Kubrick nelle sue opere ha sempre reinventato il genere andando "oltre". F.M.J. non è da meno. Mi ricordo ancora quando uscii dal cinema: non parlai per un bel pò e sentivo le gambe tremare. Il film è di quelli che ti scuotono dall'interno e non si dimenticano più. Divisa in due parti (addestramento delle reclute e combattimento in Vietnam), la pellicola percorre un ideale cammino del soldato americano. Buffo che il protagonista si chiami Joker e nel film si senta la canzone "Topolin". Capolavoro.
Nel genere "Guerra nel Vietnam", perde solo da Apocalypse now, ma questo film di Kubrick domina i pur celebrati Platoon e Il cacciatore. Narrazione straordinaria, secca, talora brutale, che "prende dentro" e si fa indimenticabile. Curiosamente la celebre scena del cecchino ha un antecedente in Il cittadino si ribella, di Castellari (1974).
I soldati che marciano cantando la canzone di Mickey mouse non me li toglierò mai dalla testa, come tante altre scene di questo film. La prima parte sull'addestramento, sul nonnismo militare e sul trattamento dei soldati è un mini dossier su una realtà cruda; viene analizzata la guerra ma con un'ottica diversa, non convenzionale; un'ottica che ha le fondamenta esistenziali nella mentalità manipolata dall'uomo. Tutta la seconda parte, poi, è assolutamente perfetta.
Grandissimo film con una prima parte straordinaria. L'addestramento delle reclute è qualcosa di eccezionale che rimane scolpito nella memoria di ogni spettatore. Bellissima la storia di "Palla di lardo", ragazzone buono a nulla maltrattato dal sergente maggiore e dai suoi stessi compagni, durissimo l'epilogo che lo attenderà. Ottima anche la seconda parte, con le reclute divenute macchine da combattimento e partite alla volta della guerra del Vietnam. Capolavoro.
Questo film, al di là dell’indiscusso valore, è un pugno nello stomaco le cui conseguenze però, si sentono poco per volta. Più passano i minuti (l’addestramento, l’annullamento della personalità, soprattutto dei più deboli come “palla di lardo”) e più si percepisce un fastidio che andrà aumentando (“palla di lardo” sbrocca) e raggiungerà l’apice con l’arrivo in Vietnam, dove Joker (il protagonista) potrà toccare con mano la guerra, in tutte le sue insensate sfaccettature (il soldato seduto vicino al Vietnamita morto, in elicottero…). Un grande esempio di cinema sotto tutti i punti di vista.
MEMORABILE: Il primo incontro con l'addestratore; La punizione della camerata a "palla di lardo".
Praticamente assistiamo a due film diversi, anche se sicuramente molto legati tra loro. La prima parte infatti racconta l'addestramento e il lavaggio del cervello a cui venivano/vengono sottoposti i soldati prima di essere spediti in guerra. Nella seconda invece i protagonisti si trovano in Vietnam e si confrontano in continuazione con la morte. Bello e da vedere, anche se personalmente ci sono dei Kubrick che preferisco (tra i quali Orizzonti di gloria).
Sostanzialmente un film in due parti. Ottima la prima, nella quale Kubrick mette magistralmente in scena l'addestramento dei marines yankee che cerca di perseguire l'unico scopo di costruire dei killer. Di fatto il registra porta sullo schermo un fenomeno trascurato dai reportage giornalistici, come accade quasi sempre per gli argomenti di carattere militare. Discreta la seconda, in cui viene messa in scena una guerra del Vietnam differente rispetto alle pellicole griffate Stone, più vicina alla realtà quotidiana che ai fenomeni ad effetto.
MEMORABILE: Per non rovinare la visione a chi non conoscesse il film, mi limito a dire "Palla di Lardo" che proferisce il titolo del film: Full Metal Jacket.
Ennesimo capolavoro di Kubrick, che in maniera geniale confeziona di fatto due film in uno. La prima parte è fantastica: l'addestramento non conosce attimi di pausa ed i personaggi del sergente istruttore Hartman e di "Palla di Lardo", una volta visti, non si scordano più. La seconda ci introduce nell'inferno della guerra del Vietnam e qui la narrazione diventa un po' più prolissa. In definitiva, uno dei film di guerra migliori di sempre.
MEMORABILE: Più o meno tutte le frasi pronunciate dal sergente istruttore Hartman...
Dipinto a tinte fosche del delirio della guerra. Una pellicola da cui non si può prescindere, connotata dall'estetismo e dalla ponderatezza dei tempi (spesso immanenti come macigni) di Kubrick. L'impostazione è esattamente parallela al precedente Clockwork Orange, dove nella prima parte si assiste a situazioni iper adrenaliniche per poi farci, giustamente, sprofondare nella lentezza dei minuti che non passano mai, che ancora una volta evidenziano l'assurdità della società. Più che un film di critica, è speculare al nostro essere. Delizioso!
Se non proprio il film definitivo, quello più completo sul dramma della guerra e sulle sue inutili (e fallaci) motivazioni. Non è un caso che in regia stia accomodato Kubrick, regista che ha saputo spaziare ogni genere, lasciando sempre, indelebile, il segno del suo eclatante passaggio...
La guerra secondo Kubrick. La preparazione, l'attesa, la fatica e poi... ecco, il campo di battaglia. Un addestramento che rende dei ragazzi macchine da guerra e macchine da guerra che si riscoprono, dopo tanta morte, esseri umani. La mano del regista è poderosa al solito, gli attori perfetti nella parte e le scene di guerra urbana sono agghiaccianti. Da manuale la prima parte relativa all'addestramento. Non è facile scegliere tra i film di Kubrick, ma questo è sicuramente tra i primi.
Due episodi come due facce della medaglia del militarismo che annulla l’umanità: l’allucinante addestramento-plagio delle reclute e il campo di battaglia che è pura carneficina. Kubrick è spietato e grandioso in entrambi gli episodi: imbastendo nel primo una partitura visiva e sonora (solo urla) agghiacciante e senza scampo e nel secondo un’iperrealistica rivisitazione di tanti film di guerra, asciugati della retorica, fino alla sequenza finale che rimane uno dei più formidabili e visionari atti d’accusa alla “pax americana”.
Molti trovano Kubrick sarcastico ma (come dice Chion) in realtà è un autore compassionevole. La metafora in due parti di questo film (la prima in ambienti chiusi, tipici dell'autore, con simmetrie altrove banali ravvivate come per miracolo, la seconda su campo... anche se girata a Londra) vede la condanna della guerra senza appello e la contraddizione insita nell'uomo tra coscienza del valore della pace e istinto di morte. Bla bla... solo chiacchere, le mie; lasciamo ad altri l'analisi. Un film straordinario.
MEMORABILE: L'addestramento (Kubrick preferiva la versione italiana di Aragno a quella originale; giustamente).
Capolavoro di Kubrick. Capolavoro assoluto del cinema. Quando uscì nelle sale i critici di tutto il mondo lo acclamarono come "il miglior film di guerra mai realizzato". Ed è vero. È il film che meglio di chiunque altro mostra cosa sia una guerra, cosa genera e quali sono i suoi effetti sulle persone. Una guerra che disumanizza tutti, dove le prime vittime sono proprio i soldati. Realizzato con la solita impeccabile perfezione. Grande tutto il cast dove spicca un Lee Ermey superlativo. Sublime la scenografia.
MEMORABILE: "Il corpo dei Marines non vuole eroi. Il corpo dei Marines vuole dei killer". Frase pronunciata dal soldato Joker/Modine.
Famoso dipinto kubrikiano, non tanto della ferocia della guerra, ma della stupidità umana che porta alle aberrazioni dell'addestramento (vera parte pulsante del film) e agli sguardi attoniti delle scene di battaglia. Il tutto condito da umor nero e un forte sarcasmo verso l'autorità e l'ideologìa dominante. Meno coinvolgente nella parte centrale. Nel complesso fa molto riflettere, omettendo qualsiasi tendenza all'epico o al sensazionale esplicito e ponendoci di fronte alla nostra coscienza.
MEMORABILE: La punizione di Palladilardo. Joker cerca di spiegare Jung al Generale, che alla fine risponde: "Tieni duro: passerà anche questa mania della pace".
Dalle pulite ed essenziali geometrie del campo di addestramento, riempito dalle urlate parole oscene del formidabile sergente Hartman (Lee Ermey, vero marine) al caos del Vietnam e alla battaglia non nella giungla ma nella città di Huè, ricostruita nei dintorni di Londra. Esemplare film di guerra, non fine a se stesso ma incui Kubrick ci mette davanti alla "trasformazione" dell'uomo che impara ad uccidere, regredendo quasi con piacere al suo stato primitivo, salvo riprendere coscienza di fronte agli occhi sbarrati di una cecchina. Capolavoro.
MEMORABILE: Tutta la prima parte, dominata dal sergente istruttore.
Capolavoro del genere. Stanley Kubrick è grande e non lo nasconde. L'opera è ben strutturata marchiando per bene il significato di ogni atto. Al campo dei marines si entra come uomini al fine di diventare macchine da guerra, a giochi fatti si ritorna bambini (sempre se ci si riesce a tenere uscirne). Le musiche sono ottime, il cast ben orchestrato, le inquadrature geniali.
MEMORABILE: Palla di lardo nel bagno con un fucile in mano "Full Metal Jacket..."
Kubrick era un genio, punto e basta. La prima parte meriterebbe sei o sette pallini per quanto è bella: personaggi memorabili (chi potrà mai più scordarsi di Palla di Lardo e del sergente Hatman?), dialoghi brillanti e spietati; ma anche la seconda è da massimo dei voti, pur meno efficace. Caposaldo del genere "guerra", caposaldo della cinematografia. Da vedere senza esitazioni!
MEMORABILE: Palla di Lardo, ormai fuori di senno, scandisce le parole: "Full-Metal-Jacket"... Da brivido!
Non è solamente un film sulla guerra, ma un film di denuncia in generale sulle aberrazioni dell'animo umano. L'insensatezza dell'addestramento è solo il preludio a quello della guerra. Momenti di cinema che si mescolano alla realtà del quotidiano, talora con grande crudeltà, talora con ironia. Sicuramente un capolavoro da guardare e riguardare.
Cinema allo stato puro. Non per niente, per me, è il film più bello e fondamentale del genere bellico. Apocalittico. Il regista, attraverso uno sfondo negativo della guerra in Vietnam (il fallimento lampante degli Stati Uniti), spiega come gli esseri umani spesso vengano identificati come automi: la violenza diventa la loro macchina e l'incoscienza il loro peccato. Si fa anche satira nei confronti dell'amata America che, oltre ad aver esportato la coca-cola e Topolino nel resto del mondo, ha sterminato parecchi innocenti.
Clamorosa penultima firma di Kubrick che praticamente non ne sbaglia una in tutta la carriera. Non contento di fare un capolavoro ad ogni film, qui ce ne regala addirittura due. La seconda parte non è iperrealista come alcuni scrivono. In realtà l'ambientazione è volutamente surreale e meno male perché così ci restituisce più le sensazioni che i fatti, come quando la colonna sonora copre e sostituisce gli effetti acustici ambientali. Con la macchina da presa sempre a livello del suolo e ancora più claustrofobico in esterno che in caserma.
MEMORABILE: Il ghigno di Vincent D'Onofrio/Palla di lardo che ricorda quello di Jack Nicholson in Shining.
Kubrick gira un film di antimilitarismo non urlato e quindi tanto più efficace ed incisivo. Grande dall'inizio alla fine, ma la prima parte è quella che si imprime in eterno nella memoria di ogni cinefilo, con il resoconto di quella follia quotidiana e ordinaria che è l'addestramento dei marines. La seconda parte sul Vietnam è solo l'agghiacciante corollario di quelle premesse. Tutti bravi gli attori, ma Lee Ermey si ritaglia un posticino immortale nel pantheon cinematografico di tutti i tempi.
Diviso in due parti (l’addestramento e il conflitto vero e proprio) ma tese entrambe a mostrare il lato ambiguamente folle e sconsiderato della guerra ma soprattutto di chi la gestisce. La regia di Kubrick vola altissima e raggiunge risultati eccellenti con scene che non si dimenticano come l’agghiacciante epilogo col cecchino. Una delle più riuscite e feroci pellicole antimilitariste che riserva sorprese ad ogni visione tanta è la sua complessità sotto ogni punto di vista.
Kubrick bissa l'analisi sulla guerra iniziata con Orizzonti di Gloria e il risultato è altrettanto lucido, spietato e "scandaloso". La prima parte ci introduce all'alienante trasformazione dei soldati in future macchine da guerra, mentre nella seconda assistiamo al trionfo della follia in loro instillata. Ancora una volta, a questa profonda osservazione della natura umana si accompagna una cura magistrale ed un maniacale perfezionismo, a conferma della capacità di Kubrick di rivoluzionare qualsiasi genere a cui si applicasse.
MEMORABILE: La breve sequenza dell'addestramento alla luce del tramonto; i soldati che cantano la canzone di Topolino.
Il film parte bene. La prima parte è da Oscar: regia impeccabile, dialoghi irresistibili e Hartman magistralmente interpretato. Ma quanto di buono viene costruito nella prima parte nella seconda sfuma miseramente. Il film inspiegabilmente si perde in una sceneggiatura tanto incocludente quanto astratta. Non avendo appigli validi Kubrick non fa altro che passare in rassegna tutti i soliti luoghi comuni del conflitto in Vietnam. Una evidente mancanza di consulenza storica decente poi fa più danni che altro. Il film poteva chiudersi a Parris Island.
Crudo (ma in fondo neanche così tanto), splendido e realistico spaccato della guerra in Vietnam, sofferta da chi la combattè e da chi la criticò; è algido come (quasi) ogni film di Kubrick, che apparentemente si limita a mostrare l'orrore del conflitto (e il brutale processo di "produzione" di macchine da guerra come i Marines) senza prendere posizione. Le popolari canzoni che compongono la colonna sonora stridono con le immagini che accompagnano.
MEMORABILE: I discorsi del sergente Hartman, vietati al pubblico civile; l'espressione disgustata del soldato Joker alla vista delle vittime.
Stanley, Stanley quanto ci manchi: trent'anni esatti dopo il glorioso Orizzonti di gloria, Kubrick precisa la sua repulsione per le guerre, di qualsiasi colore e sorta esse siano e sopratutto rende ancora più tagliente, anche grazie all'eccelsa fotografia, la critica feroce al militarismo con una prima parte sconvolgente e violentissimia che entra dritta dritta nella storia del cinema. Parlare della competenza tecnica e della precisone straordinarie con le quali la pellicola è stata girata sarebbe come dire che l'acqua di mare è salata.
Film sulla guerra e contro la guerra. Il titolo, "proiettile blindato", riassume in due parole il nucleo del film. Prima parte interamente dedicata alla coltivazione dell'odio portato all'esasperazione e all'annientamento dell'umanità. Ottima interpretazione per D'Onofrio e Matthew Modine. Memorabile la scena del tiro a segno dall'elicottero...
Colpi d'arma da fuoco concludono le due parti di quello che appare un dittico: con il primo Palla di Lardo chiude i conti con il suo vero nemico, col secondo Joker uccide il nemico ufficiale ma inaspettato. Non un film sul Vietnam ma sulla mentalità della guerra, più ancora che sulla guerra: complesso, contraddittorio come il simbolo della pace accoppiato col grido di battaglia inciso sull'elmetto. Non il film di Kubrick più perfetto, ma uno dei più spiazzanti e coinvolgenti, con sequenze ansiogene che si stampano in testa in modo indelebile.
MEMORABILE: La sequenza nei cessi, illuminata da una luce livida; I soldati che marciano prima dell'alba fra le rovine in fiamme, cantando l'inno di Topolino.
Immenso capolavoro da rivedere all'infinito. La prima parte è lucida, asettica, quasi da incubo, completamente kubrickiana. Il torpiloquio fiume del sergente Hartman è da antologia e nemmeno Tarantino riuscirà a scrivere "dialoghi" così potenti e dissacranti. La seconda è puro inferno Viet, tra pezzi di carne che volano e con la donna cecchino che resta nella memoria. Lo sguardo gelido di "palla di lardo" rimanda all'occhio di Hal 9000 e agli sguardi taglienti di follia, di Alex e Jack Torrence. Finale grottesco e indimenticabile. Assoluto.
MEMORABILE: Tutta la prima parte nella caserma; Palla di lardo dà fuori di matto nei bagni; la Viet cecchino; la marcia di Topolino; i devastanti colpi in arrivo.
Kubrick dirige, diversi anni dopo tutti gli altri, l'ennesimo film sulla guerra in Vietnam, alla quale era apertamente contrario. La riuscita è stupefacente sopratutto per la narrazione spaccata in due. Dall'addestramento alla messa in pratica dello stesso. La politica non fa mai veramente capolino e nemmeno troppi virtuosismi o immagini campanilistiche. È semplicemente la guerra nella sua totale brutalità, diretta da un Maestro ormai ricco di esperienza.
Nella prima parte Kubrick ha un merito per me inedito: mi ha fatto ridere; peccato che la metamorfosi di Palla di Lardo da inetto a killer perfetto sia un po' tirata per i capelli. La seconda parte è perfetta, si spinge avanti stanca, come un soldato al fronte: pochi fronzoli, musiche divertenti, personaggi a cui ci si affeziona senza un vero perché (proprio come i veri commilitoni), sequenze da ricordare (il documentario di guerra su tutte), ambienti spettrali; pochi affreschi di guerra che non portano a nessuna vera conclusione. Giusto così.
L'esercito come istituzione totalizzante/totalitaria. La guerra come laboratorio per ragionare sugli uomini. Kubrick torna sui campi di battaglia dopo la Marna. Sono passati 30 anni, la visione del regista è definitiva: non può più esistere un Dax, non c'è possibilità di salvezza per nessuno. Come per le cavie da esperimento, l'unico obiettivo dei soldati è restare vivi, mentre l'istituzione perde ogni, sia pur formale, sostanza e si trasforma in grottesca caricatura (Hartman, i vari ufficiali). Il finale, perfetto, è il controcanto di Orizzonti di gloria.
MEMORABILE: La canzone di Orizzonti di Gloria sanciva la possibilità di umanità dei soldati francesi; La marcia di Topolino sancisce la perdita di ogni riferimento.
Kubrick seziona in due parti l’animo umano sviscerando profonde riflessioni sulla Natura dell’uomo e dei suoi comportamenti istintivi e non di fronte al pericolo, di fronte al futuro che lo attende, alle umiliazioni, alla paura nei confronti di un nemico di cui non si conosco le reali potenzialità. Intenso dramma in cui la disumanizzazione dell’individuo è l’elemento principale. Tante sono le sequenze che lasciano un’impronta indelebile nella mente di ogni spettatore grazie all’avvolgente regia di Stanley Kubrick. Capolavoro. ****!
MEMORABILE: Tutto l'addestramento; La scena del cecchino.
Ho sempre detestato il genere antimilitarista, ma di fronte a quest'opera giù il cappello. La prima parte è certamente la migliore, col sergente Hartman (tra l'altro un vero militare) doppiato divinamente da Eros Pagni che spara stile mitraglia offese e insulti. La seconda parte invece mi è piaciuta meno ma è ugualmente riuscita. Notevole.
Un film di guerra che in realtà è una lettura tutta kubrikiana sul sogno americano. Tutto si divide in due parti: l'addestramento e il conflitto; il simbolo della pace e il Born to kill; il perbenismo bigotto americano e la sua voglia d'imporlo con grida e violenza. È questo dualismo insito negli americani che porta alla loro follia, che ci sembra malattia nel soldato Palla di lardo ma che non è poi così diversa dalla routine dell'uccidere praticata in Viet Nam o in qualsiasi altro conflitto. Ottime le scenografie, oltre alla magistrale regia.
MEMORABILE: Tutta la prima parte che è un crescendo di tensione e follia; La sequenza del cecchino; "solo finocchi e marinai si chiamano Lawrence".
Nella prima parte del film Kubrick descrive con superba tecnica e profonda analisi la meccanizzazione della guerra attraverso la fase dell'addestramento. Nella seconda parte affronta con altrettanta eleganza il tema dell'appropriazione dell'individuo della propria personalità attraverso l'introspezione psicologica del personaggio di Joker. L'opera è sceneggiata con assoluta classe, evidente soprattutto nell'efficacia dei dialoghi. D'Onofrio interpreta il ruolo migliore della propria carriera. Non c'è nulla da dire sulla perfezione estetica della regia. Straordinario.
Considerato un caposaldo del cinema di guerra, il penultimo film di Kubrick è noto ai più, a torto, solo per la tremenda (in senso buono) prima parte sull'addestramento dei marines. Ma uno dei maggiori pregi è invece nella seconda parte, quando ci viene mostrato, in modo non scontato o ripetitivo rispetto a Orizzonti di gloria, lo svolgimento della guerra e la missione del protagonista. Colonna sonora tutt'oggi molto fresca e godibile. Memorabili i personaggi di Gomer Pyle e del Sgt Harman. Assolutamente da vedere.
MEMORABILE: Il confronto finale tra il cecchino e Joker, le angherie subite (parzialmente a ragione) da Palla di Lardo.
Molti anni dopo Orizzonti di gloria, Stanley Kubrick torna a parlare di guerra; lo fa nel suo modo personale di feroce critica antimilitarista e occupandosi di come le ferree ideologie militari plasmino e "depersonalizzino" l'individuo. Ne deriva un film spietato e personale, realizzato (a Londra !) in modo tecnicamente superbo e nel quale l'attore migliore (Lee Ermey) è un non professionista ex militare. Immagini che rimangono scolpite nella memoria e un finale folgorante.
Un bel film, d'accordo, ma non il "capolavoro assoluto" che dice la critica. È certo ad ogni modo che Kubrick ha saputo raccontare uno spaccato della guerra in Vietnam in maniera assolutamente autentica. La fotografia, con i suoi movimenti di macchina impeccabili e i magnifici colori, è perfetta e sa immergere lo spettatore nel vivo dell'azione. Il sergente Hartman e il suo continuo urlare sono entrati nell'immaginario collettivo e le sue frasi sono diventate un cult. Un grande esempio di cinema.
MEMORABILE: Il cecchino nascosto e la scoperta della sua identità; La canzoncina "Happy Birthday" per Gesù Cristo.
L'antimilitarismo del geniale Kubrick è tutto sintetizzato in questa pellicola dura e cruda che mostra una prima parte addestrativa di memorabile impatto (su tutte il Sgt Hartmann), mentre nella seconda si osserva il confronto bellico nella sua totale brutalità sommata a una totale inutilità di fondo.
La spaccatura del film in due parti fa considerare la guerra come un passaggio dalla teoria alla pratica, senza uscire dall'incubo in cui si sprofonda. L'addestramento è asettico e crudo, anche se di fronte c'è un pazzoide che ti punta un fucile al petto. Nella guerriglia si fanno ancora meno sconti e il finale apocalittico è superlativo. Fotografia ai massimi e dialoghi che scavano. La faccia da studentello di Modine e la trasformazione eccessiva di Palla di Lardo sono gli anelli mancanti per definirlo capolavoro.
Rivisto dopo nove anni in blu ray e in lingua originale, il film ha riconfermato tutto ciò che già mi colpì alla prima visione (della quale possiedo comunque un ricordo molto preciso): splendide immagini, grandi attori, perfetta ricostruzione scenografica e molto probabilmente la più efficace critica alla perdita di sensibilità (comunque anche non per forza riconducibile all'evento guerra) che il cinema abbia mai regalato. Tra i migliori film del maestro (con 2001); nel genere è l'apice, assieme a La sottile linea rossa e Apocalypse now.
MEMORABILE: La geometria delle immagini; La metamorfosi di D'Onofrio; Il tipo di musiche usate (che, come in 2001, creano quasi un effetto di straniamento).
Sette anni dopo Shining e a trent'anni dall'ultimo film bellico (se non si considera Stranamore), Kubrick torna a parlare di guerra: questa volta si parla di Vietnam, anche se il cinema statunitense lo ha narrato ad adbundantiam. La prima parte colpisce direttamente allo stomaco, se non altro per l'interpretazione di Lee Hermey (doppiato da Eros Pagni) che buca lo schermo. Un vero peccato quindi che la seconda parzialmente deluda, dimostrandosi molto più convenzionale.
Indubbiamente uno dei capisaldi dei film di guerra, mostra una prima parte dove il dramma è più individuale, con l'odissea verso la follia della recluta Palla di Lardo; la seconda invece ci catapulta nel pieno della guerra, dove il dramma si fa collettivo e non sbaglia il bersaglio in nessuno dei casi. Più psicologico di tanti altri film di genere ma non per questo meno efficace, anzi.
MEMORABILE: La furiosa reazione di Palla di Lardo.
In questo suo penultimo film il maestro Kubrick descrive in maniera assolutamente originale la guerra, con tutto ciò che le sta intorno. La prima parte (meravigliosa per l'impatto che ha avuto nei confronti del pubblico) è orientata sull'addestramento e sul terribile trattamento riservato al soldato "palla di lardo"; solo in seguito il regista passa a mostrare lo scontro vero e proprio in Vietnam, visto dagli occhi del soldato Jocker. Straordinario sotto ogni punto di vista, cresce di qualità col passare dei minuti.
MEMORABILE: Il discorso iniziale del sergente Hartman; Il finale con la canzone di Topolino.
Straordinario. Pur tratto da un romanzo, il film non è il solito monolite sul tema, ma è diviso in due parti. La prima, da antologia, è una cruda raffigurazione en plein air dell'addestramento dei marines, con dialoghi ormai nella storia del cinema. L'uscita di scena di Hartman per i detrattori fa calare il sipario, ma la seconda parte, ben più surreale di quanto sembri, disvela l'aspra disillusione del sogno di gloria e l'annientamento della personalità dei soldati. Un immortale affresco di Kubrick sulla guerra in genera prima che sul Vietnam.
Nell'America reaganiana, dove i cine-eroi che vengono dal Vietnam si chiamano Sylvester Stallone e Chuck Norris (vedi Rombo di tuono), ecco un film di guerra duro che fa male e che sembrano due. La prima parte (l'addestramento delle reclute) è quella che considero la più riuscita, con le disavventure del soldato "Palla di Lardo" tormentato dal perfido sergente istruttore. Stanley Kubrick è al penultimo film, ma il suo talento non sminuisce. Il protagonista sarà anche il soldato Joker di Modine, ma il suicidio di d'Onofrio è da antologia.
Rappresentazione spietata della disumanità della guerra e dell'addestramento militare, realizzata da Kubrick con la consueta attenzione ai meccanismi mentali perversi e deviati che portano alla violenza e alla rovina. In fondo non c'è nulla che non sia già stato descritto in tante forme simili, sia sul'addestamento dei marines della prima parte sia sulla guerra del Vietnam della seconda; qui però si percepisce nettamente l'insensatezza attraverso gli sguardi, le riflessioni, i commenti dei soldati, vittime impotenti del loro destino.
MEMORABILE: "Alcuni di voi moriranno, siamo qui per questo, ma il corpo dei Marines non morirá mai, quindi voi non morirete mai".
Antiretorica e antieroica riflessione sugli aspetti disumanizzanti della guerra, divisa in due parti; la parte più riuscita è l’alienante addestramento, grazie alle schermaglie tra Hartman e Palla di Lardo (resi indimenticabili dalle interpretazioni dell’ex marine Ermey e di D’Onofrio). La seconda si distacca da molte narrazioni sul Vietnam mostrando i soldati ridotti a macchine da guerra, morte nell'anima anche se sopravvissute ai vietcong. Probabilmente il film più crudo di Kubrick.
MEMORABILE: Le trivialità del sergente Hartman e il suo accanimento su Palla di Lardo; Il cecchino; La raggelante marcia di Topolino.
Diretto come una pallottola e devastante come i danni che ne conseguono: questo è Full Metal Jacket. Merito di una sceneggiatura priva di qualunque morale superficiale e qualunquista sui perché della guerra. È il grido nel buio di un sistema marcio e contradditorio che prende i giovani per renderli dei brutali assassini in nome di presunti ideali pacifisti. Considerarlo soltanto un film di guerra è banale e riduttivo.
MEMORABILE: Il Sergente Hartman e il marine “Palla di Lardo”.
Rivisto dopo tanti anni, mi rammenta la concezione di cinema superiore. A parte la questione del messaggio politico o ideologico (che concettualmente poco m'intriga, come in quasi tutti i film), qui siamo di fronte a una prospettiva ideale di immagini e di suoni fatti per accompagnare una storia che, nella seconda parte, sarà forse solo una delle tante immaginate per quel terribile conflitto. Il genio, credo, viene prima, quando ci si prepara a uccidere e probabilmente anche a morire. Per qualcuno non bisognerà attendere troppo...
Film sul Vietnam di rara efficacia diviso in due parti non equamente straordinarie. Se la prima parte, quella dell'addestramento, è perfetta nel descrivere la nascita della macchina da guerra chiamata Marine e la follia che ne può scaturire, lo stesso non si può dire per la seconda, quella del campo di battaglia, che appare più negli standard. Ma è comunque un'opera memorabile che innalza Kubrick al ruolo di grandissimo cineasta di tutti i tempi, spettatore cinico e sarcastico di un evento dolorosissimo. Il sergente istruttore è da antologia!
MEMORABILE: Il primo discorso del sergente alle reclute; Il credo del fuciliere; La follia di "palla di lardo".
Il sergente Hartman, interpretato dal vero marine Ermey, è divenuto il simbolo di questo indimenticabile affresco di Kubrick sulla ferocia dell'ambiente militare; tuttavia anche nella seconda parte della pellicola non mancano gli spietati affondi del regista nei confronti della follia della guerra. Memorabile il soldato che sparando dall'elicottero sostiene che è più facile uccidere le donne e i bambini perché si muovono più lentamente. Colonna sonora di grande impatto. Imperdibile per qualsiasi cinefilo.
Ad ogni ulteriore visione prende sempre più corpo la sensazione che l'addestramento sia molto meno disumanizzante di quel che sembra. Prova ne sia che i soldati (Joker su tutti) hanno la vita sconvolta a causa del Vietnam e molto meno a causa del sergente Hartman. Anche per questo il film è un capolavoro: riesce ogni volta a dirti e a darti qualcosa di nuovo. Peraltro, con Kubrick alla guida, i dubbi che questo non potesse succedere erano davvero pochi e, ancora una volta, una nuova vetta del cinema tutto (non solo di guerra) viene raggiunta.
La follia della guerra secondo Kubrick raccontata in modo realista e senza nessuna retorica. Nella prima parte del film, la migliore, l'addestramento dei marines, con il terribile sergente Hartman, in cui i soldati vengono disumanizzati. Lo sguardo di "Palla di Lardo" (indimenticabile Vincent D'Onofrio) mette i brividi. Nella seconda il combattimento in Vietnam viene mostrato in tutta la sua crudezza. Colonna sonora cult con pezzi degli anni '60.
MEMORABILE: I coloriti insulti del sergente istruttore Hartman; Il finale.
Forse la più forte opera cinematografica contro la guerra di tutti i tempi: la condanna e l'antimilitarismo, infatti, non sono mostrati in modo didascalico, non vengono dalle bocche o dai pianti dei militari, ma da una spietata ironia di sottofondo, da una satira terribile e verissima sulla figura stessa del soldato. Già ottima la prima parte (ma l'abuso mainstream del sergente Hartman è ormai soffocante), la seconda è forse quella più straordinaria nella sua crudeltà, con punte durante le interviste ai soldati e nel finale canzonatorio.
MEMORABILE: "Io volevo tanto vedere l'esotico Vietnam, volevo incontrare gente stimolante interessante di una civiltà antichissima e farli fuori tutti".
Ennesimo capolavoro di Kubrick, evidenzia tutti gli effetti che la leva militare e la guerra hanno sulla personalità e la vita dell'uomo, arrivando a trasformarlo in un essere deviato e pericoloso. Il film sa essere ironico pure dove ci sarebbe da piangere, per questo la visione è molto fluida e meno lenta rispetto ad altre opere di Kubrick. Indimenticabile la scena finale della prima parte (col soldato Palla di lardo) e quella del cecchino nella seconda. Colonna sonora epica.
In un campo di marines diciassette giovani vengono addestrati a diventare spietati combattimenti. Il conflitto americano in Vietnam è lo spunto di cui Kubrick si serve per mostrare, in modo sia esplicito che introspettivo, la crudele follia della guerra. Il film si può suddividere in due parti di differente portata (la prima dell’addestramento molto intensa, la seconda meno attrattiva e più cruda) ma nel suo insieme è un notevole film (anti)bellico che può essere considerato un riferimento per il genere grazie alla maestria di Kubrick.
L’inizio con le reclute rasate come docili pecore su una morbida melodia country, poi l’inferno mostrato attraverso un addestramento disumano e un battesimo di fuoco che mostra tutta la follia della guerra. A 30 anni da Orizzonti di gloria il regista torna al film di guerra e firma il nam-movie definitivo. Il Vietnam di Kubrick è una wasteland fredda e irreale che simbolo della stupidità di ogni guerra. Capolavoro nero come la pece la cui morale è racchiusa nella frase finale “Certo vivo in un mondo di merda. Ma sono vivo e non ho più paura”.
MEMORABILE: Il tosto e fantasioso turpiloquio di Ermey; Lo sguardo di palla di lardo nelle latrine; Il distintivo pacifista; La marcia di Topolino; Il cecchino.
Dopo averla sfiorata in altri due film girati in precedenza, Stanley Kubrick entra dentro la guerra e ce ne racconta l'orrore e la follia alla sua maniera, sempre forte e indimenticabile. Film diviso nettamente in due parti. La prima, l'addestramento, è un autentico pugno allo stomaco, con un R. Lee Ermey ormai diventato leggenda. La seconda è sul fronte, ma subisce un certo calo di ritmo. Colonna sonora straordinaria ad accompagnare un grande classico, stracitato, sempre da vedere.
Diviso in maniera netta in due parti, riesce nell'intento di straniare lo spettatore per questo suo dualismo. La prima parte semi-ocumentaristica è quasi solo gridata, mentre nella seconda a gridare sono gli strumenti di guerra reali, che nella prima erano simulati e sublimati dall'arroganza del sergente Hartman, nel contesto protetto dal luogo di esercitazione. Film che funziona nei colpi di scena mai prevedibili, impastato con violenza nei fatti e col sesso nelle parole (quest'ultima tematica associata alla libertà, finalmente subodorata da Joker nel cammino verso la liberazione).
MEMORABILE: "i miei pensieri vanno di nuovo ai capezzoli eretti, alle eiaculazioni notturne".
Architettura caustica in due movimenti: uno cadenzato su marce, urla e dissolvenze, l'altro che accarezza detriti con stivali e rock lisergico. Di Kubrick loderemo sempre le maniacali composizioni e la dialettica circolare prossima all'astrattismo; qui plasmano un racconto bellico su "orizzonti" che non portano più a libertà e gloria, ma verso una ferma autoanalisi sulla natura del conflitto (Junghiana o pacifista ci indica). E tra tanti calibrati dualismi, due ai poli opposti del film: "John Wayne" e una baby sniper. Nel mezzo l'università della guerra e le fotografie che "regala".
MEMORABILE: La vendetta della camerata su Leonard; Il monologo iniziale del (vero) sergente Lee; L'addestramento; I Rolling Stone sul finale; "Born to kill".
La versione di Kubrick sulla "sporca guerra" è un'opera che si pone sulla scia di Coppola e di Cimino, ovvero quella dei capolavori. Probabilmente il più realista dei tre, con la seconda parte, quella in Vietnam, dal taglio quasi documentaristico, che fa da contrappeso ai primi indimenticabili 45 minuti, con un Ermey entrato a pieno diritto nella leggenda con l'interpretazione del Sergente Hartman. Toni satirici che si fanno via via più cupi, sino alla rivelazione cui già era pervenuto Kurtz anni prima: in guerra tutto è orrore.
Film letteralmente diviso in due: il primo tempo, la formazione, è un capolavoro assoluto e una delle ultime perle kubrickiane. Un'ora di film praticamente perfetta, per quanto grottesca e sopra le righe, dominata da R. Lee Ermey. Il secondo tempo è nettamente più fiacco: ambientato nel Vietnam, è una sorta di diario di guerra ben girato ma tutto sommato inutile; il film aveva già sparato tutte le sue cartucce nel primo tempo. Resta da aggiungere poco sulle solite dinamiche belliche. Ultima scena da antologia. Da vedere e rivedere imparando tutte le battute a memoria.
Film in due parti nettamente separate che mostra e critica genesi e vita operativa del soldato americano medio al tempo della guerra del Vietnam. Conosciamo così prima le umiliazioni e i lavaggi del cervello subiti dalle reclute (si esalta pure l'esempio di un serial killer in quanto ottimo tiratore!) allo scopo di spersonalizzarli e renderli fanatici sterminatori, e poi le svariate brutalità belliche in cui dette "macchine" verranno a trovarsi, sino ad arrivare allo scontro col nemico che non ti aspetti. Opera memorabile che colpisce duro e senza compromessi. Ermey spadroneggia.
MEMORABILE: Il sergente Hartman e il suo frasario (a volte improvvisato); Palla di Lardo fuori di senno; Il mitragliere dell'elicottero e la sua "filosofia".
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CuriositàZender • 19/03/15 18:36 Capo scrivano - 47801 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
MusicheAlex75 • 12/04/16 17:07 Call center Davinotti - 709 interventi
Paint It Black dei Rolling Stones sui titoli di coda. La canzone, però, non è inserita nel disco.
DiscussionePiero68 • 27/09/17 10:40 Contratto a progetto - 242 interventi
Ho da poco scoperto, e con mia enorme meraviglia, che in realtà la figura del sergente Hartman non è stata una vera e propria invenzione di Kubrick. Sembra piuttosto mutuata dalla figura del sergente Foley, interpretata da Louis Grosset jr. nel film Ufficiale e gentiluomo (1981).
Addirittura un paio di battute di Hartman sono "rubate" pari pari tipo "... dal Texas vengono solo tori e checche..." ecc. ed un'altra che al momento mi sfugge.
Non so più dove ho letto che Kubrick ammirava il film di Hackford, soprattutto la parte dell' addestramento, e che telefonò al regista dell' AVVOCATO DEL DIAVOLO per chiedere lumi su come diresse le scene e il personaggio del sergente interpretato da Gosset jr
Un po' come fece con Altman per I COMPARI ( poi tenuto a mente per il finale di SHINING) e STREAMERS ( sempre per FULL METAL JACKET)
DiscussioneFauno • 27/09/17 17:46 Contratto a progetto - 2743 interventi
Sarà vero, solo che per me il primo tempo di Full Metal Jacket è il più bel primo tempo in assoluto di tutta la storia del cinema. Se ne ha copiata una sul Texas, posso anche dire che in Ufficiale e gentiluomo la battuta: "Dove siete stati finora? Scommetto ad ascoltare i Rolling Stones e a parlar male della vostra patria" è patetica,ed è un moscerino rispetto all'impeto di Ermey che non cala mai di un grado finchè campa, da vero sottufficiale dei marines quale era, che fra l'altro in un'intervista disse di non aver fatto nessuna fatica a ripetere quello che faceva già...
DiscussionePiero68 • 17/09/18 09:28 Contratto a progetto - 242 interventi
Fauno ebbe a dire: Sarà vero, solo che per me il primo tempo di Full Metal Jacket è il più bel primo tempo in assoluto di tutta la storia del cinema. Se ne ha copiata una sul Texas, posso anche dire che in Ufficiale e gentiluomo la battuta: "Dove siete stati finora? Scommetto ad ascoltare i Rolling Stones e a parlar male della vostra patria" è patetica,ed è un moscerino rispetto all'impeto di Ermey che non cala mai di un grado finchè campa, da vero sottufficiale dei marines quale era, che fra l'altro in un'intervista disse di non aver fatto nessuna fatica a ripetere quello che faceva già...
Ovvio.... Ermay è stato davvero un sergente addestratore dei Marines. Grosset jr. è solo un attore volenteroso. Eppure, più passa il tempo, più rivedo FMJ e più mi accorgo che in realtà, stringi stringi, di novità Kubrick ne propone ben poche. Magari saranno cose rivisitate in intensità, come dici tu. Ma rimane sempre il fatto che Kubrick ci è arrivato secondo.
Un altro esempio. Stupido; ma per dire sempre la stessa cosa: la carrellata del cine-reporter che passa in rassegna i marines ed ognuno dice una frase è una scena che era già presente nel docu-film Dear Vietnam, uscito, se ricordo bene, pochissimi mesi prima di FMJ.
HomevideoRocchiola • 1/10/19 08:32 Call center Davinotti - 1255 interventi
Le varie edizioni in BD della Warner (deluxe, digibook, steelbook, copertina chiara o scura che sia), utilizzano sempre il master del primo trasferimento in HD risalente al 2007. Il formato originario di 1.66 è stato forzato per il BD nel più canonico 1.85, l'immagine è pulita ma un pochino morbida, forse un fattore dovuto alla fotografia del film volutamente fredda ed asettica soprattutto nelle sequenze all’interno della caserma durante l’addestramento. Nella seconda tra le rovine rischiarate dai fuochi i colori si fanno più pastosi ed anche l’immagine risulta più incisiva e dettagliata. L'audio in 5.1 è pulito e chiaro ma decisamente basso. Comunque nel complesso si tratta di un buon prodotto che rappresenta sicuramente un passo avanti rispetto alle precedenti versioni in DVD.
Rivisto ieri, devo dire che si sono ridotte le distanza tra prima e seconda parte: forse perchè ormai si conosce il percorso di "palla di lardo" e perchè ho rivalutato certe sfumature delle scene di guerriglia.
Riguardo al confonto con Louis Gossett Jr devo dire che ognuno di loro è fenomenale a modo suo. Vero che Ermey ha dovuto riempire più pellicola ma era comunque aiutato da un certo Kubrick.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv ("I filmissimi", lunedì 30 gennaio 1995) di Full metal jacket:
Altra "curiosità" che immagino sia legata alle versioni Home Video del film posteriori alla morte di Kubrick, la modifica nel doppiaggio italiano della battuta rivolta a Joker dopo la morte del cecchino, trasformatasi da "F*ttuta dedizione al dovere... La dedizione dei duri'' a un più blando ''Adesso sei un duro Joker... Adesso sei veramente un duro". Plausibilmente fu modificata quando decisero di elidere la versione in italiano della Marcia di Topolino, ma mi chiedo perché prendersi tanto disturbo da modificare una battuta che andava benissimo com'era con una ai limiti della banalità.