Un po' sgangherato, ma fascinoso (retrospettivamente) esordio cinematografico dei Giancattivi, terzetto di comici che hanno fatto strada ma che hanno anche avuto (a parte Benvenuti che da tempo andrà facendo scongiuri) tanta sfortuna: sia Nuti sia la Cenci, per diverse ragioni, sono ormai in condizioni tragiche. Comicità stralunata, surreale, fiorentina (di una Firenze di appena ieri, ma che pare già lontanissima) senza i troppi fiorentinismi che affliggeranno l'ondata toscana degli Anni Novanta. Sigh.
Esordio cinematografico dei Giancattivi, dopo il quale ciascuno seguirà la propria strada. La trama è pressochè inesistente, limitandosi il film a seguire il girovagare dei tre personaggi in città. Quello che conta sono le situazioni in cui i nostri "eroi" si vengono a trovare, situazioni comunque strane ma che non presentano nessun aspetto eccezionale. Insomma, una tipica commedia "giovanile" dove nulla succede e solo la simpatia degli attori fa da collante tra una scena e l'altra. Non brutto ma niente di speciale.
Non ho avuto la possibilità di conoscere i Giancattivi se non per mezzo di questo film (scoperto di recente) e devo dire che l'umorismo presentato non mi è dispiaciuto. Nonsense raffinato, pieno di sproloqui privi di logica, una buona musica, un clima ottantiano molto carino. Buona l'interpretazione di Paolo Hendel (e il suo spaccarsi l'ananas in faccia). Purtroppo però, passata la metà, non si capisce più dove il surreale voglia andare a a parare, ed esaurite le gag migliori il secondo tempo sembra tirato per le lunghe. Non male, ma nemmeno eccezionale.
MEMORABILE: "Dove andiamo" "Ad ovest di Paperino" "Come..." "Tu conosci Paperino?" "Si" "Bene, noi andiamo ad ovest...".
Ho un buon ricordo dei Giancattivi televisivi (vissuti da me, bambinetto all'epoca, in maniera logicamente passiva, poi apprezzati più tardi), ma il loro film-"manifesto" non mi convince del tutto. Il non-sense, una sorta di grammelot fiorentino-italiano, i personaggi assurdi incontrati dai tre protagonisti (pure loro mica tanto razionali!), tutto ciò ci sta, ma se più di una volta ti dà l'idea di scene buttate lì, tanto per fare minutaggio, cosicché l'insieme appare annacquato, allora qualcosa non funziona. Firenze e loro tre un po' sprecati...
MEMORABILE: La cattiveria "fumettistica" della Cenci verso i neonati! Scarpa-prete fa un monologo a Nuti che si aspettava di dialogare con lui.
Il film che lanciò i tre attori (con percorsi diversi) e che si ricorda per una comicità stravagante e surreale. Rivisto perde molto del suo appeal ma bisogna riconoscergli una certa forza dirompente grazie ai tre e agli Hendel e Cioni particolarmente in forma. Contribuì all'affermarsi del filone comico toscano che fino per 10-15 anni ha goduto ottima salute: sempre più ripetitivo, certamente, ma tutti i filoni lo diventano.
Film assolutamente demenziale, ma proprio per questo godibile al massimo. Il trio dei Giancattivi qui si fa conoscere al meglio, anche se già si poteva capire la loro validità dalle gag televisive. La comicità è giocata sull'assurdo, sull'assenza di senso ma proprio per questo "sensatissima", sull'esasperazione dei personaggi che via via danno il loro contributo allo sviluppo della storia. Emerge pure molto disagio "sociale", che rende il film paradossalmente ancora molto attuale.
MEMORABILE: La nonna di Nuti che sputa su un'immagine di Coppi convinta sia quella di un santo e la madre che dice di averla cambiata per evitare il sacrilegio.
Anche questo film prova che i Giancattivi restano una delle migliori espressioni della comicità toscana, che tanto (e a volte senza merito) invaderà negli anni a venire le scene italiche. Il gruppo Cenci-Nuti-Benvenuti funziona a meraviglia, tre pazzi a zonzo in una Firenze non da cartolina, mini avventura che racconta una giornata tra tre "amici per caso" e i personaggi surreali che incontrano. Ci si diverte.
L’esordio cinematografico dei Giancattivi (trio cabarettistico toscano dalla grande fortuna televisiva) è una commedia surreale ambientata in una Firenze niente affatto turistica e da cartolina. Il film segue i tre protagonisti nei loro incontri con episodi a volte riusciti ma spesso incompiuti per un’evidente difficoltà di trasferire sullo schermo la particolare comicità del trio.
Film di gag, sketch, presi dal gran calderone dei Giancattivi (Benvenuti, Cenci e Nuti). Non ha una struttura, una trama. Non si regge in piedi e non "Thecolla". È umorismo stiracchiato, quasi improvvisato, forzatissimo che non riesce a strappare risate, al massimo sorrisi. L'operazione di trasporre tante piccole idee, sketch, da radio o show vis à vis, in un film è una delle idee che ha funzionato peggio (Monty Python a parte, ma era una cosa diversa).
Chi volesse un esempio su come l'umorismo cabarettistico non funziona appieno al cinema deve semplicemente vedere questo film. Trattandosi di una serie di scene da cabaret incollate l'una all'altra alla bell'e meglio (talora alla meno peggio) si nota che, al di là delle presenze di culto personale (penso a Haber e al grande Renato Scarpa), si ha un che di indefinito, di incompiuto. Meglio le cose vanno, e non è un caso, quando c'è più dinamismo, più cinematografia, come nella cena a base di spaghetti. Nel film Nuti è il meno brillante dei tre.
Prima e ultima esperienza cinematografica per i Giancattivi. Un film è cosa ben diversa rispetto agli sketch televisivi e i tre finiscono per pagare severamente dazio. Il fautore dell'operazione è Benvenuti, che con una spessissima patina di surrealismo orchestra un pellegrinaggio verso il nulla del tutto privo di senso. Il sospetto è che le idee su che cosa mettere in scena e sul modo di farlo non fossero molto chiare. Ne esce una pellicola debole e indecifrabile. Non a caso Nuti (qui bloccatissimo) col tempo si discosterà parecchio da questo stile.
MEMORABILE: Nuti chiede "dell'acqua della cannella" e il barista gli fa notare un certo fastidio...
I giancattivi acerbi ma nel loro piccolo geniali. Un film che dovrebbe esser più una serie di sketch surreali che una storia, che storia non è, infatti. Alcuni momenti fanno scompisciare, altri sono un po' più macchinosi. È comunque uno dei rari casi in cui non si riesce bene (o almeno io non ne sono capace) a individuare un solo protagonista. Malinconica la nostra Firenze dei primi anni 80. Sicuramente una pellicola che fa sempre piacere ri-vedere.
Operazione insolita, in cui Benvenuti cerca di fotografare la comicità surreale dei Giancattivi riuscendovi a fasi alterne. La lavorazione fu molto difficile per via dei forti dissidi fra i protagonisti, che infatti si allontanarono definitivamente a fine riprese. Molte gag vanno a segno (il tampax, l'ufficio collocamento) e si ride abbastanza nonostante la pressoché totale assenza di sceneggiatura. Un lavoro di certo acerbo ma che come tutte le opere prime porta con sé una freschezza ancora apprezzabile a distanza di 35 anni. Meritevole.
Canto del cigno dei "Giancattivi" (alla fine del film il gruppo si sciolse ed ognuno di loro percorse carriere da solista). Trapiantare il cabaret teatral/televisivo al cinema, è cosa non sempre facile e spesso si stroppia; così è stato. Il film non decolla mai: rimane impigliato in mille chiacchiere che sì, divertono, ma non sono lineari e spesso appaiono più riempitive che funzionali al racconto, tuttavia sono testimonianza di un certo tipo di comicità ormai scomparsa e forse di una Firenze che non esiste più da tempo.
Tra i vicoli fiorentini si osserva il surreale errare di tre giovani ognuno con le proprie fisse. Il tentativo di realizzare del cabaret cinematografico non appare del tutto riuscito. Alcune situazioni generano un leggero sorriso ma tutta la struttura latita, anche perché penalizzata dalla totale assenza di sceneggiatura. A livello retrospettivo rimane comunque discretamente importante.
Film intriso di una comicità atipica, mix tra vernacolo toscano e non-sense all'inglese, sperimentato da questo gruppo comico a cavallo degli anni '70-'80. Il film sembra funzionare meglio nella prima parte, dove qualche gustoso caratterista aggiunge tono alla fiera delle demenzialità, oltre alle terribili cattiverie di una giovane Athina Cenci. L'unico che mi sembra fuori ruolo è proprio Nuti, che in seguito a questo film si allontanerà dal trio per iniziare la sua carriera solista.
È un film che visto oggi, a distanza di (tanti) anni, non è invecchiato e ha mantenuto intatti i pregi e i difetti di allora. Trovate semplici e per questo risibili a volte in modo sonoro e altre afono, si dipanano per tutto il film. Peccato che la ricerca del surreale a volte non centri appieno l'intento (vedi ad esempio la storia del piccione o il personaggio di Notturno) e non tutto sia godibile, ma questo accade a volte anche a cabarettisti più grandi, e reggere un film del genere senza cedimenti non è facile.
Strano film, originale e genuino. Di umorismo indefinibile, tra il grottesco, il surreale all'italiana e il lunatico estremo. Conquista per la semplicità di mezzi con cui è confezionato, per l'andamento casuale e la capacità dei tre protagonisti (ben affiatati) di restituire con realismo spontaneo dei personaggi sopra le righe, folli teorici e pratici che sembrano sbucati da una dimensione parallela fatta di sarcasmo e scorrettezza.
Da una radio locale si ascolta la giornata ondivaga di un terzetto di fiorentini. Il perno è la comicità trasposta dei Giancattivi dalla tv al cinema, col loro modo ripetitivo e mordace di prendere per i fondelli seriamente. Più viva la parte iniziale tra cattiverie condominiali e scherzi da strada, ma dopo un'oretta calano le idee e il tutto si fa logorroico, senza arte né parte. Qualche caratterista (Handel e Scarpa) rivitalizza le vicende.
Imperfetto ma godibile tentativo di commedia surreale all'italiana. Con un soggetto ai minimi termini e una trama inesistente, si punta tutto sulla messa in scena e sul creare situazioni bizzarre e simpatiche. Differentemente dal futuro Madonna che silenzio c'è stasera c'è un po' troppo equilibrio tra situazioni riuscite e non riuscite, ma resta apprezzabile lo spirito con cui viene affrontato il film e la prova dei tre protagonisti. Immenso il cameo di Novello Novelli. Un film comunque da non dimenticare del tutto.
MEMORABILE: Athina Cenci che scende dalle scale; "Ho male al dito!" e si crea un caos in tutto il vicinato; "Ho lavorato 40 anni alla Sippe! 40 anni di silenzio".
La giornata di tre giovani di Firenze che si imbattono in situazioni e personaggi al limite del surreale. Al netto della simpatia dei Giancattivi, il film non convince appieno. La storia può anche essere intesa come un'analisi dei giovani di quegli anni, ma risulta alquanto sterile. Cinema cabarettistico che pur risultando fine a se stesso non annoia. Bravi i personaggi di contorno.
Importante vetrina cinematografica per i Giancattivi, meno felice del passaggio al grande schermo di altri bravi cabarettisti tv di quegli anni (Troisi, Verdone). Il tre attori toscani, che conosceranno in seguito lusinghiere carriere di celluloide, mostrano un'evidente difficoltà d'adattamento al set con una comicità che si stacca dal reale (perdendo così valenza sociale) ma non riesce a raggiungere la dimensione surreale sperata, restando prigioniera di una banalità quotidiana, peggiore perchè palesemente artefatta. Apprezzabile la mancanza di volgarità ma per il resto non ci siamo.
Noiosissimo film di Alessandro Benvenuti. Un gruppo di ragazzi, una donna e due uomini si conoscono per caso e attraversano tutta Firenze combinandone di cotte e di crude, ma le gag non convincon, non si ride mai fino a quando si arriva a fine secondo tempo nella casa di Francesco, dove uno straordinario Novello Novelli, anche in una breve parte, ci fa sorridere come solo lui sa fare. Il trio protagonista sono i Giancattivi, ma Nuti e Benvenuti sono spenti e la Cenci è fuori luogo. Camei divertenti di Angela Maria Pellegrino e Paolo Hendel.
MEMORABILE: Gli occhiali a forma di cuore della Cenci; La cena a casa di Francesco.
Surreale esempio della comicità dei Giancattivi, altalenante nei risultati a seconda dei momenti e degli sketch proposti. Funzionano quelli con le spalle di lusso come Novelli, Hendel e Scarpa, un po' meno quando i tre sono da soli. Benvenuti tende ad accentrare la sua figura mentre Nuti, il più dotato artisticamente, è relegato a fare il più ingenuo e compassato dei tre. Si sorride, a volte ci si annoia un po', ma resta un importante reperto.
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Ho scoperto solo recentemente, per caso (fonte: La settimana enigmistica), che Paperino è una frazione di Prato che esiste realmente.
DiscussioneZender • 19/03/10 12:38 Capo scrivano - 47787 interventi
Caesars ebbe a dire nelle curiosità: Ho scoperto solo recentemente, per caso (fonte: la settimana enigmistica), che Paperino è una frazione di Prato che esiste realmente. Quindi vorresti dire che Walt Disney c'entra nulla col titolo? Avevo sempre pensato che fosse una geniale battuta surreale di Benvenuti: "Hai prsente Paperino? A ovest". E invece...
Zender ebbe a dire: Caesars ebbe a dire nelle curiosità: Ho scoperto solo recentemente, per caso (fonte: la settimana enigmistica), che Paperino è una frazione di Prato che esiste realmente. Quindi vorresti dire che Walt Disney c'entra nulla col titolo? Avevo sempre pensato che fosse una geniale battuta surreale di Benvenuti: "Hai prsente Paperino? A ovest". E invece...
Questa cosa mi ha stupito assai. Ho cercato conferma su Wikipedia e anche lì parlano di Paperino come di frazione di Prato e dicono che grazie al film è diventato "famoso" (peraltro non ci sono scene girate in zona). La battuta da te citata anche io ho sempre pensato fosse surreale e geniale, invece pare avere una fonte più concreta (ma credo che sull'equivoco i Giancattivi ci abbiano giocato alla grande).
Per Markus: parte della mia, limitata, erudizione ha radici proprio nella mitica rivista (che peraltro leggo oramai raramente) con le sue rubriche stile "forse non tutti sanno che..." e simili
L'informazione è davvero curiosa. Si, ma non posso che gradire le fonti da codesti settimanali che, nel bene o nel male, hanno acculturato molti. Per me il massimo sarebbe la fonte da "Cronaca vera", lì affibbierò d'ufficio gli RRM!
Io ho sempre dato per scontato il riferimento geografico relativo alla località di Paperino e personalmente trovo molto più stimolante il fatto che ad ovest di Paperino (PO) ci sia Vergaio (PO), il paese di Roberto Benigni, che qualche anno prima era come loro passato dalla comicità televisiva al cinema riscuotendo un buon successo. In ogni caso mi rendo conto che il collegamento "benignesco" è più improbabile di quello disneyano ma credo che il riferimento del titolo alla località geografica di Paperino sia più che evidente e che Donald Duck vi entri come i cavoli a merenda.