Parte seconda del fortunato Anchorman. Questa volta l'allegra combricola si riunisce per cavalcare l'onda del primo canale news 24 ore su 24. Apatow e McKay si mostrano in piena forma, sfornando un prodotto che oltre a essere assai divertente (i personaggi sono estremamente ben caratterizzati e l'affiatemento del cast fa il resto), riesce anche a scoccare diverse frecciate di satira e critica sociale. Da vedere assolutamente in originale (a partire dal titolo, tradotto in modo osceno).
Will Ferrell, più vulcanico che mai, torna a interpretare il leggendario anchorman Ron Burgundy con un risultato che, per certi versi, supera l'originale. L'insieme delle parti è inacastonato al millimetro da un McKay in stato di grazia, che dosa alla perfezione i tempi comici. La sceneggiatura poggia su un pot-pourri di idee che alternano la genialità di certe situazioni (il caravan, l'incontro con la direttrice del network) alla tristezza di altre (imbarazzanti le scenette Carell/Wiig). Sine dubio sopra la media del genere, garantisce Apatow.
Torna Ferrell Burgundy, con la sua estrema ottusaggine mischiata a latente razzismo e cronica e spiazzante sincerità. Purtroppo, sa un po' di minestra riscaldata, perchè un simile personaggio basa tutto sulla sorpresa della prima apparizione cinematografica. Ma grazie ad un protagonista in forma e agli amici (Brick su tutti), la baracca si regge ancora in piedi, pur con scricchiolii dati da inevitabili deja vu. Comunque si sorride, arrivando alla fine senza sbuffare, seguendo le peripezie giornalistiche e non (gli stuzzichini da cieco: fiches con silicone) del più grande fesso di successo.
MEMORABILE: Il "pollo di caverna"; Il ribaltamento al ralenty del camper con visione interna; "Sono incinta di 22 mesi"; I volti noti a capo dei network.
Torna Ron Burgundy, anchorman degli anni '70 dalla cultura assai approssimativa, rozzo, maschilista, razzista, un campione del political scorrect, attorniato da un team di livello adeguato. Commedia targata Apatow demenziale ma non stupida, anche se meno riuscita del precedente capitolo per una certa ripetitività delle situazioni. Comunque Farrell è nato per il personaggio, i comprimari danno il loro contributo (in particolare Carell, che qui ha maggior spazio), la lista delle guest-stars fa impressione, le occasioni di riso non mancano, anche se non tutte le gag vanno a segno.
MEMORABILE: "Nostro figlio ha solo 7 anni! E' ancora un bambino!" "Bambino? Pensavo fosse un nano con problemi di apprendimento..."
Parodistico con molta carne al fuoco ma.. parte del cibo brucia sulla griglia. Proprio perché Kay impone un ritmo forsennato la ricerca della gag a tutti i costi non sempre funziona e quelle veramente memorabili rimangono pochine (i polli da caverna, la cena dagli afroamericani, alcune idiozie insistite di Ron e duetti con la ex moglie). Quindi pellicola troppo altalenante e anche la sfida finale, pretesto per la comparsata di diverse star hollywoodiane, non aggiunge molto.
Gli albori della televisione "all news" raccontate in modo ovviamente satirico nel secondo episodio dedicato alla cialtronesca figura del giornalista Ron Burgundy. Benché non manchi qualche buono spunto comico, il film è nel complesso affossato da troppe banalità e da una cifra stilistica inutilmente volgare (così come il titolo italiano), che vorrebbe forse essere provocatoria ma finisce per essere terribilmente risaputa e convenzionale. Del cast, il migliore è Paul Rudd. Mediocre.
In assoluto il peggior frat pack movie mai realizzato. E non era decisamente l'occasione propizia, dato l'inevitabile hype generatosi tra le schiere dei fan, considerando il valore del capostipite. Senza un briciolo di mordente, si trascina per tutta la sua durata in stanchi siparietti disomogeni imperniati sulla perfomance individuale e su null'altro. L'amalgama per la primissima volta non funziona ed è paradossale, data la maturità artistica raggiunta dal cast, che sembra più imbrigliato da un grigio contratto che mosso da una verve deontologica.
Anchorman 2 è uno scialbo seguito dell'ottimo primo capitolo. Ferrell e la "banda" recitano sempre bene ma è la scrittura dello stesso Ferrell in storica collaborazione con McKay a non dare il contributo decisivo. Gag ripetitive, molta sperimentazione (quasi sempre fallita), storia che si trascina a fatica verso il finale. Si segnala pure qualche riciclo che sembra tratto direttamente dal primo capitolo e inserito forzosamente per raggiungere un minutaggio che risulta davvero eccessivo.
Senza esagerare, posso tranquillamente affermare che questa sia la commedia più divertente che abbia mai visto. Con questo film per me Adam McKay è diventato il Quentin Tarantino della commedia: se il primo film era divertente ma ancora un po' acerbo, in questo capolavoro riescono a funzionare anche le scemenze più folli grazie a una regia senza tempi morti, dialoghi fulminanti e spesso oltremodo cinici e scorretti e attori spinti al massimo delle potenzialità artistiche (su tutti gli esplosivi Ferrell e Carell). Non lo scorderete facilmente.
MEMORABILE: "Polli di caverna!"; Il funerale; L'incidente; Brick e Chany; Il servizio ultra patriottico; La cena; Il crack; "Sono cieco!"; La battaglia finale (!)
Sfumata l'originalità del primo Anchorman, a tratti inarrivabile, McKay e Ferrell faticano non poco per cercare di uscire dalla ripetitività del soggetto che inevitabilmente ricorre in un secondo capitolo. E così si affidano a citazioni e omaggi che però alla lunga funzionano poco anche perché la sceneggiatura non riuscirà mai ad amalgamare tutto il contesto. Restano una serie di gag estemporanee e personali, qualcuna riuscita qualche altra un po' meno. Grande comunque Ferrell ma anche Carell, magnificamente doppiati da Insegno e Ferraro.
MEMORABILE: "Nera!"; L'incidente del camper; Pizzo-Man; Carell sbarella per difendere la sua amata dai rimproveri.
Piuttosto insipido, di un tipo di comicità talmente demenziale e ripetitiva che solo agli americani credo possa piacere davvero. In particolare la regia di McKay non ha ritmo e la trama è talmente povera da rendere il tutto piuttosto piatto e noioso. Comunque i protagonisti sono in palla e strappano varie risate, in particolare l'ottimo Carell, sicuramente il più divertente del gruppo. Parata di camei illustri, nessuno davvero incisivo, che serve a far ricordare il film un pochino di più. Mediocre.
Il baffuto Ron approda a New York e ancora una volta dovrà fare i conti con la propria carriera, fra rimpatriate e innovazioni giornalistiche. Rispetto alla prima uscita si perde l'effetto novità ma si riesce comunque con un carnevale di gag a ripetizione a farci sorridere. Inutile negare che Ferrell riesca ancora una volta a farla da mattatore seppur "contrastato" da un ottimo Carrell. McKay non delude!
MEMORABILE: L'orgia di comparse famose per la sfida fra networks; Il nano con problemi di apprendimento; Ron e la cecità; I polli di caverna.
Per il ritorno dell'anchorman Ron Burgundy, Adam McKay e Will Ferrell esasperano alcuni elementi tipici della commedia demenziale al punto che alcuni dialoghi sono così stupidi da risultare geniali e certe situazioni talmente assurde da lasciare basiti per l'imprevedibilità dell'insieme. Alla fine, complessivamente, ci si diverte perché l'ironia degli autori appare persino interessante, nel modo in cui è elaborata per essere volutamente grossolana; altre volte invece, causa anche la durata totale, si avvertono dei cali di ritmo.
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DiscussioneDidda23 • 12/04/14 20:27 Contatti col mondo - 5798 interventi
Al contrario del buon Rullo, credo che il titolo "fotti la notizia" sia nettamente superiore all'insulsa titolazione americana...
DiscussioneZender • 7/01/18 16:17 Capo scrivano - 47698 interventi
Fabbiu, però per cortesia rileggi quando hai finito di scrivere. Al di là dell'errore nel nome del protagonista (che ovviamente ci può stare però non sempre conosco il film per accorgermene), poi scrivi rivelare due volte a distanza di mezza riga e la prima volta scrivi rilevare invece di rivelare. Poi non capisco la frase:
Il ritorno dell'anchorman Ron Burgund segna anche una evoluzione/devoluzione del tipo di commedia nota come demenziale, che qui pare voler fare del suo punto forte, l'assenza di limiti, nell'idiozia delle trovate, nella stupidità di alcuni dialoghi (alcuni sono delle vere perle), nell'esagerazione di talune situazioni.
Non ne capisco il senso proprio... Fino a demenziale ci arrivo, poi però mi perdo e dovrei azzardare. Azzerderei una cosa del genere ma mi devi confermare:
che qui pare avere nell'assenza di limiti il suo punto di forza, assieme all'idiozia delle trovate,la stupidità di alcuni dialoghi (alcuni sono delle vere perle), l'esagerazione di talune situazioni.
Zender ebbe a dire: Fabbiu, però per cortesia rileggi quando hai finito di scrivere. Al di là dell'errore nel nome del protagonista (che ovviamente ci può stare però non sempre conosco il film per accorgermene), poi scrivi rivelare due volte a distanza di mezza riga e la prima volta scrivi rilevare invece di rivelare. Poi non capisco la frase:
Il ritorno dell'anchorman Ron Burgund segna anche una evoluzione/devoluzione del tipo di commedia nota come demenziale, che qui pare voler fare del suo punto forte, l'assenza di limiti, nell'idiozia delle trovate, nella stupidità di alcuni dialoghi (alcuni sono delle vere perle), nell'esagerazione di talune situazioni.
Non ne capisco il senso proprio... Fino a demenziale ci arrivo, poi però mi perdo e dovrei azzardare. Togliendo due virgole e la parola "devoluzione" capisco che è un film dove non ci si è posti limiti in una serie di scelte e per quello rappresenterebbe una evoluzione del genere commedia demenziale.
Forse voleva dire questo:
Il ritorno dell'anchorman Ron Burgund segna anche una evoluzione/devoluzione del tipo di commedia nota come demenziale, che qui pare voler avere come suo punto forte l'assenza di limiti, sia nell'idiozia delle trovate, sia nella stupidità di alcuni dialoghi (alcuni sono delle vere perle), sia nell'esagerazione di talune situazioni.
DiscussioneFabbiu • 8/01/18 09:24 Archivista in seconda - 652 interventi
D'accordo sul fatto che il commento non sia chiaro (buttato lì, in fretta e furia in un attimo fugace di tempo libero) ne approfitterei, se possibile, per modificarlo in questo modo
per il ritorno dell'anchorman Ron Burgundy, Adam McKay e Will Ferrell esasperano alcuni elementi tipici della commedia demenziale al punto che alcuni dialoghi sono così stupidi da risultare persino geniali e certe situazioni talmente assurde da lasciare basiti per l'imprevedibilità dell'insieme. Alla fine, complessivamente ci si diverte perché l'ironia degli autori appare persino interessante nel modo in cui è elaborata per essere volutamente grossolana, altre volte invece, causa anche la durata totale, si avvertono dei cali di ritmo.
DiscussioneZender • 8/01/18 10:03 Capo scrivano - 47698 interventi