Bambina rapita e uccisa. Il presunto colpevole non confessa: come fare? Padre della bimba ed un poliziotto hanno più di un'idea. Gli autori di Rabies girano un coinvolgente revenge movie, con qualche tocco stralunato e pieno di umorismo nerissimo che va sempre a segno. Le quasi due ore volano via velocissime grazie all'agile sceneggiatura, al montaggio e ad un sapiente uso della colonna sonora. Sicuramente derivativo (c'è tantissimo Tarantino e non solo) e non del tutto imprevedibile nei suoi risvolti (anche l'epilogo), ma il cazzeggio è assicurato e vale
la pena vederlo.
Dopo il gustoso film precedente torna il duo israeliano più tremendo e spassoso del mondo, addentrandosi con efficacia nel sottogenere revenge. Soggetto e canovaccio classici, ma questa vicenda di giustizia privata è impreziosita da uno sviluppo squarciato dal grottesco e da pazzesche sospensioni ciniche e ironiche. Sovente sopra le righe ma mai da scivolare nel patetico o nel "sevvabbè". Si ride (amaro) e ci si muove sulla poltrona per il dolore. Altra vangata sui denti verso la società israeliana. Regia più che funzionale, bravi gli attori.
I registi del sorprendente Rabies tornano con un thriller spietato e agghiacciante, immerso in un nerissimo humor e condito da eccellenti trovate e azzeccate interpretazioni. In città gira un pedofilo stupratore, che finisce nelle grinfie di un maniaco quasi al suo livello: il padre di una delle vittime. Abile nel creare tensione e a stemperarla con trovate macabre e umoristiche allo stesso tempo, il film non si fa mancare niente, tra montaggio sinuoso, splatter e critica feroce verso tutte le istituzioni, siano esse la famiglia o le forze dell'ordine.
MEMORABILE: Il padre della vittima prepara una torta...
Dopo un affascinante prologo si apre il sipario su una scena che appare un regolamento di conti ma dove i dialoghi fanno intravedere come il film sia in realtà una black comedy. E quando appare l'esilarante figlio del commissario ne hai la conferma. Divertente, corrosivo in alcuni passaggi, ha una fase di stanca (o almeno di prevedibilità) nella parte centrale, ma nel complesso può dirsi riuscito.
Il duo registico israeliano ci aveva già ammannito palate di cattiveria col film precedente, ma qui i ragazzi dimostrano di essere davvero carogne di notevole caratura: un finale così perfido è dato difficilmente di vedere sullo schermo. Per giunta, il soggetto obbliga lo spettatore a far oscillare la propria empatia, in modo straniante, ora verso i carnefici ora verso la vittima, causa il fatto che, fino alla fine, non sappiamo se quei ruoli sono ciò che sembrano. Alla fine la soluzione è prevedibile, ma congegnata in modo davvero diabolico.
Un atroce delitto, un sospettato non imputabile per mancanza di prove, il padre della piccola vittima che vuol farsi giustizia da sé, un poliziotto con le stesse intenzioni... sono i principali ingredienti di questo film che riprende temi già affrontati in vari film drammatici, come Les 7 jours du talion o Prisoners, ma intingendoli in quell'humor nero pece di cui avevamo già fatto conoscenza con il sorprendente Rabies. Pieno di gag surreali, interpretato da un cast con le facce giuste, un gioiellino di cattiveria che non risparmia nessuno.
MEMORABILE: Dopo la fiamma ossidrica, l'anziano, diventato vegetariano suo malgrado, annusa l'aria deliziato dal profumo della carne arrostita
Non mi è piaciuto. Da salvare solo il buon ritmo e l'inedita ambientazione israeliana; per il resto mi rimane molto difficile entusiasmarmi davanti all'ennesima storia di vendetta privata. Il tanto annunciato humour nero tarantiniano si riduce a un paio di suonerie sul cellulare ridicole, una mamma rompiscatole e uno sbirro "cattivo" che sembra Steve Carell. Senza mezzi termini la brutta copia dell'ottimo Prisoners.
La formula antecedanea di Rabies domina di potenza anche questo solforico thriller-torture intriso di satira geografica e metastorica. Non ci sono gli incogniti eroi ripulitori o i lieti fini delle (hi)storie di un Cronenberg; ci sono però i Coen delle situazioni incalcolabili, il Tarantino dei dialoghi cinici e irreali, il noir sino-coreano tortuosissimo di eventi. Un film che concede molto di più allo spettacolo della violenza, senza comunque respingere le peculiarità dell'opera precedente con un climax ripetutamente spezzato da inceppanti fuoriprogramma e fasi mediane erosivamente sferzanti.
MEMORABILE: La bimba ritrovata morta nel bosco; le martellate sulle mani...
Pulp-noir un po' alla Tarantino (quello de Le iene) diretto con indubbia classe e interpretato da tre attori dai volti perfetti. I due registi dosano con sagacia la truculenza, sfruttano bene l'ironia e impiegano al meglio le ambientazioni, ma la sceneggiatura in diversi momenti tende ad adagiarsi e lo scontato finale inevitabilmente delude. Cinema maturo ed efficace, poco sotto i *** giusto per i sopra citati difetti.
Film israeliano che s'immette nel revisionismo stilistico operato da Tarantino sul revenge-movie, titilla il grottesco per poi scatenarlo con soluzioni fin troppo rozze e schematiche. La caratterizzazione dei personaggi è il punto di forza di una sceneggiatura che si rivela puro pretesto per un esercizio di stile in cui la nuance di cinismo, humor nero e sadismo (nessuna concessione al pubblico nelle scene di tortura…) si fa insieme sovversiva e apodittica. Non male nel complesso, e con una buona tenuta del ritmo. Le notazioni critiche sulla cultura sionista risultano un po' autoreferenziali.
L'obiettivo del duo registico, che con il mezzo ci sa fare abbastanza, è spiazzare continuamente lo spettatore non permettendogli una piena e convinta empatia con nessuna delle due "fazioni" in gioco. Schegge di una violenza (mostrata) efferata vengono smorzate da situazioni grottesche tipiche delle commedia nera. Un po' pulp (immediato il rimando alle Iene, anche se la qualità dei dialoghi è inferiore) ma non troppo, ricorda in più di una occasione i Coen dei tempi migliori. Di rilievo la colonna sonora e la fotografia. Davvero niente male.
Semplicemente delizioso non è propriamente la definizione migliore (né probabilmente la più lusinghiera) per un thriller, eppure calza a pennello all'opera seconda del duo israeliano. L'understatement che i registi instaurano col pubblico infatti sollucchera e gratifica, avendo il merito straordinario di affrontare da prospettiva eccentrica una tematica perlopiù abusata e facilmente manipolabile in senso cinematografico. L'ironia, soffusa e pervasiva, confina col grottesco senza mai deflagrare. Meravigliosi i personaggi del papà e del palestinese a cavallo.
Un poliziotto violento e spicciativo e un padre assetato di vendetta, convinti senza prove della colpevolezza di un "mite" professore, si scatenano contro di lui per farlo confessare. Una storia altamente crudele, non solo per le scene che alludono a sofferenze inenarrabili, ma anche per il principio esecrabile di un orrendo concetto di "giustizia" che nessuna velleità ironica (fuori luogo) può alleggerire, neanche in nome di precedenti e ben più valide ascendenze cinematografiche. Nonostante qualche cura formale e la scelta di facce giuste, risulta francamente incondivisibile.
Bambina viene ritrovata nel bosco in seguito ad abusi e orrende sevizie; si scatena una vendetta personale a base di torture verso il principale sospettato (un esile professorino). Ben confezionato; nonostante il soggetto crudo e crudele, il tenore della pellicola è molto stemperato da sarcasmo e ironia noir (alla maniera dei Coen o di Tarantino, per intendersi). La regia riesce ad essere interessante gestendo bene delle curiose scene che nel canovaccio dovrebbero essere secondarie rispetto al soggetto, creando un lavoro ben ponderato e sicuramente godibile e riuscito.
C'è un serial killer che sevizia e uccide atrocemente bambine e i sospetti cadono su un insegnante che saprà difendersi solo blandamente. Chi sono realmente i carnefici? Non sono forse anche coloro che hanno deciso di concentrare le loro ire su un capro espiatorio, feticcio su cui infilare impietosi spilloni di morte? Il film si dibatte su questo tema con coraggio e crudeltà, quasi come se i personaggi godessero a un banchetto fatto di sangue e carne umana.
Pellicola singolare, pervasa da macabra ironia, che può risultare spiazzante e fuori luogo, visto il contesto (ciò che fa lo psicopatico alle povere giovani vittime è indubbiamente abominevole), ma che invece viene accettata, dose dopo dose, quasi fosse una pozione che offusca i sensi. Ciò è dovuto principalmente alla performance dei quattro attori principali (anche il vecchio genitore, seppur con minore minutaggio, riesce comunque a incidere) e a una regia capace, in grado di sfruttare il macabro palcoscenico allestito con tanto di momenti leggeri che accompagnano azioni violente.
MEMORABILE: Dice del collega agente: "Non troverebbe un cadavere in un cimitero"; "Ogni padre vorrebbe sapere dov'è la testa di sua figlia"; La "favola".
Irresistibile virata alla black comedy di un canovaccio giustizialista in stile Prisoners, con un presunto serial killer pedofilo che ha la doppia sfortuna di incappare in un poliziotto corrotto e in un padre vendicativo straordinariamente organizzato. Violenza e humour coesistono corroborandosi a vicenda, in un andirivieni di gag perfide, crescendo tensivi e riverberi torture porn talmente ben cadenzato da non lasciarsi permeare dalla latente ripetitività di fondo. Pure il finale, per quanto pronosticabile, si accoglie con sardonica bonarietà. Regia, dialoghi e performance squisiti.
MEMORABILE: Il test dell'urlo nel seminterrato; Gli spaventosi monologhi del padre; Le esilaranti telefonate con la mamma del sequestratore; Il nonno e il fuoco.
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cercavo nella direzione sbagliata, non avendo pensato si trattasse di hardsub.
Grazie ad entrambi, credo a questo punto di potermela cavare :)
DiscussioneDaniela • 7/02/14 09:12 Gran Burattinaio - 5926 interventi
Cotola,
finalmente sono riuscita a vedere questo gioiellino d'humor nero che mi avevi drittato tempo fa... allora ti avevo tirato uno scappellotto virtuale (ma se eri a portata di mano te ne arrivava uno vero) per avermi fatto venire voglie che non potevo soddisfare, per cui adesso è doveroso fare ammenda con baci ed abbracci. :o)
mmm, lo devo ancora digerire. è molto ben fatto, i dialoghi sono adorabili, è girato da professionista scafato come se i due fossero al cinquantesimo film con un budget elevatissimo anziché alla seconda prova, ma c'è qualcosa nello script che non mi ha per niente convinto. probabilmente il finale così tronco e il character cui ruota tutto così inespressivo e poco sfumato. mi aspettavo anche più articolazioni/complicazioni/snodi nella trama (con l'entrata in scena anche della madre che chiama, per dire), un po' come in rabies, che ho trovato per più di un verso migliore.