Gli alieni sono ancora tra noi, e sembrano non avere buone intenzioni
Incontri ravvicinati dell'incubotico tipo (verso la fine, Stewart, omaggia pure il monumento spielberghiano con i fasci di luce che entrano dalle porte e le viti che si svitano da sole) che anche se manca di originalità riesce a tenere sulla corda e dona momenti di profonda angoscia
Quello che quella pattonata di
Signs doveva essere e non e stato, con aggiunta di ingredienti poltergeistiani (la mirabile costruzione geometrica degli oggetti in cucina e presa di peso dal gioiello hooperiano) e una cupezza di fondo da non lasciare indifferenti
Pur con qualche scivolone nella banalità (l'anatomia degli alieni-o dei Grigi come vengono chiamati-e piuttosto deludente e convenzionale, e alcune puntate nel deja vu) sorprende, in primis, per la maturità registica di Stewart (
Legion non l'ho ancora visto, ma
Priest era inguardabile), che sfugge facili effettacci e odiosa CG per una paranoia quasi polanskiana, tutta sussurri e inquietanti visite notturne aliene (non disdegnando di giocherellare un pò con il POV per strizzare l'occhio a
Paranormal Activity, con le telecamere istallate dal padre di famiglia per controllare possibili e strani "movimenti notturni")
Ma quello che mette davvero più angoscia sono le digrazie che si abbattono sulla famigliola: perdita del lavoro, incomprensioni, sospetti maltrattamenti e molestie sui figli, il mutuo scaduto da pagare, nervi a pezzi, la lenta e inesorabile disgregazione familiare, mentale e fisica, che fa scivolare pian piano la famiglia in un baratro di latente follia e subdola paranoia, divenuta agli occhi della gente un'ottima candidata per denuncia alle assitenze sociali
E gli alieni tornano ogni notte a far visita, con blackout mentali e perdita di sangue dal naso, strani stati di sonnambulismo, precedute da quelle che sembrano-inizialmente-"semplici" intrusioni notturne (il frigo svuotato, le foto scomparse, gli oggetti in cucina)
La mamma crolla sul lavoro sbattendo più volte la testa contro la vetrata (sequenza di culto immediato, tra l'altro), il papà ha strani episodi catatonici e qualcosa dietro all'orecchio, il figlio più piccolo si piscia addosso e di notte parla con "l'omino del sonno", il più grande ha una crisi epilettica nel bel mezzo del bosco.
Nel prefinale (quando i vicini festeggiano il 4 luglio) la resa dei conti aliena arriva al culmine, in un gioco incubotico di "scatole cinesi" (tra filmetti porno e stragi familiari) quasi derricksoniana (mi veniva in mente il prefinale di
Hellraiser 5) e colpo di coda con i disegni infantili rivelatori (perchè non e come poteva sembrare all'inizio)
Stewart ci infila anche ottimi sottotesti adolescenziali alla
Dawson Creek (il giovane Jess che si guarda un film porno a casa dell'amico, e mette in pratica gli "insegnamenti" della pellicola zozzerella con l'amichetta, con scarsi risultati) e strascichi da "animal attack" (la notevole sequenza dello stormo di uccelli kamikaze)
Non male anche il momento in cui passa in tv un documentario sul grande squalo bianco, o l'incubo di Jesse sul fratellino senza gli occhi. E inquietanti i ritagli di giornale con le foto dei ragazzini vittime di abduzioni sulla parete della stanza del "cacciatore di alieni" (J.K.Simmons)
Nulla di trascendentale o che non si sia già visto, ma ottimamente diretto e fotografato da David Boyd (mentre sono sottotono le musiche di Joseph Bishara, se paragonate con quelle composte da
Insidious)
La tensione nonostante tutto regge e Stewart rende bene la credibilità e il realismo con cui fà precipitare gli eventi
"
Esistono due possibilità ...o siamo SOLI nell'universo o NON LO SIAMO. E sono una più terrificante dell'altra" e la frase di Arthur C. Clarke che apre il film.