No - I giorni dell'arcobaleno - Film (2012)

No - I giorni dell'arcobaleno
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Titolo originale: No
Anno: 2012
Genere: biografico (colore)
Note: Presentato alla Quinzane des Realizateur del 65esimo Festival di Cannes.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/05/12 DAL BENEMERITO FORD
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Ford 19/05/12 01:13 - 582 commenti

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Terzo film della trilogia cilena di Larrain, è la storia del referendum che ha interrotto la dittatura di Pinochet e della modernissima campagna pubblicitaria che comunisti hanno affidato ad un pubblicitario figlio del consumismo. Film rigoroso quanto godibile, grazie a dialoghi al vetriolo e ad una confezione paratelevisiva smaccatamente anni '80, operazione visivamente geniale. Gael Garcia Bernal è pressochè perfetto e il film fila che è un piacere. Chissà mai se uscirà al cinema...

Cotola 30/11/12 11:44 - 9052 commenti

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Larrain chiude alla grande la trilogia sul Cile, girando un film molto interessante e di rara intelligenza che scandaglia lucidamente la macchina della propaganda politica (ma non solo quella) e della creazione del consenso. Lo stile visivo è volutamente retrò e ben poco accattivante (ma è una scelta giusta e pienamente funzionale al narrato), mentre i toni, pur con i plumbei cromatismi che permeano gran parte del film, sono meno pessimisti del solito. Una pellicola importante, molto attuale e, cosa non da poco per i nostri tempi, che fa riflettere. Chapeu ad un cineasta sempre più bravo.

Nancy 11/05/13 19:26 - 774 commenti

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Un film abbastanza didascalico, che racconta le vicissitudini del plebiscito cileno del 1988 per l'abrogazione del potere dittatoriale di Pinochet. Interessante la scelta fotografica del viraggio particolare che rende l'illusione di un girato in video, forse dovuta anche all'inserzione di numorose scene di repertorio tra cui la stessa pubblicità su cui s'impernia l'intero film, la pubblicità per il sostenimento del "no" (nonostante ciò c'è da dire che lo stile di regia è antitetico a quello pubblicitario...). Buona l'interpretazione di Bernal.

Daniela 14/05/13 08:51 - 12671 commenti

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Al terzo capitolo, Larrain affronta di petto il tema della dittatura colta in un momento particolare: un referendum che nelle intenzioni doveva essere un plebiscito per Pinochet ed invece... Fra ricostruzione e documentario per i numerosi inserti d'epoca, il film focalizza uno dei quesiti che da sempre dividono il campo della sinistra: restare puri e perdenti oppure scendere a compromessi (la democrazia pubblicizzata come un "prodotto") ma provare a vincere? Bernal in parte, Castro più defilato ma sempre convincente. Non ho molto apprezzato l'appiattimento della fotografia su toni vintage.

Capannelle 16/05/13 14:59 - 4412 commenti

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Emblematico il primo scontro tra il giovane pubblicitario e il rivoluzionario duro e puro che se ne va schifato dalla riunione. E dire che problemi simili si ritrovano nei nostri partiti ancora oggi.. Larrain porta avanti il discorso in modo prevedibile e visivamente scarno ma con uno stile personale ed efficace, senza ricattare lo spettatore con scene forti o melodrammatiche.

Rebis 24/05/13 21:29 - 2339 commenti

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Girato in 4/3, in bassa definizione, visivamente "brutto", con le luci bianche che esondano sulle forme bruciandole, il film di Larraìn - recitato benissimo - non è una semplice ricostruzione della campagna pubblicitaria rivoluzionaria che cambiò le sorti di un paese, ma è anche la restituzione materiale, percettiva di quell'esperienza fatta di televisori catodici pulsanti vita civile, infestati dalle contraddizioni morali assiepate dietro la logica della comunicazione di massa. Non ha la potenza devastante del bellissimo Post mortem ma ne è il seguito ideale, l'atra faccia della medaglia.
MEMORABILE: L'amarezza del finale: l'era del consumismo incombe...

Cloack 77 24/05/13 17:03 - 547 commenti

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La vera ricchezza del film è tutta nei contrasti: proporre al popolo un "quasi" ritorno al passato rigettato, un pubblicitario "capitalista" (che fa soldi grazie alle politiche di Pinochet) che si occupa di una campagna sostenuta dai comunisti o "socialisti" senza fare una scelta di campo, ma solo di libertà. Larrain adorna la campagna elettorale con sprazzi, "spot" di episodi di vita quotidiana sotto dittatura. Ottimo Gael Garcia Bernal.

Giùan 28/07/13 07:35 - 4562 commenti

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Dopo il grottesco allucinato di Tony Manero e l’iperbole violenta di Post mortem, Larrain chiude la trilogia sul Cile di Pinochet con un brusco cambio di registro cinematografico che, aderendo perfettamente al racconto della “liberazione” dal regime, ne conferma al contempo il talento, grazie a un discorso registico di lungo respiro, tale da prestarsi alla decontestualizzazione e a plurime letture attuali e vicine (come non pensar al belpaese berlusconiano). Semplice e necessario, resta il timore che il ragazzo andino ceda alle sirene “reclamistiche”.
MEMORABILE: I duetti tra i bravissimo Gael Garcia Bernal e Alfredo Castro, attore feticcio di Larrain, qui chiamato a una prova meno “mimetica”.

Paulaster 12/05/14 10:05 - 4427 commenti

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Viaggio nel tempo per trasportarci nel Cile del referendum contro Pinochet. Contenuti che impressionano per la fedeltà e che lasciano trasparire anche i singoli stati d’animo delle opposte fazioni. Bernal in un ruolo maturo denso di preoccupata fierezza. Larrain rende la situazione fluida centrando il messaggio anti-dittatura meglio di un reportage giornalistico, sebbene all’inizio spezzetti i dialoghi e l’enfasi finale è poco incisiva. Nel doppiaggio si poteva far meglio.
MEMORABILE: Gli spot pro e contro.

Nando 26/05/14 12:46 - 3816 commenti

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Pellicola con taglio documentaristico che illustra le fasi del referendum cileno del 1988. Un'analisi lucida e dettagliata che mostra i fatti con verità senza scadere in facili sensazionalismi. Il tam tam mediatico viene analizzato con cura e Bernal è appropriato.

Pablo Larraín HA DIRETTO ANCHE...

Spazio vuotoLocandina Tony ManeroSpazio vuotoLocandina Post mortemSpazio vuotoLocandina Il clubSpazio vuotoLocandina Neruda

Galbo 15/07/14 05:55 - 12399 commenti

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La scelta stilistica di Larraín per raccontare la campagna referendaria che portò alla fine della dittatura cilena, consente di apprezzare il film come un "unicum" tra filmati d'epoca e segmenti ricostruiti. Il potere mediatico della manipolazione delle coscienze (e del voto), viene dettagliatamente analizzato in un film che è meno netto di quello che potrebbe sembrare nel prendere posizione politica, presentando in chiaroscuro anche il movimento democratico. Un'efficace "immersione" nella realtà dell'epoca. Molto bravi gli attori. Notevole.

Tarabas 14/08/14 13:27 - 1878 commenti

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Cile 1988: Pinochet concede un referendum sul suo "incarico" presidenziale. A sorpresa, lo perde. Fantasiosa, controversa e discussa, la lettura di Larrain è tutta centrata sulle dinamiche della comunicazione politica ("la democracia es un producto"). Il contesto (e il passato) è poco presente, cosa che ha generato critiche in patria (il padre era un politico sostenitore del Generale). Visivamente è molto bello, girato con vecchie mdp anni 80 in 4:3, il cast è ottimo. Per la storia ci sono altre fonti, questo è un film e come tale va preso.
MEMORABILE: Il mantra di Renè: "Lo que van a ver a continuación está enmarcado en el actual contexto social. Después de todo, Chile piensa en su futuro”.

Gestarsh99 17/08/14 20:09 - 1395 commenti

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Cronistoria abilmente romanzata del memorabile referendum cileno che nel 1988, attraverso una campagna per il NO allegra e ottimistica, pose fine al regime militare di Augusto Pinochet. Alla sua quarta regia, Larrain "archeologizza" ancora di più la forma del suo racconto, prolungando filologicamente le sgranature estetiche e la rifocalizzazione epocale del suo necrotico Post mortem. Un "action pubblicitario" che vede come unico emancipatore del Cile il marketing, nuovo strumento di potere che aggredisce e porfirizza a colpi di slogan le vecchie dittature del consenso retrograde e inefficaci.
MEMORABILE: La reazione disgustata di uno dei commissionatori della campagna per il NO alla vista del tipo di reclame promozionale escogitata da Saavedra.

Jandileida 13/05/15 11:16 - 1567 commenti

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Coinvolgente ricostruzione della campagna referendaria cilena che portò alla fine della dittatura di Pinochet. Dopo averci raccontato il prima e il durante, Larrain alleggerisce i toni e ci racconta la fine: dai toni plumbei dei due precedenti lavori si passa all'arcobaleno che buttò giù il grigio generale. La scelta poi di filmare ricordando palesemente lo sgranato anni '80 (che fa subito Bombonera) è decisamente centrata e dona al film un affascinante taglio documentaristico. Ottimi Bernal e il sempre insondabile Castro.

Schramm 1/03/16 16:15 - 3495 commenti

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La pubblicità è più che mai anima del commercio per/contro una dittatura che l’anima l’ha venduta al diavolo, e al diavolo ha mandato una nazione intera. Sbiadito come l’umore nazional-popolare di allora, a bassa definizione come polverosi u-matic d’archivio, l’affondo di Larrain addenta una fetta di storia piegata ai poteri una tantum benefici della persuasione occulta capace di pilotare al bene l’istanza plebiscitaria: il futuro è merce da lanciare a mò di detersivo o snack, col trait d’union/accento della tattica dello choc che cavalca il bieco protagonismo e sperona la necrotonia. Grande.

Magi94 23/10/17 20:51 - 954 commenti

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Opera veramente convincente di Pablo Larrain, racconta la storia del peculiare referendum cileno concesso dalla dittatura che portò al termine del regime di Pinochet. La regia riesce con efficacia a costruire un film-reportage, anche grazie alla scelta di girare il tutto con una qualità bassa delle riprese che crea un tutt'uno con i filmati d'epoca e ci immerge tra i personaggi con più intimità. Il finale è ottimo.

Pigro 2/05/19 08:48 - 9672 commenti

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Qualche volta una guerra si combatte con la pubblicità: è il caso del referendum cileno che spazzò la dittatura, qui raccontato dal punto di vista del creativo di spot e slogan a effetto. Sarebbe piaciuto al primo Costa-Gavras, perché l’effetto realistico del racconto politico si sposa con un plot drammatico, seguendo una narrazione incalzante e tesa, coadiuvata da una fotografia e una ricostruzione che esaltano l’effetto da reperto degli anni 80. E fanno pensare alla potenza della persuasione mediatica anche nei conflitti odierni.

Mickes2 10/05/20 17:33 - 1670 commenti

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Tuffo nel passato di un Cile mai domo in cui Larrain tramuta l’acting in documento continuo utilizzando per giunta immagini dell’epoca, così da sensibilizzare e mostrare. Servendosi di una fotografia dai toni retrò nella quale ogni fascio di luce sembri lasciar intravedere sempre un piccolo arcobaleno, il regista racconta quello storico referendum a suon di botte da orbi mediatiche, un testa a testa a set di 15’ per pubblicizzare i futuri cambiamenti, le possibilità di una nazione intera. Un cambio di registro non da meno rispetto ai precedenti.
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  • Discussione Cotola • 6/11/12 23:47
    Consigliere avanzato - 3845 interventi
    Sarà presentato al 30° Festival di Torino.
    Credo proprio che non me lo lascerò sfuggire.
  • Discussione Nancy • 11/05/13 19:29
    Fotocopista - 147 interventi
    Errore mio, non essendo stato aggiornato il titolo italiano (No - I giorni dell'arcobaleno) ho reinserito una scheda. Spero si possa trasportare qui il mio commento. Scusate il disagio.
    (Comunque il film è al cinema!)
  • Discussione Zender • 11/05/13 19:36
    Capo scrivano - 47802 interventi
    Sì, domattina trasporto tutto e sposto al cinema. Meglio che ci sia il sottotitolo italiano, perché i titoli da due lettere sono insopportabili, per la ricerca :)
  • Discussione Nancy • 11/05/13 21:07
    Fotocopista - 147 interventi
    Infatti ovviamente lo avevo cercato e non lo avevo trovato!
  • Discussione Zender • 12/05/13 07:45
    Capo scrivano - 47802 interventi
    In ogni caso quando magari ti trovi davanti a un titolo brevissimo o ostico per qualche motivo ti consiglio il solito trucco, Nancy: cercalo col nome del regista. Lo trovi subito.
  • Discussione Jandileida • 12/05/13 11:42
    Addetto riparazione hardware - 431 interventi
    Larrain è un grande. Non vedo l'ora di vederlo
  • Discussione Didda23 • 12/05/13 13:40
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Peccato per la scarsa distribuzione . Nella mia città non c'è
  • Discussione Jandileida • 12/05/13 14:06
    Addetto riparazione hardware - 431 interventi
    Anche Post mortem lo distribuirono pochissimo (vedi relativa discussione).

    Qui in tutte le Fiandre lo danno in cinque, no dico, 5, sale
    Ultima modifica: 12/05/13 14:06 da Jandileida
  • Discussione Nancy • 13/05/13 02:28
    Fotocopista - 147 interventi
    Sì, ho letto su Imdb qualcosa come 25 sale in Italia...
  • Musiche Schramm • 29/02/16 18:36
    Scrivano - 7694 interventi
    nello spot che vediamo da 1h 26' 23'' a 1h 26' 52'' la musica è di jean michel jarre. si tratta, per la precisione, di un frammento di wooloomooloo dall'album zoolook, curiosamente non accreditato nella sezione soundtrack da imdb e incredibilmente mancante anche dagli end credits.
    Ultima modifica: 29/02/16 19:01 da Schramm