Altro giro altro regalo per i "fratelli macellai"
Abbandonate le atmosfere da sitcom dell'orrore alla Jack Ketchum, la morbosità e le inquietanti "pacatezze" del primo capitolo, i due registi si tuffano in eccessi e deliri tarantiniani adottando una narrazione a flashforward per spiegare gli eventi che portano gli Hamiltons a recarsi nel vecchio continente, tra stop frame e voce narrante fuori campo (del giovane Francis) del tipico linguaggio filmico alla Tarantino (appunto).
Così come è "tarantiniana" la violenza che permea abbondantemente questo sequel.
Perdendo in cupezza e disagio, i Butcher acquistano in splatter e ferocia
Le sevizie alla coppietta che amoreggia nei boschi, costretta a copulare davanti ai due psicopatici vampiri (appartenenti al clan rivale inglese degli Hamiltons): "
Dai, stronzo, ficcaglielo dentro!" , che indossano maschere di pelle umana alla Latherface, appena "scuoiata" ad una famigliola.
Il massacro al dinner con i rapinatori, in puro Rodriguez-style (tra gole ridotte a brani a colpi di morsi, spellamenti facciali, schizzi ematici in ogni dove) modellato sulla strage al bar del
Buio si Avvicina
I gemelli (Darlene e Wendell), in una camera d'albergo che si trastullano con una francesina tutto pepe, dove il "menage a trois" si concluderà nel sangue (Wendell sferra un terribile pugno in faccia alla vogliosa francesina), placando la "sete" dei due vampiri incestuosi.
Eppoi gole squarciate, sangue che sprizza, spizzichi di torture porn (il cacciavite piantato in testa alla ragazza nello scantinato), altre ragazze tenute prigioniere come scorta di cibo.
Pulsioni incestuose del capo clan dei vampiri inglesi verso la giovane figlia, Francis chiuso nella cassa (il film inizia proprio così) in puro stile
Buried - Sepolto
Cambiando registro narrativo i Butcher, però, non riescono a evitare certe banalità (le zanne, gli occhi rossi, la superforza vampirica, le ipertrofiche lotte tra vampiri, i ruggiti vampireschi) accodandosi ai soliti cliché del genere.
Ma il sequel (pur mancando della pregevole atmosfera morbosa che adombrava il capostipite) regge alla comunque piacevole visione e alcune idee vanno a segno (le vampire di allevamento, Darlene, legata in una cameretta dei bambini e vestita da sposa pronta a ricevere l'inseminazione dai maschi del clan rivale), tra faide vampiriche e lotte all'ultimo sangue (in tutti i sensi).
Come se fossimo gli adoratori di qualche setta o fan squilibrati di Twilight, dice Francis a un certo punto.
Ottimi scorci della campagna inglese e gustosi gli SFX sanguinosi di Stephan Ashdown
In definitiva un sequel non disprezzabile, anzi, che conferma il talento narrativo dei due "fratelli" (però, quì, meno "autoriali"), anche se il capostipite era tutt'altra faccenda.