The lonely hearts killers - Film (2014)

The lonely hearts killers
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Titolo originale: Alléluia
Anno: 2014
Genere: drammatico (colore)
Note: Liberamente ispirato alla storia, già più volte trasposta al cinema, di Raymond Fernandez e Martha Beck, i "killers della luna di miele" che fra il 1947 e il 1949 uccisero una ventina di donne negli Usa.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/05/15 DAL BENEMERITO DANIELA
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Daniela 11/05/15 09:22 - 12660 commenti

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Lui è un manipolatore che truffa le donne dopo averle sedotte, ma lei, infermiera addetta alla preparazione delle salme, non ci sta ad essere solo l'ennesima vittima... Coppia infernale in cui è la donna l'elemento dominante: apparentemente più fragile, perché più bisognosa d'amore, Gloria si aggrappa a Michel per non naufragare in un mare di solitudine, ma si dimostra poi molto più spietata di lui, una complice resa folle dalla gelosia. Film non del tutto riuscito, ma molto intrigante, con due ottimi interpreti.

Cotola 5/08/15 12:34 - 9043 commenti

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I killer della luna di miele nella versione di Du Welz che affronta le vicende in modo decisamente diverso da Kastle. Tanto era freddo, sobrio e misurato il suo film (in ogni caso agghiacciante ed inquietante), tanto è "caldo", pop e sopra le righe questo che inquieta forse meno del suo predecessore ma ha comunque molte frecce al suo arco. Il regista conferma il suo talento e rispetto al precedente Calvaire, qui c'è anche una tecnica scintillante. Buoni anche il ritmo ed il livello di coinvolgimento. Strepitosa e da far accapponare la pelle la prova della Duenas a cui Lucas tiene testa.

Schramm 2/06/15 16:39 - 3495 commenti

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Ossia: riscrivere il lascito di Kastle facendone una disinvolta questione esistenzial-mistico-esoterica via Calvaire o riprocessare Ripstein a zero maniera colti da raptus massimalista. Du Welz alla sua miglior spremitura dell’olio, col meno ottiene non il più ma il tutto, assestando 20’ finali che mandano Polanski a rintanarsi intimorito dietro il divano. Un’opera della quale tutti i cineasti che mirano al divorante corpo a corpo con La Solitudine avrebbero molto da invidiare e tutto da imparare. Roba di ultraspessore, che ti frana addosso senza soccorsi che ti cavano dalle macerie.

Viccrowley 30/07/15 23:09 - 814 commenti

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Che Du Welz sia un geniaccio l'avevamo già capito facendo un giro(ne) nell'inferno rupestre di Calvaire e tale si conferma raccontando la sua visione degli "honeymoon killers". Briglia sciolta a un'estetica che si va raffinando, scorci che ricordano i Dardenne ibridati con close up e primissimi piani spalancati sull'abisso folle dello sguardo della Duenas. E l'occhio è uno dei protagonisti indiscussi, sempre lì a bucare l'inquadratura, specchio non dell'anima ma di un'ossessione spasmodica, urgente e mai consolatoria. Eccellente il cast.
MEMORABILE: L'omicidio nella stalla; L'onirico finale.

Herrkinski 2/10/15 03:54 - 8109 commenti

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Sembra che Du Welz si avvicini sempre più a Gaspar Noè, fin dall'uso dei titoli di testa e coda e nel montaggio "a capitoli"; non dissimile neanche l'esplorazione della solitudine, delle relazioni e del concetto di famiglia. Du Welz però è più accomunabile alle prime cose del regista francese; mantiene sempre un'essenzialità stilistica e una crudezza asciutta nella rappresentazione della violenza. Dialoghi dosati, tanti silenzi, esplosioni di follia, un grigiume costante che avvolge i protagonisti; peccato anche stavolta per il finale brusco.
MEMORABILE: Canzone con smembramento; L'ascia.

Pinhead80 26/06/17 20:45 - 4758 commenti

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L'incontro tra due tipi di follia genera mostri che nessuno è in grado di comprendere; ed è proprio quello che accade in questo film di Fabrice Du Welz, capace di ribaltare capitolo dopo capitolo quella scarsa empatia che si prova in partenza per i protagonisti. L'ossessione per il possesso annulla qualsiasi tipo di contatto con la realtà. Realtà che finisce per essere qualcosa da cui prendere le distanze, evitando così di potersi confrontare con un passato che nascondeva nell'apparente sicurezza un'angoscia dilaniante.

Minitina80 21/06/19 06:38 - 2984 commenti

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La parte più interessante dell'opera riguarda il rapporto tra i due protagonisti, la cui evoluzione viene descritta con buona approssimazione. Colpisce l'interpretazione della Dueñas, molto ben immedesimata in un ruolo non proprio facile. Attorno a lei, in fin dei conti, ruotano le attenzioni del regista poiché il resto è solo una logica conseguenza, attestandosi nella media del genere. Lo scritto, però, ha un po' il fiato corto e alla lunga risente della poca carne al fuoco. Non si fatica, infatti, a intuire come andrà a finire.

Bubobubo 5/08/19 18:17 - 1847 commenti

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Una tetralogia verso un inferno ("Lux"...) che rifulge di rosso sangue. Si capisce alla fine perché tanta ritrosia di Gloria (una magnetica Dueñas) al primo appuntamento col piacione Michel (Lucas): un amore è per sempre e solo chi ama veramente aiuta in ogni occasione l'amato, finché morte non li separi. Hai voglia a macumbare e divinare: nulla può il voodoo sulla mente umana. Lo schema narrativo, seppur compresso in poco più di 90', soffre di una certa ripetitività, ma a compensare ci pensano delle splendide interpretazioni.
MEMORABILE: La completa e pietrificante sudditanza di Michel verso Gloria: "Tu l'hai messa incinta, tu la uccidi!".

Buiomega71 24/10/20 01:03 - 2910 commenti

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Peccato che l'ombra (più disperata e devastante) di Profundo carmesì penalizzi gli amanti criminali di Du Welz, perché l'autore di Vinyan immerge il tutto in ambientazioni squallide e degradanti, fa a pezzi cadaveri che manco Buio omega o Trio infernale, tocca abbondanti dosi di disgustoso con vecchiacce vogliose (la ributtante fellatio) e leccate, aggiunge un'alta gradazione di feticismo (il dito del piede in bocca e soprattuto l'annusata soave alle décolleté di Gloria). Surrealismo quasi buñueliano (Gloria che canta) e una realistica brutalità nell'efferratezza degli omicidi.
MEMORABILE: I fulciani colpi di accetta inferti nella stalla; Michel preso da incontenibile eccitazione feticistica (i sandaletti e le calze nere) in chiesa.

Capannelle 10/12/20 20:57 - 4411 commenti

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Marcio il giusto e molto abile nello sfruttare la prova dei due protagonisti (tra cui il personaggio della Duenas lascia sicuramente il segno, con esternazioni di vario genere che sconfinano in territori poco raccomandabili). Perfezionabile in alcuni frangenti, basato su una fotografia sporca che Du Welz utilizza per mantenere grigio e angusto lo spazio d'azione, un contesto sordido ma allo stesso tempo terribilmente ordinario dove i nostri "eroi" sguazzano a meraviglia. Non mancano perversioni a tutte le età e scoppi di violenza irrefrenabili.

Fabrice Du Welz HA DIRETTO ANCHE...

Spazio vuotoLocandina CalvaireSpazio vuotoLocandina VinyanSpazio vuotoLocandina A wonderful loveSpazio vuotoLocandina Colt 45

Kinodrop 11/10/21 19:31 - 2948 commenti

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Ennesima reinterpretazione di un fatto di patologia criminale che il regista belga cerca di attualizzare e di ridurre al livello psicologico, col rischio però di sottovalutare l'aspetto più violento e irrazionale. Il gioco delle parti tra i due squallidi complici legati dall'esasperato bisogno di affetto (lei) e dall'avidità condita di erotismo (lui) ristretto ai reciproci ricatti, sembra ristagnare senza il contrappeso ambientale e sociale, rendendo tutta la vicenda asfittica e improbabile negli snodi, compreso un finale molto affrettato. Bella la prova attoriale, specie la Dueñas.

Fedeerra 31/10/21 02:36 - 770 commenti

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L’introspezione che il film fa su Gloria ci rivela fin da subito che il primo sintomo della follia che la divora si riferisce alla percezione di mancanza di senso e di etica esistenziale. Su questo appiglio psicoanalitico Fabrice Du Welz costruisce la sua opera più ambiziosa, trascinata da un profondo dolore morale e da sferzate tumultuose tra Eros e Thanatos. Lo scenario è di quelli senza nome; squallido, esanime, gelido come i volti di tutti i personaggi. La violenza, pur muovendosi nei confini dello splatter, è grezza, impulsiva e lascia spesso a bocca aperta. Ottimo il cast.

Pumpkh75 24/01/22 15:35 - 1749 commenti

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L’amore come patologia senza la prescrizione di una cura. Du Welz, gran architetto che se la cava eccome anche con gli interni, declama fragilità e solitudini, follia e poesie delle affettività, lasciando perplessità solo su messaggio e lasciti e sull’impressione, talvolta, di una ricerca fin troppo scaltra (e comunque riuscita) dell’immagine ad effetto. Fenomenale l’interpretazione della Duenas, violenza numericamente limitata ma che squassa lo stomaco. Siamo il corpo freddo con cui si apre il film: a fine visione, inermi, la brama d’essere mondati è insostenibile.

Anthonyvm 13/07/22 15:34 - 5686 commenti

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Partendo da una folle (e vera) love-story già portata più volte sullo schermo, Du Welz ne offre forse la drammatizzazione più tetra e ascrivibile al genere horror. Il belga elide gli elementi potenzialmente grotteschi della vicenda e si apre ai dettagli crudi, sebbene i valori più alti del disturbing-value si leghino al malsano tratteggio psicologico dei personaggi e allo squallore (più suggerito che mostrato) dei quadretti erotici. Le assodate competenze registiche in tal campo, unite a due ottimi interpreti, sortiscono l'effetto voluto. Meno riuscito di Profundo carmesí, ma buono.
MEMORABILE: Fellatio interrotta in un impeto di gelosia; Segando il piede della morta dopo una cantatina; Nudi attorno al falò; Dichiarazione d'odio della bimba.
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  • Discussione Schramm • 3/06/15 19:55
    Scrivano - 7694 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Schramm ebbe a dire:
    profundo carmesì non è che un remake poco incisivo di kastle, a mio avviso bypassabile senza rimpianti.

    Non credo si possano definire "remake" i film tratti dai fatti di cronaca nera o sulle figure dei serial killer realmente esistiti (come in questo caso)

    Sarebbe come dire che Henry Pioggia di Sangue e un remake di Confessions of a Serial Kller, oppure che Zodiac di Fincher e un remake di Zodiac Killer di Tom Hanson


    beh ma mentre henry e confessions o i due zodiac da te tirati in ballo beneficiano proprio di coordinate stilistiche e contenutistiche differenti pur essendo ispirati alla cronaca, il film di ripstein ricalca manieristicamente quello di kastle, praticamente lo rifà, solo che è a colori con diversi attori. ma sembra di rivedere scena per scena kastle. in tal senso lo reputo remake.

    e poi essendo ispirati dalla cronaca nera senza seguirla fedelmente passo passo diventano creazioni dove l'anima del regista predomina sul fatto sorgivo, quindi si tratta pur sempre di film che possono benissimo a loro volta essere passibili di rifacimento.

    per dire il film di mcnaughton ha una cifra stilistica e narrativa tale da trascendere la mera cronaca (in seno alla quale poi ti rimanderei alle curiosità sul film solo per vedere quanto viene adulterata), per cui se arriva un regista che diciamo così scimmiotta o si rifà a mcnaughton con variazioni minime sul tema o sulla forma non vedo perché non poterlo chiamare remake...

    lo stesso du welz riscrive e riprocessa sia castle che ripstein con la propria sensibilità e inventiva...
    Ultima modifica: 3/06/15 19:58 da Schramm
  • Discussione Buiomega71 • 3/06/15 20:19
    Consigliere - 25998 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Schramm ebbe a dire:
    profundo carmesì non è che un remake poco incisivo di kastle, a mio avviso bypassabile senza rimpianti.

    Non credo si possano definire "remake" i film tratti dai fatti di cronaca nera o sulle figure dei serial killer realmente esistiti (come in questo caso)

    Sarebbe come dire che Henry Pioggia di Sangue e un remake di Confessions of a Serial Kller, oppure che Zodiac di Fincher e un remake di Zodiac Killer di Tom Hanson


    beh ma mentre henry e confessions o i due zodiac da te tirati in ballo beneficiano proprio di coordinate stilistiche e contenutistiche differenti pur essendo ispirati alla cronaca, il film di ripstein ricalca manieristicamente quello di kastle, praticamente lo rifà, solo che è a colori con diversi attori. ma sembra di rivedere scena per scena kastle. in tal senso lo reputo remake.

    e poi essendo ispirati dalla cronaca nera senza seguirla fedelmente passo passo diventano creazioni dove l'anima del regista predomina sul fatto sorgivo, quindi si tratta pur sempre di film che possono benissimo a loro volta essere passibili di rifacimento.

    per dire il film di mcnaughton ha una cifra stilistica e narrativa tale da trascendere la mera cronaca (in seno alla quale poi ti rimanderei alle curiosità sul film solo per vedere quanto viene adulterata), per cui se arriva un regista che diciamo così scimmiotta o si rifà a mcnaughton con variazioni minime sul tema o sulla forma non vedo perché non poterlo chiamare remake...

    lo stesso du welz riscrive e riprocessa sia castle che ripstein con la propria sensibilità e inventiva...


    In passato ho visto sia il capolavoro di Kastle e il gran film di Ripstein. Nulla a che vedere per stile e narrazione se non per la coppia assassina Raymond Fernandez e Martha Beck.

    Se ne e già discusso su questo forum, i film tratti dai fatti di cronaca e sui serial killer realmente esistiti NON sono dei remake

    Ho citato quei titoli giusto come esempio, perchè se così fosse Caccia all'Assassino e Nightstalker sarebbero dei remake di Rampage perchè narrano tutti e due le gesta di Richard Ramirez portate sullo schermo da Friedkin? Ma quando mai!

    Diversi modi di narrare, altre prospettive, ma assolutamente NON remake (vedi anche i due film su Dahmer)
  • Discussione Schramm • 4/06/15 10:14
    Scrivano - 7694 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    i film tratti dai fatti di cronaca e sui serial killer realmente esistiti NON sono dei remake


    scusa ma secondo chi e secondo quali criteri indiscutibili? se anche lo stesso ripstein dovesse prendere distanza da questo termine, credo non ci voglia un semiologo provetto a convalidare la fratellanza con l'opera di kastle. io infatti parlo di opere non di cronaca che le ispira.

    se due film sono tra loro mirrorati dalla stessa storia, cronaca o meno che sia (che ispira il film senza necessariamente renderlo un resoconto pedissequo al 100%), e oltre a ciò sono anche molto simili per andamento narrativo e stile e costruzione di scene e regia (ma ovviamente, e inevitabilmente riprocessati da uno stile personale) a me sembra più che normale e legittimo parlare di remake - o se preferisci di reboot. non credo possa esserci una regola che dica o addirittura impone il contrario, tutt'al più una legittima opinione, altrimenti il mio commento andrebbe non confutato o discusso ma addirittura cancellato. il cinema non è una scienza esatta, figuriamoci il suo parlarne, è fatto anche di personali letture dei fondi di caffé o impressioni/suggestioni, che hanno tutte diritto di cittadinanza o si ci si incammina pericolosamente in zona lager.

    tra l'altro il remake al giorno d'oggi andrebbe inteso nella valenza di rielaborazione, di filtro o di prisma, e non di doppione su carta-carbone, dato che è un termine-processo che non comporta necessariamente un fedele attenersi alla scansione dello script primevo come hanno appunto dimostrato una buona parte dei remake fatti negli ultimi tre lustri...
  • Discussione Daniela • 4/06/15 10:40
    Gran Burattinaio - 5926 interventi
    Non posso esprimermi nel confronto fra il film di Kastle e quello di Ripstein, non avendo visto Profundo Carmesi, ma concordo nel ritenere che non ci possa essere una regola generale.
    Mi viene in mente un esempio eclatante: anche nei due Psyco il personaggio di Norman Bates è ispirato alla figura di un vero serial killer, eppure il film di Gus Van Sant è dichiaratamente un remake del film di Hitchcock, non certo una nuova trasposizione cinematografica della vicende criminali di Ed Gain.
    Certo questo è un esempio limite, perchè Van Sant ha riprodotto sequenza per sequenza il film originale, ma se anche Ripstein ha fatto riferimento per il suo film non tanto ai fatti di cronaca nudi e crudi (e come tali variegati e rappresentabili secondo diversi punti di vista) ma al taglio che della vicenda aveva già dato Kastle, allora parlare di remake mi sembra giustificato.
  • Discussione Schramm • 4/06/15 10:43
    Scrivano - 7694 interventi
    per certi versi, attenendoci alla storia, quella narrata da kastle e quella narrata da du welz sono gemellate nella scansione degli eventi. cambia molto il taglio stilistico e di conseguenza umorale. ma a mio avviso si potrebbe parlare tranquillamente di un cripto-remake, o comunque di due gemelli eterozigoti.
    Ultima modifica: 4/06/15 10:44 da Schramm
  • Discussione Buiomega71 • 4/06/15 17:28
    Consigliere - 25998 interventi
    Ma che c'entra Psycho? Io stò discutendo di serial killer REALMENTI ESISTITI (non ispirati alla cronaca, come Norman Bates che non mi risulta sia esistito veramente, ma pura invezione cinematografica basata su Ed Gein, come Non aprite quella porta)

    Potrei fare mille esempi (su questo argomento consiglio la lettura del bellissimo Cittadini x di Federico De Zigno, dove secondo voi sarebbero tutti remake di remake di remake a stò punto)

    Va bhè, inutile continuare perchè allora Lovely Hearts sarebbe un remake del film di Kastle e del film di Ripstein

    I film sui serial killer realmente esistiti NON SONO DEI REMAKE (e questo non credo di essermelo inventato io)

    Poi credete quello che più vi aggrada. Passo e chiudo...
    Ultima modifica: 7/04/20 12:35 da Buiomega71
  • Discussione Schramm • 4/06/15 18:07
    Scrivano - 7694 interventi
    buio stai facendo un po' di confusione tra realtà che ispira i film e opere di ingegno. non c'è dubbio che il fatto di cronaca sia il medesimo e che questo possa generare film tra loro necessariamente molto simili, gemellati dall'evento cui si ispirano e dall'altra diversi per cifra stilistica e rielaborazione dei fatti.

    poi scusa non vedo perché prendersela non sto mica portando avanti una crociata affinché ripstein venga schedato come remake, sto semplicemente dicendo che ripstein (come anche du welz) per contenuti e scansione di scene e dialoghi può essere considerato remake (sebbene non dichiarato) di kastle. o reboot. o rielaborazione. o criptoremake. chiamalo come vuoi. il mio discorso è di interconnessione tra opere, il fatto che poi queste siano di fantasia o ispirate dalla cronaca non cambia di una virgola le similitudini. peraltro anche film cone lo stesso henry non sono fedeli biopic di lee lucas né fedeli riproposizioni dei fatti. sono a questi ispirati. lo si dice anche nel disclaimer d'apertura. solo che i nomi sono gli stessi mentre in psycho no. ma psycho rispecchia anch'esso più o meno fedelmente le gesta di ed gein, con un nome e personaggio diverso. per cui trovo pertinente l'esempio portato da daniela.

    comunque non vedo perché prendersela se tu non li consideri tali e altri sì...
    Ultima modifica: 4/06/15 18:10 da Schramm
  • Discussione Buiomega71 • 24/10/20 10:49
    Consigliere - 25998 interventi
    Peccato che la visione sia stata un pò inquinata dall'ingombrante ombra di Profundo Carmesì, dove la ferocissima parabola ripsteiniana dei due amanti criminali andava fino in fondo, dove Du Welz, invece, si ferma.

    SPOILER
    Ripstein faceva commettere alla sua coppia criminosa il più odioso dei delitti, non risparmiando nemmeno la piccola figlia della giovane vedova bella e piacente, mentre Du Welz la fa salvare in extremis. Così come il finale, sospeso e onirico quello di Du Weltz, tremendamente e spietatamente giustizialista quello di Ripstein.
    FINE SPOILER

    Ma Ripstein a parte , che per il sottoscritto rimane la versione più disturbante e implacabilmente feroce del lotto, questa quarta riproposta delle gesta criminali della coppia assassina dei "cuori solitari" Raymond Fernandez e Martha Beck è comunque un bel pugno nello stomaco ben assestato, dove l'autore del bellissimo Vinyan ammanta il pellegrinaggio omicida del duo in una dimensione fatta di degrado e squallore (sia umano, sia fisico, sia ambientale).

    Dopo le lande sperdute di Calvaire e le impenetrabili foreste herzoghiane di Vinyan, la torbida poetica duwelziana si sposta nel grigiore delle location transalpine e nella desolazione della solitudine (non per nulla il film si apre con Gloria che lava un cadavere alla morgue) e dall'incontro di due casi umani tanto sgradevoli quanto emarginati (di straordinaria intensità attoriale la Duenas e Lucas).

    L'incontro, poi, si muta in un viaggio all'inferno (senza ritorno) tra sgradevolezze e disgusto, sangue e terribili scoppi di violenza dettati dall'insana e morbosa (nonchè incontrollabile) gelosia di Gloria che si mutano in efferati delitti di realistica e impressionante brutalità.

    Vecchiacce vogliose (la ributtante fellatio nello scantinato) o leccate (Michel si infila nel letto dell'avvizzita Gabriella leccandole la bocca e lei, da granny repressa, comincia a masturbarlo, dove il sesso prende derive ripugnanti), cadaveri fatti a pezzi e smembrati nella vasca da bagno che manco Buio omega o Trio infernale, teste fracassate a colpi di scarpa, strangolamenti, massacri splatter/ fulciani a colpi di accetta nella stalla, disturbanti parti canori simil bunueliani (mi venivano in mente pure I cannibali di Oliveira) dove Gloria intona una struggente canzone d'amore con il cadavere nudo di Marguerite disteso su un tavolaccio da cucina alla Gran bollito, prima di segarle via il piede, al finale surreale al cinema Lux, dove il film prende strambe pieghe oniricheggianti.

    Strascichi cinefili con La regina d'Africa che i due vanno a vedersi in un cinemino di provincia, con Michel gran fan di Bogart (e per far calmare Gloria dalle sue crisi isteriche, Michel le fa infantilmente le boccacce come Bogart che richiama gli ippopotami sul fiume facendo divertire la Hepburn), ritualità assai balzane di Michel per far cedere le donne che preda ai suoi piedi, la delirante e febbrile danza intorno al fuoco dei due amanti nudi, le emicranie improvvise di Michel (le stesse che affliggevano il Nicolas di Profundo Carmesì), fino ai disegni macabri di Gloria sul quadernetto e alla bambina che rifiuta il misero regalo della donna non volendola ringraziare.

    Ma quello che ho apprezzato maggiormente (e che Du Welz pare mi abbia letto nel profondo) è l'insospettabile feticismo di Michel, che si eccita irrefrenabile in chiesa, quando ammira voglioso i sandaletti col tacco e le calze nere con la riga di Gabriella, quando si fa mettere un piede in bocca da Gloria e not but not least quando girovaga nell'appartamento di Gloria, curiosando tra i suoi armadi e tira fuori le decolette nere della donna, annusandone l'interno con paradisiaca estasi (sequenza cultissima che varrebbe da sola la visione).

    Intinto di grigiore, di tanfo di vecchiume, di sangue rappreso e di morte, dove vengono sviscerate le parti più nauseabonde del sesso, della possessione di un amore malato e di distorte allucinazioni (Gloria che si desta dal sonno e vede le facce grottescamente insanguinate delle vecchie uccise che la sbeffeggiano) e di ville isolate in aperta campagna che omaggiano certo nostro cinema di genere e i rosso shocking roeghiani (notevole la fotografia sporca e crepuscolare di Manuel Dacosse).

    Il cinema poco accomodante e disturbante di un autore giunto da noi a spizzichi e bocconi (Vinyan solo su tv satellitare sottotitolato, Calvaire uscito con ritardo solo in dvd, di Allèluia manco a parlarne, tanto che sono dovuto ricorrere al dvd francese della Wild side), di fortissima personalità e dove non teme di sporcarsi le mani (alcune parentesi degli squallidi rapporti sessuali arrivano ad un pelo dall'hard), cantore delle più spiacevoli e tristissime miserie umane.

    Se non ci fosse stato Ripstein, probabilmente, sarebbe già un mezzo capolavoro di marciume e desolazione.

    Ultima modifica: 25/10/20 22:26 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 12/07/21 18:25
    Consigliere - 25998 interventi
    In blu ray e dvd per Midnight Factory, disponibile dal 23/09/2021
  • Discussione Buiomega71 • 12/07/21 18:26
    Consigliere - 25998 interventi
    Da noi in home video con il titolo THE LONELY HEARTS KILLERS