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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Niente di nuovo sotto il sole (di Napoli): una commedia un po' alla Troisi con Sergio Assisi regista che s'impegna anche come attore nei panni di Barnaba, uno sfaccendato fotografo per diletto cacciato di casa dal padre che lo vorrebbe invece lavoratore. Arriva Sonia (Corti), la bella ragazza neolaureata dal nord, per restaurare il San Sebastiano d'una chiesa e tra i due scocca l'idillio, mentre l'amico aspirante suicida perché lasciato dalla ragazza (no, non è Lello Arena) lo ospita temporaneamente nel suo appartamento. C'è di buono che Napoli è molto ben ripresa (nonostante la solita fotografia contrastatissima e dai colori sparati che pare prerogativa...Leggi tutto di tutte le commedie di oggi) e che la recitazione del cast è spontanea, con qualche gradita sorpresa nei ruoli secondari (Paolantoni come vigile del fuoco, Lucio Caizzi portiere dello stabile con tanto di maglia “Buffon me fa un baff”, Sergio Solli padre di Barnaba). Saltuariamente si sorride, più di rado si incontrano battute di pessimo gusto (i soliti rozzi equivoci su termini come “logorrea” o “figliol prodigo”) e in generale, pur non potendo catalogare l'opera come riuscita, ci viene mostrata la faccia più simpatica e verace di Napoli e dei napoletani. Lei, Sonia, è dolce e molto bella, soffre della sindrome di Stendhal e sviene in continuazione alla vista di ogni quadro o affresco, lui cerca costantemente di truffare il bancomat con una tessera che “è più esaurita di lui”, l'altro (Lama) ha i suoi problemi col padrone di casa gigantesco, una lavatrice e la sua ex che, non contenta di averlo lasciato sull'altare, lo invita pure al suo nuovo matrimonio con un modello. Prova a suicidarsi in ogni maniera ma fantozzianamente non ce la fa mai, con Paolantoni pompiere che lo invita a smettere senza mai crederci granché. Certo, sa tutto molto di già visto e di replicato in tono minore; la storiella d'amore nasce e si consuma senza passione vera né fantasia, si scade sovente nel caricaturale e non ci si può liberare dell'ombra di Troisi con un omaggio (la bomboniera col cacciatore e il cane), ma se non altro Assisi sa essere vivace e insieme controllato quanto basta, le scenette tra lui e Solli (il padre severo e irritato dal comportamento del figlio) sono gustose e... ecco, se ci evitavano il lieto fine ad ogni costo magari era meglio.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/05/16 DAL DAVINOTTI
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Gabrius79 27/07/16 00:04 - 1420 commenti

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Sergio Assisi cerca di mettercela tutta per confezionare questa commediola, ma salvo qualche momento grazioso è da considerarsi poco riuscita. C'è tutta la napoletanità possibile: ottimi scorci e bei colori della città partenopea, ma la sceneggiatura rende la storia statica e prevedibile. Gli attori comunque sono grosso modo tutti bravi.

Piero68 12/09/16 09:31 - 2955 commenti

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E' un sorprendente Sergio Assisi quello di questo film che produce, sceneggia, dirige e recita. E se come regista dimostra buone capacità, una discreta maturità e una certa leggerezza nel riuscire a disegnare la sua Napoli (vedi i tanti spot inseriti, magari avulsi dalla trama ma indicativi di una certa "napoletanità"), come sceneggiatore non sa fare di meglio che omaggiare continuamente il cinema di Troisi, confezionando una storia che ha troppi limiti e pochi pregi. Bravo Lama, caratterista di razza troppo poco usato in questo genere di film.

Galbo 1/11/16 09:41 - 12372 commenti

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Giovane nullafacente, Barnaba incontra a Napoli Sonia, restauratrice con la sindrome di Stendhal. Con una trama che è poco più di un canovaccio, Sergio Assisi realizza una commedia che gioca con gli stereotipi della napoletanitá. Il modello di riferimento è Massimo Troisi, dal quale si è artisticamente piuttosto lontani. Tuttavia una certa cura formale nella realizzazione (si vedano fotografia e colonna sonora) e l'impiego di bravi caratteristi rendono quest'opera prima godibile, anche se non esente da difetti.

Siska80 16/03/21 07:45 - 3714 commenti

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Il simpatico Assisi dirige abbastanza bene una commedia scevra da scurrilità e che limita l'uso del dialetto per una maggiore comprensibilità. Primo tempo ricco di gag riuscite, mentre il secondo diventa banale per colpa dell'immancabile love story tra i due protagonisti, andando incontro a un finale roseo per tutti deludente. Buono il cast, principalmente Sergio Solli nella parte del padre cinico e rassegnato all'indolenza del pargolo quarantenne.
MEMORABILE: La Sindrome di Stendhal; I tentativi di suicidio; "Ma fosse un serial killer?" (Barnaba).

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