5 days of war - Film (2011)

Film che narra le vicende dei reporter in zone di guerra. La pellicola inizia bene, con un escalation di tensione e scene di efferata crudezza da parte dei mercenari nei confronti della popolazione civile. Poi, a tratti sembra quasi televisivo e lo schierarsi totalmente dalla parte dei "buoni" non aiuta il film a essere più realistico e imparziale. Nel complesso, ritmo alto sino alla fine, ma forse si poteva fare qualcosa di più...

La guerra fra Georgia e Russia raccontata attraverso gli occhi di due giornalisti americani, che attraversano i bombardamenti per consegnare un video che denuncia gli stupri e le torture eseguite dai mercenari ingaggiati dall'esercito russo. Harlin mi ha stupito: con un budget risicato è riuscito a costruire una pellicola adrenalinica che non rinuncia a fare anche una denuncia. Molto bene la seconda parte e Friend è una sorpresa. Male invece l'imbolsito Garcia. Da vedere.

Renny Harlin dirige un film ambizioso, che tenta di coniugare l'azione con la denuncia dei crimini di guerra del breve ma sanguinoso conflitto tra Georgia e Russia. L'operazione gli riesce a metà: a parti decisamente efficaci, realizzate con notevole senso del ritmo, si alternano frammenti banali appesantite da una presa di posizione ideologica fastidiosamente parziale e smaccatamente a favore del popolo georgiano. Buona la prova degli interpreti, con la sorpresa positiva di Rupert Friend. Fazioso.

Citazione all'inizio del film: la prima vittima della guerra è la verità e anche questo sanguinoso conflitto durato 5 giorni non si astiene alla regola: chi ha provocato il conflitto? La Georgia? L'Ossezia? Fatto sta che la Russia è intervenuta e a farne le spese è stata soprattutto la popolazione civile. Il film si schiera dalla parte della Georgia, per via delle crudeltà perpetrate dai soldati russi. Crudeltà documentate da giornalisti che sono poi i protagonisti del film. Il matrimonio georgiano bombardato è la giusta icona contro da contrapporre alle guerre.