Mentre sta avviandosi verso la camera da letto, una donna scopre che, quando spenge la luce nel corridoio, un'ombra sembra avvicinarsi sempre di più, per poi scomparire a luce accesa... Corto brevissimo e praticamente privo di effetti speciali, che personalmente mi ha fatto una certa impressione, senz'altro più di roba tipo Paranormal Entity. Certo il volto paciosamente ordinario dell'attrice ha favorito l'immedesimazione e poi alzi la mano chi non ha mai visto qualcosa muoversi nel buio.
Eccellente corto che dimostra come si possa costruire una storia di paura senza fronzoli né cast stellari e soprattutto senza veri effetti speciali. Non vi sono nemmeno dialoghi in quanto la protagonista è una soltanto, ma il tutto riesce a creare la giusta tensione dall'inizio alla fine. Personalmente lo ritengo un piccolo gioiello da consigliare agli amanti del genere.
Più che sulla sottigliezza di una narrazione horror o di un’atmosfera inquietante, il regista si basa sulla nuda e cruda tensione data dagli effetti, peraltro pochissimi ma efficaci. Non c’è empatia con la protagonista impaurita che lascia inutilmente le luci di casa accese, non si fa quasi in tempo a capire e condividere, ma i brividi riescono ugualmente a farsi strada nonostante l’indefinitezza, fino a una conclusione stupidotta ma, ancora una volta, d’effetto per lo spettatore. Non lascia il segno, ma lì per lì ha una sua ragione.
Potentissimo corto di un regista svedese che fa leva in particolare su una delle paure più elementari e radicate nell'uomo, quello che non possiamo vedere né comprendere. Nonostante il corto sia più terrificante di qualunque cosa abbia mai visto (in campo cinematografico, non scherzo!) è molto difficile dare un giudizio in quanto non sono le immagini in sé a suscitare paura ma un qualcosa più affine a un'ansia insostenibile che permea tutto il corto. Questo inevitabilmente ne compromette un po' il valore, che rimane comunque altissimo.
Viene sfruttata bene la piccola paura che penso ognuno di noi abbia provato nell'andare a letto da solo, in una casa vuota, dove nel silenzio c'è sempre qualche scricchiolio sospetto. Qui c'è anche un prima, a creare una base più solida di inquietudine, che sfocerà nel brivido finale. Tutto è molto semplice e pulito, quasi asettico, la protagonista è scelta con cura: l'aspetto florido, ma non debordante, della massaia non giovanissima ma nemmeno anziana. Tecnica collaudata: prima ti inquieto, poi ti rassicuro e infine...
Diventa quasi difficile commentare un corto come questo: da una parte appare innegabile la capacità del regista di sfruttare una delle situazioni più banali del cinema di genere, con pochi effetti speciali, una fotografia non ricercata e un'attrice low profile. Di contro il rischio di percepirlo alla stregua di uno trick halloweniano da inviare in allegato è elevatissimo. Sicuramente fa fare quel sobbalzo che sai farai; vogliamo vederlo adesso in un gioco per grandi!
Un piccolo corto che riesce lì dove molti film non riescono: spaventare. La semplicità delle immagini non inficia il risultato, dove uno spunto esile basta a creare tensione e un senso disagio con il finale improvviso. Il buio, componente essenziale di molte storie del terrore, è raccontato in modo piuttosto originale e la naturalezza della protagonista finisce per avvicinare la sua esperienza allo spettatore. Begli effetti sonori, discreta la confezione. Da vedere.
Sandberg, con un piccolo corto di neanche tre minuti, è riuscito a fare quello che praticamente nessun altro film/corto horror moderno è mai riuscito a fare, ovvero spaventare e far raggelare il sangue nelle vene. Un'ombra, una presenza che non può essere scacciata neanche della luce, una presenza che sembra solo un'allucinazione fino a quando non te la ritrovi davanti. Con la moltitudine di film horror che ci circonda ormai niente spaventa più lo spettatore, a eccezione di questo. Fantastico!
La paura ancestrale del buio e l'effetto "salvifico" della semplice accensione delle luci viene ben sfruttata in un cortometraggio basico e privo di effetti speciali, ma tuttavia efficace nel produrre un effetto ansiogeno con un crescendo di tensione, fino alla conclusione. Molto brava la protagonista, in cui è assai facile immedesimarsi. Finale forse prevedibile ma d'effetto.
Il lungometraggio proveniente da questo corto è poca cosa, probabilmente perché l'idea mal si prestava a una dilatazione narrativa; aggiungiamoci anche lo stuolo di jumpscares e la frittata è fatta. Questi tre minuti scarsi, al contrario delle aspettative, fanno leva sulla paura verso l'indefinitezza delle ombre nel buio. Brava anche l'attrice protagonista, la cui presenza scenica è così normale e ben calata in una situazione quotidiana "al limite" da aumentare l'immersività dell'esperienza. Finale simpatico.
MEMORABILE: Il continuo accendi-spegni dell'interruttore per far sparire l'ombra; Gli scricchiolii che anticipano l'entità; Il finale beffardo.
Lotta Losten una di noi: la paura del buio, e soprattutto dei misteri e/o pericoli che esso potrebbe nascondere, è o è stata insita in quasi ogni persona. Comprensibilissimo lo sgomento della Nostra; chi non resterebbe altrettanto di sasso di fronte a una simile, sgradita sorpresa? Altrettanto "umane" e realistiche le sue reazioni; finalmente c'è qualcuno che non va a indagare gettandosi in pasto al pericolo! Giusto lasciare la breve vicenda avvolta in un alone di mistero (anche perché quando il regista ha tentato di spiegarla ha partorito un film scadente). Riuscito.
MEMORABILE: La prima apparizione; La protagonista avvolta nelle lenzuola mentre fuori si susseguono scricchiolii o passi (Babadook ha preso appunti?).
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