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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Forse conscio del fatto che nonostante il grande successo di QUALUNQUEMENTE un altro film col solo Cetto Laqualunque non avrebbe retto la lunga durata, Albanese affianca al politico più corrotto d'Italia due altri personaggi dalla sua personale galleria: Rodolfo Favaretto è la declinazione padana con mire secessioniste dell'Ivo Perego visto anche in LA FAME E LA SETE, Frengo non è che l'aggiornamento dell'omonimo pugliese di "Mai dire gol", pur se il tema principe diventa qui l'amore per gli spinelli. Finiti tutti e tre in carcere...Leggi tutto per motivi diversi, vengono liberati e trasformati in onorevoli dal politico corrotto di turno (un Bentivoglio spento che nulla può aggiungere a un personaggio decisamente sottotono, interpretabile da chiunque senza contraccolpi). Una volta al palazzo della politica i tre si scatenano, ognuno pensando a se stesso e ai propri interessi. Naturalmente il più integrato nell'ambiente, colui che dà un senso al tutto è Cetto, non a caso il più presente in scena: inutile dire che Albanese lo anima nel migliore dei modi, confermandosi comico dalle capacità straordinarie in grado da solo di recitare sopra a tutti i difetti di uno script caotico e raffazzonato, zeppo di evitabili pause. Risposte spiazzanti, talvolta quasi filosofiche e reazioni inattese permettono di capire la grandezza del personaggio; cosa che riesce invece più difficile dire per Frengo, troppo legato nel suo episodio alla religiosità invadente della madre - origine di battute raramente efficaci - e ai prevedibili eccessi con le droghe leggere. Eppure anche qui bastano spesso l'intonazione e il carisma per salvare - almeno nella prima parte - una figura non esattamente azzeccata e troppo monotematica. Per Favaretto invece, che si esprime con cadenza veneta ed è ossessionato dalla "bretella" che dovrebbe unire il suo paese un po' con tutto (addirittura con Vienna, nel finale!), ciò che più colpisce sono il cinismo e il razzismo che emergono in ogni frase, in ogni azione. Per quanto magari maldestra, semplicistica o rozza, la comicità di Albanese punta infatti verso la satira, staccandosi dalla gran parte delle commedie italiane per andare ad inquadrare il malcostume del belpaese e i difetti ad esso congeniti, alienandosi forse per questo una certa parte di pubblico ma contraddistinguendosi per una certa originalità di base, legata anche alle potenzialità dirompenti dell'istrionico attore. Deludono invece tutte le parti legate al "palazzo": di un Bentivoglio imprigionato nel suo onorevole dall'acconciatura improbabile s'è già detto, di un Paolo Villaggio che non parla mai e si vede giusto in un paio di occasioni c'è ben poco da dire, gli altri si confondono nel chiacchericcio d'ambiente finendo per fare da tappezzeria. Dire che tutto il film poggia sulle spalle dell'Albanese attore è dire a questo punto un'ovvietà... Ad avercene, però, di comici così.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 17/12/12 DAL BENEMERITO 124C POI DAVINOTTATO IL GIORNO 20/12/12
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124c 17/12/12 13:20 - 2918 commenti

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Segue il successo di Qualunquemente, con Antonio Albanese che, oltre a Cetto la Qualunque, interpreta altri due stramplati politici: un secessionista e una specie di santone, che ama gli spinelli. Satira sull'attuale politica italiana in cui si ride a denti stretti. Le tre maschere di Antonio Albanese spaventano, più che far ridere, il personaggio di Fabrizio Bentivoglio è poi fra le caricature più tremende di un politico viste al cinema, come anche quella del presidente muto di Paolo Villaggio, fantozzesco e mangione. Grottesco e veritiero.

Puppigallo 20/12/12 11:31 - 5273 commenti

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Un mezzo passo indietro rispetto al discreto primo capitolo, nonostante Albanese qui metta in campo tutta la sua artiglieria pesante di personaggi. Lui è indiscutibilmente bravo (ma questo si sapeva). Il problema è che la pellicola vive solo delle sue fiammate, che qua e là rivitalizzano. Il resto è troppo poca cosa, compreso un Bentivoglio ben oltre la macchietta (un personaggio animato sarebbe stato addirittura più accettabile). Dovendo fare una classifica, l'imprenditore è sempre un gradino sopra, seguìto da Cetto. La prima parte non è male, ma poi la qualità comica precipita.
MEMORABILE: "L'unico negro che galleggia l'ho beccato io"; "Due quintali e mezzo di marijuana sono per un weekend col ponte"; Le macerie dei bombardamenti Fenici.

Markus 20/12/12 08:45 - 3687 commenti

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I malcostumi della politica italiana visti sotto la chiave surreale dell’umorismo di Albanese, che ancora ci conferma il suo grande talento comico capace di molte sfaccettature e tutte convincenti sotto il profilo dello spettacolo. Che viene a mancare in questo film è forse il gusto della battuta pura in ragione invece di una farsa in costume non sempre efficace, soprattutto nelle caratterizzazioni di contorno un po’ sconclusionate.

Myvincent 23/12/12 10:48 - 3741 commenti

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Albanese questa volta si fa in tre scatenando la sua vitalità dissacratoria contro il leghismo d'accatto, il meridionalismo mafiosello, il mammismo italico psedo-ascetico. I soliti luoghi comuni e malcostumi si dirà, ma la sua oramai accertata bravura fa dimenticare ogni pecca, travolgendo lo spettatore con risate frastornanti e amare. Tra i tanti indigesti cinepanettoni, finalmente un degno "cinepandoro"...

Motorship 24/12/12 17:01 - 585 commenti

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Secessionismo demente, meridionalismo mafioso, delinquentelli legiferanti e tutto ciò che il malcostume della politica produce incessantemente in una satira in parte riuscita. Il punto forte del film è senza dubbio uno scatenato e ipercamaleontico Antonio Albanese, il quale sa sviscerare al massimo il suo talento comico, impadronendosi dei suoi personaggi in maniera superlativa (come già si vide con Cetto, anche qui presente). Grottescamente riuscite le maschere di Bentivoglio (sopratutto) e di Villaggio. Film amaro anche se parecchio divertente.

Dengus 27/12/12 14:55 - 361 commenti

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Albanese difficilmente sa far ridere e qui appare forzato e al limite del surreale esageratamente stereotipato; tutto appare astratto, con un'ambientazione troppo esagerata, dipingendo Palazzo Chigi quasi come un'astronave. Mettere poi una Savino volutamente invecchiata, che ha in realtà pochi anni in più di Albanese, come madre di Frengo è di una pacchianeria non indifferente; ma alla fine pacchiano è tutto l'insieme, compreso il personaggio di Bentivoglio. Villaggio fa una triste e inutile comparsata.
MEMORABILE: La segretaria di Bentivoglio che ipocritamente dà del razzista a Favaretto, dopo che lei stessa sarà stata complice di tante malefatte del Governo.

Kint 31/12/12 12:35 - 39 commenti

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Un Albanese travolgente porta sul grande schermo tre buoni personaggi, ma anche a causa di una sceneggiatura estremamente povera e facile rischia, con il suo film, di non andare oltre a ciò che il titolo ci suggerisce. Tanti spunti interessanti nella prima parte che poi si risolvono in un prevedibile svolgimento che alla fine rischia di stancare (Frengo su tutti). L'assurdo e il grottesco in alcune scene sono portati all'estremo, ma un po' di cattiveria in questo tipo di cinema non guasta. Peccato per l'inconsistenza complessiva della pellicola.

Zardoz35 1/01/13 12:44 - 290 commenti

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Azzeccata e pesante amara satira che rappresenta l'ideale seguito di Qualunquemente. Un Albanese in stato di grazia si sdoppia in tre personaggi e ne ha per tutti: Parlamento, Vaticano, leghisti, mafiosi, finti santoni. Certo il limite della pellicola è rappresentato da situazioni grottesche portate all'eccesso, ma lo spettatore può rispecchiarsi perfettamente nell'Italia attuale, razzista, qualunquista, con i politici distanti anni luci dal popolo. Tra gli altri attori, citazione per Vito e le sue incredibili espressioni mute.
MEMORABILE: L'annuncio dell'annessione all'Austria; Bentivoglio deus ex machina governativo mentre il Presidente del Consiglio (Villaggio) pensa solo a mangiare.

Didda23 8/01/13 12:48 - 2426 commenti

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Parafrasando il titolo si può affermare che il "tutto tutto" è rappresentato da Albanese che sfodera una prestazione più che convincente, soprattutto nel ruolo del secessionista; fanno invece parte del "niente niente" la scadente regia di Manfredonia, il pessimo montaggio e la poca accuratezza nelle scelte del cast di contorno. Il film non annoia, ma al tempo stesso non è nemmeno brillante, tanto da provocare un senso di delusione. Decisamente un passo indietro rispetto al buon Qualunquemente.
MEMORABILE: La visita dalla psicologa; Il plastico della bretella; Cetto e le escort.

Cloack 77 14/01/13 21:00 - 547 commenti

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Con Tutto tutto niente niente si torna all'origine rispetto a Qualunquemente, alla cialtronata, alla buffonata, alla pagliacciata paratelevisiva. Nessuna reale attinenza con la realtà, ma comiche da quattro soldi, col fulminato, il mandrillo che perde la virilità o il leghista da barzelletta. Non una battuta decente, non un motivo valido per sostenere il film. Si salva forse la prima scena di Favaretto in barcone o l'arresto di Cetto, ma è solo buonismo natalizio, niente di più.

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Galbo 20/05/13 07:53 - 12392 commenti

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Film che conferma la statura prevalentemente televisiva (detto in termini non dispregiativi) di Albanese. I suoi personaggi non reggono la durata di un'opera cinematografica e anche questo film (sequel del quale non si sentiva francamente il bisogno) è nulla di più di una raccolta di sketch dal fiato corto, assai raramente divertenti e spesso con il deludente carattere del riempitivo. Questo tipo di satira politica è peraltro logoro e non dice nulla di nuovo. Incomprensibile la presenza nel cast di Villaggio. Un po' più incisivo Bentivoglio.

Redeyes 18/07/13 07:09 - 2449 commenti

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Forse a sketch da cinque minuti, forse con la Gialappa, ma un film intero è dura. In un parlamento dai costumi alla Hunger games spiccano un insostenibile Bentivoglio, qua ai minimi storici, e un immanente quanto inutile Villaggio, pesante come sa essere ultimamente (pur non parlando). I tre personaggi ogni tanto se ne escono con buone battute, ma il tutto è non si riesce proprio ad amalgamare nonostante gli sforzi e questo svilisce anche la piccola risata. Si ha l'impressione che l'Albanese da piccolo schermo sia ben altra cosa!

Ale nkf 20/07/13 20:59 - 802 commenti

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Dopo il successo meritato di Qualunquemente Albanese torna con questo film che si basa sugli sketch riusciti di Cetto La Qualunque, ma il livello appare inferiore. Trovo Albanese un buon attore comico, però qui non dà il massimo; non aiuta nemmeno la sceneggiatura che, dopo la prima ora, finisce per tediare. Delle tre parti si conferma più che sufficiente quella di Cetto, innovativa e probabilmente più simpatica quella con Frengo e scarsa quella del veneto ossessionato per la bretella. Insomma, sono rimasto un po' deluso.

Yamagong 16/08/13 23:17 - 274 commenti

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È inutile sforzarsi: quando le idee non ci sono (o se si contano sulla punta delle dita) il film non regge. In questo caso arranca. La regia di Manfredonia, inerte e spenta, risulta del tutto priva di verve, riuscendo non di rado a scadere in un moralismo didascalico e banale. Per fortuna che ogni tanto c’è Cetto a scuoterci dal torpore! Buono Albanese, ma pare di vederlo triplicato, anziché interpretare ben tre personaggi distinti. Si ridacchia quà e là. A conti fatti, è solo una scialba compilation di sketch: si poteva fare molto di più!
MEMORABILE: Cetto Laqualunque alle prese con l'omosessualità; Gli interventi di Frengo al seminario sulla famiglia tradizionale; Cetto e le mura romane.

Nando 3/01/14 01:16 - 3814 commenti

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Albanese si cimenta con tre suoi personaggi che rendono la narrazione brillante nonostante una trama raccogliticcia che vorrebbe criticare la nostra politica ma appare esclusivamente una farsa. Lui è protagonista assoluto e alcune sue battute colpiscono. Bentivoglio improponibile e Villaggio non pervenuto.

Pinhead80 17/01/14 17:03 - 4759 commenti

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Sorpresa in negativo per questo film che non mi ha regalato grande divertimento. La prima parte è decisamente noiosa, mentre la seconda riesce a essere soddisfacente. Decisamente un passo falso per Antonio Albanese, che ci ha regalato film e prestazioni molto più divertenti e intense di questa. Rimandato.

Cotola 18/01/14 15:31 - 9043 commenti

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In definitiva abbastanza fiacco e poco divertente. Non fa ridere e non pare funzionare nemmeno come satira politica o di costume. Tutto già visto, scontato e troppo (gratuitamente) sopra le righe. Pochissimi (e difficili da ricordare) i momenti riusciti e che riescono a strappare almeno una risata. Imbarazzante e senza un perché la partecipazione di Paolo Villaggio.

Harrys 20/01/14 12:17 - 687 commenti

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Stiracchiato, gramo e inevitabile divenire, dato l'insperato successo di Qualunquemente. Albanese al cinema, per funzionare, deve avvalersi di un costrutto narrativo ponderato ad hoc, come gli era miracolosamente riuscito nel succitato film; in questo caso, purtroppo, la prolissità della mimica sotterra qualsivoglia afflato organico e la parabola discende nello scoramento di incidenze capziose. Un plauso a scenografi, costumisti e truccatori; eterna onta sul compositore del fastidiosissimo loop sonoro. Preso a sketch su Youtube può divertire. **

Tarabas 26/01/14 15:34 - 1878 commenti

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Niente niente, niente del tutto. Rispetto al già mediocre predecessore, questo sequel non dichiarato è del tutto privo di mordente satirico, non fa praticamente mai ridere, si accontenta di un blando sparacchiare qualunquista non negandosi momenti francamente sottozero. Quasi insopportabile il veneto Favaretto (con l'accento meno veneto di tutti i tempi), annacquato Frengo; resta solo Cetto, anche se purtroppamente le cartucce sono poche e le polveri umidicce. Albanese ll'ennesimo film sbagliato.

Piero68 3/02/14 08:48 - 2957 commenti

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Pesante, improbabile, irritante e sconclusionato. In poche parole il peggio nella carriera di Albanese. Perché se Qualunquemente almeno poteva contare su una storia a tratti divertente, qui la sceneggiatura non esiste proprio. Una serie di gag estemporane e male infilate una dietro l'altra. Nemmeno rispolverare una vecchia maschera riuscita come Frengo (vecchia di una 20ina di anni) salva Albanese dal disastro. Per non contare lo pseudo futurismo ispirato a Hunger games e la pochezza di personaggi come Bentivoglio o Villaggio. *

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B. Legnani 26/04/14 23:57 - 5532 commenti

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Qualunquemente mostrava la corda dopo mezzoretta, per cui aveva decisamente senso non ripetere solo il medesimo personaggio. E, in effetti, questo sequel tiene per 30', grazie alla triplicazione dei personaggi. Ma quando il film dovrebbe decollare con l'elezione al Parlamento, invece, cala fino a precipitare nel profondo. Come spesso càpita nel cinema italiano degli ultimi vent'anni, si cerca il grottesco e si affonda nel fastidiosamente pacchiano. Terribile Frengo (*), ripetitivo Cetto (* e mezzo) talora non male Favaretto (quasi **).

Mco 17/08/14 18:55 - 2327 commenti

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Ovvero della poliedricità di Albanese. Un'opera che dimostra, se ancora ve ne fosse bisogno, l'intelligenza di un attore a tutto tondo, capace di farsi beffa di ogni falla del nostro sistema facendo uso della varietà dei suoi personaggi, indimenticabili macchiette di una comicità sopra la media. Si passa dalla politica, i cui biechi confini sono relegati in una confacente arena, alle autorità ecclesiastiche, dalla prostituzione alla droga. E si ride, talvolta amaramente. Più profondo di quanto appaia.
MEMORABILE: Le accuse di Cetto in Parlamento.

Domino86 27/09/14 20:19 - 607 commenti

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Nonostante il triplo ruolo va detto che Albanese si è mostrato al pubblico con film decisamente migliori. Comunque si ride e ci si diverte (pur se non molto spesso), le battute non mancano ma sicuramente dal famoso attore ci si aspetterebbe qualcosa in più.

Mutaforme 25/01/15 23:12 - 417 commenti

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Indigeribile commedia in cui Antonio Albanese ripropone tutto il meglio, nonché il peggio, del suo cabaret. Riappare Cetto Laqualunque assieme ad altri due improbabili personaggi, ma le risate non vanno oltre lo sketch di presentazione di ciascuno. Avrebbe funzionato se fosse durato 5 minuti, come in una puntata di Mai Dire Gol.

Daniela 27/01/15 17:00 - 12662 commenti

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Comico caustico e ivertente sul piccolo schermo, Albanese raramente convince sul grande, salvo talvolta i casi in cui viene impiegato in ruoli che comici non sono affatto. Il personaggio di Cetto non poteva reggere da solo un sequel, così gli sono stati affiancati altri due personaggi parimenti grotteschi, anche se purtroppo non tanto da non avere agganci con la realtà nostrana. Purtroppo le intenzioni satiriche restano sulla carta: gag striminzite e/o troppo riciclate, cast di supporto svogliatissimo a cominciare da Villaggio. Albanese si impegna ma non può salvare la barca che affonda.

Enzus79 27/03/15 13:25 - 2896 commenti

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Molto, molto deludente. Se in Qualunquemente (seppur non un buon film) ci si divertiva, qui la noia prende il sopravvento su tutto. La storia sorpassa il limite del grottesco, non facendo ben capire dove si voglia andare a parare. Antonio Albanese comunque rimane simpatico. Fabrizio Bentivoglio irriconoscibile.

Il ferrini 25/11/15 11:40 - 2358 commenti

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Raro esempio di riuscita satira politica e sociale sul nostro Paese, con un occhio di riguardo per il fenomeno della Lega, ma anche - finalmente - alla Chiesa e alle sue ingerenze; memorabile la scena in cui Albanese - nei panni del Guru - spiega di fronte a un pubblico attonito quanto quella di Gesù sia lontanissima dal concetto di "famiglia tradizionale". Senz'altro più ambizioso di Qualunquemente e per molti aspetti anche più tagliente. Albanese, comunque, prima che attore è uomo da palcoscenico.

Taxius 4/03/18 20:25 - 1656 commenti

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Il film ovviamente è tutto di Albanese, che interpreta tre dei suoi personaggi più famosi in quella che è una vera e propria critica al sistema politico italiano. Lui è bravissimo, ma in questo caso non riesce a dare il meglio in quanto le battute divertenti scarseggiano e riguardano praticamente solo il personaggio di Favaretto, ovvero l'indipendentista veneto. Serpeggia troppa noia e per un film di questo genere non è un bene.

Rambo90 21/11/18 16:22 - 7697 commenti

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Pseudo-sequel di Qualunquemente ma molto meno divertente. Scomporre il film in tre vicende parallele lo rende piuttosto confuso e privo di una vera trama, così che bisogna accontentarsi di una serie di sketch e battute ma non del tutto riuscite. Albanese funziona benissimo come attore, ma la sceneggiatura non graffia come nel predecessore e la satira gioca sul sicuro senza incidere. Si aggiunge un cast di contorno poco sfruttato, con Bentivoglio non in parte e Villaggio davvero sprecato e a stento visibile. Mediocre.

Pigro 3/02/19 12:26 - 9666 commenti

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Torna il protagonista di Qualunquemente insieme ad altre due macchiette del malcostume italico per raccontare le aberrazioni di una politica del malaffare. Riusciti i personaggi grazie all’istrionico Albanese che si fa in tre, trasformandoli in maschere assolute. Qualche battuta formidabile. Ma l’ambientazione surreal-fellinian-grottesca simil-anticoromana smorza il potenziale satirico trasformando il tutto in una pittoresca sequenza di sketch dove conta l’estrosità più stramba, finendo per ridurre sensibilmente il divertimento.

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Gordon 15/06/20 10:57 - 261 commenti

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Discreta commedia senza troppe pretese ma che non delude. Il merito è quasi esclusivamente del camaleontico e irriverente Albanese, che si scinde in tre personaggi caricaturali (ma neanche troppo, ahinoi) e decisamente divertenti. Peccato per una trama sfibrata in cui si inseriscono le vicende distinte dei tre, senza ricondurle a un filo logico. Non esaltanti le prove di Bentivoglio e Villaggio, che potevano essere meglio sfruttati; buoni invece gli abiti "sgargianti" dei vari politicanti.

Siska80 25/06/20 21:41 - 3792 commenti

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Sulla scia di Bianco, rosso e Verdone, il sempre convincente Albanese si fa in tre (al posto degli elettori qui abbiamo i candidati), ma la "scissione" della corruzione si rivela non del tutto soddisfacente: Cetto è divenuto una macchietta (con evidenti limitazioni nell'uso del dialetto per garantire al pubblico una maggiore comprensione), Rodolfo  è un detestabile trafficante di extracomunitari, Frengo è simpatico ma fuori contesto. Il ritmo è altalenante, tuttavia l'ultima mezz'ora è davvero adrenalinica: meraviglioso il discorso  in aula di La Qualunque, azzeccato il finale.
MEMORABILE: Le urla irrefrenabili di Cetto e Pino dalla psicologa.
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    Ci ha lasciato uno dei migliori attori
    della commedia negli anni a cavallo tra il 70
    e il 90
    RIP Paolo Villaggio
    Ultima modifica: 3/07/17 13:09 da Daidae
  • Discussione Graf • 3/07/17 13:09
    Fotocopista - 908 interventi
    Paolo Villaggio, con il personaggio del rag. Ugo Fantozzi, è stato il geniale e acuto inventore del grottesco sociale nel cinema italiano.
    Una prece.
    Ultima modifica: 3/07/17 14:32 da Graf
  • Discussione Neapolis • 3/07/17 13:49
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  • Discussione 124c • 3/07/17 15:01
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    Un altro triste lutto per il cinema, la tv e la letteratura.
  • Discussione Herrkinski • 3/07/17 15:28
    Consigliere avanzato - 2631 interventi
    Grossa perdita. Ho sempre adorato i suoi personaggi, su tutti ovviamente i primi Fantozzi, film di cui conosco le battute a memoria e le cui gag ricorrono tuttora spesso tra me e i miei amici (ironia della sorte, persino ieri pomeriggio, ancora ignari della brutta notizia che stava per arrivare).
  • Discussione Roger • 3/07/17 15:53
    Fotocopista - 2919 interventi
    L'approccio al suo personaggio di Fantozzi all'inizio è stato per me, come credo per molti, leggero e scanzonato...ebbene con l'età adulta capisco quanto sia stato una invenzione geniale, intelligente, quante verità sottointendano le sue tragiche, grottesche avventure. Ci mancherà...
    Ultima modifica: 3/07/17 16:52 da Roger
  • Discussione Buiomega71 • 3/07/17 18:05
    Consigliere - 25998 interventi
    Avendo appreso, stamane, della sua scomparsa, non ho avuto il tempo di fare il mio "coccodrillo", ma solo di annunciarne la morte.

    A detta di molti ( e lui stesso lo affermava) era un uomo sgradevole

    Ma il suo FANTOZZI e quasi patrimonio nazionale e non si può negare a quest' uomo " sgradevole" il grande genio tragicomico

    Per me resterà il catastrofico signor Robinson su quell' isola mostruosa, con l ' Araya venerdi, il " Si buana" fatto oggetto dalla Rizzoli tigrata e mantide religiosa nell' Africa da " brivido mostruosamente caldo", e il Fracchia/belva umana di " doppia" kafkiana comico/follia

    Ma soprattutto il mammone/sessuomane circondato da bambole gonfiabili, riviste porno, peli pubici e giovani governanti zoppe, in balia di madri castratrici, in quello che per me è una specie di grottesco e irriverente remake di PSYCHO, alle care mamme nel giorno dei loro mostruosi compleanni
    Ultima modifica: 3/07/17 18:27 da Buiomega71