Joe Petrosino - Miniserie TV (1972)

Le missioni dello zelante poliziotto italiano naturalizzato statunitense in lotta contro la mafia e da questa ucciso nel 1909. Nei cinque episodi prevale il taglio documentaristico dell’inchiesta di Arrigo Petacco, comportando una staticità saltuariamente interrotta dalle retate dell’“Italian squad” e dagli interrogatori condotti con metodi spicci dal ten. Petrosino. Uscito di scena nella penultima puntata, il protagonista Celi ritorna in veste di narratore per aggiornare il pubblico sugli sviluppi delle indagini riguardanti la morte del poliziotto. Titoli di coda a fumetti.

Realizzato con la professionalità tipica della Rai dell'epoca, ha il pregio di non fare del protagonista un santino (evidenziandone onestà e coraggio, ma anche l'ingenuità) e di non concludersi con la sua morte. Abbastanza statico per essere incentrato sulla figura di un poliziotto, ma ancora valido sul piano della denuncia e qui si sente la mano di Arrigo Petacco. Accanto a Celi spiccano Pernice (il giornalista), Mollica (Vito Cascio Ferro) e Feliciani (il questore); ruolo non trascurabile (il procuratore del Re) per il doppiatore Renato Turi.

Buon sceneggiato della Rai che fu, girato bene dall'esperto D'Anza, recitato magnificamente e che narra lo spessore umano e la lotta alla mafia di Joe Petrosino. Le puntate sono tutte di alto livello, soprattutto le prime tre, mentre la quarta non mi è granché piaciuta; niente male la quinta. Suggestivo il bianco e nero unito alla mancanza di esterni veri (riprodotti più o meno bene negli studi di Cinecittà). Tra gli interpreti, oltre a un superbo Adolfo Celi, spiccano Guglielmi, Feliciani, Glauco Onorato, Pernice e Renato Turi.