A mezza strada fra melodramma e "commedia di costume alla francese", spesso ingiustamente sottovalutata, è in realtà una pellicola fondamentale del cinema italiano degli anni '50, pungente satira dell'ipocrisia della media borghesia dell'epoca. Si tratta anche del miglior risultato ottenuto sino ad allora con il sistema di colore Ferraniacolor.
Le tipizzazioni della commedia balneare anni Cinquanta - dai turisti stranieri alle mogli pettegole - sono tutte rispettate, ma la sostanza del film rintraccia piuttosto l’orbita del dramma sociale, che si manifesta inesorabile nell’amara lezione di vita che il realista Bianco impartisce alla sventurata Carol: seppur meno arcigno ed addolcito dal clima vacanziero, il pessimismo di Lattuada sulla sorte di umili ed onesti è il medesimo di Senza pietà. Assai persuasivi il sindaco scaltro e progressista di Vallone e, soprattutto, la giovane "bruciata" e apatica della Moriconi.
MEMORABILE: Vallone che convince i turisti a recarsi nella sua “Pontorno” invece che a “Terazze”; il pianto congiunto di madre e figlioletta ritornate all'hotel.
Interessante film di Lattuada, un po' ibrido nel suo dipanarsi, con tocchi di dramma, di commedia, di satira di costume. Non mancano i bozzetti. I cambi di registro non mancano di sorprendere un po'. Interpretazione buona della Carol, mentre Raf Vallone è un po' ingessato. Perfetta la Matanìa, sensualmente irresistibile la Moriconi. **½
Film agrodolce, solo all'apparenza leggero, che acquista rilievo per il modo in cui Lattuada centra l'obiettivo di un'amara analisi neorealista su come l'ipocrisia ed il perbenismo possano diventare convenzioni sociali capaci di condizionare la vita. Un tema sempre attuale che trova nella spiaggia il microcosmo a cui corrisponde il macrocosmo della società. Girato in Ferraniacolor, ha colori grezzi ma preferibili rispetto al b/n per il risalto che danno alle locations. Martine Carol smorza il sex-appeal per la malinconia del suo personaggio.
Tra i migliori film di Lattuada, regista che ha spesso sfiorato il capolavoro senza, però, mai centrarlo. Un film drammaturgicamente ricco e sfaccettato, in perfetto equilibrio tra dramma morale, satira e critica sociale del microambiente di una spiaggia colto con occhio acuto ed ironico. Magistrale la preziosità della forma: Lattuada sa come ottenere il dinamismo interno di un’inquadratura attraverso l’ineccepibile posizione degli oggetti e l'esatto movimento dei personaggi. Sorprendente il finale, tra libro Cuore e sferzante lezione morale.
Una giovane donna che sta trascorrendo una vacanza sulla riviera ligure insieme alla figlioletta incorre nel disprezzo generale quando si scopre il suo mestiere di prostituta esercitato a Milano, salvo quando... Uno dei migliori film di L., ritratto pungente e amaro del perbenismo ipocrita della piccola e media borghesia che condanna il vizio ma lo pratica ed anzi lo rispetta quando va a braccetto col denaro ed il potere. Mix fra satira di costume e riflessioni malinconiche sulla vita che si avvale di dialoghi ficcanti e buona prestazione del cast, professionista e non.
MEMORABILE: La premiazione del castello di sabbia "E'il più brutto... ma è bene che i bambini si abituino all'ingiustizia" - La passeggiata con il miliardario
La spiaggia vacanziera, luogo di riposo e divertimento, è stata scelta (e con successo) per rappresentare un ampio spettro della società cosidetta civile. Oltre agli innumerevoli messaggi che si possono trarre, il film induce a molteplici riflessioni, non tanto sull'essere umano in quanto tale ma sul suo comportamento quando inserito in una comunità sociale, dove i punti di riferimento sono esclusivamente ricchezza materiale e una falsa etica morale. Dai bambini agli anziani, tutti sono rappresentati. Un documento di 60 anni fa ancora valido.
MEMORABILE: La figura del miliardario, un mix tra saggezza, cinismo, crudeltà e benevolenza. Emblematica.
Interessante ritratto della vita balneare della riviera ligure anni 50-60, il film si eleva per le sue componenti di commedia agrodolce. Tra mogli snob e pettegole e imprenditori avidi di denaro (grande Carotenuto) si delinea la storia di una prostituta con figlia a carico che vorrebbe cambiare la sua vita ma ne è impossibilitata per i pregiudizi altrui. Notevoli alcuni personaggi come il sindaco progressista interpretato da Raf Vallone e il miliardario che tutto osserva e tutti vorrebbero servire interpretato da Carlo Bianco.
MEMORABILE: Il viaggio in treno; La premiazione dei castelli di sabbia; Le avance a di Carotenuto; Il finale.
Una buona commedia di Lattuada, il cui pregio principale è quello di proporre una riuscita analisi dei costumi bigotti e perbenisti di parte della società Italiana degli anni '60. Ottima la caratterizzazione psicologica dei personaggi che propone vari "esemplari" italici, sempre visti con occhio critico dal regista che fa della sua opera un riuscito "instant movie" balneare del belpaese. Ben scelto il cast.
Uno dei film più rappresentativi di Lattuada, regista sempre attento a descrivere dettagliatamente conformismi di provincia e sfaccettature grottesche della società “moderna” (industrialotti arricchiti, mogli capricciose e pettegole). La bellissima Martine Carol nei panni di una prostituta (con figlia al seguito) in vacanza e l’incontro/scontro con il perbenismo vacanziero italico di facciata. Un film importante e rappresentativo di vizi e vezzi concettualmente ancora attuali: l’avere e non essere come modus vivendi.
Lattuada non indaga tipi, bensì un ceto preciso: l'alta borghesia, nelle sue varietà più apprezzate dalla commedia nostrana; abbiamo così il parvenue, il professionista, il liberale, lo squattrinato, il giornalista. Su tutti domina, in qualità di sprezzante entomologo, il ricchissimo Chiastrino; la storia patetica della prostituta, in fondo, non è che l'occasione per mostrare che il denaro fonda l'unica morale (a cui dovrà soggiacere anche il sindaco idealista). Questa vena cinica, irrorata da sentenze sferzanti, è il pregio cospicuo del film.
Movenze da commedia per un ritratto acido della società borghese del secondo dopoguerra. Alla fine gli eroi diventano la prostituta e il ladro miliardario, i borghesi vengono dileggiati con tutti i mezzi e il sindaco comunista, ovviamente, attraversa la storia in gloria. Non si ride, non si piange. Si fa il tifo per i personaggi, anche se è difficile scergliene uno. Vieniamo strattonati per farci aprire gli occhi sui vari personaggi, ovvero su quella società malata che avrebbe portato a quella odierna dalle larghe vedute.
MEMORABILE: I colori slavati della pellicola a colori, ancora da perfezionare, che sottolineano quanto sia datata questa storia.
Il personaggio della prostituta in vacanza (e in incognito, con figlioletta al seguito) è il filo conduttore di un film polifonico dove Lattuada - anticipando certe attitudini del cinema italiano che verrà - disegna con mano ferma e precisa, sobria e incisiva un microcosmo sociale che è come l'immagine ricalcata con sintesi e acutezza di un più complesso macrocosmo italico degli anni '50. Il prodotto funziona bene, la patina d'epoca si è formata con bellezza e resta impresso il finale, caustico ed eloquente.
Un madre in vacanza estiva con la figlia in un albergo di lusso, dove si scopre la sua vera identità di prostituta. Non è uno dei tanti film balneari nati negli anni 50, specchi ridanciani della società italiana, ma molto di più: un ritratto spietato dell’ipocrisia borghese, una giungla feroce con pochissimi sprazzi di luce (perfino l’innocenza dei bambini è in pericolo), che nasconde l’avidità dietro i sorrisi. Il finale amarissimo e desolante non lascia scampo: se vuoi sopravvivere c’è sempre qualcuno che ci rimette.
Ancora una donna di vita, figura di massima ispirazione per i soggettisti italiani negli anni d'oro. La Carol si finge vedova per godersi in pace le vacanze liguri con la figlia. Il passato la bracca ma nulla è perduto. Tra le prime pellicole in Ferraniacolor, con esiti cromatici un po' psichedelici, rivisti oggi. Lattuada cerca coralità ma a volte si ferma al singolo schizzetto balneare; la figura scritta meglio (c'è Malerba tra gli sceneggiatori) è il misantropo (Carlo Bianco) più "uomo del Monte" che demiurgo. Appare anche Marco Ferreri, pingue villeggiante implume.
E' il linguaggio che è datato in questo film, artificioso, sempre in "bella copia", mentre gli intenti satirici e di condanna sociale di una certa borghesia rampante, con la ripresa economica post-bellica in Italia, sanno come graffiare. Una donna per caso finisce con la propria bambina a fare vacanza in un hotel di lusso dove sopravvive un'umanità varia, ma quando si scopre il suo reale "mestiere" sarà tutto un voltare di spalle. Gli ultimi 15' sono i più significativi.
Una ragazza madre che si concede una vacanza sulle meravigliose ed assolate spiagge liguri dovrà fare i conti con un passato che non vuole saperne di lasciarla in pace e con il pregiudizio di una società meschina e arrivista. Bellissimo film "balneare" di Lattuada che ha il pregio di mettere alla berlina il modo di pensare di una classe sociale finto perbenista che camaleonticamente intreccia e distrugge rapporti solo per convenienza. I buoni sentimenti qui non trovano spazio mentre falsità e servilismo la fanno da padroni. Levata di scudi per Vallone e la Carol.
Finta vedova porta al mare la figlioletta per le vacanze. Il disimpegno degli anni del boom non è ancora arrivato e la disamina dei nuovi ricchi (o presunti tali) viene condannata in toto per essere arruffona e cinica. La sceneggiatura ha qualche momento più melodrammatico (soprattutto con Vallone) ma nel complesso il quadro sociale, tra gli adulti e i bambini che saranno gli adulti di domani, è reso chiaramente e non dà fiducia per il futuro.
MEMORABILE: La ragazza che chiede il prestito in spiaggia; Il castello vincitore del premio; Sotto braccio al milionario.
Un film contro il perbenismo borghese che racconta di una pseudo vedova (in realtà una prostituta) che viene emarginata dalle persone "oneste" ma... Lattuada riesce mirabilmenbte a mescolare denuncia sociale e commedia dando origine a uno dei suoi film migliori, che anche massacrato dalla censura ottenne comunque un buon risultato. Memorabile la partecipazione di Marco Ferreri, uno dei mariti che arriva per il week-end.
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DiscussioneZender • 28/10/09 18:18 Capo scrivano - 47770 interventi
Bella questa, R.f.e.! La rivista italiana doi Pin-up... Geniale (almeno quanto il titolo)!
La spiaggia fu uno dei primissimi film in Ferraniacolor - ma non il secondo in assoluto dopo Totò a colori (1952), come sostenuto da molti: presumibilmente fu il terzo o il quarto - ed è tuttora considerato uno dei migliori risultati ottenuti sino ad allora con quel sistema di colore. Mario Craveri, il direttore della fotografia, fece dei piccoli miracoli di tecnica con un sistema di colore che (come ben sanno gli addetti ai lavori) era tutt'altro che facile da usare. Alcune sequenze furono addirittura girate di notte - per evitare curiosi e turisti - utilizzando enormi riflettori (detti in gergo "madame") che funzionavano con gruppi elettrogeni ed emettevano una luce di tipo solare. Curiosamente, quando in anni recenti la RAI trasmetteva La spiaggia, ne mandava in onda una copia in bianco e nero
DiscussioneLodger • 13/03/15 13:29 Pulizia ai piani - 1563 interventi
Rai Movie: Purtroppo c'è stato un inopinato disguido e stiamo recuperando la copia a colori, che peraltro esiste in Rai. Lo ritrasmetteremo prima dell'estate. Grazie della segnalazione
Marco Ferreri è uno dei mariti che arriva col treno per il fine settimana e getta via il pacchetto di sigarette dal finestrino perchè la moglie non vuole che lui fumi