Zorro marchese di Navarra - Film (1969)

Zorro questa volta deve combattere contro l'esercito francese che occupa la Spagna... Che dire, l'attore protagonista non è il massimo, la trama è banale e i personaggi troppo stereotipati, tuttavia il livello dei vari spaghetti-Zorro è questo. Nel cast c'è anche Malisa Longo.

Terribile zorrata fra le tante prodotte (con parsimonia) da Fortunato Misiano, con l'insulso attore (bah... ) e prestigiatore (?) Moretti di giorno coiffeur un po' buco e di notte Zorro sfessato. Scene tirate per le lunghissime, dialoghi da Vittorioso, gag sotto-parrocchiali, non par vero d'essere nel 1969. Si salva, come sempre, Vargas. Caruccia la Longo, fra gli sparuti stunt si intravede Gilberto Galimberti.

Uno Zorro patriota nella Spagna soggiogata da Napoleone Bonaparte è protagonista di una stracca avventura, monotona in azione e duelli e poco incisiva nell’ironia. Dietro la maschera del provetto spadaccino c’è il culturista Nadir Moretti (altrove noto come Nadir Baltimore), la cui scarsa presenza scenica è tosto eclissata del tutto da caratteristi provetti (l’autoritario Vargas, l’astuto fratacchione Vingelli, il gottoso Gizzi, l’eterna “bruttona” Morana) e dalle avvenenti – e per l’occasione entrambe more - Longo e Gallotti. Irrilevante.

Non male questo film del poco prolifico regista Montemurro. Non è niente di eccezionale e si vede che è il classico prodotto italiano coi tipici canoni del 60. Eppure nella sua povertà è dieci volte meglio delle squallide produzioni odierne, che non per niente non possono uscire dalla TV e affacciarsi al cinema. Cast tutto sommato passabile, con una punta in più per Vargas.

Una copiosa didascalia ci introduce nelle dispute napoleoniche in Francia e qui viene posta la figura di Zorro, la volpe, il cui volto si vede solo nell'ultimo minuto. La trama si basa su alcuni detenuti a cui si contrappongono Alcade & c. Il soggetto è proprio lineare e super abbozzato ma, caso raro, si ottiene un film pulito, leggero, che permette di essere seguito senza lungaggini o parentesi magari un po' datate. Le location sanno di produzione nemmeno così peregrina. Simpatica la figura del frate francescano sregolato.

Il film ha di certo un taglio parodistico e la recitazione, a volte, è più da avanspettacolo che da cinema. Eppure è divertente per alcune situazioni. Siamo alle prese con uno Zorro "spagnolo" che combatte i sorpusi dei francesi con trucchi di ogni tipo. Non male la fotografia.

Terrificante zorrata (basata a Villa Parisi, con tanto di affresco...) che parte col trasportare l'eroe a Pamplona e continua peggio, con una vicenda che presenta quasi ovunque assurdità temporali. Non aiutano certo una regìa approssimativa, in grado di sciupare caratteristi di vaglia, come Gizzi e Vingelli, confinandoli nella macchietta deteriore. Inaccettabile il protagonista Moretti, di raro scialbore, così come gli i momenti dei combattimenti e degli inseguimenti. Dialoghi o infantili o stereotipati o entrambe le cose contemporaneamente. Nel disastro si salvano qua e là Vargas e la Morana.

L'avventuroso anni Sessanta è ormai agli sgoccioli e questo Zorro (ultimo film per la Romana, che sul cappa e spada aveva campato) ne è la prova più evidente. Dialoghi svogliati, situazioni incredibili e inoltre raccontato come se il regista e gli attori fossero i primi a non credere in quello che stavano proponendo. L'idea che Zorro, nella sua identità segreta, fosse gay, avvicina il film agli erotici sporcaccioni tipici del periodo. Noioso.