J'ai tué ma mère - Film (2009)

J'ai tué ma mère
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Titolo originale: J’ai tué ma mère
Anno: 2009
Genere: drammatico (colore)
Note: Aka "J'ai tué ma mère".
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/01/12 DAL BENEMERITO PIGRO
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Pigro 2/01/12 18:19 - 9666 commenti

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Quando ho scoperto che questo film (stra-premiato) è l’opera prima di un ventenne, per giunta a sfondo autobiografico, nel quale il regista-sceneggiatore-produttore è pure protagonista, non ci volevo credere: un lavoro potente, sia narrativamente che visivamente, rabbioso e misurato, travolgente e asciutto, insomma ottimo (Dolan: un nome da ricordare!). La storia del rapporto schizofrenico di odio-amore tra madre (scostante) e figlio (gay) - entrambi attori formidabili - è esplosiva, magari eccessiva e tirata, ma capace di scuotere profondamente. Da vedere.

Lucius 19/01/12 18:35 - 3015 commenti

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Classico film festivaliero, ben recitato ma sgradevole alla visione per l'eccessivo spazio dato alla litigiosità dei protagonisti. Un ragazzo adolescente e una madre apparentemente superficiale, un rapporto di amore odio vissuto da chi non ha ancora la maturità per capire il senso della vita, né tantomeno la propria condizione. Litigioso.

Mickes2 20/12/12 17:28 - 1670 commenti

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Morte inflitta attraverso le parole, amore donato tramite il silenzio. Rapporto conflittuale tra madre e figlio fra isterismi, verità non dette, ripensamenti, accuse reciproche, sentimenti conflittuali o non corrisposti, alternando sprazzi di vita quotidiana e indovinati monologhi-resoconto. Linguaggio ricercato e dinamico con echi da Nouvelle vague, quello dell’esordiente e talentuoso Dolan, che alla lunga può sfiancare per la massiccia dose verbosa iperattiva che alimenta la sceneggiatura ma tuttavia stupisce per la clamorosa aderenza attoriale.

Daniela 23/10/13 12:03 - 12662 commenti

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Il sedicenne Hubert vive con la madre separata, con la quale ha un rapporto conflittuale non molto diverso da quello dei suoi coetani, aggravato però dall'assenza del padre, da alcuni segreti inconfessati, dal carattere instabile di lei... Il pregio maggiore dell'esordio di Dolan è quello della credibilità nel ritrarre l'emancipazione/rifiuto del figlio nei confronti di un genitore pure amato, passaggio necessario come fase della crescita, ma che può essere assai doloroso per entrambi. Ben fatto, interpretato con convinzione, interessante.
MEMORABILE: La bugia a scuola, la successiva irruzione della madre durante la lezione

Nancy 15/02/14 18:53 - 774 commenti

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Stupisce quanto questo ragazzo (classe '89!) riesca così finemente a crearsi un universo estetico: in questo film d'esordio Dolan inserisce le tematiche a lui più care (omossessualità e rapporti familiari) in una cornice di scelte registiche ben calcate, aiutate anche da una buona fotografia. La sceneggiatura è il limite del film: un po' banale e purtroppo ripetitiva all'eccesso nel proporre scene di violenti contrasti verbali tra madre e figlio.
MEMORABILE: Le riflessioni in b/n.

Deepred89 28/11/14 20:10 - 3706 commenti

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Una pellicola noiosetta, ripetitiva, resa guardabile dall'ottima performance dei suoi protagonisti, con un Dolan (volto notevole, molto meglio davanti alla macchina da presa che dietro, almeno in questo suo esordio) notevolissimo nelle sue esplosioni di rabbia alla Vittorio Sgarbi. Estetica non memorabile, con un po' di piattume intervallato da qualche gratuitissimo ralenti a ritmo di valzer. Nulla di fastidioso e nel complesso accettabile, ma molto più apprezzabile nelle intenzioni che nei risultati.

Cotola 31/12/14 12:33 - 9043 commenti

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Notevole esordio del ventenne Dolan che mostra già tutto il suo talento (anche come attore), seppure magari un po' acerbo e discontinuo. I temi sono quelli che caratterizzeranno tutto il suo cinema: l'omosessualità nascosta, il rapporto conflittuale con una madre dalla figura ingombrante, l'importanza di una figura terza. Bello ed a tratti emozionante specie nell'alternare furiosi litigi a momenti di "dolcezza" tra madre e figlio. Lo stile c'è, anche se lo si può accusare (magari un po' a ragione) di furbizia. Col senno di poi risulta invece più "sobrio" e "controllato" dei film successivi.

Paulaster 22/05/15 18:05 - 4419 commenti

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Il rapporto madre/figlio, come il comunicare senza i mezzi necessari per decrittare i codici e il viaggio, diventa una lotta di spigoli e parole d’amore senza calore. Dolan butta fuori il suo rospo alla stregua di una seduta psicanalitica, mostrando il lato sincero. Delicato e pieno di rabbia, tra riprese che girano pudiche i momenti di attrazione. Un messaggio d’amore e uno sfogo, calibrando i diversi stili di narrazione in un interessante quanto precoce equilibrio.
MEMORABILE: La composizione di Pollock.

Pinhead80 1/09/23 16:03 - 4759 commenti

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Hubert è un sedicenne che vive un rapporto difficile con la madre ed è anche un giovane alla ricerca di emancipazione all'interno della relazione familiare. La prima regia di Dolan è un film molto autobiografico interpretato con enfasi e partecipazione, che dimostra le enormi potenzialità di un autore in grado di fare tutto e bene. L'amore, l'incomunicabilità, l'omosessualità e la conflittualità dei rapporti sono tutti elementi che vengono affrontati in maniera poetica e struggente e che poi verranno nuovamente ripresi in futuro dal giovane cineasta canadese. Bellissimo esordio.

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  • Curiosità Daniela • 23/10/13 12:14
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Il canadese Xavier Dolan ha scritto la sceneggiatura all'età di 16 anni e ha diretto il film a 19, partecipando anche alla produzione.
    Il film è stato presentato in anteprime Festival di Cannes 2009 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, aggiudicandosi tre premi.
    Altri riconoscimenti gli sono stati assegnati
    in vari festival internazionali.

    Fonte: Wikipedia