Dentro la città - Film (2004)

Il vice-commissario Corsi, appena terminata l'accademia, viene mandato a far parte uno "squallido" distaccamento alla periferia estrema di Roma, con pochi mezzi e pochi uomini. Personaggi forse un po' troppo "caricati", ma anche questo contribuisce a classificare il film come il rinato "poliziesco all'italiana". Merito del coraggioso regista (realizzato con pochi mezzi e a sue spese!), della sceneggiatura e dell'ottimo cast. Indubbiamente meritevole sotto ogni punto di vista.

Uno dei pochi tentativi di riportare il poliziesco ai vecchi fasti del cinema di genere anni 70, un distretto di periferia con pochi e scalcinatissimi locali e mezzi rifugio, di agenti, puniti, agitati, teste calde... tutti molto ben caratterizzati, devo dire. C'è anche un nome storico alla fotografia, tale Daniele Massaccesi, figlio del grande Joe! Da vedere assolutamente!

Purtroppo non è abbastanza noto, seppur non sia ancora molto vecchio, ma resta un buon tentativo di riportare in voga il poliziesco all'italiana e le basi ci sono tutte. Ritmo sempre costante, non annoia mai e soprattutto non segue la linea delle fiacche fiction sempre venate di falso ottimismo. Luca Ward perfetto nel ruolo dello "sbirro bastardo".

Se questa è la polizia romana allora stiamo freschi! In una specie di scantinato fatiscente si modella l'intelligence difensiva della città eterna, dove ragazzini litigiosi non sembrano curarsi delle gerarchie. Nulla di più della solita fiction tv (se non la durata), con attori bisbiglianti, situazioni narrative oramai sfruttatissime, introspezione psicologica pari a zero. E al solito c'è una "femmina" che aizza gli ormoni del branco. Anni luce anche dalla sola caratterizzazione fisica del "Monnezza".

L'impressione è quella di guardare il pilot di una fiction poliziesca, dai dialoghi alla messa in scena, passando per una trama abbastanza esile. Lo spirito invece è distante anni luce da quello dei vari Distretti di polizia e Squadre mobili. Qui non ci sono eroismi e buonismo ma un gruppetto di poliziotti disincantati e poco professionali, in cui anche quello che dovrebbe essere il personaggio positivo, il buono e corretto vice-commissario (Edoardo Leo) non rimarrà poi tanto tale. Ward invece è efficacemente antipatico e sgradevole.

Gran bel poliziesco realizzato con pochi denari dal regista-autore Costantini. La vicenda, che parla di poliziotti marci a metà fra Ferrara e Di Leo, scorre via interessante e credibile mentre gli attori ce la mettono tutta e si vede. Discreta la fattura, a dispetto del budget striminzito. Buona anche la ost. Forse è meno cinico e teso rispetto ai poliziotteschi nostrani (la scena della morte del poliziotto è tirata un po' troppo per le lunghe), ma erano altri tempi, quando il cinema lo insegnavamo agli altri. Vale sicuramente una visione.

Il tentativo di emulare il realismo dei polizieschi anni '70 è coerente, ma poco riuscito proprio a causa di esigenze stilistiche che ne penalizzano la confezione in ossequio alla contemporaneità: così anziché musiche sexy e incalzanti abbiamo un tappeto che si vorrebbe lounge ma risulta soporifero, al posto dei colori saturi e fumettistici una fotografia che si vorrebbe livida ma è piatta). Trama esile, con Leo e Ward che incarnano il tipico conflitto tra poliziotto laureato e sbirro di strada, riscattata da un finale insolitamente scorretto.

Pellicola grandemente sottovalutata. Raro esempio di coraggio stilistico, di fuga da ogni addomesticazione televisiva, ci riporta indietro ai Settanta raccogliendo quanto di meglio possa offrire l'attuale piazza in materia di caratteristi. Indigesto, inverosimile, aspro eppure squisitamente e inequivocabilmente reale; perché sì, la vita, il lavoro e le dinamiche dell'attività di polizia sono proprio queste.

In pieno nuovo stile recitativo (?) italico, o si bisbiglia o si urla. Si può scrivere la miglior sceneggiatura del mondo (non è questo il caso ovviamente), ma se la si pone al servizio di un cast improponibile fallirà comunque. Neanche Luca Ward riesce a invertire la rotta. Non che il film sia noioso, lo si può anche vedere. Ma ripensando ai nostri cari vecchi poliziotteschi vengono i brividi dal primo all'ultimo minuto. Maurizio Merli.. Tomas Milian.. Umberto Lenzi.. Quanto ci mancate!

Tentativo ben riuscito che riecheggia il poliziesco all'italiana anni Settanta. Certo i tempi sono cambiati, ora si comunica con i cellulari e (antiquati) computer, ma i personaggi rimangono apprezzabili, come la periferia romana e la sede "provvisoria" del commissariato, una vecchia autorimessa. Si districa bene un Leo alle prime esperienze, ma il mattatore è senz'altro Luca Ward, perfetto per il ruolo del poliziotto al limite, peraltro da lui ancora interpretato in Animanera quattro anni dopo. Abbastanza inutile la Cavallotti già in declino, ottimo Ravello. Finale tutto da godere.