13 eerie - Film (2013)

In tema di zombi & affini, non si erano mai viste creature così fetenti, così cattive, così rabbiose e orribilmente vitali come i risultati dei soliti folli esperimenti militari protagonisti di questo film. E, soprattutto, poche volte si è visto un tale tripudio di sangue, budella e frattaglie, in un continuo gioco al massacro, anzi, al macello. Gli amanti dello splatter potranno farne un doveroso cult; io mi limito a dire che si tratta di un film abbastanza solido nel suo genere, con uno scenario inconsueto e tanti effettacci di buona fattura.

Belli gli zombi, non c'è che dire, ferocissimi e ributtanti, con menzione d'onore per tutto il reparto gore che nulla concede al digitale e tira delle stilettate mica da ridere. Purtroppo però c'è davvero poco altro in questo horror. Dalla trama, solita rimasticazione di topoi triti e ritriti su esperimenti militari che vanno in malora, ai mediocri protagonisti, è una sagra del già visto che attanaglia lo spettatore fino ai titoli di coda. Se ci si accontenta non è comunque da buttare.

Zombi-movie piuttosto ben fatto del talentuoso Dean, regista che forse difetta in originalità ma che si sta dimostrando autentico amante del genere (da vedere il sorprendente Wolfcop). Tutto già visto, dallo script minimale agli zombi iperattivi e incazzatissimi, reminescenti dei contaminati di lenziana memoria; ma il ritmo c'è, la fotografia anche, il gore (tutti SPFX "reali" alla vecchia maniera) abbonda, ci vengono risparmiate scene sleazy e i personaggi sono carne da macello. Non viene perso tempo: i 90 minuti soddisferanno lo splatter-fan.

Era da un pezzo che non fronteggiavamo revenants così maledettamente coriacei ai limiti dell’indistruttibile, pervicaci, forzuti, ferini e incarogniti, incarnanti una tale putredine che quasi pare di sentirne il malarico lezzo. Dislocati in un contesto tipico quanto atipico (un team di laureandi alle prese con test di patologia forense fatti in una no go zone) e capitanati da un regista che perde (ma per pochi punti) la partita con l’originalità ma sa dove stanno di casa ritmo e meccanismi tensivi e snobba la CG (hai detto bubole), animano un necroparty che ridà senso all’epiteto ‘infernale’.