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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Il romanzo di Gerard Walker, che trattava del misterioso “killer dei gay” che insanguinò New York nei Sessanta, non placò i delitti, che continuarono - sporadici - anche nei Settanta. Fu allora che Friedkin decise di raccontare l'ambiente in cui gli omicidi si consumarono riprendendo in mano il caso. CRUISING venne osteggiato dalla comunità gay prima ancora della sua uscita: noi non siamo così, dichiaravano in pratica. E in effetti il ritratto che Friedkin confeziona per loro non è dei più allegri, immerso tra locali sudici, brutte facce, brutti sguardi. Dipingendo una New York sporca e vista sempre al buio rischiarato dai neon delle insegne,...Leggi tutto il regista centra subito il bersaglio regalandoci immagini indelebili che segnano la storia del cinema, e veder in queste muoversi un fuoriclasse come Al Pacino (il quale volle la parte ad ogni costo alzando la qualità del film più di quanto Friedkin avesse sperato) rendono l'insieme assolutamente indimenticabile. Si respira quasi il marciume dei sobborghi resi tanto vividamente dalla solita fotografia grezza e l’aver mantenuto una forte ambiguità in ogni conclusione (con una quantità imprecisata di domande senza risposte) potrà forse irritare lo spettatore meno disposto ai finali aperti ma allo stesso tempo affascinare, intrigare chi ama il cinema-inchiesta più vero. Perché, non va dimenticato, Friedkin sta raccontando fatti in buona parte realmente accaduti. Una realizzazione impeccabile, che trova il tempo di inventarsi inquadrature straordinarie (al parco in silenzio, sulle panchine) e di conservare un rigore indispensabile a trasformare CRUISING in quel manifesto imprescindibile di cinema duro e puro quale dev’essere considerato. Imperfetto, forse reazionario, ma unico.

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Deepred89 9/07/08 14:50 - 3701 commenti

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Discreto thriller metropolinano più morboso e violento della media. La regia è abilissima del descrivere con crudezza e squallore gli ambienti gay ma la forma non è sempre eccellente. Inoltre la sceneggiatura è a tratti ripetitiva, si chiude con un finale che non convince. Magistrale l'interpretazione di Al Pacino. Tagliate le versioni che passano in tv.

Hackett 11/07/08 10:51 - 1865 commenti

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Ottimo film di uno dei cineasti più coraggiosi e capaci di Hollywood. Partendo da un copione tipicamente poliziesco, Friedkin riesce ad andare a fondo tra le deviazioni e le ambiguità uname. Film che risulta complesso e a tratti turba lo spettatore.

Daniela 31/03/09 15:07 - 12606 commenti

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Sulla scorta di un romanzo di modesto valore, una discesa agli inferi allucinata e psichedelica, con un poliziotto etero, costretto (?) ad infiltrarsi nel mondo dei club gay sado-maso per incastrare un serial killer che uccide omosessuali e ne fa a pezzi i corpi. L'indagine è complessa e l'esperienza gli provoca problemi di identità anche a livello personale. Film violento, molto discusso alla sua uscita per le accuse di omofobia, rischia di apparire compiaciuto dello squallore ritratto. Ottimo Al Pacino in una parte non facile.

Brainiac 1/04/09 22:01 - 1083 commenti

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Strano forte questo thriller. Trasmette una sensazione di disagio attraverso sequenze claustrofobiche (i locali stipati, i silenziosi pedinamenti) e si è scritto di inserti subliminali (come ne L'esorcista). Angoscioso non tanto per la trama - infatti il finale non è risolutorio e la confusione (di Al Pacino come dello spettatore) è totale. Friedkin si disinteressa dell'intreccio, concentrandosi sulla discesa negli inferi del poliziotto. Sia in senso positivo (spiazzante) che negativo (scorretto), sia nella forma che nella sostanza, quindi, un film ambiguo. ***!

Pigro 31/08/09 08:44 - 9623 commenti

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Poliziotto entra in incognito negli ambienti leather per scoprire un serial killer. Livida la città, livida la scena gay sadomaso (ben rappresentata), lividi i rapporti sessuali e pure quelli interpersonali, livido il protagonista stesso (ottimo Pacino) in una progressione distruttiva che non riesce a dominare: un duro colpo alla sua sessualità ma soprattutto alla sua integrità morale. E' un film cupo e ossessivo nel rappresentare un universo senza umanità, che assomma tutti senza più distinzione tra il bene e il male. Un buon film.

Undying 22/09/09 20:41 - 3807 commenti

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Sviluppato dietro copertura di un'indagine poliziesca, Cruising scende giù, a picco, nelle profonde e oscure lande di un (non)luogo sadomasochista. Sprofonda lentamente, inesorabilmente -al pari dello stupito/schifato/sorpreso/stravolto spettatore- guidandoci nell'identificazione progressiva del protagonista, indirizzato verso ambigue tendenze (omo)sessuali, confinanti con il piacere e il tormento. Nonostante alcuni momenti, tipo la sequenza chiave (quella della sodomia con pugno), opportunamente rimossi nella versione italiana, Cruising figura come pura (e cruda) esaltazione della virilità.

Cangaceiro 7/11/09 14:14 - 982 commenti

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Film controverso, massacrato ai tempi dell'uscita ma oggi rivalutato. Purtroppo la versione mutilata dalla Rai taglia troppo e male ma la pellicola viaggia spedita ugualmente, con una regia svelta nelle tante scene esterne ed asciutta in ambienti chiusi (parecchie le inquadrature fisse). Il sottobosco gay viene descritto col giusto piglio senza dare troppi giudizi o esagerare nella crudezza: che sia lo spettatore ad interpretare le immagini come meglio crede. Al Pacino ci mette tutto se stesso dando consistenza al suo ruolo. Bene anche Paul Sorvino.
MEMORABILE: Lo sguardo perso nel vuoto di Pacino nel finale.

Trivex 30/12/09 13:03 - 1738 commenti

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Già dall'inizio si evince l'atmosfera pesante, congrua a sostenere gli ambienti bui ed ammorbanti protagonisti del film. Le strade, le case ed i personaggi di Cruising sono oscuri, indipendentemente dalle preferenze sessuali, perché sono il frutto di quel tempo dalla poca luce. La trama si evolve lenta, senza particolari colpi di scena e con l'evento che si crede determinante, scaturito da una banale indicazione senza troppo spessore. Ma gli elementi sono scarsi e superficiali perché si cerca solo un incriminabile, solo per tutelare le proprie carriere.

Puppigallo 23/03/10 11:44 - 5250 commenti

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Se l'umanità fosse questa, forse sarebbe il caso di estinguersi. E' tutto marcio, ai limiti del disgustoso. Polizia e criminali, o presunti tali, sono amalgamati in un impasto maleodorante. L'unico a fare un po' da spartiacque, almeno all'inizio, è il protagonista, ma il finale, ambiguo come l'intera pellicola, mischierà le carte. Se l'avessero girato adesso, le associazioni gay sarebbero insorte (giustamente, direi; qui sono dei depravati che bazzicano postacci). Comunque, la pellicola è di sicuro impatto e il tutto è reso bene, nonostante una certa lentezza. Bravi gli attori. Notevole.
MEMORABILE: Il medico legale, con un braccio semiputrefatto in mano, appena ripescato: "Questo non è suicidio e neanche morte naturale".

Lucius 8/05/10 01:45 - 3015 commenti

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È solo visionando la versione integrale che si apprezza quest'opera, orrendamente sfigurata dalla censura che per decenni ha fatto si che venisse trasmessa in modo incompleto ed avulso al suo significato, non solo nella sua interezza, ma nella sua complessità di opera d'arte. Il mondo sotterraneo degli omosessuali, gli omicidi feroci, le atmosfere notturne, la paura, il sesso estremo. Tutto questo è Cruising. Un'opera d'arte, che finalmente torna ad essere illuminata dalla luce della luna. Ottimo.

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Gestarsh99 13/02/11 13:31 - 1395 commenti

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Per il giovane infiltrato Al Pacino, la scomoda caccia notturna al serial killer cova nel profondo una vera catabasi maieutica nelle caligini della suburra newyorkese, vis a vis con una minaccia metamorfica che compenetra ed impregna pandemicamente chi ne viene a contatto. Friedkin non fa sconti ed effonde un clima di abominevole e lercia deviazione, che avviluppa il protagonista nella sua bolgia di iconografiche para-nazisterie, sfoggi di rorido machismo appiccicaticcio, squarcianti pertugi infernali, baratri irrisalibili. Disagevole, impronunciabile, insondabile.
MEMORABILE: Il volto mostruoso di Joe Spinell; il giovane cliente del pub sado-maso che si cosparge il braccio di densa vaselina...

Buiomega71 28/09/11 00:58 - 2899 commenti

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Asfissiante, tetragono, vera e propria discesa negli inferi senza possibilità di ritorno. Cinema nero puro friedkiano, dove si sente l'alito marciscente di Pazuzu ad ogni fotogramma, il serial killer di gay borchiati vero e proprio demone sulla terra. Non c'è un barlume di positività, tutto è nero più del nero, sporco e maleodorante: carne pugnalata, sangue e arti mozzati. Insieme a Maniac e L'angelo della vendetta l'assoluto girone infernale del "nero metropolitano". Dopo la visione, davvero insostenibile, urge una doccia. Capolavoro assoluto.
MEMORABILE: Pacino legato al letto; I locali gay che sembrano gironi infernali; Il poliziotto di Joe Spinell che carica in auto travioni per sesso; Il finale.

Tomastich 14/10/11 11:50 - 1255 commenti

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Incompiuto ma notevole: compito del "chiodato" Al Pacino è infiltrarsi nel giro gay della bassa New York per scoprire il famoso serial killer dei gay. Tuttavia il film di Friedkin si accosta solamente al thriller per indagare gli istinti umani, sessuali, nascosti e suburbani.

Capannelle 20/10/11 14:03 - 4394 commenti

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Mi dicono che il piatto italiano manchi di alcune spezie presenti in quello francese che gli danno un sapore unico. Peccato in effetti perché il film, dopo un ottimo inizio, sembra ristagnare tra le immagini dei corpi avviluppati (capisco chi parla di un dipinto omofobo) anche se il personaggio di Al Pacino e l'ambientazione dei bassifondi metropolitani colgono nel segno. Buon film, iconografico, geniale a tratti ma anche ripetitivo.

Didda23 17/02/12 15:41 - 2424 commenti

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Il significato subdermico è condensato nell'errare dicotomico di Pacino nei meandri più oscuri di una New York spaesata e decadente: l'eterna lotta attrazione/repulsione regala momenti di riflessione profonda sui luoghi più ignoti della sessualità. Friedkin colpisce ripetutamente lo spettatore con dei pugni nello stomaco, girando sequenze che si infiltrano prepotentemente nella mente.

Galbo 11/05/12 05:52 - 12372 commenti

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Questo di Friedkin è un poliziesco atipico, che punta le sue carte sulla caratterizzazione ambientale, piuttosto che sulla trama, di per sè non particolarmente originale. Il film infatti eccelle nella creazione di un'atmosfera torbida che investe tutti i personaggi del film, a partire dall'ottimo Pacino che da del suo personaggi una rappresentazione quantomai cupa e da "discesa agli inferi" (ma anche gli altri attori sono in parte). Ottima la regia di Friedkin in un film che per "clima" può essere accostato senz'altro al suo capolavoro.

Fauno 3/02/13 16:21 - 2206 commenti

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A Friedkin va dato il grosso merito di aver messo in gioco la sua fama, da poco acquisita, lanciandosi in un'analisi a 360° di un fenomeno per i quali i più provavano ancora una sorta di ribrezzo, di disapprovazione. E ci riesce molto bene, presentando simboli quali foulard, balli vari, luoghi sinistri frequentati dai gay, prevaricazioni subite da parte di forze dell'ordine, racconti drammatici di vita vissuta... tanto che alla fine il thriller passa quasi in secondo piano rispetto al coinvolgimento emotivo. Anche la musica è ottima.
MEMORABILE: La consapevolezza del protagonista di non riuscire a tener botta a tante ingiustizie.

Delpiero89 7/04/13 00:48 - 263 commenti

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Ottimo thriller-giallo-dramma di Friedkin (gran premio al coraggio per lui) che ha come sfondo una New York cupa, angosciosa, sporca come in pochi o nessun film si é potuto vedere. Il film si concentra proprio su questo elemento e l'intreccio giallo passa quasi in secondo piano rispetto alla discesa di Al Pacino ne "l'underground" della città e tutto lo sconvolgimento e la confusione (di spettatori e protagonista stesso) che ne conseguono. Grande Al Pacino. Vivaci le musiche.
MEMORABILE: La rappresentazione dell sottobosco newyorkese; Le consulenze del medico legale; L'interrogatorio-

Saintgifts 15/05/13 08:03 - 4098 commenti

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Lo definirei un concentrato, un concentrato non di omosessualità tout court ma di una parte di questa, ovviamente la peggiore. Come tutti i concentrati, se non diluiti, risultano sgradevolmente eccessivi al palato, sia in una dolcezza stomachevole che in una acredine nauseante. La regia usa tutti i mezzi per far affiorare il sudiciume, quello tangibile e morale; non so dire se lo faccia senza pregiudizi o no, ma lo fa. Pacino rappresenta l'ambiguità, un'ambiguità non innata ma acquisita, come ambigui si diventa a provare l'altra parte.
MEMORABILE: Nancy che indossa, quasi compiaciuta, la "divisa" di Steve.

Tomslick 24/06/13 10:26 - 205 commenti

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Da una parte l'ambientazione (e atmosfera) insolita e coraggiosa; dall'altra lo svolgimento poliziesco piatto, banale e poco appassionante. A rompere l'equilibrio ci pensano i due pezzi da novanta del film: Pacino sa dare splendidamente al proprio personaggio un'immagine sofferta, esitante e pian piano sempre un po' più ambigua; Friedkin porta avanti senza alcuna esitazione e col suo solito piglio tanto ferreo quanto classico una pellicola che si muove su un terreno che definire minato è comunque poco. Nel bene e nel male, missione compiuta.

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Jandileida 1/11/13 21:58 - 1558 commenti

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Atipico: è questo il primo aggettivo che mi viene in mente per Cruising. In fin dei conti la storia raccontata è scontata e lo svolgimento non regala grossi guizzi (cose che normalmente, visto il genere, farebbero tendere alla monopalla). In più non sono un fan dei finali aperti. E invece Friedkin ti tiene incollato al divano perché scolpisce rudemente i gironi danteschi della scena gay/SM newyorkese di fine anni '70 ponendoli sullo sfondo di una metropoli poche volte così scura, violenta e maleodorante. Il livido Pacino vaga senza requie. Notevole.

Herrkinski 23/12/13 05:05 - 8052 commenti

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Mix tra thriller e poliziesco urbano del tutto particolare a partire dall'ambientazione e dal tema portante (quello dell'omosessualità "underground" dei bassifondi metropolitani di fine anni '70/inizio '80) per arrivare allo svolgimento della vicenda. Friedkin rimescola le carte in tavola man mano che il film procede, seguendo idealmente la crisi sessuale/morale del protagonista (un sempre bravo Pacino); alla fine si arriva storditi dal degrado delle immagini e dalla corruzione di presunti buoni e cattivi, che finiscono per non distinguersi.

Viccrowley 3/03/15 01:13 - 814 commenti

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Tra le luride atmosfere del primo Abel Ferrara e gli scorci notturni malati e disperati dell'Hardcore di Schrader, Friedkin piazza un duro colpo alla bocca dello stomaco portandoci in giro per una metropoli viziosa, sozza e depravata. Pacino poliziotto infiltrato è personaggio ambiguo fino in fondo, in una vicenda dove nessuno è innocente e la linea tra bene e male è più che mai sfumata. Fotografia di un buio accecante e sequenze nei locali sadomaso che sembrano la rappresentazione di un girone dantesco conducono a un finale amaro e non risolto.

Pinhead80 21/09/15 15:54 - 4715 commenti

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A un poliziotto etero viene chiesto di indagare da infiltrato nel mondo dei locali gay, alla ricerca di un micidiale serial killer. Rimarrà talmente turbato dall'esperienza da sconvolgere totalmente la propria esistenza. Film durissimo di Friedkin che ci mostra un mondo a parte che sembra fatto unicamente di perversione, lussuria e violenza. Qualcosa che non può che segnare ineluttabilmente il destino del nostro protagonista. Il regista ci conduce volutamente in un abisso notturno senza luce e senza redenzione forzandone le atmosfere. Unico.

Paulaster 24/06/16 10:34 - 4373 commenti

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La ricerca del serial killer sembra lo stratagemma per descrivere l'abisso morboso del mondo gay degli anni 70, l’ambiente pruriginoso e proibito di una generazione metropolitana. Fotografia notturna e scene nei locali madidi di sudore quasi documentaristiche e luci che fan brillare la pelle nera e i torsi nudi. Pacino ha i connotati giusti ma risulta impacciato nelle movenze e non sempre a suo agio. Storia che chiude con qualche ombra, ma il risultato d'analisi è raggiunto.
MEMORABILE: Il primo assassinio.

Josephtura 8/07/16 16:53 - 188 commenti

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Film sicuramente affascinante anche se in un certo senso privo di "sostanza". Thriller in ambiente omosessuale anni 70 con colonna sonora del gruppo jazz Oregon. Al Pacino deve indagare nell'ambiente gay; tra loro c'è un serial killer affetto da incurati problemi relazionali col padre. Bisogna entrare nel mondo gay e fare "cruising", andare a caccia fingendosi gay. La trama perde colpi indecisa tra l'analisi, il peccaminoso e il giallo, forse timorosa delle critiche.
MEMORABILE: La fidanzata di Pacino (Allen) vestita di pelle e "accessori" realizzando l'immagine "gay 1970" e Pacino che la guarda con desiderio.

Jena 17/03/18 13:08 - 1547 commenti

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Questo è il vero seguito dell'Esorcista! Nella prima parte si assiste a una vera e propria rappresentazione dei gironi danteschi dell'Inferno, con la discesa nei locali underground sadomaso, in cui i corpi si avviluppano nel desiderio come nelle incisioni di Dorè. La visione è quasi insostenibile nella versione uncut (c'è pure un'incredibile scena di fist fucking). Efferatissimi i delitti del serial killer. Molto più standard la seconda parte, con una risoluzione quasi banale. Al Pacino sembra stordito da tanta nefandezza. Infernale.
MEMORABILE: Il ceffo di Joe Spinnel che si aggira in una spaventosa metropoli notturna; L'omicidio sul letto e nella cabin; Le scene nei locali underground.

Rocchiola 27/03/18 13:44 - 952 commenti

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Dopo Il salario della paura un altro fallimento immeritato per Friedkin. Poliziesco con echi fassbinderiani che fa da ponte tra l’action movie anni 70 e le ossessioni corporee degli anni 80. New York è ridotta a un budello oscuro da brividi che risucchia il protagonista attraverso una possessione quasi demoniaca. Ingiustamente accusato di omofobia, ha l’unico difetto di aprire più interrogativi di quanti nè risolva. Coraggioso anche nel mostrare una sessualità non allineata. Bravo Pacino, che però non ha mai amato questo ruolo. Finale ambiguo.
MEMORABILE: Il rinvenimento del braccio sul fiume; Il dialogo sul significato dei foulard; "Chi ha paura del lupo cattivo"; Joe Spinell poliziotto perverso.

Pumpkh75 24/05/18 15:13 - 1735 commenti

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Cento minuti che non scorrono in avanti ma all’interno: ci si immerge in una lava nera pulsante, bollente, che scotta di assassinii e assassini, di dubbi e identità, di perdizione e gironi danteschi. Il rischio di interpretarlo come un manifesto omofobo è elevato e giustificato (l’essere gay pare un virus pandemico che contagia e infetta tutto), la chiave è leggerlo come un ritratto più generale della tendenza umana a scivolare nel proprio lato oscuro. Bene (ovviamente) Pacino e Joe Spinell, che come al solito buca lo schermo. Sadoma... sì.

Ira72 21/02/19 17:19 - 1305 commenti

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Pare il “cinema della verità” raccontato da Warhol e Morrisey: desolante, violento, squallido nella sua crudezza. Talmente realistico e privo di orpelli da lasciare esterrefatti. Girato quasi interamente nei sobborghi gay, dopo l’avvento della liberazione sessuale e prima del dilagare dell’AIDS; Friedkin non si risparmia (e non ci risparmia) alcuna censura. Parte così il viaggio estenuante di Pacino, un viaggio interminabile dentro se stesso soprattutto, che probabilmente (dato l’epilogo) è solo l’inizio di un baratro infernale. Notevole!

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Giùan 23/04/19 14:46 - 4528 commenti

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Il non omologato genio di Friedkin modella, dopo L'esorcista, un nuovo capolavoro poliedrico, in cui la (pseudo) rozzezza concettuale si coniuga a un clamoroso livore visivo. Il girone sadomaso diventa così, al di là delle comprensibili critiche della comunità gay, il crogiolo infernale dove far implodere ogni sicurezza sulla sessualità e far detonare la fragilità emotiva di 1, 100, 1000 Steve Burns (un Pacino sommessamente smanioso). L'esattezza della messa in scena, la sapiente catatonicità della narrazione tolgono ogni riferimento, disorientandoci increduli.

Westonberg 10/09/19 00:30 - 31 commenti

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Friedkin presenta uno spaccato di club e locali gay con annessi sguardi e occhiate costanti dei frequentatori e scene di trasgressione all'ennesima potenza, che contribuiscono a creare quell'atmosfera torbida che pervade tutto il film. D'altro canto però la sceneggiatura vacilla, alternando lunghi momenti di vuoto in cui si perde la storia in sé. Al Pacino è diligente nel suo lavoro, talvolta però appare un po' impacciato.
MEMORABILE: La scena di fisting; Il tintinnio continuo di fibbie e manette quando cammina Al Pacino.

Il ferrini 23/10/19 12:11 - 2337 commenti

I gusti di Il ferrini

Peccato per il massacro operato dalla censura (40 minuti tagliati), ma resta comunque un affresco memorabile sul mondo gay del periodo. Pacino recita da par suo un personaggio complesso, costruito soprattutto attraverso le immagini e avaro di parole. Non stupisce che all'epoca non abbia ricevuto elogi; è un film crudo, sporco, con una fotografia orientata prevalentemente sui toni del blu e per questo fredda, quasi a rappresentare il disagio del protagonista in un ambiente per lui straniante, prima ancora che pericoloso.

Kinodrop 17/01/20 20:28 - 2908 commenti

I gusti di Kinodrop

Si presenta come un poliziesco particolare, ma in sostanza consiste nella straordinaria descrizione dell'ambiente gay newyorkese nella versione più underground ed estrema, tematica coraggiosa e non priva di rischi che il regista ha voluto sradicare dall'apartheid moralistica. Geniale la figura dell'agente infiltrato in un mondo a lui estraneo, che in qualche modo è costretto a fare i conti con una parte non detta di sé (un Al Pacino teso e guardingo al meglio) per un finale volutamente ambiguo. Ottima la scelta della OST piena di chiaroscuri.

Bullseye2 12/04/20 21:01 - 393 commenti

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La quintessenza dell'ambiguità e dell'Inferno: Friedkin porta avanti il suo Esorcista, fa uscire il male da casa MacNeil e lo porta nella New York lurida di fine anni '70, negli ambienti gay alle prese con un killer sinistro presagio di un assassino ancora più tremendo come l'AIDS, che inizierà a fare capolino negli stessi ambienti a partire dall'anno successivo. Più che l'ottimo Pacino, la protagonista è New York, più infernale di quella di Scorsese, Lustig e Ferrara. Capolavoro tetro, angosciante, senza speranza, oggi impossibile da riproporre.
MEMORABILE: La voce in lingua originale del killer; Il marciume metropolitano che si respira ogni secondo.

Anthonyvm 20/05/20 18:41 - 5612 commenti

I gusti di Anthonyvm

Thriller urbano crudo e spiazzante, nato per essere controverso e ancora oggi molto spinto rispetto agli standard abituali (i frame hard subliminali sono decisamente audaci). In mezzo alle brutali esplosioni di violenza (si toccano vette splatter degne di certi slasher) e all'esibizione quasi documentaristica dell'underground s&m-gay newyorkese, la tecnica impeccabile di Friedkin non passa in secondo piano. Disturbante, sottile, profondamente disagiante: emana un senso di male cosmico, quasi fosse il corrispettivo giallo de L'esorcista. Cult.
MEMORABILE: Il primo omicidio, con la vittima legata e pugnalata alla schiena; Il delitto in sala di proiezione; Lo sguardo di Pacino nel bellissimo finale.

Mickes2 23/05/20 12:49 - 1670 commenti

I gusti di Mickes2

Enormemente criticato all’epoca e in linea di massima ripudiato dallo stesso Al Pacino, il film di Friedkin è in sé lo stridere del giubbotto di pelle, il killer senza nome, il male senza movente. Posseduto dalle atmosfere thrilling e notturne grondanti sudore e infernali scene di nudo (dove senz’altro si esagera risultando alla lunga stucchevoli) in cui è sceneggiato, è ancora un racconto potente sulla trasformazione dell’identità (umana, caratteriale, sessuale) inconsciamente (?) prima smarrita e poi plagiata. Davvero notevole.

Leandrino 7/05/21 20:54 - 506 commenti

I gusti di Leandrino

Al Pacino è Steve Burns, poliziotto undercover alla ricerca di un serial killer nel regno sotterraneo dei locali gay. L'opera di Friedkin è come di consueto grezza e sporca, umida del sudore dei corpi di mille uomini incastrati in spazi claustrofobici. Ma il film fatica un po' ad andare oltre la riuscita evocazione atmosferica. Il protagonista soffre per ambigui demoni interiori, durante un'indagine che va a rilento e che manca l'effetto dello svelamento. Anche il finale giunge scarico e non del tutto chiaro. Sicuramente da vedere, ma di certo non il miglior Friedkin.

Michael197 10/06/22 21:04 - 19 commenti

I gusti di Michael197

Giusto paragonare questo film all'Esorcista: difficile trovare un film che rappresenti in maniera talmente infernale e malefica gli ambienti underground dei circoli sadomaso newyorkesi e la discesa agli inferi di Al Pacino si conclude con il transfer della possessione proprio come accade a Padre Karras. Ugualmente spaventosi, quasi insostenibili i ferocissimi omicidi al limite dello snuff. Il Friedkin più duro di sempre, e anche qui il Male e il Bene si specchiano uno nell'altro (le torture della polizia, il poliziotto Spinnell). Il Diavolo uscito da Regan si aggira per New York.
MEMORABILE: Spinnell con faccia da Maniac pattuglia le strade di notte; Le orge sadomaso negli scantinati; Il ballo sfrenato di Pacino; L'omicidio nella cabina.

Smoker85 25/10/22 17:40 - 487 commenti

I gusti di Smoker85

L'occhio dell'autore si sofferma sulla lascivia che domina i locali gay di New York esplorandola attraverso gli occhi spaesati del protagonista, La storia è raccontata senza mai prendere posizione, come se tutti (protagonista, polizia, persino stampa) volessero solo archiviare al più presto la pratica e tornare a ignorare l'esistenza di quell'ambiente estremo. La trama perde qualche colpo in un finale forse troppo affrettato, ma che probabilmente è voluto per dare la sensazione di cui sopra. Pacino efficace in un ruolo complicatissimo. Non un capolavoro, ma senza dubbio notevole.
MEMORABILE: Il primo delitto; L'interrogatorio con il tizio nudo che picchia l'indagato; Il ballo isterico di Pacino.

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Nicola81 26/02/23 22:47 - 2827 commenti

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Disturbante e non per tutti i palati, è il film più controverso di Friedkin, i cui tratti distintivi sono l’ambiguità ideologica (il marciume e il degrado nella rappresentazione degli ambienti gay vengono bilanciati dall’accusa di omofobia alle forze dell’ordine), e il compiacimento nell’esibizione della crudezza. L’indagine poliziesca passa infatti in secondo piano rispetto alla discesa agli inferi di un Al Pacino emotivamente sempre più spaesato, ma regala comunque momenti di forte intensità che spezzano una certa ripetitività di fondo. Buon apporto anche di Sorvino e della Allen.
MEMORABILE: L'incipit; Gli omicidi; Il brutale interrogatorio; Il finale aperto.

Schramm 26/06/23 14:26 - 3490 commenti

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Dalla mimesi per investigativa procura all'immersività nell'abyssus abyssum invocat. Per Friedkin la queerelle è diamantina: il serial gayller non è un'entità umana ma transurbana, hardcorale, è l'incubo-incubatrice dell'underworld sadomaso, il sonno della repressione che genera demoni, su tutti quello di un'ambiguità che inghiotte il sé il mondo e il cinema intero, sino a un finale fluttuante, che apre a plurime quadre. Stravolgente quando fa del postribolare un brassiano monarca, più accasciato quando ricade nella detection-tipo, dal collo comunque bisunto davanti al lazo logico.

Sonoalcine 30/07/23 15:19 - 184 commenti

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Il centro della pellicola non è l'indagine ma un protagonista spaesato e messo di fronte alle contraddizioni della propria virilità sessuale. Il whodunit passa in secondo piano: al regista non interessa far scoprire l'identità dell'assassino ma fornire la rappresentazione veritiera d'un ambiente drammaticamente concreto nelle sue ambiguità. La morbosità e la perversione sono innati nell'essere umano al di là dell'orientamento sessuale. Controverso e non adatto ai tutti ma sorretto da un'ottima e genuina interpretazione (Al Pacino in primis) e da un ritmo narrativo che non annoia mai.

Minitina80 3/03/24 22:19 - 2976 commenti

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Friedkin ci va giù pesante nel rappresentare il putridume dei sobborghi e i locali gay di New York e riesce talmente bene nel suo intento da far dimenticare che si tratta di un poliziesco. Si concentra sulla metamorfosi interiore del protagonista, obbligato a calarsi in un incubo che lascerà segni profondi e indelebili. La forza risiede in questo e la mancanza di filtri non fa che aumentare l’impatto del pugno allo stomaco. La conclusione arriva quasi improvvisa, ma si rivela efficace e ben calcolata nel lasciare allo spettatore il compito di immaginare le connessioni non dette.
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  • Discussione Poppo • 26/12/19 21:36
    Galoppino - 465 interventi
    «I miei contatti con la polizia e la comunità gay mi avevano dolorosamente reso consapevole dell’omofobia, delle violenze e delle umiliazioni che subivano gli omosessuali, e volevo che il film riflettesse tutto ciò».


    Esattamente. Se non è impegno civile, etico e politico questo come lo vogliamo chiamare?
  • Discussione Raremirko • 26/12/19 21:38
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Poppo sei un mito, scrivi troppo bene anche te e hai una cultura sterminata, ma credo che, con pure dati alla mano, Rebis abbia maggiormente inquadrato la natura del film, almeno riguardo al fatto che la location/tematica scelta dal regista fosse solo una trovata per contestualizzar meglio tutto, al di là di ideologia, posizioni, ecc..
  • Discussione Poppo • 26/12/19 21:40
    Galoppino - 465 interventi
    Raremirko ebbe a dire:
    Poppo sei un mito, scrivi troppo bene anche te e hai una cultura sterminata, ma credo che, con pure dati alla mano, Rebis abbia maggiormente inquadrato la natura del film, almeno riguardo al fatto che la location/tematica scelta dal regista fosse solo una trovata per contestualizzar meglio tutto, al di là di ideologia, posizioni, ecc..


    non sono d'accordo su nulla, neanche sulla mia cultura che è da autodidatta e piena di buchi

    però ti ringrazio molto anzi tantissimo :-)
  • Discussione Raremirko • 26/12/19 21:46
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Poppo ebbe a dire:
    Raremirko ebbe a dire:
    Poppo sei un mito, scrivi troppo bene anche te e hai una cultura sterminata, ma credo che, con pure dati alla mano, Rebis abbia maggiormente inquadrato la natura del film, almeno riguardo al fatto che la location/tematica scelta dal regista fosse solo una trovata per contestualizzar meglio tutto, al di là di ideologia, posizioni, ecc..


    non sono d'accordo su nulla, neanche sulla mia cultura che è da autodidatta e piena di buchi

    però ti ringrazio molto anzi tantissimo :-)



    Mi fa piacere, ci mancherebbe, ognuno la pensa come vuole; ti parla il più imparziale qua dentro, comunque.
  • Discussione Rebis • 26/12/19 22:58
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Poppo ebbe a dire:
    «I miei contatti con la polizia e la comunità gay mi avevano dolorosamente reso consapevole dell’omofobia, delle violenze e delle umiliazioni che subivano gli omosessuali, e volevo che il film riflettesse tutto ciò».


    Esattamente. Se non è impegno civile, etico e politico questo come lo vogliamo chiamare?


    È partecipazione, intelligenza morale anche, ma non impegno civile.
    Cruising non è un film di denuncia.
  • Discussione Poppo • 27/12/19 01:24
    Galoppino - 465 interventi
    Ok, Rebis, non lo sarà sulla carta, come programma, ma lo risulta alla proiezione in sala e alla re-visione casalinga dopo decenni.

    i capolavori del cinema non hanno per forza di cose bisogno di un progetto dettagliato, l'istinto del regista dotato di grande talento arriva là dove l'etica più calibrata e l'impegno civile più studiato falliscono lasciando spesso tracce di ideologia nauseanti.

    ma ripeto, l'ideologia è una cosa nefasta, la critica ideologica è strumento interpretativo ma anche strumento di espressione artistica

    E questa cosa Zizek la spiega chiaramente nei suoi due eccezionali documentari sul cinema.
  • Discussione Rebis • 27/12/19 01:39
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Non mi sembra di aver fatto alcuna asserzione sulla qualità artistica del film, un capolavoro non è necessariamente un film di denuncia.
    Ultima modifica: 27/12/19 01:41 da Rebis
  • Discussione Poppo • 27/12/19 15:46
    Galoppino - 465 interventi
    Ora rischiamo di entrare in un loop retorico, anche perchè questo è un confronto a due e per un forum di discussione non è il massimo...

    Si potrebbe sentenziare (come spesso si fa) scrivendo: la cosa è soggettiva, ognuno ci vede quello che vuole, dipende dalla interpretazione, e via col bla bla bla che in genere ha la funzione di mettere una pietra sopra e chiudere le discussioni, anche le più interessanti.

    Si potrebbe dire anche "dipende da cosa si intende per "film di denuncia" e credo di capire cosa tu intenda, ossia, come ho già accennato, qualcosa mosso da istanza prettamente politiche, punto e basta. Queste opere in genere sono della "cagate pazzesche".

    Io parlo di altro. Mi riferisco alla sensibilità dell'artista (regista) che coglie i drammi della società a lui contemporanea (questo nello specifico di Cruising) e ce li mostra con grande attenzione e nessun intento politico di parte.

    Ma per dio questo non significa che non emerga il suo sentire l'ingiustizia e il fascismo della repressione, che nella trama di questo film arriva allo scatenamento delle forze più devastanti dell'essere umano con la serialità del massacro, chiaramente rappresentata dal disagio psicoparanoico del killer.

    E sai bene che non è tutto lì il film. Quello che il regista ci mostra dopo è ancora più terribile e ci lascia sgomenti ancora oggi.

    Grandissimo finale come per il Braccio violento. Finali da lasciare inchiodato alla poltrona con le mani nei capelli ogni spettatore dotato di un minimo di sensibilità, sana emotività, senso etico e di giustizia sociale.
  • Discussione Gestarsh99 • 1/03/20 16:44
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Zender, questo post non sarebbe da spostare in "Curiosità"?


    Gestarsh99 ebbe a dire:
    Non so se qualcuno abbia mai fatto caso a questa curiosa coincidenza che lega Cruising al Maniac di William Lustig, due opere già tra di loro accomunate dalla ferocia degli omicidi e dal clima di stagnante e morbosa dannazione infernale (oltre che dalla stessa presenza in entrambe di Joe Spinell).

    L'albergo in cui avviene il primo brutale omicidio ad opera del misterioso serial-killer è lo stesso in cui Joe Spinell strangola a morte e scalpa la prostituta che lo aveva poco prima adescato per strada (Rita Montone): si tratta del St. James Hotel di Manhattan, a New York.
    L'albergo è il medesimo in entrambi i film sia esternamente che internamente (la carta da parati delle due rispettive stanze riprese è identica):


  • Discussione Zender • 2/03/20 08:39
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Più che altro è una location, ma andrebbe appunto in lococation segnalazioni completo del resto, se la si vuole radarizzare. Chissà in quanti altri film c'è, questo hotel voglio dire...