il resto
Poi, però, il giocattolo si rompe, Tsukamoto fà Tsukamoto (anche come attore, in pratica fà le prove generali per il serial killer di
Nightmare Detective) e esce fuori tutto l'ambaradam del regista di
Tetsuo che smorza il potenziale e quello che di buono c'è stato nella prima parte (tolta la scena dei continui flash a Rinko nuda e vogliosa sotto la pioggia, con il marito che spia e si masturba)
Un inizio stile
Videodrome, poi una succosa parte centrale, per finire in criptici deliri visivi (e narrativi) ormai tipici del suo regista
Non manca nemmeno l'ossessione cronenberghiana del suo cinema (il tumore che intacca il seno di Rinko e lo stomaco di Tsukamoto), la metamorfosi (Rinko stà per "cambiare")
Da antologia almeno Rinko , circondata dalle piante di casa e seduta sul divano, che parla al cell col suo stalker, la scena d'amore con il flash della masectomia e il discorso di Tsukamoto che le monache soffrono di tumore al seno perchè reprimono il desiderio sessuale
Alla fine, però, il più bel film di Tsukamoto-per il sottoscritto-rimane ancora
Hiruko, il resto mi lascia uno sgradevole amaro in bocca, e pur con qualche freccia al suo arco, anche
A Snake Of June non si sottrae alla regola.