Note: Presentato in censura nel 1973 col titolo "La lunga notte delle streghe" ma bocciato sia in prima istanza che in appello. Approvato nel 1975, col titolo attuale, in una versione alleggerita.
A partire da un prologo che fa molto Dama rossa, un'ora e 24 di pura psichedelia lesbo-gotica settantiana, poveristica e alienata, antiquata negli effetti speciali (roba alla Méliès, quando va bene), piena di soluzioni risibili, niente trama, ritmo non pervenuto, una manciata di non-attori (ma degna di nota l'assurda voce - in originale - del protagonista). Eppure dalle immagini affiora qualcosa di poetico, di fascinoso. Sarà solo immaginazione, ma nel dubbio un *! ci può stare.
Non c'è una trama attendibile, non c'è un ritmo sostenibile (davvero troppo lento) e non c'è una recitazione sufficiente da parte di alcuno dei partecipanti. Ci sono un sottofondo musicale straniante ma elementare e alcuni nudi frontali. Ci sono poi un paio di scene lesbo piuttosto timide e qualche rito magico primordiale e orribile. Alla fine si tratta di un film noioso, propedeutico al sonno e caratterizzato positivamente soltanto dalla sua atmosfera tipica degli horror erotici dei primi 70s.
MEMORABILE: Alcune espressioni del protagonista; Il perenne temporale e le scene di nudità nel bosco e dentro il laghetto.
Nella prima parte la storia sembra quasi pretendere verso una certa direzione ma poco dopo si immerge nella psichedelia più profonda e antinarrativa. Un horror erotico occulto irto di simbolismi visivamente affascinante nella sua difficile comprensibilità ma che si lascia vedere con curiosità, non privo di momenti naif da comico involontario (la recitazione tanto quanto il comportamento del protagonista).
Opera oscura e difficilmente catalogabile, esattamente come il suo autore, occultista, pittore e qui anche regista. La messinscena è casereccia, la recitazione modesta e la trama, già esile di suo, si fa via via sempre più confusa; a un certo punto si ha l'impressione che sia tutto un pretesto per mostrare un po' di nudi femminili. Eppure l'opera mantiene un suo fascino di fondo; un fascino perverso, come lo sguardo fisso e vuoto della Goulve, dalla quale spuntano serpenti dai capelli come la mitica Medusa.
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DiscussioneTrivex • 30/01/15 08:08 Archivista in seconda - 1317 interventi
Grande Deep!
Di questo Bepi ne avevamo parlato sul DB (293 giorni nel passato).