I film "di truffa" appartengono a un sottogenere dall'ampia tradizione, in Italia; un sottogenere che si accosta facilmente alla commedia e per questo trova nei nostri attori brillanti, inclini per natura al comico, i mattatori ideali. Basterebbe qui ricordare i Totò, i Celentano, gli Ale e Franz (per citare tre generazioni diverse), ma quasi tutti i nostri commedianti maggiori prima o dopo hanno vestito i panni del truffatore. C'è chi spinge più sul comico, chi la...Leggi tutto butta sul sociale, chi segue i modelli americani più spudoratamente... Ecco, LORO CHI sembra guardare proprio oltreoceano, per l'impostazione. Ma il voler rifuggire la facile battuta per poi rifugiarsi comunque in macchiette di raro squallore (il figlio del mafioso che vuol fare il regista) o fasi di assoluta insulsaggine (le amiche lesbo che giocano al fazzoletto in spiaggia) non pare la scelta giusta. A minare poi le basi di un film che non offre uno spunto nuovo che sia uno, prevedibile fino all'ultima scena, si segnala una totale assenza di credibilità: ai due compari (Giallini e Leo) non ne va male una, persino quando sembrerebbe lampante anche a un bambino il loro gioco e semplicissimo smascherarli. Di fronte a una simile infornata di forzature Giallini reagisce salendo sopra le righe, atteggiandosi a mente superiore, mentre Leo fa il cane bastonato, la spalla che apprende. Lo schema è proprio quello classico, il più abusato: il maestro e l'allievo, con colpi di scena telefonati e l'aggiunta di un prologo (e conseguente epilogo) che è l'apoteosi dell'implausibilità; in questo, Leo si presenta da un editore (Catania) e sotto la minaccia di una pistola lo obbliga a leggere la storia che seguiremo anche noi. Scopriremo che l'incontro col futuro socio non è dei migliori: questi, assieme alle sue due avvenenti amiche, lo attira in casa, lo droga e lo deruba di tutto (altra situazione vista in non meno di mille film). Leo dormirà per due giorni, perderà a causa di ciò il lavoro e una volta ritrovato il ladro non lo mollerà un istante. Il tutto fino all'ultima truffa, quella che in gergo si definirebbe "stangata" e che dovrebbe essere la più elaborata, complessa e avvincente. Niente da fare: un trucchetto da quattro soldi che può riuscire giusto per l'ingenua, involontaria complicità del macchiettistico proprietario (Marescotti) del server che contiene la formula segreta e del maresciallo (Casagrande) incaricato di proteggerlo. Tutto già visto e stravisto insomma. Se il film si lascia seguire è per la verve camaleontica di Giallini, per qualche sparuta trovata azzeccata (la serenata in cui i due improvvisano "A chi" di Leali, ad esempio), per un ritmo accettabile e una confezione generalmente superiore a quella delle commedie nostrane (di questo va dato atto ai due registi); ma è un film artificiosamente edificato su basi d'argilla, insincero, banale, stinta replica di modelli superiori e – eccettuati brevi momenti - nemmeno così divertente (anche perché parrebbe ambire ad altro). Forzato persino l'inserimento del titolo nei dialoghi, tormentone utilizzato in situazioni diverse spesso a sproposito.
Davvero un gran bel film! Vedendolo è impossibile non pensare a una sorta di Soliti sospetti in salsa italiana, ma molto più piacevole e spensierato. E’ il classico film in cui il finale magnifica l'insieme: un po’ prima hai pronta la tua recensione con segnate tante piccole inesattezze e poi ti tocca stralciare tutto per esaltarle! Proprio quello che sembrava sbagliato va a valorizzare il film. Inutile leggere la trama, è solo fine a se stessa. Ottimo Marco Giallini.
MEMORABILE: "Devi saper vendere emozioni"; Il sindaco di Trani Uccio De Santis.
Il tema delle truffe mescolato con la commedia credo sia uno tra i soggetti più abusati nel cinema, quindi ci si aspettava dall'accoppiata registica Bonifacci/Miccichè un qualcosa che spiccasse dal folto numero di esempi per il quale questo film inesorabilmente andrà a confrontarsi; invece, ed è questo il punto, la pellicola regge solo per un certo brio e la bravura innata dei due protagonisti (Giallini eccellente). Qualche “colpo di scena” tiene in piedi una struttura filmica decisamente fiacca.
Una commedia molto divertente e ben calibrata, che unisce allo spasso anche una trama ben congegnata con colpi di scena ben studiati e un ritmo invidiabile. Giallini e Leo sono una bella coppia ed entrambi dimostrano di saperci fare benissimo, alle prese con ruoli brillanti. La regia non demerita, pur essendo in linea con la maggior parte dei film italiani d'oggi. Buono il cast secondario, finale telefonato ma riuscito. Notevole.
Dopo un inizio un po' scialbo il film prende quota non appena entra in scena un Marco Giallini divertente e cialtrone che trascina nelle sue truffe un buon Edoardo Leo spesso costretto a fargli da spalla. Diverse gag azzeccate ma anche alcuni momenti non troppo riusciti fanno da sfondo al bel paesaggio pugliese (per l'ennesima volta la Puglia protagonista). Pellicola comunque piacevole, seppur con un finale un po' prevedibile.
Edoardo Leo è un impacciato che non mi convince. In questo film è risucchiato nell'orbita di Giallini, per una girandola di situazioni macchiettistiche che fanno sorridere di quel sorriso che si concede dopo aver pagato il biglietto. L'opera del duo Bonifacci/Miccichè si gioca tutta lì, non c'è spazio per alcun tipo di profondità. Non che la leggerezza debba essere per forza una colpa della commedia italiana, ma in questo caso si tratta di una leggerezza che non riesce a prendere il volo.
Commedia agro-dolce sulle truffe dove si cercano di attualizzare le vecchie imprese di Totò e Nino Taranto con una spolverata di La stangata e Febbre da cavallo (però senza cavalli) guardando un po' anche al primo Bryan Singer. Marco Giallini è perfettamente a suo agio nei panni di simpatico truffatore, lo segue a ruota Edoardo Leo. Indovinato anche il cast di contorno, con Ivano Marescotti che fa il cumenda e Maurizio Casagrande che rispolvera la divisa da Carabiniere, ma con toni molto più esilaranti. Peccato che ingrani un po' tardi.
Uno dei migliori film italiani del genere visti da tempo; finalmente si esce dal classico stereotipo della pellicola pseudo impegnata che include il malato terminale, il diverso, l'immigrato e via dicendo. Qui invece siamo nel filone della commedia furbesca, nella quale si prende per il naso il prossimo senza pensare troppo alle conseguenze. Strepitoso Giallini in una delle sue interpretazioni meglio riuscite di sempre, mentre Leo è all'altezza come spalla. A volte si cade nello scontato con certe scene, ma ci può stare. Bravo anche Marescotti.
MEMORABILE: La città di Trani mobilitata (dal sindaco, alle forze dell'ordine, ai malavitosi locali) al servizio di Giallini finto produttore televisivo
Sceneggiatore di commedie alternanti tra risultati simpatici ed altri assai modesti e ruffiani, Bonifacci esordisce alla regia con un film ispirato ai modelli stanghistici d'oltreoceano senza fare troppo appello alle proprie capacità di scrittore. Tranne pochi casi, le gags sanno di stravisto e/o forzato ed il macchiettismo di alcune figure di contorno risulta oltre il livello di gardia. Per fortuna, Giallini, attore di spalle robuste, offre comunque una prestazione gradevole e la Puglia garantisce una bellissima cornice (anche se i tranesi ci fanno una figura molto tapina).
MEMORABILE: La gag più carina: la serenata improvvisata per giustificare la presenza sul balcone di casa di un anziano signore
L'idea dei maghi della truffa è stata utilizzata un'infinità di volte nel cinema, con risultati altalenanti. Il film in questione è da considerarsi riuscito, ma ha il difetto di aggrapparsi alle iniziative individuali di Giallini; Leo, pur bravo, qui è solo una spalla e non convince del tutto. Qualche buona scena da ricordare c'è (la serenata al vecchietto; la pistola di cioccolata; l'arrivo in Puglia nell'albergo) e quindi... "non male, dopotutto".
Sorta di Stangata all’italiana, ha il pregio di allontanarsi, dal punto di vista narrativo, dalla maggior parte delle commedie contemporanee prodotte nel nostro paese. Peccato che la qualità della sceneggiatura non sia eccelsa e le gag non esattamente inedite. Alcuni momenti sanno inoltre di riempitivo. I due interpreti principali sono bravi (Giallini in primis) e notevolmente affiatati. Un’occasione in parte sprecata.
Purtroppo ingrana solo dopo un'ora e regala qualche sequenza da ricordare. Nella prima parte, nonostante la regia tenti di mantenere un ritmo sostenuto, i fatti appaiono scontati e caratterizzati da troppi cliché. Solo la verve di Giallini, alcuni battibecchi con Casagrande e qualche smorfia di Marescotti sono motivo di interesse. Sul piano della logica narrativa potrebbe anche tenere; peccato per quel finale del tutto gratuito...
Non ci siamo. Se nelle battute iniziali il film sembra convincente, nel prosieguo la sceneggiatura cola a picco, fino a toccare il fondo con il raggiro ai carabinieri. Gli attori se la cavano (Leo e Giallini fanno tutto da soli, o quasi), ma non possono certo far decollare una trama inconcludente. Poco da salvare, occasione sprecata.
Film molto divertente, Giallini in formissima ma anche Leo se la cava egregiamente, soprattutto nella seconda parte. La sceneggiatura è brillante e ricca di colpi di scena quindi il ritmo non manca mai, la regia non è particolarmente creativa ma è funzionale e sfrutta a dovere anche gli attori secondari, in ispecie Marescotti (il Dr. Randazzo di Johnny Stecchino) e Casagrande (attore feticcio di Salemme). Molto suggestive le location pugliesi. Finale col botto.
MEMORABILE: Giallini: "Sono un compositore della realtà".
Commedia che si avvale di due interpreti camaleontici pronti a inventare personaggi e situazioni talvolta al limite del realismo. Lo sviluppo narrativo è abbastanza dinamico, anche se certe vicende appaiono forzate; comunque Giallini è molto ispirato nel suo istrionismo e Leo lo asseconda con mestiere. Finale troppo telefonato: il tutto avrebbe meritato un epilogo meno convenzionale.
Meno male che il cinema in Italia non passa solo per pellicole finto impegnate o commedie volgari ma riesce a offrire anche discrete variabili come queste. E come spesso capita ultimamente chi esce dai canoni non può che affidarsi a Giallini, sicuramente uno dei migliori attori in circolazione in questo momento. Non è un monumento all'originalità ma almeno crea intrecci funzionali, anche se a volte con qualche forzatura. Non è Tototruffa nè La stangata, ma riesce comunque a mettere a nudo alcune manie e storture tutte italiane.
MEMORABILE: Il figlio del mafioso "inventato" regista di Canale 5; L'arrivo in albergo a Trani del dott. Potente e del dott. Pisello (nomen omen).
Ci si poteva aspettare qualcosa di meglio, considerata la presenza di una coppia di attori brillanti ormai collaudati come Giallini e Leo. Invece si assiste a una trama dozzinale, con una sequenza di improbabili e clamorose truffe che hanno il punto più basso nel falso film girato al porto di Trani, davvero inguardabile per eccesso di grossolanità. Nemmeno il colpo di scena finale può essere sufficiente a riabilitare il corso degli eventi e rendere accettabile il livello.
Un film che si poteva (e forse doveva) non fare. Sembra scritto come atto di compiacimento degli attori, che devono apparire i più belli, capaci, intelligenti, sciupafemmine di tutti. Il film è quasi un atto di autoerotismo da parte degli attori principali. Le uniche degne interpretazioni risultano essere quelle dei comprimari. Ottime riprese a favore della splendida Puglia e poco più.
Kayser Leo racconta le proprie disavventure e coi suoi flashback parte il nostro racconto. Potremmo aggrapparci, per criticarlo, all'abusato tema del raggiro nel cinema di genere e pure puntare il dito contro una sceneggiatura non brillantissima; invece ci piace elogiare una commedia italiana che qui, con due ottimi attori, riesce a farci passare una buona serata. Giallini e Leo funzionano benissimo e spesso si sorride, poco importa il resto. Non è un capolavoro ma una discreta commedia.
Interessante tentativo di affrancarsi dalla commedia all'italiana più commerciale, generalmente basata su sentimenti proposti un tanto al chilo. L'espediente della truffa è sempre molto malleabile e, se ben usato, divertente: i due registi imbastiscono su queste base una struttura a incastro ben orchestrata nonostante mostri alcune crepe logiche abbastanza evidenti, soprattutto verso la fine. Il resto ce lo mettono Leo e Giallini: il primo riprende il ruolo solito di buono ma non troppo e il secondo dà sfogo alla sua fantastica gigioneria.
Dopo essere stato truffato da un finto cameriere, un uomo si ritroverà con la propria vita rovinata. Per recuperare il torto ricevuto si affiderà nuovamente al proprio truffatore che gli insegnerà i trucchi del mestiere. Niente male questa commedia che racconta una storia all'interno di un'altra storia e lo fa utilizzando un cast di vecchi marpioni che sanno come si recita. Forse la parte più debole e meno verosimile è quella finale, ma quello che conta è che ci si diverte.
Un truffatore attrae nel suo mondo uno dei suoi truffati tra battute e situazioni che sanno di già visto. Ci sono voluti due registi per dare alla luce questo filmetto davvero poco divertente, nonostante il feeling tra i due protagonisti sia evidente (anche se certo non basta per portare a casa la pagnotta). Il bravo Casagrande è costretto a fare per l'ennesima volta il carabiniere.
Giallini e Leo sono una coppia molto affiatata e questo conferisce sostanza ad un film che presenta un buon ritmo. In ogni caso tutto sa di già visto e appare evidente il tentativo di ripescare facilmente modelli già utilizzati e di successo (quanti film su simpatiche truffe sono stati realizzati?). Prevale l'idea che tutto sia un po' forzato. La stessa recitazione di Giallini (come sempre al top) è sopra le righe e, di conseguenza, appare non sfruttato al meglio.
Una versione comica e nostrana de La stangata che può contare su una regia svelta, una sceneggiatura frizzante e un'interpretazione convincente degli attori (in particolare di Giallini, che si conferma uno dei migliori volti del nostro cinema). Qualche lungaggine di troppo, soprattutto nel finale, e un paio di forzature nell'intreccio che però non pregiudicano la buona riuscita del film.
Spigliato heist movie all'italiana che si inserisce nella nostra solida tradizione del genere. La coppia di registi confeziona un film scorrevole e divertente, con i due protagonisti affiatati e funzionali che possono dare prova del loro trasformismo (anche se dinanzi alle loquacità affabulatoria di Giallini, Leo nella prima parte rimane in ombra). L'opera perde qualche punto, semmai, a causa di una sceneggiatura che per far tornare i conti richiede qualche passaggio forzato di troppo, soprattutto nella parte finale. Cast buono anche nei ruoli secondari (Marescotti e Casagrande).
MEMORABILE: Tutta la parte a Trani con Giallini finto produttore televisivo.
Rispetto ad altre commedie italiane la cui trama è incentrata su truffe e raggiri, principalmente strutturati con la verve comica, in questo caso il film si lascia seguire, in particolare grazie alla sempre crescente affermazione di Marco Giallini in questo genere di film, con qualche trovata davvero divertente e il ricorso al flashback come elemento di sorpresa. Edoardo Leo inizialmente impacciato, la cui astuzia arriva in crescendo fino al colpo di scena finale.
MEMORABILE: La chitarra di Elvis e l'antifurto; Serenata a domicilio; Le riprese della fiction; Il cognome di Gallinari continuamente storpiato; Il finale.
Il film comincia in modo curioso: la vicenda di Edoardo Leo che si mette alla ricerca del truffatore Giallini incuriosisce. Dopo le premesse, però, tutto è chiaro: ancora le solite truffe all'italiana, con l'espediente del maestro e apprendista, e nemmeno tante (una, in grande stile, nella bella cornice di Trani) prima di arrivare al colpaccio finale. Tutto sa di fin troppo visto in questo genere di commedie, ma se non altro il duo Giallini-Leo mantiene bene la scena, con la genuinità e la credibilità dei bravi attori. Perfetto per staccare la spina, ma niente di più.
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DiscussioneRaremirko • 4/03/19 21:59 Call center Davinotti - 3862 interventi
Molto sinceramente vale solo per Giallini, sempre perfetto; Leo si impegna ed è pure discreto, ma il film lo sorregge Marco col suo trasformismo e la sua verve.
Una commedia action all'americana, con qualche idea ma con finale facilone e buttato lì.
Un'occhiata e basta.
La locandina rimanda molto a Essere John Malkovich (comunque eoni avanti a questo).