Manson family vacation - Film (2015)

Manson family vacation
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Titolo originale: Manson Family Vacation
Anno: 2015
Genere: commedia (colore)
Regia: J. Davis
Note: Nel film compaiono spezzoni di interviste a Charles Manson.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 29/07/16 DAL BENEMERITO DANIELA
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Daniela 29/07/16 06:56 - 12606 commenti

I gusti di Daniela

Avvocato losangeolino riceve la visita del fratello hippie che lo coinvolge in un tour dei luoghi che furono teatro delle imprese di Manson e seguaci... Non ho sbagliato il genere: si tratta di una commedia, anche se sembra sempre sul punto di trasformarsi in qualcosa di altro, fino ad un finale conciliatorio grondante ambiguità. D'altra parte durante la visione è proprio questa difficoltà a capire dove si vuole andare a parare che fa seguire con curiosità un film tanto discutibile e a mio parere anche con risvolti filo-assolutori moralmente inaccettabili.

Herrkinski 23/11/17 03:48 - 8052 commenti

I gusti di Herrkinski

Realizzato tramite una campagna Kickstarter, il film può dirsi - se non pienamente riuscito - perlomeno interessante nella sua commistione di generi; se la prima parte è quasi da commedia a sfondo fraterno, poi si introducono elementi drammatici, in una dimensione metacinematografica in cui aleggia costante l'elemento Manson e i suoi discepoli (tra cui un bravo Bell). Affiatata la coppia protagonista, spigliato il ritmo (quasi da road-movie), ma il finale aperto lascia un po' l'amaro in bocca e il dubbio su cosa volesse intendere il regista.

Metakosmos 29/11/17 20:49 - 300 commenti

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Quello che inizia come una commedia nera si dispiega trasformandosi in una strana specie di dramma inquietante con giudizi etico/morali su Charles Manson non del tutto chiariti dagli autori, i quali (forse) hanno volutamente lasciato la cosa ambigua. Tutto ciò lo rende quindi un film interessantissimo ma irrisolto, per certi versi unico e con un certo fascino dietro. Ammirevole inoltre contando che esprimere determinati pensieri su Manson ancora oggi sembra impossibile. Molto originale e coraggioso, senza dubbio.

Matalo! 1/03/18 13:37 - 1378 commenti

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Il film in sé è buono; piccolo ma buono in quanto, con toni leggeri ma di mano in mano pieni di sorprese, viene raccontata una storia di scelte ma anche di destini (in questo però il film è molto deterministico: fratello mansoniano pare che abbia Manson nel dna). Intollerabile è però l'univocità relativa a Manson, che ne esce come un eroe libertario e un "papà" affettuoso. Ecco, senza questo tono assolutorio (avrebbero potuto eliminare i video su manson) il film ne avrebbe guadagnato come metafora di libertà di scelta.
MEMORABILE: Il raggiro dei fratelli nel bar che fingono di non conoscersi.

Kinodrop 13/04/19 21:27 - 2908 commenti

I gusti di Kinodrop

La prima impressione è che si tratti di una “commedia” di attrazione per il male e per la follia omicida, ma si tratta anche di altro, come si capirà dal finale. Un atipico road movie che due fratelli da poco riunitisi intraprendono, l’uno entusiasta e l’altro reticente, sulle tracce di luoghi delle atroci gesta di Manson e seguaci. Si vede con un senso di attesa inquieta ma Davis si astiene dall’introdursi più che tanto in un mondo così al limite, anche dal punto di vista del giudizio morale che inevitabilmente si affaccia. Bello e inconsueto lo script.
MEMORABILE: Le interviste a Manson; Sulle tracce di Blackbird; Il bus nel deserto; La telefonata.

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  • Discussione Daniela • 23/11/17 09:03
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Herrkinski ebbe a dire:
    quel finale ambiguo fa venire un po' troppi dubbi sul significato del film (...) se voleva essere una riflessione sulla famiglia mettere di mezzo Manson mi è parsa un po' un'idea balzana, nonostante questa cosa metacinematografica sia poi il leit-motiv del film.

    Proprio così. Quel tipo di epilogo poteva avere un senso a mio parere se avesse avuto dei risvolti ironici/paradossali, presenti nella parte precedente del confronto(scontro fra fratelli, ma qui non li ho percepiti, per questo mi ha lasciato tanto perplessa.
    Devo dire che, a distanza di tempo, il film lo ricordo ancora molto bene, segno che non si è trattato di una commediola usa e getta che non lascia traccia, però: cosa voleva dire il regista?
    Purtroppo J.Davis ha diretto solo questo, quindi non si può neppure confrontarlo con altre sue opere per cercare di capire un poco dove volesse andare a parare...
  • Discussione Herrkinski • 23/11/17 15:59
    Consigliere avanzato - 2629 interventi
    Daniela ebbe a dire:

    Purtroppo J.Davis ha diretto solo questo, quindi non si può neppure confrontarlo con altre sue opere per cercare di capire un poco dove volesse andare a parare...

    Vero. Tra l'altro ho notato che moltissimi giovani registi di film indipendenti, spesso davinottati/commentati da me o te in anni recenti, sono fermi senza film nuovi, anche nei casi di film più riusciti di questo. Un peccato, perchè spesso ho trovato registi con belle idee e tecnica che avrebbero meritato una continuazione di carriera. Chiudo qui il semi-OT :-)
  • Discussione Schramm • 25/11/17 14:37
    Scrivano - 7693 interventi
    Tarabas ebbe a dire:
    "Non una grave perdita" (S. King, L'ombra dello scorpione, cit.)

    Sarebbe un discorso invero vasto, arzigogolato e rasente il pieno paradosso. Vasto perché Manson andrebbe iconicamente e storicamente considerato anche oltre la mera sfera del crimine, ovvero per quell’avatar carismatico che ha stravolto un’epoca con tutto il suo positivismo, influenzando le arti (giù fino a certa sociologia) e il loro progressivo rapportarsi al true-crime, fenomeno al quale Manson ha dato il la (e anche le restanti sei note dolenti).

    Arzigogolato e paradossale perché senza il suo pedigree biografico (leggi anche: artistico e filosofico), il suo controverso caso giudiziario (laddove l’immaginario collettivo si ostina a vedere in lui chissà quale orco o assassino di massa, resta di fatto una sorta di Malaussene del crimine), senza il suo status di influencer mediatico-medianico-mitologico di culto (in parte cucitogli addosso in parte abilmente creatosi da solo), senza un fenomeno criminale simile, la settima arte avrebbe avuto un abbeveratoio in meno, e sarebbe rimasta orfana, specie nelle sue derive più estreme, di dozzine di interessanti opere e autori a lui ispirati in maniera più o meno romanzata e pertinente, in un grafico che da van bebber può portarci alla futura serie di tarantino, e di una spinta evolutiva e modale che ha portato il true-crime-cinema agli approdi che sappiamo, questo incluso, in difetto del quale non potremmo fruirne come nemmeno discuterne (un discorso applicabile in parallelo a tutta la controcultura esoterica e non venuta a ridosso della summer of love). Se mi passi il bizzarro bon mot contraddittorio, è un po’ come dire (tristemente, sia chiaro) che senza Berkowitz non avremmo mai avuto summer of sam, o forse anche si, ma enormemente diverso da come Lee l’ha ideato.

    Sono conclusioni buie e truci, anche perverse se vuoi, ma -sperando sia chiaro che della strage di Bel air e dei serial killer a venire ne avremmo fatto tutti a meno- è un fatto che Manson è diventato via via sineddoche di una certa branca del cinema e di un certo modo di farne, senza contare che gran parte dell’arte occidentale (incluso lo stesso King che citi) trova suo malgrado il proprio humus nella problematica del Male, e si potrebbe addirittura arrivare a dire che senza Male non vi sarebbe il 90% dell’estetica.

    Per Manson vale anche il principio inverso: grazie alla morte che lo consegna volenti o nolenti alla leggenda il caso è destinato a riaprirsi con un tot numero di opere che aggiungeranno altre angolazioni tematiche ed estetiche al personaggio e al suo excursus.

    Non ho visto questo film e non posso per ora dunque esprimermi in merito alle ambiguità sopra discusse, ma senza Manson questa pellicola, assieme a una data percentuale del cinema che molti di noi amano, non ci sarebbe, o sarebbe costituita da un cinema retrivo, obsoleto, impoverito, comunque diverso. E questa sì sarebbe, nostro malgrado, una grande perdita.
    Ultima modifica: 25/11/17 18:18 da Schramm
  • Discussione Zender • 25/11/17 18:17
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Sì, questo volendo aprirebbe un discorso senza fine che eventualmente si può affrontare su davibook. Anzi, ti risponderò lì.
  • Discussione Schramm • 25/11/17 18:21
    Scrivano - 7693 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Sì, questo volendo aprirebbe un discorso senza fine che eventualmente si può affrontare su davibook. Anzi, ti risponderò lì.

    in sintesi volevo solo dire che senza manson (di cui è bene o male quasi impossibile parlare discutendo di un film come questo a lui dedicato e su di lui basato) non si potrebbe parlare di questo film. e ciò fuori dal dibattito "criminale sì criminale no". in buona sostanza è tutto qui (nel senso anche che la apro e la chiudo qui), non lo riterrei così OT, anche se certamente può diventare complesso e tentacolare come discorso...
    Ultima modifica: 25/11/17 18:23 da Schramm
  • Discussione Zender • 25/11/17 18:23
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Non è OT e non te l'ho spostato. Come al solito diventa OT se si comincia a parlare del "valore" di Manson e non del film in sé. Per questo ti ho risposto su davibook.
    Ultima modifica: 25/11/17 18:24 da Zender
  • Discussione Herrkinski • 26/11/17 06:28
    Consigliere avanzato - 2629 interventi
    Ho risposto sul Davibook.
  • Discussione Raremirko • 27/11/17 23:20
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Schramm, secondo te Manson è un'icona, cinematografica e non?
  • Discussione Schramm • 28/11/17 11:37
    Scrivano - 7693 interventi
    Raremirko ebbe a dire:
    Schramm, secondo te Manson è un'icona, cinematografica e non?

    assolutamente sì, è probabilmente -benché in negativo- l'ultima delle icone pop che il secolo/millennio scorso ci abbia consegnato. ma questo è già un discorso che scavalca il film, per cui mi fermerei qua.
  • Discussione Raremirko • 1/09/20 23:33
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    In linea con gli altri commenti; la vicenda, ambigua, ha il suo potenziale anche se Manson ne esce troppo positivamente, addirittura come aiutante di giovani.

    C'è da dire che, assieme a Tarantino, il regista si è posto in modo molto originale nei confronti del tema Manson, cucendo attorno un road movie morbosamente nostalgico ed ambivalente; i protagonisti non sono il massimo della simpatia ma il film regge.

    E c'è pure il Bell di Saw.