Esordio nel lungometraggio di Zucca che, partendo dal corto omonimo, crea tre interessanti storie che si intrecceranno fra loro nella parte finale del film, al culmine della trama. Discutibile (seppur ottimo) l'uso del bianco e nero. Fenomenali le interpretazioni degli attori Accorsi, Messeri, Pannofino, Cucciari, Urgu e Cullin. E una nota di merito per tutti gli attori non professionisti o alla prima esperienza, che non hanno sfigurato. Interessante lo sviluppo narrativo, sovente surreale, condito da simpatici sipari comici. Poetico il finale.
MEMORABILE: La punizione battuta da Urgu; L'acquisto dei fiori; L'arbitrato di Mureno; "il calcio di punizione" finale.
Due vicende parallele incentrate entrambe sul calcio, sia ai massimi che ai minimi livelli, destinate a incrociarsi nel finale, dove troverà soluzione anche una faida pastorale... Immaginate lo sguardo di Ciprì e Maresco, ma sostituendo il cinismo antropologico venato di comica disperazione, con un atteggiamento bonario, grottesco ma con un fondo partecipe, quasi affettuoso: ecco il film di Zucca, deliziosamente interpretato anche dai non professionisti, visivamente prezioso per il bn smaltato, acusticamente sollazzevole per il mix di parlate incomprensibili e canzoni d'epoca. Un gioiellino.
MEMORABILE: Le sequenze del balletto arbitrale di gruppo e in solitaria;l'allenatore cieco tira in porta;l'ultima cena leonardesca
Pellicola paradossale (il finale post partita ne è un chiaro esempio), grottesca, che ha dalla sua un gruppo di personaggi a dir poco coloriti e, nella loro particolarità, difficili da non apprezzare. Lascia un po' perplessi, visto il genere (commedia), la vicenda del pastore, soprattutto per il livello di cattiveria raggiunto passo dopo passo. Ma vista l'ambientazione e la singolarità dell'opera, persino questo ci può stare. Un plauso all'allenatore cieco (batte una punizione!). Non male anche il bomber Matzuzi e Accorsi (più mimo nell'ultima direzione arbitrale). Merita una certa attenzione.
MEMORABILE: "Ma tu giochi a calcio? Perchè cammini come se dovessi crossare da un momento all'altro"; L'arbitro "Mureno" al poveretto falciato: "Alzati, carogna!"
Calcio, amore e pastorizia. Il b/n impone lo stile da sorta di commedia grottesca in ambiente rurale e, grazie a una regia non banale, riesce nel suo intento. Il ritmo narrativo è purtroppo lento e solo qualche ideuzza ravviva il suo incedere poco più che elementare. Il pregio è l’aver cercato di distinguersi dai soliti canoni, approfittando sì del clima popolare, ma con arguzia. Accorsi si arrangia anche se un filo appesantito, Pannofino una scelta infelice, la Cucciari sufficiente.
In soli 90 minuti è difficile conciliare perfettamente la geometrica ascesa e caduta di un celebre arbitro con le felliniane faide, calcistiche e non solo, di un paesino sardo. Tuttavia il primo lungometraggio di Zucca riesce a sorprendere per la sua atmosfera surreale, a tratti grottesca, fatta di ossessioni cattoliche, coreografie calcistiche e beffardi siparietti comici. Prove notevoli sia da parte di Accorsi che del cast insulare; Messeri e Pannofino fanno qualche comparsata di crassa cattiveria. Ottima la fotografia in bianco e nero.
MEMORABILE: Il ceffone in risposta al mazzo di fiori; Il ripasso dei ruoli durante l'ultima cena.
Al di là della trama che colpisce alla grande lo sport più amato dagli italiani, si apprezzano la regia e la semplicità disarmante con la quale Zucca rappresenta una Sardegna tribale e ancestrale. Favolosa l'idea di Urgu, bravissimo, allenatore non vedente che pure sa quanti fuorigioco sono stati fischiati contro. A volte ci si trova di fronte a rituali antichi. Gli attori sono validissimi (specie quelli non professionisti), il b/n conferisce un fascino irresistibile, la fotografia è di alto livello. Un signor film davvero.
MEMORABILE: L'"ultima cena" prima della partita decisiva.
La capacità di unire storie totalmente diverse tra loro (per stile narrativo ed ambientazione) in modo fluido e dotato di una certa eleganza è il tratto principale che connota il regista di questo film. Paolo Zucca ha del talento che si vede anche dallo stile delle inquadrature e dalla capacità di scegliere i volti degli attori della pellicola (eccellente la scelta di Benito Urgu). Commedia grottesca, forse un po’ debole sul versante della sceneggiatura, ma dotata del giusto ritmo e dal finale ironico. Bravi tutti gli attori.
Tocco d'originalità nel modo di raccontare e nella scelta del bianco e nero (mi è però rimasta la curiosità di vederlo a colori). Buona la personalità nel filmare anche se ogni tanto il regista eccede a scapito della narrazione e diventa inconcludente. Da menzionare alcuni pezzi memorabili (dai fiori alla partita con Mureno, dal matrimonio all'ultima cena, dalla punizione ai tifosi della partita finale) e un filone, quello con protagonista Accorsi, più debole dell'altro.
Film molto diverso dalla pellicola con Buzzanca, ha delle particolarità che possono intrigare, come la superba fotografia in b/n e la performance di Accorsi, Messeri e Pannofino (meritata citazione anche per altri attori meno noti). Azzeccata l'idea di ambientare il tutto nella terra di Sardegna tra pascoli e monti. Ironia di fondo e atmosfere sono un ottimo contorno. Merita una visione.
MEMORABILE: Al funerale, quando le persone che seguono il carro funebre parlano di calcio.
Interessante esercizio stilistico di Paolo Zucca che però non riesce a essere convincente come film vero e proprio. Il bianco e nero, inutile, richiama (abbastanza velocemente) alla memoria Cipri e Maresco e gli eccessi sono numerosi. Peccato. Tanto fumo...
Bellissimo film che non è solo esercizio di stile ma una storia ben coesa e precisa nella narrazione su due piani, che sembrano essere diametralmente opposti ma che poi finiscono per scontrarsi e darsi senso reciproco. Un grottesco gioioso e non disturbante, una ricerca fotografica sul b/n che ha del portentoso (aspetti questi che certo nascono da una conoscenza del cinema di Ciprì e Maresco ma che riletti in chiave personale e differentemente "insulare" fanno il loro bell'effetto). Molti i momento lirici e ridotti a zero quelli di noia. Bello.
MEMORABILE: L'allenatore cieco e Matzutze l'argentino.
Grandissimo esercizio di stile da parte di Zucca che si riesce a permettere anche l'uso del B/N senza per questo far perdere nulla al film. Anzi. Storia grottesca e intrecci improbabili in un racconto di ordinaria follia calcistica dove si passa dal tifo ruspante della terza categoria ai fasti della finale di una ipotetica lega di nome FEFA. Grande Accorsi come anche tutto il cast, grazie a uno Zucca in stato di grazia. Fotografia bellissima e dialoghi mai fini a loro stessi. Caratterizzazioni strepitose e insomma, in due parole, grande cinema.
Dalla montagna del bel cortometraggio, il topolino del brutto lungometraggio. Per arrivare ai novanta minuti che servono, si usano pure i "tòpoi" più piattamente banali, sia nella narrazione "sarda", sia in quella con Accorsi. Pessima la parte con Pannofino, quasi insostenibile nella sua assurdità, per quanto giocata sul grottesco. Si salvano solo i momenti più cinematografici, coi toni di commedia della Cucciari. Tutto il resto punta a dare vari tipo di calore, ma ingenera solo freddezza. Si cita l'Ingrassia di Amarcord.
Straniante ritratto calcistico che accosta due realtà diametralmente opposte (un campionato amatoriale e la Champions League) creando, anche grazie a non poche illogicità situazionali (un bambino di 11 anni che gioca in squadra con uomini di 50/60 anni), una particolare simbiosi che avrà il suo culmine nel finale. Girato in bianco e nero, esalta gli scenari lunari della Sardegna. D guardare per chi ama e anche per chi non ama questo sport.
Qualcosa di diverso ogni tanto si riesce a trovare anche nel vastissimo panorama delle commedie italiane. Questo è un film fatto di piccole storie che si intersecano tra di loro e che riescono a sembrare vere pur mantenendo sempre presente il loro lato grottesco. Personaggi che sembrano essere usciti dalla penna di Stefano Benni danno vita a un incredibile campionato di calcio. Sorprendente.
Lo stile fighetto e modaiolo, evidente soprattutto nelle scelte fotografiche e nella narrazione di stampo surreale, affossa una pellicola già poco interessante nel soggetto. Le tre storie che si intersecano sono una meno interessante dell'altra e la vera attrice protagonista del film è la noia. Dialoghi banalotti, scelte attoriali poco felici e una sceneggiatura che giostra assai male le pochissime idee a disposizione confermano la difficoltà del passaggio da corto a lungometraggio. Si salva unicamente l'ambientazione rurale. Tutto fumo e niente arrosto.
Sorprendente pellicola che evidenzia, grottescamente, le corruzioni arbitrali in uno spaccato sardo di ottimo impatto visivo, coadiuvato da situazioni ciniche che strappano sovente il sorriso. Un film molto interessante che travalica certi racconti tipici del nostro cinema. La Cucciari sembra un'attrice degli Anni Cinquanta e Cullin un vero argentino Anni Ottanta. Accorsi lievemente finto, ma la sua vicenda corruttiva del tutto reale.
Film curioso, molto interessante dal punto di vista registico quanto povero come sceneggiatura, che non va molto più in là di una grottesca rappresentazione del mondo calcistico importante e non. Si sorride spesso, soprattutto nelle parti dedicate alle sfide dilettantistiche in Sardegna, con un momento assolutamente cult impersonato da un canagliesco Pannofino. Ben scelto il cast, ma la trama è davvero molto debole. Gradevole.
Zucca riprende il suo corto e lo espande fino ai canonici 90 minuti per raccontare i retroscena che hanno portato agli eventi descritti in quella partita fatale. Tutte le suggestioni del corto (stereotipi bucolici in generale e sardi in particolare, richiami a Ciprì e Maresco, cupi riferimenti biblici) sono mantenute. Il risultato è più che positivo: un film non perfetto ma divertente, con un'ottima fotografia e personaggi notevoli. E con molti splendidi echi di Osvaldo Soriano.
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Capannelle ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Capannelle ebbe a dire: parlare di "incongruenze gravissime" inviterei a guardarsi il film, cosi uno capisce quanto pesano nel racconto.
Era rivolto a Didda che se non sbaglio non ha visto il film.
Mi riferisco ai tuoi interventi precedenti, che sono divergenti rispetto a quanto ho detto più volte, come scrivevo alle 00.02.
DiscussioneDidda23 • 6/04/15 18:28 Contatti col mondo - 5798 interventi
Proprio scadente il film, a prescindere dagli elementi segnalati dal Buono.
Evanescenza alla stato puro e nemmeno la forma è sto granché.
Ho capito in questa vostra legnosa discussione che a Legnani il film non è piaciuto, che ci sono ovvi errori calcistici, e che a qualcun altro piace altro cinema. Errori calcistici a parte, fare film sul calcio è sempre stato difficile , comunque a me è piaciuto ma soprattutto ho apprezzato la vicenda di Accorsi che ricorda molti fischietti corrotti che hanno caratterizzato la storia calcistica moderna. Certo la retrocessione diretta in terza categoria appare poco veritiera ma d'altronde si parla di cinema quindi, talvolta, finzione.....
DiscussioneZender • 9/04/15 18:22 Capo scrivano - 47731 interventi
Sì è vero che fare buoni film sul calcio è sempre stato storicamente difficile, in Italia. Giusto che a te sia piaciuto, Nando, come sempre ogni parere - contrario o no che sia a un film - va sempre preso come personale.
A me invece il film è piaciuto, tra l'altro l'ho trovato formalmente molto elegante. Trovo che il regista abbia una notevole capacità di "comporre" l'inquadratura. Poi io di calcio non capisco nulla per cui da questo punto di vista non mi pronuncio...
Graf ebbe a dire: Forse il migliore film con scene di calcio è stato Fuga per la vittoria di John Huston anche se non era specificamente un film sul calcio...
Se parliamo solo delle sequenze dentro al rettangolo di gioco però questo film è molto meglio di Fuga per la vittoria: in quel film le azioni erano americanizzate e poco verosimili (marcature larghe, gesti plateali, portieri che si muovono come foche..).
DiscussioneZender • 10/04/15 18:17 Capo scrivano - 47731 interventi
Non ricordavo i portieri-foca. Mi sa che devo rivedermelo... Pare promettente come esibizione.
Silvester Stallone è un portiere abbastanza credibile in Fuga per la vittoria.
Il film di Paolo Zucca non l'ho visto e non mi posso pronunciare nel merito.
Un divertente e gustoso studio sull'ambiente che circonda il mondo del calcio è il film Febbre a 90° gradi.