Melodramma con finalone strappalacrime tra papponi e prostitute ispirato a una storia vera (?), povero nella realizzazione, ma dotato di particolare impegno da parte dei protagonisti (in particolare Elina De Witt). Dialoghi così e così, buone intenzioni, ma resta cinema mediocre.
Non è certo il protagonista a meritarsi tale appellativo, che sottintende villania e violenza gratuita; se la merita il comprimario, interpretato da Franco Citti, che si ripeterà nel ruolo. Il "Principino" dei sentimenti ne ha eccome: comprensivo verso chi ne vuole uscire da quel mondo e non incoraggia certo a entrarci; addirittura si redime per un misfatto che compie per caso nei riguardi della prostituta da lui più benvoluta. Visto l'anno di edizione il film è per forza povero di mezzi e vista la slealtà ubiquitaria non finisce bene, ma è guardabile.
MEMORABILE: La bugia della ragazza al padre; La sberla della Perugina all'aguzzina.
Per niente noir e più vicino al dramma sentimentale, racconta la storia (il film dice tratta dalla realtà) di papponi buoni e altri decisamente meno. Se si sorvola su alcune assurdità, come il bar dei lenoni tutti giacca e cravatta, il film è riuscito. Un giovane Savino e il sempre valido Citti assieme alla De Witt fanno la loro buona parte; c'è pure Dottesio senza barba e baffi. Bella la colonna sonora, da riscoprire.
Due papponi rivaleggiano finché uno dei due, dopo aver reso cieca la sua donna a furia di botte, si pente e cerca di recuperare. Lacrima-movie in piena regola, con una messa in scena didascalica da fotoromanzo, che incuriosisce per un contesto insolito (il sordido ambiente della prostituzione) che ai tempi doveva sembrare sensazionalistico e coraggioso. Purtroppo non basta far ripetere a Franco Citti il suo ruolo più famoso, né tantomeno la tirata sociologica dei titoli di coda, per dare credibilità a un'operazione senza spessore.
MEMORABILE: La rissa fra Salvino e Citti in osteria.
Il "principino" è un magnaccia a cui tante vorrebbero appartenere, ma il suo cuore sembra volere appartenere a una sola. Film sentimentale più che altro, è una specie di favola amara che ci lascia con una sua morale, il tutto espresso in maniera rudimentale, eppure abbastanza efficace. Riccardo Salvino con la sua bella eleganza sembra fuori ruolo, mentre Franco Citti è incastrato nel solito personaggio di canaglia senza scrupoli. Inconsueto davvero.
Film derivativo di De Rosis di difficile collocazione. La storia, per quanto poco plausibile (anche se si spaccia per veramente accaduta) viene affossata da una recitazione ai limiti dell'amatoriale (compreso il glorioso Citti), che deve fare i conti con un budget ridotto all'osso. Sceneggiatura di una banalità sconcertante che tracima spesso nell'umorismo involontario, senso della regia latitante, confezione all'insegna del "Buona la prima!". Qualche buon momento di tensione nel finale lo salva dal monopallino. Comunque teribbile...
Franco Citti HA RECITATO ANCHE IN...
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