Nient'altro che la visualizzazione, in tridimensionale realismo, delle vecchie battaglie tra robot che si vedevano nei gloriosi cartoni animati giapponesi dei Settanta: al posto dei vari Goldrake, Daitarn e Mazinga giganteschi colossi costruiti dall'intero pianeta per difendersi dai mostri alieni che a intervalli sempre più ravvicinati saltan fuori dalla breccia nel Pacifico (il Pacific rim del titolo) apertasi non si sa bene come e che collega come un gigantesco stargate la Terra al pianeta degl invasori. I robot, chiamati alla tedesca jaeger (cacciatori), mossi da due piloti che entrano in perfetta simbiosi tra loro e colla macchina che guidano, hanno il compito di distruggere gli enormi...Leggi tutto mostri kaiju che devastano le città. Guillermo Del Toro (che è anche co-sceneggiatore e produttore) mette in scena le mastodontiche battaglie come nei classici film di Godzilla, ma con una grandiosità e una magnificenza finora sconosciute. Complice anche il gusto non comune che contraddistingue la componente visiva nei suoi film, Del Toro sa rendere come pochi altri la maestosità degli scenari, che immersi spesso in un blu tenebra da incubo e accresciuti nel loro impatto da un 3d sontuoso ci regalano (almeno per chi ha l'occasione di vedere il film in un cinema di qualità) uno spettacolo a tratti sorprendente, che seppellisce buona parte dei prodotti analoghi e propone una fantascienza forse un po' dozzinale ma raccontata con chiarezza e lucidità nell'esposizione, con una sua coerenza e l'aggiunta di trovate gustose come il mercato nero nato all'ombra delle carcasse di kaiju, governato da un Ron Perlman in versione macchietta (occhio alla scena a metà dei titoli di coda). E sono simpatici anche i due studiosi rivali che si occupano del fenomeno, soprattutto il matematico zoppo. Cedono invece le parti con la bella Rinko Kikuchi, sdolcinate ed eccessivamente lente, con un comandante in capo (Idris Elba) non del tutto convincente; a sfrondarle ci si sarebbe guadagnato di certo, vista anche la durata non esattamente contenuta (si superano le due ore). Un film che è un ovvio giocattolone ma molto più affascinante della media, grazie all'ottima fotografia e al trionfo di coloriture dark che in Del Toro sono la garanzia di uno stile riconoscibile e di grande appeal. Le scorribande catastrofiche tra le vie di Hong Kong sono un nuovo step in direzione di un iperrealismo che travolge, e se il modello cinematografico principale è l'eterna serie giapponese di Godzilla, arrivata ormai col digitale a un impatto comunque rispettabile, Del Toro va oltre divertendosi semmai a citare il GODZILLA di Emmerich (l'enorme orma del mostro ripresa dall'alto). Seguendo inevitabilmente le regole del blockbuster americano nell'impostazione, insomma, Del Toro cerca il valore aggiunto nella sua personale messa in scena, e la gestione perfetta del gigantismo nelle tre dimensioni lo premia, talvolta anche nelle scene non in battaglia (si vedano le vertiginose riprese sulle altissime impalcature della "Muraglia della pace").
Del Toro mette in scena un discreto film di consumo destinato a compiacere (e lo fa bene) chi desidera azione, lotte tra enormi robot e raccapriccianti creature, paesaggi suggestivo-apocalittici, morte e distruzione. Una pellicola che si divide tra action e fantascienza che sconfina con i richiami dei cartoni giapponesi 70's, avvalendosi di tutti quei cliché che il sottogenere necessita, ovverosia scienziati pazzi, cervelli in salamoia e cervelloni pieni di bottoncini luminosi. Dialoghi “virili” completano l’opera.
Se i Transformers non vi sembrano abbastanza, Pacific rim è il film che fa per voi: Del Toro trova il soggetto migliore per le sue "visioni cinematografiche" dopo Hellboy. Clamorosamente esagerato, fa proprio dell'eccesso il suo punto di forza. Padrone del mezzo, Il regista "governa" le immagini sfruttando un apparato tecnico di primissimo ordine e un cast di attori poco conosciuti ma adatti allo scopo. Godibile.
Era dai tempi del Godzilla del 1998 che non si dava spazio ai mostri che minacciano la Terra (esclusi i Transformers, che sono una storia a parte). Guillermo del Toro riporta al cinema i film di serie B con azzeccati omaggi non solo ai vari Godzilla-movie, ma anche agli anime dei robottoni anni '70 e '80. Certo, ci ho visto ben poco Goldrake e Mazinga e molto più Gundam e Neon Genesis Evangelion, però i robottoni difensori ci sono. Le scene, anche se girate da notte, sono molto spettacolari. Bravi Idris Elba e Ron Perlman.
In 2D perde sicuramente come impatto visivo. Comunque, anche limitato, la maestosità dei robot e l'animalesca, devastante potenza e aggressività dei Kaiju danno un perchè a questa pellicola, che quando si ritrova senza mostri e Jaeger, che se le danno di santa ragione, spaccando tutto, evidenzia i suoi limiti, con personaggi cartavelinici, stereotipati, o ultracaricaturali (gli scienziati; lo spacciatore di pezzi di Kaiju) e banali tentativi di psicanalisi. Una sforbiciata qua e là avrebbe giovato. Nel complesso, non è male.
MEMORABILE: Tutte le scene di combattimento; Il piccolo, già agguerrito, fa uno spuntino (occhio alla scena dopo i titoli di coda con immagini).
Lo stupefacente lavoro sull'immagine sublimato in sale Imax 3D, rende l'opera un qualcosa di unico e uno spartiacque per i film a venire, che dovranno confrontarsi con la perizia di Del Toro. Molte sequenze fanno stropicciare gli occhi, ma altre appesantiscono di molto il girato (quelle fra un combattimento e l'altro). La sceneggiatura osa poco e lo sviluppo narrativo è più che prevedibile. Ha senso solo se visto in sale di un certo tipo, se non c'è la possibilità pregasi ripiegare altrove.
Evangelion votato al mainstream, con tutte le facilonerie e i personaggi bidimensionali del caso. La scrittura è di basso profilo, lo sviluppo risaputo, i temi dozzinali; mettiamoci anche l’aggravante delle pleonastiche scaramucce tra scienziati. Ma dal punto di vista estetico, stilistico, di fisica degli scontri e di gestione degli spazi Pacifim Rim getta nuovi canoni, innegabile. Diverte anche se troppo lungo (l’ultima parte è reiterata). Ad ogni modo, un giocattolone orgogliosamente gigantesco forte della sua devastante irruenza fumettosa.
MEMORABILE: Invero, l’unica sequenza in cui la mano di Del Toro è veramente visibile: il ricordo di Mako.
Il sogno bagnato di ogni appassionato di robottoni & mostroni gommosi si avvera. Con un budget stratosferico e i migliori SFX che la tecnologia possa regalare, Guillermo del Toro realizza un'opera ambiziosa e portentosa, vero punto di non ritorno per il genere. Enormi robottoni pilotati da esseri umani in comunione quasi simbiontica (omaggio a "Evangelion") fanno a cazzotti con enormi mostri vomitati dalle viscere dei profondi abissi. Magnifico il godzillesco design delle titaniche creature e ben coreografati i violentissimi scontri. Terremotante.
MEMORABILE: Lo jaeger prende letteralmente a mazzate un kaiju utilizzando una petroliera; Il ricordo della bambina in pieno stile Del Toro.
La trama è quel che è, non è che si potessero fare miracoli; le immagini di combattimento sono intriganti, si gode tutto con piacere. Giocattolone girato con professionalità, buon gusto e passione. Certo, quel combattimento in acqua finale non è che mi abbia fatto impazzire. Due punti negativi: avrei, decisamente, evitato il finale fiabesco. Era necessario, durante i combattimenti, mostrare continuamente i piloti all’interno dei robot? Avrei gradito inquadrature più distanti durante gli scontri e non ravvicinate e confuse. Un Gundam moderno.
MEMORABILE: Tutta la fase della spiegazione prima dell'uscita del titolo.
Sbalorditivo lo è; frastornante anche. Un po' saturo e spossante, alla lunga. Del Toro omaggia tutto l'armamentario nipponico da Go Nagai a Evangelion ibridandolo con il Kaiju-eiga: ne esce un film sovrabbondante che avrebbe meritato una narrazione più distesa, magari in due film (ad avviarlo, ben due sinossi…), una caratterizzazione più accurata dei Kaiju (che nella memoria si confondono fra loro) e personaggi più delineati. Rimane la cifra davvero innovativa del film: la resa dei volumi, l'ingombro dei corpi megalitici e macilenti, la ruggine e i liquami, il realismo delle masse corporee.
Un elogio alla “maestosità”. L’incipit è a manetta, una manciata di minuti con avvenimenti che sarebbero sufficienti per un film, ma Del Toro ha ancora tanta carne al fuoco. Con riferimenti a film, animazione e narrativa, Evangelion su tutti, ma anche Godzilla, gli alieni cattivi (Independence day) provenienti da un’altra dimensione (Avengers), combattuti da robot alla Mazinga e Jeeg, i 2 scienziati scemi (Prometheus), ne deriva un mix adrenalinico, divertente e comunque originale. Benvenuti al cinema “alla grande” del nuovo millennio.
MEMORABILE: Il sangue dal naso; Gipsy; Il prologo (il titolo appare dopo 15/20 minuti!); Mako ricorda...
La sceneggiatura del film rispetta tutti i clichè del caso ma questo non significa che ci ritroviamo di fronte a un brutto film, tutt'altro. La resa dell'opera è da intendere a livello visivo e le scene d'azione non mancano di certo. Poco importa se la trama appare alquanto scontata. Qua ci accontentiamo di vedere robot e mostri pronti a darsela di santa ragione per "quasi" l'intero film. Non disattende le aspettative.
Del Toro con l'aiuto delle moderne tecnologie porta sullo schermo un immaginario comune a molti ragazzi cresciuti negli anni ottanta a dosi massicce di robottoni in guerra con mostri alieni. Durante la visione il bambino che è in me è andato in sollucchero. Detto questo l'eccessiva durata e la storia francamente basica e a tratti retorica hanno smorzato gli entusiasmi iniziali. Visivamente spettacolare, con momenti altamente godibili nonostante personaggi stereotipati e attori francamente anonimi. Buon film ma da Del Toro ci si aspettava di più.
Trionfo della spettacolarità visionaria fine a se stessa, si dirà. Sceneggiatura modesta, si preciserà. Il tutto un po' infantile, si rimarcherà. Tutto vero, come dar torto alle critiche verso un prodotto indubbiamente minore del magnifico Del Toro? Però, se lo guardiamo al cinema in 3D, il film guadagna la palma del più grande spettacolo dell'anno. Son fuochi d'artificio che sembrano scontati, ma il regista gestisce l'opulenza del budget con straordinaria energia immaginativa. Coinvolgente e sontuoso, nonostante i difetti. E' Del Toro, baby...
Robottoni, mostri epici, fotografia veramente notevole, in un contesto in cui Del Toro fa davvero del suo meglio per quanto riguarda l'evocativo. C'è tutto quello che serve per farne un successo, malgrado la storia, i dialoghi, e il parco attori non siano particolarmente brillanti né, sopratutto, molto originali. Cliché ripetitivi tra relazioni e personaggi abbozzati sacrificati alla resa scenica degli effetti e della grafica, ma che comunque ne fanno un buon prodotto.
Robottoni contro mostri giganti, con Del Toro in cabina di regia. La premessa è allettante e, almeno per quanto riguarda la componente visiva, mantenuta: la profusione di effetti speciali dà origine a scene catastrofiche, mostri simil-pandoriani e inquietanti passeggiate sul viale dei ricordi. Peccato che i personaggi abbiano lo spessore della carta velina e la sceneggiatura possa gareggiare con quella di un film di Bay, in quanto a cliché. Giocattolone eccessivo e fine a sé stesso, ma migliore di molti altri dello stesso genere.
Per modernizzare Lovecraft e riqualificare ipertecnologicamente la sua oscura teratologia interdimensionale servivano attributi d'acciaio e uno sforzo titanico. Quelli messi in campo appunto da Del Toro che, senza mai perdere il bandolo della matassa, esorbita nell'ipertrofia mastodontica, congegnando una sincrasi fragorosa ispirata alla tradizione dei Kaiju eiga, alle serie tv tokusatsu (Ultraman) e alla cultura nipponica degli anime (da Jeeg fino a Patlabor). I Transformers di Bay sono giocattolini a batteria rispetto ai mega-automi di questo enorme concentrato di sentimento e fanta-fumetto.
MEMORABILE: Gli scontri ottimamente coreografati; Il papponeggiante Pearlman; I due imbranati scienziati alla Mignolo & Prof.
Jeeg o Goldrake trasformati in un sontuoso blockbuster? Può essere! Resta però il fatto di trovarci davanti un prodotto che, nonostante alcuni evidenti punti negativi, non si fa mancare poprio nulla deliziando vista e udito trasportandoci in maniera empatica all'interno della cabina di uno Jaeger. Un ottimo Del Toro ed effetti davvero esaltanti fanno di questo film un prodotto davvero unico, nel genere. Cast poco conosciuto ma incisivo con un Elba ai massimi livelli. Certo, si dirà che è infantile, retorico eccetera, ma io mi sono davvero divertito.
Non male dopotutto. Non è il solito carrozzone di effetti speciali senza trama. La storia risulta ben scritta e, seppur con le solite sciocchezze alla World invasion o Battleship, non cade mai nel banale più totale. Ron Perlman come al solito (qui in ruolo di secomda importanza) è sempre molto simpatico. Buone le musiche.
Spiegare la (s)proporzione, rendere il volume. Visualizzare il titanico, ciò-che-non-sta-nell'-inquadratura. Sprigionare Thauma, la Meraviglia che produce nuovi mondi. Il sublime dinamico. Al cospetto di uno Jaeger rivedremo il Talos di Harryhausen, rileggeremo Go nagai; un Kaiju connetterà Lovecraft con la Toho Ltd. Se Del Toro brama riscrivere la mitologia del visivo, questo è il suo Timeo. Lo spettatore da par suo esce dalla sala di nuovo, finalmente bambino.
Action che riprende a tutto spiano grandi classici come Independence day e Jurassic Park, cioè i buoni terrestri contro i cattivi alieni, con incursioni tamarre nella pseudo-biologia dei mostroni. Tutto è miscelato sapientemente, quindi non troppo fracasso tutto insieme, ma la cosa migliore secondo me è l'estrema schematizzazione dei personaggi, talmente stereotipati da rendere il tutto un divertente fumettone. Una "americanata" perfettamente riuscita (forse grazie anche a un ammodernamento che strizza l'occhio all'Oriente?).
Cinema ciclopico tutto sommato divertente. Il godimento sta negli scontri veramente titanici tra i mega robottoni e gli straordinari mostri mega king size che fanno sembrare Godzilla una pulce. E' con questi ultimi che la fantasia sfrenata di Del Toro si scatena, partorendo creature che avrebbero fatto certamente la felicità di Lovecraft (di cui Del Toro, sorta di Peter Jackson di serie B, è dichiarato ammiratore). Il resto è fuffa ma servita bene, con attori anonimi (a parte i bravi Elba e Perlman) e trama scontata.
MEMORABILE: In genere gli scontri robottone vs mostrone, con menzione particolare per quello a Hong Kong; Il mostro volante.
Risposta Warner ai Transformers di Bay, diretta da un regista dotato di maggior visionarità e che con la materia comics e dintorni ha già dimostrato di saperci fare, Pacific Rim offre combattimenti notturni altamente spettacolari mostri vs robottoni, accompagnati da una efficace colonna sonora. Per contro, le parti non-scontriche sono prevedibili, con personaggi banali e escursioni psicologiche di routine, talvolta persino imbarazzanti (la coppia di scienziati alla scemo e più scemo), e nell'anonimo cast si fanno notare solo Elba (gran figo in tutina nera) e Perlman, o meglio le sue scarpe.
MEMORABILE: La petroliera utilizzata come mazza da baseball; le scarpine d'oro di Perlman; La colonna sonora martellante
Delirante connubio tra robottoni e kaiju (mostri giapponesi) in salsa americana. Se tralasciamo la trama incostitente, gli attori trascurabili e la sceneggiatura assente, nonché le ingenuità della trama, il film è pure divertente. Spiccano gli effetti speciali e le lotte tra robot giganti e mostri marini. Sicuramente agli affezionati del genere "duro e puro" giapponese farà storcere il naso, ma gli appassionati di sci-fi americana potrebbero anche divertirsi...
Deludente incursione di Del Toro nel mondo dei robot e non certo per l’impianto visivo, in quanto il regista può permettersi il lusso di sfoggiare una sequela di immagini di pregevole fattura e sicuro impatto. Oltre questa cortina, però, non si cela molto di interessante; la trama è stereotipata e associabile a un qualunque prodotto d’intrattenimento di determinate proporzioni. Chi non è avvezzo al genere lo troverà caciarone e indigesto, gli altri potranno maturare un’opinione differente, soprattutto nella cerchia di appassionati.
Innegabilmente realizzato bene: l'impatto visivo è grandioso, il montaggio perfetto, le musiche adeguate. Gli attori, complici dialoghi ridotti all'osso, se la cavano. Il problema è che la storia è di un tedio mortale, due ore di combattimenti fra robot e simil-dinosauri non si reggono. Va bene l'epicità, ok l'elogio dell'eccesso, ma un minimo di spessore ai protagonisti lo avrebbe reso un po' più digeribile. L'unico personaggio caratterizzato è quello di Rinko Kikuchi, attraverso flashback da bambina. Il resto è (paradossalmente) bidimensionale.
Praticamente il videoclip di "Intergalactic" dei Beastie Boys, ma molto più lungo e realizzato con un'enormità di fondi in più; si annoverano un'idea (la connessione mentale uomo/belva aliena) presa da Jeunet (c'è pure Ron Perlman in un ruolo simile) e Idris Elba in un ruolo che ben gli si addice. Qualche segno peculiare di Del Toro è possibile intravederlo (i ricordi della Kikuchi e soprattutto il portale interdimensionale, elemento a lui caro), ma in fin dei conti il film (seppur non malvagio) non è che un imponente giocattolo picchiaduro da guardare senza pensare troppo.
MEMORABILE: "Dov'è finita la mia scarpa?!".
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Verissimo, il 3D di Gravity è superiore a quello di Pacific rim che è fruibilissimo anche in 2D senza perdite "vitali"...
DiscussioneGreymouser • 20/11/13 15:59 Call center Davinotti - 561 interventi
Daniela ebbe a dire: Grey, ho appena letto il tuo commento - temo mi costringerai a vederlo questo Pacific Rim che mi tirava quando un cavolo lesso a merenda - nonostante Del Toro che pure io ammiro.
Però, prima di incoronarlo come miglior spettacolo 3d dell'anno, aspetta di vedere Gravity - se l'hai già visto, commenta, non pigrare...
Senz'altro Gravity lo vedrò appena possibile. Quanto a Pacific Rim, fatti pure ingolosire, se vuoi, ma devo avvisarti che è il classico film da vedere su grande schermo, altrimenti si rischia di non essere "presi" dalla "magia" affidata soprattutto all'aspetto visionario-spettacolare. La trama narrativa, come ho già scritto in commento, non fa faville...
Daniela ebbe a dire: Grey, ho appena letto il tuo commento - temo mi costringerai a vederlo questo Pacific Rim che mi tirava quando un cavolo lesso a merenda - nonostante Del Toro che pure io ammiro.
Però, prima di incoronarlo come miglior spettacolo 3d dell'anno, aspetta di vedere Gravity - se l'hai già visto, commenta, non pigrare...
A Gravity e Pacific Rim io ci aggiungo pure Oblivion: ognuno a modo suo riesce a suscitare sensazioni di grandeur e angoscia non da poco.
Vabbè, Pacific Rim è megalomania e gigantismo allo stato puro, un Lovecraft in delirio ultra-tech.
Didda23 ebbe a dire: Continuo a reputare Oblivion di molto inferiore ai primi due, soprattutto per quanto riguarda la tecnica e la resa visiva.
Secondo me il suo non eccedere nell'iperrealismo di Gravity o nei fuochi artificiali di Pacific Rim viene ben ricompensato dal fascino visivo ed evocativo che emerge artisticamente dalle immagini e dagli effetti speciali oculati.
Si tratta di una visione romantico-nostalgica che non ha bisogno di strafare per risultare grandiosa.
Elysium è sicuramente deludente, anche rispetto ad Oblivion.
Se si osservano le rispettive valutazioni generali qui sul Davinotti si noterà che il primo ha un range di pallinaggio che va da 1,5 a 3, mentre il secondo ne ha un altro che va dal 2 al 4.