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TITOLO INSERITO IL GIORNO 29/12/16 DAL BENEMERITO XAMINI
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Xamini 29/12/16 01:19 - 1247 commenti

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Niente male, questo Garth Davis: nel portare su schermo la storia vera di questo bimbo perdutosi tra le ferrovie di un'India caotica, ci regala anzitutto un mosaico di gran belle immagini. Efficaci inquadrature, colori ma anche i suoni delle lingue madri nel restituire il senso di questa nazione (mancavano solo gli odori). Mescola particolarmente riuscita è quella tra realtà e finzione narrativa per una struttura di montaggio che, durante l'alternarsi di memorie e vissuto, risulta assai funzionale.

Deepred89 20/01/17 00:57 - 3704 commenti

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Prima mezz'ora folgorante: adrenalinica e disperata odissea infantile in un'India tutta pedofili, povertà assoluta, caos e degrado. L'improvviso balzo verso il primo mondo porta però un totale cambio di registro che fa scorrere il film su binari ben più convenzionali, con qualche ridondanza parzialmente riscattata dalle sollazzevoli parentesi lacrimose. Una godibile e a tratti crudele favola (tratta da una storia vera, ma poco ci interessa) con Google Maps a far da deus ex machina, chiusa da un finale che giunge atteso ma gradito.
MEMORABILE: Dopo due ore in compagnia del protagonista belloccio, immagini di repertorio ci mostrano il vero Saroo...

Dusso 26/01/17 20:46 - 1566 commenti

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Film davvero splendido, con un finale che commuove e gli fa guadagnare mezzo pallino o anche uno (non c'entra, ma la canzone sui titoli di coda aumenta ulteriormente l'effetto, almeno su di me). La prima parte con il Saroo bambino è notevole, un mondo indiano tutto da scoprire. Il Saroo adulto è un altro mondo, meno coinvolgente, ma l'interesse sta poi nella sua ricerca osessionante della madre vera fino alla colnclusione, molto toccante.

Rambo90 22/02/17 17:16 - 7675 commenti

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Drammone d'altri tempi, con una prima parte davvero interessante e coinvolgente (merito anche del fantastico protagonista) che ci mostra lo struggente spaesamento di un bimbo in una Calcutta realistica e pericolosa. La seconda parte si fa più commerciale, arriva Patel e i sentimenti hanno la meglio, tra ritmi rallentati e lacrime scontate. Rimane comunque un bel film, con una fotografia e una regia curate, un cast ben assortito e un finale consolatorio ma efficace. Da vedere.

Capannelle 28/02/17 00:51 - 4398 commenti

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Storia toccante che il regista porta sullo schermo con efficacia nella prima parte, quando il piccolo protagonista e una certosina ricostruzione ambientale riescono a farci assaporare i sapori e le mille contraddizioni della società indiana rurale. Non solo il bambino ma tutti gli attori si muovono a proprio agio e compongono il quadro. Più convenzionale la seconda parte che ci porta a un epilogo prevedibile. Fa più impressione conoscere il vero Saroo nelle inquadrature finali.

Nancy 29/04/17 04:07 - 774 commenti

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L'unico piacere che sorge nel vedere questo film è la lacrimuccia facile che suscita e il climax che mette in atto per estorcercela. Per il resto, una fotografia illuminatissima e una regia da manuale, unita a interpretazioni senza grandi picchi, lasciano il film ondulare nella più completa media. I tempi sono parecchio dilatati e nonostante la sceneggiatura indubbiamente ben scritta, in alcuni passaggi scatta lo sbadiglio. La storia (vera) rimane toccante anche per i cuori più insensibili. Risorta la Kidman...

Galbo 1/05/17 06:49 - 12380 commenti

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La storia dolceamara di un bambino indiano adottato che si mette sulle tracce della sua vera famiglia. Realizzato con incredibile realismo e davvero coinvolgente nella parte iniziale, grazie anche ad un piccolo protagonista straordinario, prende nella seconda parte una forma narrrativa più convenzionale, ma ha sempre la capacità di tenere "agganciato" lo spettatore anche per merito di una sceneggiatura commovente ma non "lacrimevole". Ottima la prova di Dev Patel e di tutto il cast.

Nando 25/08/17 00:20 - 3810 commenti

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Una vicenda reale che racconta l'odissea di un povero bambino indiano adottato successivamente in Australia. Realizzato con notevole cura, mostra una struggente prima parte provvista di notevole realismo per arrivare poi ai periodi successivi che conducono a un emozionante finale, forse lievemente retorico ma indubbiamente ed emotivamente giusto. Bravi gli interpreti e buono il contributo musicale.

Lou 12/10/17 12:56 - 1119 commenti

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Storia di grande pathos, con una prima parte folgorante in cui il portentoso ragazzino protagonista, la cui espressività è straordinaria, si aggira smarrito in una Calcutta degradata. Quando la scena si sposta su Saroo venticinquenne nella famiglia adottiva australiana si rientra nei ranghi, con una ricerca delle origini commovente ma ridondante. Sui titoli di coda le immagini dei protagonisti reali. Un buon film, ben realizzato e ben recitato, con un'ottima colonna sonora.
MEMORABILE: La drammatica rivelazione della madre adottiva (Kidman) sui motivi che l'avevano spinta a scegliere di adottare i due bambini.

Ira72 15/01/18 14:04 - 1309 commenti

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In una parola: commovente. E' vero che la narrazione poteva essere più asciutta e meno struggente (in particolare l'epilogo), ma non è un compito facile restare neutrali nel trasportare su schermo cinematografico una storia (vera) così sensibile, intima e rocambolesca. Patel ha tratti somatici molto distanti dall'originale Saroo Brierley, ma ben compensa con l'interpretazione. Non ci sono parole, invece, per il piccolo Pavar, semplicemente prodigioso nella sua spontaneità e dolcezza. Un affresco (crudo) dell'India tra pedofili, miseria e indifferenza.
MEMORABILE: Il cucchiaio in argento che cambia le sorti del piccolo Saroo...

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Bubobubo 17/11/18 12:28 - 1847 commenti

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Si teme per il piccolo Saroo, vagabondo nell'oceano di umanità di cui ribolle Calcutta, senza la possibilità di comunicare né di schivare pericoli e tranelli di cui la metropoli è intessuta. Poi l'insperata adozione, il progressivo affezionarsi alla facoltosa coppia australiana, una nuova vita, con un tarlo fisso: riabbracciare la famiglia d'origine. L'aggettivo che meglio definisce metodi e risultati di questo dramma odeporico, specialmente della sua prima parte, è possente. Più coinvolgente del previsto, anche per l'assenza di retorica.
MEMORABILE: La scena del party con "Blind" di Hercules and Love Affair.

Puppigallo 10/01/19 10:56 - 5258 commenti

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Questa pellicola ha due importanti punti di forza: il primo è il giovane protagonista, incredibilmente naturale nella recitazione e dotato di grande espressività, ottenuta anche solo dai suoi occhi profondi. E il secondo è dato dalla descrizione di un Paese come l'India, affascinante e, allo stesso tempo contraddittorio. Si passa dall'indifferenza (il bambino chiede aiuto dal treno), alla violenza (braccati in stazione), alla bontà d'animo (la donna, che tenta di aiutare i piccoli randagi). Purtroppo, quando il bambino esce di scena, il tutto si ridimensiona, ma resta meritevole di visione.
MEMORABILE: Le prove di forza per convincere il fratello a portarlo con sè; I bambini cantano per infondersi coraggio; Il fratellastro traumatizzato.

Didda23 20/03/19 19:56 - 2426 commenti

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Il mirabile estro narrativo che contraddistingue la meravigliosa prima parte, con un giovane interprete di una veridicità che sconquassa le viscere, patisce un rallentamento nella parte centrale per colpa di una fase introspettiva scontata e un po' troppo lunga in termini di durata. L'epilogo è di quelli da nodo alla gola, con un crescendo emotivo che fluisce in un mare di emozioni. Di pregevole livello la fotografia, che eleva la bellezza delle location fra povertà (l'India più rurale) e opulenza (la Tasmania). Un buon film, senza dubbio alcuno.
MEMORABILE: La donna che sembra aiutare il piccolo protagonista; Le ore passate davanti a google maps; Le immagini post conclusione dei veri protagonisti.

Domino86 14/05/19 09:55 - 607 commenti

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Pellicola che può essere divisa in due parti: nella prima, ambientata in India, la storia comincia prendere la sua forma ed è sicuramente toccante. Immagini molto tristi di una realtà purtroppo attuale che tuttavia non viene sentita e recepita nel mondo occidentale. Nella seconda parte, ambientata in Australia, lo spettatore segue con forse meno partecipazione sentimentale ma attende con ansia il finale. Storia vera molto toccante e ben gestita.

Pigro 21/04/20 09:40 - 9635 commenti

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Storia vera della lunga odissea del bambino indiano che dai labirinti di Calcutta finisce adottato in Australia. Prima parte potente impregnata di neorealismo contemporaneo per mostrare il dolore sociale di un’infanzia negletta; seconda parte di altrettanto dolorosa riconquista del passato personale. Insomma, ottimo film, capace di emozionare senza spingere sul pedale della facile commozione. Peccato per l’incongruità fisica del protagonista adulto, poco rassomigliante (al contrario degli altri) e più occidentale per esigenze promozionali.

Piero68 1/03/21 08:50 - 2955 commenti

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Da una storia vera una toccante pellicola su un ricongiungimento familiare. Nell'India della povertà più nera un bimbo di 5 anni deve affrontare una vera e propria Odissea per sopravvivere. Anche se a grandi tratti ricorda il film di Boyle The millionaire, almeno nella parte dell'infanzia del protagonista, è innegabile la bravura del regista nel trasportare lo spettatore nei sentimenti più veri facendogli vivere tutto il disagio che molti bambini in India devono affrontare. Buono il cast in cui ovviamente spicca Patel, attore sempre più convincente nella sua maturazione. Da vedere.

Noodles 20/01/23 17:08 - 2204 commenti

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Tratto da una storia vera, è un film che si articola in due parti nettamente distinte. La prima è di grande realismo e capace di generare smarrimento, nonché di raccontare fedelmente l'India più povera delle campagne. La seconda non si discosta molto da altri film. Il tutto si rialza nel finale, bellissimo e commovente senza però distribuire miele a più non posso come spesso capita quando si cerca la lacrima. Meglio la parte indiana dunque, ma il film nel complesso è molto buono, anche perché l'apporto del cast è ottimo. Eccellente il bimbo protagonista. Merita una visione.

Giùan 23/12/23 09:37 - 4539 commenti

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È l'annosa questione del film "tratto da una storia vera" e dunque dell'arte che riproduce, imita la vita col suo corollario di emotività ricattatoria, di pedinamenti e "patinamenti". Un sistema di riferimenti che l'esordiente Davis mostra di conoscere e saper utilizzare/finalizzare perfettamente, senza nulla togliere al coinvolgimento empatico (che raggiunge l'apice nel doppio finale filmato e "dal vero") ma anche senza mai sottrarsi ad alcun cliché cinematografico. Troppi abbozzi nella parte in Tasmania con una sola ottima Kidman tra tanti toccati e fugati. Sunny Pawar un incanto.
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