Commedia curiosa sui contrasti tra amore fisico e spirituale, con un prete (Johnny Dorelli) addirittura violentato da una ragazza del suo paese (Marina Suma) durante un'uscita in bicicletta. Al ritorno non sa come comportarsi, dal momento che non conosce l'identità della violentatrice (erano state in quattro a immobilizzarlo e tutte con la maschera). Comincerà le indagini sfruttando il confessionale, ma la ricerca non è semplice. Poi l'indizio rivelatore e il rapporto tra i due che si fa complesso: lei fa l'altezzosa (il ruolo ideale per Marina Suma, che recita come sa e offre un nudo frontale integrale nel finale), lui cerca di mostrarsi risoluto senza dimenticare di dover essere comprensivo. Steno...Leggi tutto orchestra la vicenda difettando in brillantezza e recuperandola solo grazie alle occasionali apparizioni di un Lino Banfi scatenato: nei panni questa volta di un salumiere omosessuale (una vera checca, incontenibile!) il simpatico pugliese improvvisa rubando la scena a tutti. I suoi battibecchi con Dorelli sono senza dubbio la cosa migliore del film ed è un peccato che il suo personaggio sia poco funzionale alla storia e venga usato solo come “diversivo” comico che spezzi le parti più “impegnate” lasciate alla copia Dorelli/Suma. Anche perché a livello di (blanda) critica sociale il film non punge affatto ed era quindi più auspicabile una deriva comica maggiore. Dorelli prete in ogni caso sa ritagliarsi il suo spazio con un certo gusto e bravura grazie a una sincera spontaneità che rende vivo il suo personaggio. Lascia un po' perplessi invece quando canta “Dio c'è”, pezzo da ciellini in adorazione che contemplano la bellezza del Creato.
Commedia italiana, impegnata (con i suoi soliti mezzi) ad approfondire diversi temi, in cui Dorelli (nei panni del prete) se la cava piuttosto bene (riesce a convincere abbastanza) e il merito maggiore va in assoluto a Lino Banfi che, se forse stereotipizza troppo la figura dell'omosessuale, per lo meno riesce a risollevarla con l'umorismo nei momenti in cui le riflessioni tendono al patetico. Steno riesce bene a raccontare la storia in modo rilassante e poco macchinoso, sebbene l'ultima porzione di film giri un po' a vuoto. Odiose la Suma e la canzone a tema.
Visto ai tempi dell'uscita in un cinema di seconda visione, il film di Steno già allora aveva quell'aura di cult in mezzo ai giganti Troisi e Verdone. Pensandoci oggi, Lino Banfi è forse l'unico che dagli anni 70 è riuscito a passare integro gli 80, dove altri mitici hanno fallito (da Buzzanca a Bud Spencer). Qui colora con la macchietta dell'omosessuale un film davvero minore di Steno, tra un Dorelli a suo agio come prete e noi a disagio come spettatori con la recitazione della Suma. "Dio c'è" ma non guarda più la commedia italiana.
Spunto interessante in questa commedia di Steno: un parroco integerrimo viene concupito contro la sua volontà da una fanciulla che rimane incinta: il film è tutto sommato gradevole con discrete prove dei suoi protagonisti (specie Dorelli più misurato di Banfi), anche se la sceneggiatura indugia un po' troppo nel becero.
Una delle mie commedie anni ottanta preferite, con Dorelli sacerdote accomodante in una situazione che definire "scomoda" è un eufemismo, costretto a gestire una ragazza aggressiva e semi-disadattata e un gay isterico (Banfi bravissimo, un po' macchiettistico, ma non stupidamente ridicolo). E' sicuramente una celebrazione dei buoni sentimenti, ma la sdolcinatezza è dosata in modo da non far risultare stucchevole l'insieme, e gli scambi di battute tra Dorelli e Banfi (soprattutto quando quest'ultimo è sull'orlo del suicidio) sono esilaranti!
MEMORABILE: L'agguato e lo "stupro" di Dorelli nella stradina di campagna!
Commediola incentrata sull'adescamento di un bravo sacerdote da parte di una procace meccanica che rimane incinta. Dorelli interpreta il prete generoso e bonario, la Suma l'adescatrice che recita con i piedi ma si mostra in unn splendido nudo. La parte migliore, se così si può dire, spetta a Banfi che interpreta macchiettisticamente un gay abbandonato dal rozzo fidanzato. L'idea iniziale peraltro buona si perde miseramente, inutili le canzoni simil-religiose.
Commedia di Steno che per qualche criptico motivo cinematografico ho sempre scambiato per un film di Festa Campanile. Sviste registiche a parte, si tratta di uno di quei film che motivi affettivi ci fan amare ben al di là dei suoi specifici meriti. La fascinazione (personale s'intende) nasce presumo dal carisma pretesco e agée di Dorelli, unito ad un Lino capace di costruire un personaggio da una macchietta e alla Marina che ai tempi tutti ci concupiva. Stefano dirige un copione di Enrico e Zapponi, di cui era effettivamente difficile trovar il registro.
Commedia atipica (anzi forse addirittura non è nemmeno una commedia vera e propria), ma purtroppo non riuscitissima, su temi ancora oggi abbastanza attuali come le unioni tra persone dello stesso sesso ed il celibato del clero. Dorelli nella parte del prete di campagna ci sta bene, Banfi fa quello che può pur costretto a muoversi dentro una macchietta, ma il vero problema sta nella mancanza di ritmo e in una sceneggiatura che oscilla tra il patetico e lo scontato non riuscendo mai a coinvolgere del tutto. La Suma non recita. Occasione persa, peccato.
Steno confeziona una commedia che parte da un interessante spunto (tra l'altro piuttosto attuale) ma che è privo di mordente e che man mano che il film scorre diventa piuttosto piatto. Dorelli è piuttosto misurato, Banfi omosessuale è un po' sboccato ma simpatico, la Suma decisamente fuori parte. Onestamente ci si aspettava molto di più.
Steno dirige con perizia, non c'è che dire, ma il copione di suo figlio Enrico e di Bernardino Zapponi, pur toccando un tema di cui oggi molto si discute (le adozioni gay), fa acqua ovunque: la storia è insulsa e facilona, e con quella "Dio c'è" declamata sui titoli di coda tocca davvero il fondo del patetico. Pur diligente e misurato nella parte, Dorelli non è molto credibile come prete serio, mentre Banfi riesce sempre a travolgere con la sua carica irrefrenabile di comicità anche quando circoscritta nel macchiettismo. Tremenda la Suma.
MEMORABILE: Banfi e la coppia gay in Olanda; I pettegolezzi della Schiavone in confessionale.
Stiracchiato all'inverosimile, noioso, poco divertente. Nuoce molto al film l'avere un Banfi sacrificato nel ruolo del gay, a metà tra la macchietta e il realistico-patetico. Dorelli in parte, Suma molto bella, alcuni buoni caratteristi sprecati in ruoli vicini alla comparsata. Trama che va avanti a scatti e che a tratti sembra improvvisata sul momento. Fotogafia mediocre e pessimo audio in presa diretta (difetto tipico di tanto cinema italiano anni 80) fanno il resto. Tra i peggiori di Steno.
Un parroco di provincia viene violentato da una banda di ragazze mascherate. Inizierà un'indagine per capire chi sono le misteriose colpevoli. Commedia degli equivoci che dispensa allegria, un po' di morale cristiana e un sano disimpegno. Per l'occasione l'abilissimo Steno forma un terzetto sbanca botteghino: Johnny Dorelli nella parte di un sacerdote belloccio (per anni interpretato ne Aggiungi un posto a tavola), Lino Banfi in versione gay con mille spassosi cliché e l'allora nuova promessa del cinema italiano, Marina Suma.
Commedia di Steno dalle buone potenzialità ridimensionata però da una trama approssimativa che affronta gli argomenti trattati con superficialità, sceneggiata in modo banale con cadute nel patetico (il tremendo "Dio c'è" nel finale). Ottime prove di Dorelli e di Banfi, che interpreta un suo cavallo di battaglia (la checca isterica) offrendo risate convinte. Buone prove anche di alcuni comprimari (Venantini, la Calandra) mentre sulla non recitazione della Suma non è il caso di infierire. Sa tanto di occasione sprecata. Per serate senza impegno.
MEMORABILE: Il gemellaggio in Olanda; Le rivendicazioni di Banfi su matrimonio e adozione gay, quanto mai attuali.
Farsa post-scarpettiana (benché ambientata in un paesino umbro-ciociaro) basata su un assunto iniziale tanto politicamente scorretto che difficilmente avrebbe diritto di cittadinanza oggi (uno stupro subito da un uomo, oltretutto un sacerdote). Eppure, tra omosessuali macchiettistici e tirate anti-abortiste, il garbo degli interpreti rende (quasi) accettabile ogni beceraggine e ci fa dubitare se tra le due fosse più laica la società di oggi oppure il contrario. Comunque filmicamente scarso, tirato per le lunghe, appena salvabile.
MEMORABILE: Un omosessuale olandese a Banfi: "Io parlo italiano perché io ricchione... ricchione, Rimini..."
Sotto l'aria scanzonata della commedia si tirano in ballo argomenti tutt'ora attuali (anzi, sono maturati e ancora irrisolti). La Chiesa è in prima fila rappresentata da don Celeste, prete musicista, con un Dorelli senza sorprese. La sceneggiatura non è il massimo, tanto in anticipo all'interno di un campo scabroso quanto troppo macchiettistica in alcuni frangenti, come la descrizione della vita in Olanda. Banfi è bravo, sopra le righe nel giusto modo, contrappeso alla vicenda principale. Brutta la canzone che compone don Celeste, Dio c'è.
Originale seppur strampalata commedia comica di Steno con Johnny Dorelli e Lino Banfi protagonisti. Dorelli è un prete di provincia, Banfi un simpatico omosessuale. Diverse sono le occasioni e gli spunti per situazioni bizzarre e inconsuete. Piace lo spirito libero e abbastanza spontaneo della recitazione dei due comici che va a coprire i molti vuoti di sceneggiatura.
Ben prima del Don Matteo di Terence Hill ecco il Don Celeste dorelliano che, a cavallo della sua bicicletta, si prodiga nel far coesistere il suo amore per il Santo Padre e quello per una giovane che ne ha abusato. Le situazioni da commedia si alternano alle riflessioni intelligenti sull'uomo che veste una tonaca e sulla condizione dell'omosessuale nella società (Banfi dà il meglio di sé in tribunale). Il Johnny nazionale è bravo quanto basta a esaltare le doti di una splendida Marina Suma, a suo agio anche in uno spiazzante nudo integrale.
Dopo una prima mezzora decente, esauruta l’idea di base, il film cala e finisce con l’inabissarsi in maniera inarrestabile. Il peggio del peggio è in Tribunale, quando si mette in scena qualcosa di giuridicamente insostenibile. Le due vicende, quella di Dorelli e quella di Banfi, si intrecciano male e si ha l’impressione che la seconda sia stata inventata solo per dar corpo all’esile vicenda della prima. Si aggiungono prestazioni attoriali mediocrissime: scarsa come sempe la Suma (tanto bella quanto non-attrice), cast secondario talora inguardabile.
Classica commedia anni '80 di Steno riuscita nella prima parte e meno nella seconda. Johnny Dorelli è sicuramente il più brillante e posato, mentre Lino Banfi leggermente sottotono cade nel ridicolo nel travestimento finale. La bella Suma fa la sua parte senza regalare particolari emozioni: risulta anche qui molto piatta. Terribile la parte girata in tribunale.
Commedia altalenante, divisa tra la voglia di raccontare una storia potenzialmente "seria" e i classici duetti comici della commedia italiana anni Ottanta. Il rapporto Dorelli-Suma funziona a corrente alternata, con qualche banalità di troppo, ma ha un suo perché quando solleva questioni vecchie come la chiesa (in modo analogo a Contestazione generale o La moglie del prete). La parte comica è invece dominata da un Banfi in gran forma, un po' estraneo alla vicenda principale ma presentissimo e che mostra un bell'affiatamento con Dorelli (sempre spontaneo e naturale). Non male.
Non dimenticando che si tratta pur sempre di una commedia e non di un film di denuncia sociale, quel pizzico di titubanza viene spazzato via dalla leggerezza con cui ama giocare sul voto di castità dei sacerdoti, sull’accettazione dell’omosessualità e il susseguente desiderio di unirsi in matrimonio e adottare un figlio. Strepitoso Banfi nei panni di un omosessuale tutto pepe che dà colore e risate spalleggiando un bravo Dorelli in un ruolo pur sempre impegnativo. Un’opera che dimostra il coraggio di Steno di osare e spingere a riflettere.
In quegli anni Lino Banfi sfornava regolarmente di successo ed era all'apice della forma post presidi e colonnelli vari. Qui è chiamato a portare un po' di brio e di simpatia a un film incredibilmente banale, noioso e senza sale. La sua parte poco o nulla c'entra con la storia, aggiunge minutaggio e una possibile svolta, a un certo punto. Il risultato? Le sue parti (il personaggio è molto stereotipato peraltro) costituiscono le uniche comiche e le piccole e poco rilevanti deroghe a una storia monocorde. Poco interessante.
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Uno dei piu scialbi Banfi che abbia mia visto, pochissime volte Banfi ha ciccato, ma questa sua interpretazione del gay di provincia innamorato è pessima. Diverse volte Banfi ha vestito i panni da donna o travestimenti, e ha dato sempre il massimo, ma qui propio oltre a non funzionare lui è proprio una questione di sceneggiatura banale, e poi il duo con Dorelli proprio non funziona.
Si, concordo sull'esito finale del film. Per quanto riguarda la caratterizzazione di Banfi, mi viene da dire che dopotutto era il 1982 e credo che all'epoca un'omosessuale fosse più o meno idealizzato così, come una "checca" (per dirlo come fa Massimo Ranieri nel film "la patata bollente").
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71 il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima visione Tv (domenica 25 novembre 1984) di Dio li fa poi li accoppia:
poche sere fa mi è casualmente capitato di rivederne gli ultimi 20' circa e ho notato un vistoso taglio (anche nell'audio lo stacco-scarto è notevole) quando la suma si ripresenta in camera da dorelli. non la si (ri?)vede integralmente nuda, in pratica. avvento del satellite o meno, il lupesco viziaccio di secare arbitrariamente metraggio a ogni opera è rimasto.