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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

C'era grande attesa per il ritorno al thriller di Pupi Avati, da troppo tempo lontano da quelle atmosfere gotico surreali (ma allo stesso tempo rigorosamente realistiche) di capolavori come LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO e ZEDER. Il primo impatto è deludente: una fotografia piatta, un protagonista (Jason Roberts III, figlio dell’omonimo celebre attore americano) dal volto poco espressivo, musiche (di Stefano Caprioli) di maniera e, soprattutto, un killer antagonista troppo stereotipato (respiro affannoso, grande amore per la telecamera e le telefonate minatorie…)....Leggi tutto Poi invece la mano di Pupi Avati soggettista e sceneggiatore unico si fa sentire: la storia comincia a farsi complessa (anche in modo eccessivo, a tratti) e se la si riesce a seguire senza confondersi tra nomi, soprannomi e parenti vari, ci si accorge subito di quello stile tutto italiano che fece la fortuna dello spaghetti-thriller Anni Settanta figlio diretto del primo Dario Argento. Avati si diverte a instillare nello spettatore molteplici dubbi sull'identità dell'assassino facendo leva sull’immancabile episodio passato che ritorna. Un espediente per l'appunto caro a quel cinema cui Avati, anche se solo marginalmente e per un unico film, appartenne. Peccato che, formalmente, il regista abbia preferito aderire a una messa in scena tipicamente americana, utilizzando solo attori e location statunitensi e un montaggio confuso solitamente a lui estraneo. Esteticamente vicino al simile DOVE COMINCIA LA NOTTE di Zaccaro (scritto appunto da Avati), anch’esso girato in America, L’AMICO D’INFANZIA si rivela un thriller in apparenza dozzinale che, invece, nasconde intuizioni godibilissime.

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TITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Caesars 14/06/07 13:23 - 3794 commenti

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Pupi Avati torna a cimentarsi col genere thriller dopo molti anni. Il film è riuscito. Certo non all'altezza di quell'autentico capolavoro che fu La casa dalle finestre che ridono, anche se essendo girato in America purtroppo perde gran parte delle caratteristiche che hanno reso particolari i film del regista bolognese. La storia "gialla", abbastanza convenzionale, è condita con un non superficiale approfondimento psicologico. Buona l'interpretazione di Jason Robards III figlio del grandissimo attore omonimo.

Undying 2/08/07 21:12 - 3807 commenti

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Terza pellicola diretta da Avati negli Stati Uniti: un thriller pieno di sfumature psicologiche, che tenta la strada della "critica" seria e ponderata sul potere mediatico e sull'influenza della televisione sull'ego di un anchorman (Jason Robards III). La sceneggiatura raffinata, i dialoghi colti e l'atmosfera thriller anni '70 relegano la pellicola in uno status di ideale contenitore di emozioni cinematografiche che possono anche smuovere, più che stati di tensione, vera e propria tristezza generata dalle definizioni di peccato e... perdono.

Il Gobbo 7/11/07 09:29 - 3015 commenti

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A tarpare le ali a questo discreto lavoro di Avati è il suo aspetto esteriore complessivo, un po' impersonale come spesso accaduto a chi si è concesso la trasferta americana, che se da un lato garantisce grandi professionalità dall'altro porta a una certa uniformità produttiva sul versante stilistico e visuale. Il film però non è male, anche se la trama è ingarbugliata assai. Certamente un minore.

Cotola 11/01/08 23:39 - 9055 commenti

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Il passato torna sempre a galla per chiudere i conti lasciati in sospeso. È quello che accade ad un presentatore televisivo che rischia di diventare vittima della vendetta di un amico tradito. Spento e deludente thriller avatiano che affronta (e lo fa male) temi tipici e cari al regista come quello del ricordo e dell’amicizia tradita. Sceneggiatura senza particolari guizzi ed incapace di creare una vera tensione. Anche gli attori non sembrano particolarmente in vena. Insomma, un film davvero trascurabile.

Galbo 16/12/08 07:27 - 12399 commenti

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Nel terzo titolo della sua trasferta americana,Pupi Avati si cimenta con il thriller di genere affrontando una storia che parla del potere dei media. La storia è intrigante e la sceneggiatura appare ben scritta e congegnata anche se talora affiorano alcune ingenuità ed incertezze sugli sbocchi narrativi. Particolare attenzione è riposta nella caratterizzazione psicologica dei personaggi principali. Buono il cast.

Tomastich 31/08/09 09:01 - 1255 commenti

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Non si può parlare di thriller vero e proprio: l'assassino non è celato e mancano tutti quei crismi che rendono un thriller un vero incubo. Però in questo caso la mano poetica del maestro Avati riesce a risollevare un prodotto di media-bassa fattura.

Aal 30/09/09 15:02 - 321 commenti

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L'ambientazione americana sacrifica molte delle caratteristiche del cinema di Avati in favore di un taglio internazionale piuttosto impersonale che fa di questo film dalla fotografia televisiva un prodotto che si eleva comunque dalla media dei thriller coevi statunitensi. Ma quando le tematiche e gli spunti sono molti si rischia alla fine di non vederne sviluppati nessuno con la dovuta attenzione e così alcune idee promettenti rimangono allo stato di abbozzo. Parzialmente riuscito.

Zender 17/10/09 17:37 - 315 commenti

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Avati costruisce un thriller piuttosto insolito, in cui poco c'è da scoprire e l'atmosfera plumbea e grigia di Chicago raffredda il pathos cristallizzando il film in una strana terra di mezzo che difficilmente convincerà gli amanti del thriller (in fondo è soprattutto un dramma) e che si salva più che altro per la professionalità di un regista comunque in grado di garantire un'ora e mezza di buon cinema. Le vette avatiane sono però altre e il cast non fa certo gridare al miracolo. Ma quanto indossa male le giacche Jason Robards III...

Bruce 9/07/10 10:52 - 1007 commenti

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Drammatico thriller americano di Avati, capace di allontanarsi dai suoi tipici percorsi senza perdersi. Girato con attori americani, ha il pregio di narrare in modo serrato ed efficace una vicenda particolare e moderna sul potere dei media, nella quale il passato insegue il presente, il peccato il presunto innocente, lo scandalo l'incorruttibile moralista. Non è di semplice, né comoda lettura ma è un film ben diretto e di spessore, con il pregio di non annoiare mai. Una storia d'amore estrema e dolorosa, accompagnata dalla musica di Wagner.

Homesick 5/10/10 17:52 - 5737 commenti

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Autolimitante. Le immagini scolorite che scorrono nostalgiche prima dei titoli di coda recano l’inconfondibile sigillo di Avati, ma per il resto con la trasferta negli USA il regista bolognese si è spersonalizzato in un thriller paratelevisivo di antiche colpe, ricatti e vendette, orfano dei misteri e della sottile inquietudine pervadenti le sue opere gotico-padane; solo in un paio di situazioni (il ritorno del protagonista nel paese natio e il surriferito ending) si possono raccogliere briciole di tensione prettamente avatiana. Attori e troupe svolgono il compito con diligenza.

Pupi Avati HA DIRETTO ANCHE...

Spazio vuotoLocandina La mazurka del barone, della santa e del fico fioroneSpazio vuotoLocandina BordellaSpazio vuotoLocandina La casa dalle finestre che ridonoSpazio vuotoLocandina Tutti defunti... tranne i morti

Lythops 3/07/14 17:54 - 1019 commenti

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Rispetto ad altri suoi film di tutto rispetto per non dire capolavori, questo appare spento, quasi irrisolto nel profondo, una sorta di "film da bravo regista" che indubbiamente si lascia vedere ma senza emozionare, quasi che tutto si possa immaginare proprio perché è didascalico, con poca partecipazione degli attori e situazioni forse prevedibili. Purtroppo è molto meglio il trailer e, anche se la mano del maestro c'è, si vede poco.

Tarabas 24/10/16 12:11 - 1878 commenti

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Giornalista d'assalto maltratta gli intervistati e ne svela impietosamente gli altarini, finché dal suo passato emerge un ricattatore che vuole riservargli lo stesso trattamento. Un film del tutto insapore, senza alcun motivo di interesse, con un cast anonimo e uno svolgimento abbastanza ovvio. Dei temi di Avati non rilevo tracce. Si tratta di un prodotto tutto anonimo e di taglio televisivo. Solo per completisti del regista.

Alex1988 9/04/19 18:23 - 728 commenti

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Nuova incursione nel thriller per il bolognese Pupi Avati che, per l'occasione, si concede una trasferta negli States. Co-prodotto dal fido Antonio Avati (fratello del regista) con Aurelio De Laurentiis, sembrerebbe l'ennesimo simil-prodotto televisivo statunitense "usa e getta". Ma ecco che, pian piano, la storia inizia a farsi interessante e anche se siamo ben lontano dai fasti de La casa dalle finestre che ridono, si arriva a fine film abbastanza soddisfatti. Niente male.

Anthonyvm 14/08/19 15:32 - 5705 commenti

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Decente prova di Avati in campo thriller: una storia di stalking e di vendetta dalla curiosa e originale ambientazione televisiva, non particolarmente avvincente nel complesso, ma interessante e con più di una sequenza memorabile. La prima parte, fosca e drammatica, si arricchisce di mistero e di tensione minuto dopo minuto; man mano che le domande trovano una risposta, però, un'ombra di banalità si palesa e l'assenza di colpi di scena (soprattutto nel finale) lasciano con l'amaro in bocca. Ottimo Jim Ortlieb in un ruolo difficile. Dignitoso.
MEMORABILE: Il rito d'addio di Ortlieb, con tanto di delitto canino; Il cadavere nella caldaia; La telefonata in diretta dell'assassino; Il videotape conclusivo.
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  • Homevideo Undying • 23/11/08 17:04
    Risorse umane - 7574 interventi
    Sottovalutato film di Avati, che trova finalmente la via del digitale.
    Sarà disponibile per la vendita a partire dal 3 Dicembre, grazie alla Lucky Red.
  • Homevideo Zender • 24/11/08 01:20
    Capo scrivano - 47804 interventi
    Finalmente! Era ora, avevo proprio voglia di rivederlo! Non viene quasi mai citato, ma non mi era dispiaciuto affatto. Grazie Undying!
  • Homevideo Finzi • 24/11/08 19:45
    Galoppino - 116 interventi
    Giuro che non lo conoscevo proprio, questo. Ma fa parte di quelli belli di Avati tipo la casa dalle finestre e zeder? Come mai non viene mai citato?
  • Discussione Undying • 24/11/08 20:46
    Risorse umane - 7574 interventi
    Finzi ebbe a dire nella SEZIONE HOME:
    Giuro che non lo conoscevo proprio, questo. Ma fa parte di quelli belli di Avati tipo la casa dalle finestre e zeder? Come mai non viene mai citato?

    Non è paragonabile a Zeder o La Casa dalle Finestre che Ridono, ma è comunque un interessante esempio di thriller "sentimentale", portato con certa sofferenza (la malattia del killer) sullo schermo.

    L'Amico d'Infanzia è, dolorosamente, realistico...
    Ultima modifica: 25/11/08 04:47 da Undying
  • Discussione Funesto • 11/11/09 20:01
    Fotocopista - 1415 interventi
    Salve! Torno a scassare le p***e con le mie domanducce da fanatico. è un film sanguinoso e/o pauroso?
  • Discussione Zender • 11/11/09 20:33
    Capo scrivano - 47804 interventi
    Ahah, ormai un classico la tua domanda-tipo, Funesto.
    Direi che non è né sanguinario né pauroso, è un giallo avatiano chicaghese, magari più vicino, come tipo di atmosfere, a DOVE COMINCIA LA NOTTE (visto che lo conosci). Interessante, ma niente di più.
  • Discussione Funesto • 11/11/09 21:27
    Fotocopista - 1415 interventi
    Vedrò di procurarmelo. Faccio così anche con i film che si dice siano brutti, basta che mi ispirino; certo che poi ci prendo delle fregature, a volte...
    Sia chiaro che se i fattori "sangue" e "paura" sono nulli, in un film, non mi tolgono affatto l'interesse, anzi. Mi fanno credere (anche se spesso non è così) che nei film senza sangue e paura si predilige una storia e una tecnica più curata rispetto ad un film sanguinoso e pauroso che può in realtà puntare tutto, appunto, sullo splatter e sui brividi a buon mercato, più che sulla tecnica. Non so se capisci il mio ragionamento.
  • Discussione Zender • 12/11/09 09:52
    Capo scrivano - 47804 interventi
    Per la storia si può dire che tu abbia generalmente ragione, sulla tecnica non saprei. Carpenter divenne grande con HALLOWEEN e spesso l'horror puro viene utilizzato da alcuni registi proprio come genere in cui potersi sbizzarrire con tecniche di ripresa particolari e stile personale (vedi Argento, tanto per dirne uno). Difficile che Avati potesse puntare sullo splatter. Questo è un onesto dramma/thriller scritto discretamente, con un protagonista che indossa malissimo le giacche...