Dalle prime immagini sembrerebbe di aver a che fare con l'ennesimo cannibal-movie nostrano e invece Sergio Martino (che il campo l'aveva già frequentato con LA MONTAGNA DEL DIO CANNIBALE) devia questa volta in direzione del pericolo acquatico, facendo apparire nelle acque dello Sri Lanka un enorme caimano (“Ma i caimani stanno in Sudamerica”, osserva giustamente Barbara Bach pure se al cinema, si sa, può capitare di tutto). E’ proprio in questo Eden tropicale che sorge “Paradise House”, un nuovo villaggio turistico edificato da Mel Ferrer, il quale ha appena chiamato il fotografo Claudio Cassinelli per un reportage...Leggi tutto pubblicitario. Giunto lì, il nostro eroe ha già conosciuto in aereo la bella ex Bond girl Barbara Bach (con la quale aveva da poco finito di girare, sempre sotto la regia di Sergio Martino, L’ISOLA DEGLI UOMINI PESCE) e con lei avvertirà i primi segnali di pericolo: il fiume che costeggia il villaggio è infestato da un grosso caimano, che gli indigeni locali (truccati “tribalmente” come da consuetudine) temono già da molti anni. Mel Ferrer, che ha investito tre milioni di dollari in Paradise House, non ne vuol sentir parlare e all'arrivo dei turisti (tra i quali spicca Lory Del Santo, sovente inquadrata “di posteriore”) farà finta di nulla. Risultato: una prevedibile carneficina, consumata nell'acqua da un coccodrillone di plastica che sembra imbalsamato (gli effetti sono davvero low-budget!) e che attacca partendo con le classiche soggettive subacquee di derivazione squalesca. Eppure, nonostante i risibili attacchi, il sangue “speso male” e un'inattesa assenza di sesso e nudità varie, il film sfrutta bene le location indiana e in qualche modo funziona.
Il meno interessante del ciclo "esotico" avventuroso diretto da Martino. L'incipit con inaugurazione del villaggio turistico Paradise House è ben girato ed avvincente. Ed il film procede ottimamente sino all'avvento del gigantesco caimano, che inizia la sua opera di morte e distruzione. Da qua il film cambia registro, attestandosi sulla mediocrità data da una trama ormai priva di spunti e da una regia disattenta e svogliata come buona parte delle restanti interpretazioni. La causa è data da un budget risicato, che si nota negli scarsi effetti speciali.
Film di Martino che si inserisce nel filone esotico-avventuroso, già frequentato dal regista e che propina a chi lo guarda tutti gli elementi tipici che ci si aspetterebbe da una pellicola del genere, senza inserire al suo interno alcun elemento di novità. Privo di idee e di inventiva, il film è del tutto piatto e privo di mordente. L'unico elemento ad abbondare è la noia. Solo per affezionati al genere e, forse, nemmeno per loro.
Da una parte c'è chi specula a tutti i costi, dall'altra c'è chi ne approfitta facendo colazione, pranzo e cena con gli indigeni, mentre in mezzo ci sono i buoni. La trama finisce praticamente qui. Confezionato meno peggio di altre produzioni del genere, fa però piuttosto ridere proprio quando appare il capoccione dentuto del caimanone (budget: 4 lire). In più, quando il bestione non è in azione (a parte la tribù anticaimano e il vecchio della grotta), la pellicola perde d'interesse. Comunque, di sangue ne fuoriesce parecchio. Un'occhiata, magari...
MEMORABILE: L'unica scena in cui si può "ammirare" tutto il coccodrillo (un modellino di gomma di 20 centimetri): quando affonda la barchetta dei protagonisti.
Il film non riesco a farmelo piacere, nonostante una sceneggiatura neanche tanto male (anche se piuttosto abusata ed un cast di tutto rispetto). Gli effetti visivi sono pressochè penosi salvo qualche scena (ma son poche veramente). Penso che il film lo ricorderò per la presenza del granitico Puppo Romano, l'immarcescibile Bobby Rhodes di cui sono un fan sfegatato e la presenza di Lory del Santo.
MEMORABILE: Lory del Santo esordisce nella pellicola con il suo inconfondibile lato "B".
Spacciato fuori dei nostri confini come seguito de La montagna del Dio cannibale, questa fatica martiniana rappresenta invece un discreto e robusto eco-vengeance acquifero. Protagonista un enorme rettilone di cartapesta che va giù pesante allorché decide di mettere un po' di carne sotto quei bei dentoni affilati. Il cast non è al top, con un Cassinelli troppo stereotipato nel ruolo di salvatutto e la Bach monoespressiva. In una piccola parte anche una giovane Lori Del Santo. Ordinaria amministrazione.
Confezionato in modo dignitoso (a parte il caimano stra-finto) questo Il fiume... conferma le doti poliedriche di Martino e la sua capacità (già vista nei thriller di inizio anni 70) di dosare al meglio la suspence. Il cast è buono, con Cassinelli, Ferrer e la Bach nella sua prova più dinamica di sempre. Peccato che a un certo punto il film si risolva in una carneficina gratuita stile cannibal-movie, anche se gli indigeni non mangiano nessuno, che chiude troppo sbrigativamente il cerchio della storia lasciando un senso di incompiutezza al tutto.
Per nulla originale, pauroso ed entusiasmante. Sergio Martino sapeva di non farcela con un basso bugdet e si è arreso già alla prima metà del film, cercando lo stesso di stentare fino alla fine senza riuscirci. Cassinelli ce la mette tutta ma non va oltre il suo "standard". Effettacci speciali penosi ed una storia che rammenta moltissimo Lo squalo di Spielberg. Ok, cos'è che si salva? Probabilmente l'ambientazione...
Film che fa l'occhiolino allo Squalo e un po' a Piranha di Joe Dante. La trama ha un senso fino a quando la coppia di neri non viene squartata dal coccodrillo. Poi diventa un tutto già visto e ci si annoia incredibilmente. Le musiche sono più che mediocri.
Il film si inserisce nel filone in voga all'epoca (cannibal-movie) e l'esotico avventuroso con una strizzatina d'occhio allo squalo di qualche anno prima di Spielberg. C'è il mitico Claudio Cassinelli oltre che a Mel Ferrer, con un altro mito del cinema italiano di genere Romano Puppo, protagonista di milioni di pellicole di svariati generi (complimenti per la carriera). La pellicola è girata molto bene e a mio avviso si distingue tra le molte del filone girate in quegli anni. Martino è un grande regista.
Terribile contaminazione fra i due nefasti sotto-sottofiloni "bestioni incazzosi" e "cattivo uomo bianco fare cattive speculazioni capitaliste a danno di buoni selvaggi incazzosi". Per la verità l'identificazione (semplicissima) dei decerebrati turisti con i membri di qualsiasi comitiva da resort in cui ci si può imbattere nelle nostre località di villeggiatura offre momenti di onirico godimento, ma è l'unico pregio del film. Ah, no, c'è la Bach. Perdibilissimo.
MEMORABILE: "Sai che a volte mi domando se Eva non fosse una negra? Tu che ne dici?" "Non lo so, ma di sicuro Adamo era uno stronzo"
Non certo il migliore dei film "esotici" di Martino, tantomeno se paragonato ai vari "cannibal" e affini che iniziavano a spopolare nel periodo in Italia; tuttavia il film è un prodotto onesto e dignitoso, dalla confezione più che discreta e interpretato da attori di un certo carisma quali la Bach, Cassinelli e Ferrer. L'azione non manca, con i classici attacchi dell'enorme caimano (assai finto ma talvolta accettabile), ma purtroppo c'è poco splatter e questo rende il film più innocuo rispetto alla media del genere. Appena sufficiente.
Dimenticabile opera di Martino. Cast buono (Ferrer, Puppo, Cassinelli) ma che qui dà il peggio di sè. Film noiosissimo e per certi versi anche patetico. Già non mi ha mai entusiasmato la triade esotica di questo regista, ma questo è certamente il peggiore dei tre.
Dei Martino adventure è forse quello meno riuscito e il più convenzionale, non certo aiutato da sfx al limite dell'amatoriale. Però ha sequenze degne di nota: la modella di colore che si apparta con un indigeno su un atollo pieno di teschi di caimani, di notte, ha un che di cinema Rolliniano, Puppo che nutre i coccodrilli con i cuccioli di alcuni porcellini (con disapprovazione animalista di Cassinelli)... Alla fine non malaccio e la Bach legata alla zattera come donna sacrificale al grande caimano fa ancora il suo effetto. Godibile.
MEMORABILE: Grande approccio "machistico" di Cassinelli verso la bellissima Barbara Bach, che se ne esce con un "galante": "Vuoi accoppiarti con me?"
Action movie non memorabile che annovera una fascinosa Bach ed un aziendale Cassinelli. Un animale anfibio riemerge dopo secoli seminando morte tra gli avventori di un villagio turistico mal visti anche dalla tribuù indigena in loco. Pochi mezzi, nonostante l'impegno, e tensione scarsa rispetto ad altre pellicole similari.
Rip-off de Lo squalo, che al predatore degli oceani sostituisce un rettile parimenti famelico e alla magniloquenza del modello hollywoodiano la frugalità del b-movie autarchico; tuttavia la storia arranca e il ritmo - sostenuto per lo più dalle linee di basso e dai tamburi tribali di Cipriani – ha parecchie cadute. Poverissimi i trucchi. Cassinelli e la Bach ripetono se stessi e, oltre il famoso posteriore di Lory Del Santo, tra i ruoli secondari spicca la peperina Silvia Collatina, poi ghost-child della villa di Fulci. Turistico.
MEMORABILE: I maialini dati in pasto ai coccodrilli; Cassinelli alla Bach: »Ti andrebbe di accoppiarti con me?».
Villaggio turistico, con coccodrilli stanziali silenziosi e caimano/divinità a turbare la pace di tutti. Avventura pura e per tutti, ma con qualche colpetto basso che merita il bollino giallo e quindi l'attenzione dei "maturi". A parte il modellino extraeconomico del caimano che fa un po' ridere, il film segue la sua strada e ci ricorda i belli di un tempo, con la Bach in posa "sacrificale" molto sexy (e comunque sempre affascinante ed elegante). Cassinelli è al suo posto e Ferrer pure, mentre l'ambiente abbronza a distanza. Non male.
Fumettone diretto con mestiere da Sergio Martino dal budget evidentemente risicatissimo; il regista punta più sull’azione che sull’horror (il modellino del caimano gigante entra in azione soltanto nella seconda parte), forse perché consapevole della scarsa resa degli effetti speciali. Sempre stupenda la Bach e bravo Cassinelli (entrambi reduci da L'isola degli uomini pesce) con Mel Ferrer da contorno. Nel gruppo di turisti cafonissimi e caciaroni destinati a finire nelle fauci del mostro spiccano Anny Papa e una del Santo sculettante. Buono.
Film d'avventura a sfondo ecologico ben diretto da Martino e che vede tra i protagonisti la coppia formata dal belloccio Cassinelli e la bella e pudica Bach nei panni dei buoni alle prese col caimano del titolo e Mel Ferrer come nome internazionale di richiamo. Belle le ambientazioni esotiche mentre suscitano sorrisi gli effetti speciali fatti in casa come era in uso ai tempi nella cinematografia a basso costo. Piccola parte per una giovanissima Del Santo. Niente di eccezionale ma ci di diverte.
Discreto, ma non esaltante lavoro di Martino che gira senza infamia né lode uno dei tanti figli illegittimi generati dallo Squalo di Spielberg. Discreti il cast e i paesaggi dello Sri Lanka, ma c’è poco altro da aggiungere e ogni tanto ci si annoia, anche durante gli assalti della creatura. Il rettile, poi, è decisamente poco credibile e quando appare quella frazione di secondo in più ci si rende conto della pochezza dei mezzi. Destinato agli appassionati del filone, mentre i curiosi possono concedergli una chance senza aspettarsi grandi cose.
Prendendo ispirazione da Lo squalo, come la stragrande maggioranza degli animal horror del post-'75, Sergio Martino dirige questo piccolo ma discreto film ad ambientazione tropicale, il che se non altro lo differenzia un po' dall'ispiratore. Gli attori sono quello che sono (ma si contano alcuni nomi mica da poco fra le comparse), gli effetti speciali sono rozzi, ma tutto sommato ci si diverte e il ritmo regge per la maggior parte della durata. Poco gore, ma qualche dialogo simpatico e un buon massacro finale fanno raggiungere la sufficienza.
Per Coriolano l'allegro caimano lungo metri 23 il buon giorno si vede dal Martino. Se buono lo sia anche per la platea è tutto da discutere; grande il caimano formato vaporetto e poldesche le sue gozzoviglie, ma sopra e sotto il cielo del set e il manto acquoso non va tutto bene: Martino preferisce civettare con l'easy-adventure per famiglie, atrofizzare ogni virtualità cannibal, emarginare lo scioccodrillo dalla splattertanz in nome di quotes da sexy comedy e un tarzanoide comparto zoologico a tutto filler. E il congiuntivo tra ingenuità narrativa e iconica grafia scenica è servito.
Sicuramente non il miglior Martino ma il film si lascia seguire piacevolmente: il regista inserisce spassosi tocchi ironici nei dialoghi e cerca di dare un minimo di spessore con una vena proto-ecologica all'acqua di rose, ma la cornice rimane abbastanza banale e i limiti di budget sono evidenti. Alla fine le cose più divertenti sono gli attacchi del caimano di cartapesta e il delirante ruolo di Johnson in versione eremita. Per il resto prova onesta del cast (con tanti volti noti anche in ruoli secondari), musiche di Cipriani non memorabili e pochi sussulti.
MEMORABILE: Richard Johnson eremita; Il dialogo su Adamo ed Eva di Ferrer e Hutton.
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