La casa dei vampiri - Film (1970)

Maine: nella casa dei Collins si presenta uno sconosciuto che avanza parentele con il capofamiglia (Louis Edmonds): la somiglianza dell'uomo con il ritratto di Barnabas (Jonathan Frid) convince della sincerità la famiglia. Da questo momento nel paese inizia un ciclo di inquietanti omicidi. Pellicola d'impianto classico, dotata di un fascino decadente e romantico, talvolta sconfinante nel malinconico. Dan Curtis si avvale dello stesso cast utilizzato per la serie TV (ABC) Dark Shadow e porta sullo schermo l'ennesima versione del vampiro, qui infelice innamorato vittima della gelosia femminile.

Niente male questa storia di vampirismo in bilico tra tradizionale e moderno e con una storia, a tratti originale, che si sforza di uscire dai canoni classici, spesso triti e ritriti. Questa volta un vampiro, resuscitato dopo secoli di sonno, cercherà di portare all'altare la sosia della sua sfortunata moglie, seminando morti dappertutto. Nel cast la fascinosa Joan Bennett, che non rinuncerà a un fugace urlo di obbrobrioso spavento.

Povero Barnaba, vampiro nostalgico, che segue proprie, ferree regole (considera inquinante la presenza umana in certe stanze). A causa di curiosi vari non avrà "vita" facile. Detto ciò, la pellicola non è invecchiata molto bene, nonostante gli attori facciano la loro parte, compreso il signorile protagonista e l'ambientazione giovi al contesto vampirico. Il ritmo è altalenante; e le aggressioni non sono certo da cult dell'horror. Nel complesso, si può vedere, ma si dimentica anche piuttosto in fretta. P.S. Burton rielaborerà la pellicola in chiave decisamente meno seria.

Romantica e decadente storia di vampirismo con il buon Barnabas che, dopo oltre 400 anni di onorata carriera vampiresca, cede alle lusinghe di una dottoressa innamorata di lui e accetta di farsi iniettare un siero in grado di distruggere la cellula che inquina il suo sangue e che sarebbe alla base del suo virus vampirico. Il tutto per diventare umano e impalmare la donna che egli crede reincarnazione del suo perduto amore. Da rimarcare la partecipazione di Joan Bennett e la buona regia di Dan Curtis, però qualche sbadiglio fa capolino.

Variazione sul tema Dracula, il film è un horror americano dal sapore inglese e forse, ambientato in Gran Bretagna, avrebbe acquistato una maggiore atmosfera (comunque riuscita, soprattutto nel finale), malgrado le location siano buone; c'è anche Tarrytown (Sleepy Hollow). Buon cast di attori: Jonathan Frid ha il volto da vampiro e vestito con abiti settecenteschi fa la sua figura. Notevoli alcune scene, altre un po' meno.

La pellicola di Dan Curtis cerca d'introdurre qualche elemento di novità (la cura contro il vampirismo) all'interno dei canoni del genere. Per il resto ci muoviamo all'interno dei soliti cliché e il film non si riesce a elevare oltre a una più che dignitosa sufficienza. Buona l'ambientazione e alcune scelte registiche, mentre la sceneggiatura rimane un pochino confusa e abbastanza anonima. Sicuramente non all'altezza di altri, successivi, lavori del regista, ma meritevole di una visione da parte degli appassionati al genere.

L'inizio è a dir poco confuso: veniamo gettati in una storia di gioielli scomparsi, sparizioni di minori, tombe avite. Poi cominciamo a capirci qualcosa: si parla di un vampiro, Barnabas, innamorato d'una sciacquetta che lui crede reincarnazione d'una sua antica fiamma; mentre una ematologa cerca di curarlo, la polizia, croci alla fondina, stringe il cerchio... Filmetto televisivo noioso e datato, oggi irricevibile.

Vampiro dalle origini “biologiche”, cattivo sì ma forse non poi così tanto. Qualche elemento originale non manca in questa storia e nemmeno momenti discreti, anche moderatamente violenti, classici nelle vicende dei non morti ma esplicitati con un ritmo sostenuto, soprattutto nella prima parte. Non disprezzabile l’atmosfera tesa che si respira nella cittadina, organizzata per la caccia al mostro assetato di sangue, all'apparenza così gentile e romantico. Una buona regia e dei partecipanti adeguati, garantiscono la giusta soddisfazione per l’appassionato di horror vecchia maniera.

Horror vampiresco che inizia in maniera alquanto confusa per poi crescere alla distanza, regalando qualche brivido e inserendo alcuni elementi di novità come la cura contro il vampirismo, la rivalità tra i vampiri stessi e persino i poliziotti muniti di croci, salvo poi adagiarsi in un epilogo piuttosto scontato. L'atmosfera è riuscita e l'impianto scenografico di buon livello, mentre gli interpreti sono corretti ma nessuno di loro (neppure la gloriosa Joan Bennett) brilla particolarmente, forse anche per colpa dell'eccessivo numero di personaggi.

I primi minuti sono scoraggianti in quanto generano confusione e non lasciano comprendere il senso del racconto. Acquisisce vigore soltanto in seguito, per merito di una sceneggiatura che inizia a prendere corpo e denota idee di fondo assolutamente interessanti. Peccato siano inframezzate dai soliti punti fermi sul vampirismo che fanno scemare l’interesse verso il basso. Questa altalena si manifesta un po’ ovunque e relega il gradimento al solito appassionato di genere quando si poteva fare qualcosa di più, cercando semplicemente una quadratura migliore.

Gli americani giocano a fare gli inglesi scimmiottando in casa propria le atmosfere gotiche e decadenti del vecchio mondo. Infatti sembrano puntare molto sull’impatto emotivo di un'estetica ricca di chiaroscuri davvero curata, ma meno su limpidezza e linearità dello sviluppo. Evidentemente, derivando da una serie tv, davano il contesto per scontato generando un forte disorientamento iniziale. Ma anche successivamente si ha il sentore di un procedere a tentoni tra temi vampireschi classici e innovazioni, con una serie di piccoli fili che vengono prima accennati e poi abbandonati.