Pellicola che attraversa più generi: si passa dal dramma a tinte erotiche al thriller psicologico fine a tinte cupe, alienanti, morbose. La critica al ceto alto della società coreana è ben resa, così come lo strano rapporto che prende forma tra Eun-yi Li, il padrone di casa e il resto della famiglia. L’eleganza della forma non lascia indifferenti, mentre il fattore emozionale che deriva dalle dinamiche interfamigliari è corposo e intrigante. Gli si perdona qualche risvolto didascalico e/o prevedibile e il finale inutilmente sensazionalistico.
Remake patinato (ma anche orchestrato spingendo su differenti tasti) di un classico anni 60 che rivela una certa bravura del regista nell'evitare facili clichè e nel gestire gli attori, specie i due protagonisti della morbosa relazione. Non tutto torna nella trama (peraltro semplificata rispetto al film originale) e il finale drammatico vira senza motivo verso un ardente trash, ma una visione la merita.
Più dramma che thriller, il film analizza il vetusto tema dei rapporti di classe e lo fa in modo poco originale e abbastanza prevedibile negli sviluppi narrativi. L'unica
sorpresa arriva alla fine ma è ingiustificata, poco comprensibile e scivolante nel pagliaccesco. Anche le immagini finali, che vorrebbero essere beffardamente immorali,
non sono nulla di nuovo. La sceneggiatura ha più di qualche buco. Si può comunque vedere.
Remake di una pellicola del '60. Tutta la storia si ramifica attorno ai rapporti oscuri, contorti, silenziosi, forti, violenti, tra donne. L'unico uomo sullo schermo resta sempre sullo sfondo, unica figura per certi versi immobile, attorno al quale ogni cosa ruota, precipita, per poi tornare ad una quiete (apparente?). Profondamente intriso di una piscologia orientale (il film ed il cast è coreano). A tratti grottesco, eccessivo, forse un po' didascalico. Non spicca per originalità, ma punta tutto sulle suggestioni e sulle atmosfere. 2 1/2.
Ridondante melò, filmato con astuzie da thriller (spazi chiusi, porte chiuse, bocche cucite, sguardi obliqui, passi felpati), ricoperto di una scintillante patina di erotismo: film che si prende troppo sul serio, tanto da rischiare il ridicolo. I movimenti di macchina sono lenti e sinuosi, i campi lunghi e le inquadrature dall'alto restituiscono un'impressione di vuoto, di vertigine, sinistro presagio di un ottimo climax orrorifico. Bello, ma superficiale e freddo, e la complessità delle dinamiche sociali ed emotive... si perde per strada.
MEMORABILE: Il prologo; la foto di famiglia dopo la nascita dei gemelli, nell'asettico salottino della clinica.
Un film che si può tranquillamente dividere in due parti: la prima gioca maggiormente sull'erotismo e lo fa sfruttando l'asimmetria di status tra i protagonisti. La seconda invece calca la mano sull'aspetto vendicativo portando però alcune scene (e così la trama stessa) ad alcuni eccessi forse evitabili (il finale), in quanto poco convincenti. Rimane comunque un buon prodotto.
MEMORABILE: Eun-yi Li mentre pulisce la vasca da bagno.
Thriller familiare provvisto di notevole rarefazione in cui emergono, nella prima parte, lampi di morboso erotismo. La differenza di ceto emerge preponderante frammista al maschilismo imperante. Il clima torbido sembra ben narrato, soprattutto con la brutalità della suocera. Il finale teatrale colpisce negativamente.
Evidentemente in Corea la vendetta è un piatto che si serve surgelato, come antartico e traslucido è, nella levigata forma e nei diradati contenuti, questo sedativo apologo sulla lotta di classe in salsa di soia, a base di stopaccioso erotismo, estetismo di quel bello a perdere che non buca mai, lirismo apatico e algido, coup de theatre finale che non sfiora un nervo e non tocca un dente. Cinema grafomane che è tutto pane per i denti del Morfeo che scalcia in voi. Coi "pffff!" totalizzati in questi 105' di elogio della vacuità ci si potrebbe enfiare una mongolfiera.
Il giovin signore è cortese, raffinato, pure assai bello: la servetta neo assunta dalla ricchissima famiglia, ingenua com'è, è subito disposta a fargli qualche servizietto extra, anche se la moglie del tizio, pur incinta di otto mesi, già provvede di suo. Patatrac, con intervento della suocera criminale... Film di elegantissima fattura, ben interpretato dalla dolce Jeon Do-Yeon, che risente però di un certo schematismo nella definizione dei personaggi - non a caso il più interessante è quello più sfumato della vecchia governante - e di un epilogo poco motivato nel suo eccesso melodrammatico.
MEMORABILE: "Quando si sposa un uomo ricco, l'infedeltà rientra nel pacchetto"
Sang-soo Im apporta modifiche sostanziali al soggetto del film di Kim Ki-young del 1960, introducendo nuovi personaggi come la governante più anziana e la suocera, fino a un doppio finale che evidenzia, tra l'altro, l'occidentalizzazione della Corea. Il regista coreano evita il pericolo di far assomigliare il suo lavoro a una soap televisiva, approfondendo il carattere dei protagonisti e filmando in modo raffinato e con riflessioni sociali di una certa consistenza. Buone le interpretazioni, specie quella della governante più anziana.
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HomevideoGestarsh99 • 31/07/11 01:33 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione dvd dal 18/10/2011 per Fandango:
DATI TECNICI
* Lingue Italiano
* Schermo Anamorfico 16:9
* Audio Dolby Digital 5.1
Una volta tanto l'immagine "sporcacciona" non è una prerogativa del solo mercato italiano anzi vedo che per il nostro mercato dvd c'è anche una versione con primo piano del viso di lei.
Capannelle ebbe a dire: Una volta tanto l'immagine "sporcacciona" non è una prerogativa del solo mercato italiano anzi vedo che per il nostro mercato dvd c'è anche una versione con primo piano del viso di lei.
In realtà la cover con il "primo piano del viso di lei" appartiene al dvd francese