Di polizieschi in Italia se n’è girati molti, nei Settanta, ma quelli costruiti tanto bene da poter essere apprezzati anche da un pubblico meno disposto ad accettare le approssimazioni di copioni e regia tipiche del genere sono davvero pochi. IL GRANDE RACKET è uno di questi. Lo specialista in action Enzo G. Castellari (sicuramente il più dotato, in Italia, capace di imporre uno stile personale ed efficacissimo) confeziona un film estremamente teso, folto di personaggi (anche secondari) tratteggiati con grande acutezza e dotato di un insolito black humor all'amatriciana che dà al film quel sale in più. Concepito in più parti quasi come un western urbano,...Leggi tutto IL GRANDE RACKET offre, oltre a una delle migliori performance del protagonista Fabio Testi, caratterizzazioni gustosissime come quella di Orso Maria Guerrini (il campione di tiro al piattello), di Renzo Palmer (lo sfortunato gestore di un'osteria) e di Glauco Onorato (il biscazziere de' noantri). Ma un po' tutti si muovono con la giusta misura grazie a un copione pressoché perfetto, cui la regia impeccabile di Castellari riesce a dar forma senza sbagliare quasi nulla. Le frasi/sentenza non si contano, le trovate geniali non mancano (celebre la ripresa di Testi inquadrato nell'abitacolo della sua auto mentre questa sta precipitando da un burrone), gli scontri a fuoco sono coreografati con un'eccellente senso dello spettacolo e anche la colonna sonora dei fratelli De Angelis si sposa perfettamente alle immagini. Castellari non lesina con la violenza e anzi IL GRANDE RACKET resta uno degli esempi più truci della crudeltà, del sadismo dei gangster made in Italy (c'è persino lo stupro di una bambina). Ma ci sta anche quella. Ottimo.
Poliziottesco westerniano, con un'ora di preparazione che carica emotivamente lo spettatore, ai fini della mezzora conclusiva. Regìa sicurissima, ma i limiti del genere sono evidenti, per tonalità eccessive talora sfocianti nel grottesco (il post rapina alla banca...).
Splendido questo lavoro di Castellari, che si conferma regista di altissimo spessore. Ottimo Testi nella parte del commissario dai modi spicci che si trasforma in giustiziere. Bella la trama in crescendo in cui l'azione lascia comunque spazio alla caratterizzazione dei personaggi fra i quali, a mio parere, spicca lo psicotico Renzo Palmer (ah, oggi le comiche). Azzeccatissimo anche il personaggio femminile, il più fetente del poliziesco. Humor nei momenti giusti e tanta azione da levare il fiato.
Bellissimo. Grande film d'azione, con sparatorie e morti ammazzati in gran numero, il tutto diretto da un Castellari in stato di grazia... Iperrealista e violento come pochi altri polizieschi italiani, non si ferma davanti a niente e nessuno, in un'ottica nichilista che spiazza non poco. Davvero memorabile il gruppo di reietti che si compatta per ottenere una sanguinosa quanto sacrosanta vendetta... Sicuramente uno dei vertici del poliziesco all'italiana.
Un action coi controcazzi, passatemi il termine! Un film perfetto che inchioda lo spettatore al teleschermo. Fabio Testi fenomenale, ma anche i personaggi di contorno, sia i cattivi sia gli oppressi, sono perfettamente caratterizzati. Tanti colpi di scena, belle musiche, effetti visivi straordinari. Sicuramente un film che lascia il segno. Straconsigliato.
Film assolutamente spettacolare, coinvolgente, violento, teso e nichilista. Grandissima regia di Castellari, sceneggiatura che mette da parte qualsiasi tentativo di dare spessore psicologico ai personaggi in favore dell’azione, e il film ne guadagna. Testi funzionale al personaggio, indovinato tutto il resto del cast (sopratutto il grande Renzo Palmer). Un riuscitissimo film d'azione che è uscito indenne al passare degli anni; senza dubbio il miglior Castellari di sempre.
Castellari sa come agganciarsi ad un genere, lasciando il suo inconfondibile marchio di fabbrica, così da farne un prodotto altamente personale: trame da western metropolitano, interminabili sparatorie degne di un war-movie, musica incalzante dei De Angelis, uso del ralenti per ritualizzare ed enfatizzare le uccisioni nella vendetta, sempre perpetrata con feroce lucidità. Attori e caratteristi veramente in parte, specie lo sconvolto Palmer, il freddo Guerrini e la femminista Michelangeli. Il regista è il negoziante che viene pestato.
Un’incredibile escalation di violenza (nessuno viene risparmiato), con una banda del pizzo marcia e maledetta, che non ha eguali nella storia dei film di genere. Sono tutti cani rabbiosi e persino la donna è bastarda fino al midollo. Gustosi dialoghi in romanesco ( “Ragazzi, c’avemo calimero, er cazzaro tutto nero”, riferito al poliziotto) e la narrazione non ha praticamente pause. Il capo della gang (faccia pulita) è inquietante nella sua totale insensibilità (tranne che per i soldi). Bravo Testi, ma anche il negoziante. Grande cinema!
MEMORABILE: Un emissario della banda entra nel bar devastato e dice: “Guarda che macello. E questo se lo so scordati?”, rompendo l’unica bottiglia sana.
Film d'azione puro che consegna alla storia la più grande sequenza di sparatoria del cinema italiano: quella alla stazione, inarrivabile per ritmo, tecnica, estetica, spettacolarità e comunque verosimiglianza. Qualche ingenuità dei tempi in altri momenti, ma film comunque imprescindibile. Altre scene emblematiche per il nostro cinema d'azione non mancano (Testi che rotola in auto all'inizio). Finale un po' rimasticato per Castellari, ma vuol dire solo che qui è addirittura meglio della volta precedente, in cui al posto di Testi c'era Franco Nero.
Grandissimo film. Pessimista, rabbioso, scatenato, violentissimo. Efficace la regia di Castellari, che la prima ora colpisce duramente lo spettatore e negli ultimi trenta minuti gli offre una memorabile e liberatoria vendetta finale. Ottime le scene di azione e di violenza, valorizzate ancora di più da una colonna sonora incalzante che coglie alla perfezione lo spirito del film. Grande Fabio Testi, forse alla sua migliore interpretazione, e ottimi anche gli altri. Quindi un film eccellente: una scarica di adrenalina raramente eguagliata.
Di certo il capolavoro del bravo Castellari, il film ne raccoglie i principali pregi registici, integrandoli con una storia tesa, compatta, ben scritta. Gli attori (di famiglia per il regista) sono perfetti nelle parti e il film mantiene le promesse fino alla fine. Parte come un classico poliziottesco (ma di quelli belli) per sfociare in una mezz'ora finale da antologia, con la composizione di un mucchio selvaggio eterogeneo e memorabile. Pirotecnico. Da non perdere.
Che anno il 1976 per Castellari... Una doppietta come Keoma e questo film non è da tutti; non lo è nemmeno chiudere idealmente due generi come il western ed il poliziesco (i vari Lenzi e Massi lo faranno qualche anno dopo ma nella malinconia e mancanza di mezzi). Fabio Testi non si ricorda per le sue interpretazioni, eppure qui risulta efficace ed obbliga a riflettere su altri suoi film (Vai Gorilla, Cosa avete fatto a Solange?, Revolver). Che sapesse scegliere bene le pellicole?
MEMORABILE: Prendete il finale di questo film, aggiungeteci quello de "Il cittadino si ribella" e avrete una bella lezione sul cinema di genere.
Uno dei più bei polizieschi italiani di sempre, se non il più bello in assoluto. Si ricorda, più che per la storia, per l'eccellente regìa di Castellari, che primeggia come pochi nel girare le scene d'azione (non solo in questo caso, ma in generale) e per il ritmo forsennato che riesce ad imprimere alla pellicola e che dura dall'inizio alla fine. Per gli appassionati del genere una perla assolutamente imperdibile.
Ecco un film fatto coi controcosi. Attori al 100% (a iniziare da Testi passando per Palmer e Borghese e finendo coi bravissimi Puppo, Vanni e la Michelangeli); trama non proprio originalissima, ma azione e parecchia, fatta benissimo. La seconda parte, molto bella, cambia totalmente registro. Uno dei migliori esponenti del poliziesco all'italiana, recuperato per fortuna in DVD.
Film di spessore per il suo genere. Se alcuni personaggi (il commissario, il giudice, il marsigliese) sembrano presi da Topolino per quanto sono stereotipati, sono invece quelli secondari a risultare i migliori (sia gli abietti della gang che il gruppo di vendicatori, tra i quali spiccano Palmer, Guerrini e Gardenia). Il ritmo è decisamente alto, l'action originale ma non mancano approssimazioni narrative e situazioni didascaliche. Memorabile la preparazione del finale e il tiratore al piattello; peccato per l'epilogo pasticciato. Tre pallini.
Non ebbe troppi buoni riscontri all'uscita del film, soprattutto da parte dei critici italiani da qualcuno dei quali fu considerato addirittura "una pellicola fascista ed idiota". Effettivamente è uno dei miglior film poliziotteschi mai fatti in Italia: merito di un incisivo Castellari e delle sue geniali inquadrature nelle scene d'azione. La trama può essere interpretata in varie maniere, ma in fin dei conti non segue nient'altro che la scia del cinema poliziesco italiano.
Il capolavoro action di Castellari. La forza di questo film è la coralità e la caratterizzazione dei personaggi: infatti Enzo G. ha in mano tutte le carte per fare poker quando vuole. Fabio Testi roccioso come non mai, Renzo Palmer il solito sfortunato ma imbelvito, Romano Puppo che sembra un veterano di guerra. C'è da dire solo una cosa: peccato che questi film siano stati rivalutati da Tarantino Tarantella, così ora li conoscono tutti, anche quelli che vanno avanti a Kill Bill e Pulp Fiction... complimenti davvero!
MEMORABILE: Memorabile (al contrario): lo stupro di Stefania Castellari.
La rivelazione di mezzanotte... Visto in tv perde non poco della sua potenza espressiva. In verità mi sarebbe piaciuto vedere le facce degli spettatori durante le scene più scabrose e indignante (siamo nel 1976, anche se pienamente saturi di polizziotteschie e affini, comunque anni 70). Siamo ad un livello di efficacia narrativa altissimo, tutti i fotogrammi sono dosati con maestria. Gli attori sono funzionali alla storia ma strano a dirsi, ma tranne alcuni primi piani degli occhi di Renzo Palmer e Orso Maria Guerrini non sono valorizzati. Film epocale!
MEMORABILE: L'incontro tra un Fabio Testi con tanto di trench chiaro, pantaloni a zampa e cappellino in tweed (sputato Nick Carter) e Vincent Gardenia capelli al vento.
Castellari è un maestro del genere. Inutile ripeterlo. Violenza allo stato puro. Bande di uomini cattivi nel midollo osseo che non hanno pietà neanche di una minorenne. Un clan padroneggiato da ricchi potenti che tiene in scacco l'intera città. L'idea di un esercito di vittime è molto originale e la musica dei De Angelis offre un ottimo contorno. Ora il racket poi la droga: Castellari ci mostra un mondo marcio e i ribelli sono pochi. Fabio Testi fa la sua parte come il resto del cast. Un cult da non perdere.
MEMORABILE: L'inizio e il solito finale nel cantiere.
La capitale è colpita dal racket e numerosi commercianti sono schiavi degli usurai, che si vendicano con i modi più brutali possibili (violenza su una bambina e su una donna davanti a suo marito). Non uno dei migliori di Castellari, ma ha comunque un suo fascino e l'azione c'è in ogni scena, accompagnata da bellissime musiche. Purtroppo i migliori attori sono quelli che fanno da contorno al solito Testi (deludente), Palmer (il suo miglior film), Gardenia (ottimo), Guerrini e Onorato.
Più compatto di altri film di Castellari, altrove più squilibrato tra azione e narrazione, a favore della prima, anche se con qualche debito con Peckinpah, col quale condividerebbe anche l'ideologia nichilista. Immagino il film all'uscita e capisco in parte la recensione di Morandini (e un po' la condivido); un film fatto anche per sfruttare il momento di grande tensione sociale e la paura della gente. Palmer è abbastanza ridicolo; la Michelangeli è lì per far dir: "Le donne son peggio degli uomini". Ben fatto sì ma disonesto e sobillatore. Overrated.
MEMORABILE: Il tirassegno di Guerrini; la minzione sopra la di lui moglie. Il finale.
La violenza allo stato puro; il Morandini criticò aspramente questo film definendolo "fascista ed abietto". Castellari dirige un film giusto e corretto, in cui la sopraffazione sui deboli tende purtroppo a vincere. Fortunatamente, talvolta, la violenza è destinata ad essere estirpata e la figura del maresciallo interpretato da un ottimo Testi emerge come giustiziere di coloro che sono stanchi di subire angherie. Spettacolare, il poliziesco che amo maggiormente.
Film cattivo e schietto, diretto magistralmente e interpretato da un Fabio Testi più bello e assetato di giustizia che mai. Molte le sequenze che fanno veramente scattare lo spettatore dall'adrenalina (quella alla stazione e quella finale su tutte). La banda criminale è efferatissima e Castellari molto abile nel farcela odiare costellando il film di crudeltà e scempi quali stupri (tra cui quello di una ragazzina) e roghi, che ci portano a desiderare un finale catartico.
MEMORABILE: L'uccisione di uno dei banditi: colpo al braccio destro, braccio sinistro, gamba destra, gamba sinistra... cuore.
Il film poteva finire subito, perché buttare un maresciallo della Polizia in un burrone è un po' un reato. Fortunatamente si prosegue, e il quartetto (praticamente uno spot a favore della pena di morte, visto quel che fanno), comincia con efferatezze di ogni genere (devastazioni, stupri, incendi). Ritmo molto elevato e violenza sparpagliata ovunque, mantenendo però un chiaro superficiale artefatto, che impedisce al film di calarsi nelle oscure tenebre di prodotti simili (tipo Roma violenta). L'azione è diretta benissimo, il finale è tosto e molto marziale.
MEMORABILE: Il ristoratore ed il campione di tiro, pazzi di dolore e abbandonati dalle istituzioni (ma il giudice aiuta i poveri ragazzi, devastatori di negozi!).
Notevolissimo poliziottesco di Castellari, che qui firma una delle sue migliori regie; caratterizzato da una struttura che paradossalmente anticipa alcuni capitoli del "giustiziere" bronsoniano (su tutti il secondo e il terzo, con cui condivide svariati dettagli, uno su tutti la presenza del grande Gardenia), il film si fa notare per uno stile che nulla ha da invidiare ai prodotti d'oltreoceano. Il cast di star e caratteristi è finalmente sfruttato con intelligenza e la violenza è estrema ma catartica, quasi peckinpahiana. Senza compromessi.
Capolavoro da premio Oscar! Verosimiglianza assoluta, susseguirsi di situazioni in cui c'è da farsela sotto soltanto a vederle da lontano, tensione che permane alle stelle fino all'ultimo fotogramma. Sempre eccezionale la Marcie (Marcella Michelangeli), che qui è proprio uno strajolly pesantissimo (anzi, assieme a Guerrini è la vera essenza del film). Se non è il migliore nel suo genere ci manca veramente poco...
Un film senza mezze misure. Moralmente discutibile (il confine tra buoni e cattivi è sempre più labile), un po' misogino (le donne vengono stuprate o uccise o entrambe le cose e la Mchelangeli è la più insopportabile fra i cattivi), manierato nelle critiche alla magistratura e con un finale che sembra quasi un’apologia della violenza, se non addidrittura della pena di morte. Però è sorretto da idee di regia ben precise, efficace nel disegno dei personaggi, spettacolare nelle sequenze d’azione. In gran spolvero Testi.
MEMORABILE: L'incipit, lo scontro a fuco alla stazione, il finale.
Action movie con tanto di rape & revenge, spietato e violento. Castellari si impone con trovate eccezionali come la mdp che segue Testi nell'abitacolo del veicolo in caduta libera, esagera con qualche trovata troppo fantasiosa, ma nel clima torbido e vendicativo del film ci può stare. Bellissima la colonna sonora e incalcolabili le pallottole sparate nelle varie sequenze con armi da fuoco (tutte ben girate). Per il finale, la leva sul sentimento della vendetta annulla qualsiasi buonsenso e accade di tutto. Da collezione.
Una vera Folgore questo "poliziottesco" di Castellari: uno di quei film che, aldilà di tante chiacchiere modaiole, rendon conto della fama sincera e meritata del nostro cinema di genere nel mondo. Inutile discutere della faciloneria nello script e dei buchi di racconto (l'idea della sporca cinquina poi), perché ad affascinare è la tensione dell'insieme come le singole strepitose soluzioni registiche, che nulla han da invidiare a un Michael Mann o a John Woo. Intensi Testi e Guerrini, gigioni Gardenia e Onorato, cane bastonato Palmer.
MEMORABILE: Il "cappottamento" in auto di Testi: sublime trovata registica; le pallottole di Guerrini che entrano nella carne; Testi che spacca il fucile nel finale.
Grazie anche alla rarefazione narrativa e la struttura frammentata retta su una sequela di scene di violenza francamente impressionanti, la pellicola rappresenta efficacemente e in maniera iperrealistica come la spirale di sangue e rabbia non risparmi l'integrità di nessuno, criminali, poliziotti e cittadini comuni. Fra le migliori di Castellari, conta su uno stile inedito e robusto di cinema d'azione. Efficaci tutti i caratteristi di contorno, certo più espressivi del marmoreo protagonista.
Un capolavoro del genere, girato in maniera registicamente notevolissima e coraggioso nell'andare fino in fondo, con una banda criminale abietta, infame e mostruosa come credo di non aver mai visto sullo schermo; ma c'è anche la violenza dei giusti, lucidamente feroce e spietata. Grande musica dei fratelli De Angelis. Ideologicamente ha qualche punta di qualunquismo a mio giudizio, ma va anche collocato nel suo momento storico.
Diretto davvero bene da Castellari, un poliziesco molto violento e gradevolissimo da seguire. Al di là delle tante ingenuità nella trama e di inverosimiglianze tali anche per un film come questo. Grandissimi Palmer e Gardenia, Testi ipertonico, ritmo alto.
Notevolissimo. Castellari ci ha regalato un film straordinario, quasi perfetto! Funziona tutto: la trama, gli attori, le scene d'azione... Non ha mai cedimenti. E poi non mancano le grandi musiche e momenti davvero divertenti. Rivisto oggi poi è ancora più entusiasmante! Sia lodato.
Sicuramente uno dei migliori poliziotteschi italiani. Violento, cinico, simpatico e attori - comparse comprese - in ottima forma (su tutti Fabio Testi). Molto spettacolare e azione sempre in primo piano. Il miglior Castellari di sempre. Col passare degli anni il fascino resta immutato.
Giù il cappello dinanzi al masterpiece di Castellari: un film perfetto, la vera summa del suo cinema, con un cast di straordinari caratteristi (Orso Maria Guerrini su tutti) e un plot eccellente, minuzioso, studiato nel minimo dettaglio. Regia asciutta, essenziale e pulita e come ciliegina sulla torta gli ultimi 30 minuti, che sono da antologia. Film imprescindibile.
Questa volta il protagonista del poliziesco non è più Franco Nero ma Fabio Testi. Un Testi in grandi condizioni che ci propone un personaggio molto più misurato dei precedenti "commissari o cittadini castellariani" e per questo maggiormente credibile. Le scene di violenza sono veramente dure (tra tutte citerei lo stupro della bambina) e ben girate. Viene anche ben rappresentata l'angoscia dei commercianti oramai esasperati dalle minacce dei delinquenti. Cast perfetto.
MEMORABILE: L'incredibile scena in cui il campione di tiro al piattello scende dal treno e comincia a uccidere a uno a uno i delinquenti.
Non ha tutti i torti Morando Morandini a definire questo film "idiota e fascista"; peccato che a differenza di film altrettanto idioti ma di sinistra e pertanto meglio trattati dallo stesso critico, questo di Castellari riveli una certa forza nelle scene di violenza degli estorsori e riesca a coinvolgere lo spettatore nella sparatoria finale, un abile mix tra Il mucchio selvaggio, Quella sporca dozzina e L'armata Brancaleone.
MEMORABILE: Tutte le apparizioni dell'inverosimile personaggio del campione di tiro a piattello, interpretato da Orso Maria Guerrini.
Forse l'apice di Castellari, sicuramente uno dei vertici del genere: la ferocia e il pessimismo di questa pellicola non lasciano un attimo di tregua alla pancia dello spettatore. Senza dubbio sgradevole (ma cosa passava per la testa di questo regista che non perde occasione per far stuprare la figlia Stefania, all'epoca poco più che una bambina?) ma in grado di conferire al poliziesco un'aura quasi horror: notevole ad esempio la scelta di inserire un personaggio femminile nella gang di stupratori assassini (ripresa in Coraggio fatti ammazzare).
La spettacolarizzazione della violenza efficacemente messa in atto da un ispiratissimo Castellari va oltre le vicende del film e lo trasforma in un'opera senza tempo. La rabbia dei privati cittadini, ferocemente vessati dalla criminalità e abbandonati dalle autorità, è la stessa di contadini e pescatori e padri di famiglia all’arrivo dei barbari, è una perdizione che li trasforma in violenti loro malgrado, è l’unica forma di difesa per non perdere il bene più caro: la dignità. Meravigliosa la colonna sonora, protagonista aggiunto.
Castellari fonde magistralmente i suoi due poliziotteschi precedenti in questo film, che rappresenta uno dei titoli più importanti del genere poliziottesco. C'è il commissario che agisce da solo e con maniere forti come in La polizia incrimina, la legge assolve e poi ci sono tutti i cittadini (chi più innocente, chi meno) come ne Il cittadino si ribella, che decidono di farsi giustizia. Testi se la cava e la regia è veramente ispirata. Solita colonna sonora eccellente dei fratelli De Angelis e inquadrature spettacolari.
Malgrado le scene irrealistiche si sprechino, è indubbiamente un godibile poliziottesco, con azione e personaggi di spessore. Forse un po' calante nella fase centrale, può fregiarsi di comparsate come quella dell'impareggiabile Glauco Onorato nonché della volgarissima dark lady Marcella Michelangeli. Di particolare intensità il personaggio del ristoratore, molto ben reso da un Renzo Palmer al suo massimo. Ottimo il commento musicale dei fratelli De Angelis.
MEMORABILE: La Michelangeli che gioca con l'onnipresente chewing gum.
Il mucchio selvaggio all'italiana! Più guardo film come questo e più mi dispiace di non aver vissuto quel periodo, in cui produttori e registi non dovevano sottostare alle regole della televisione e potevano, liberamente, realizzare film come "Il grande racket", che resta un grande esempio di "action movie" italiano. Al diavolo Romanzo criminale e Vallanzasca... questo è il vero cinema di genere!
Un grande film se lo si riesce a vedere con gli occhi di allora, ma che non passa lo scoglio del tempo. Se nel '76 era un poliziottesco avant-garde, ora è stretto nella vergine di ferro di un linguaggio datato desueto e decaduto, circoscritto a un codice epocale che non gli fa completamente rompere il guscio del cinema alimentare e popolare. Resta però il coraggioso tentativo di un genere di scavalcare se stesso sconfinando nell'autorialità più austera. Quando a sprazzi il salto in lungo riesce, per gli occhi cinefili e non è una festa. **!
Uno dei migliori prodotti in assoluto del cinema di genere italiano degli anni settanta. Tutto è calibrato alla perfezione, con attori assolutamente in parte, per una delle pellicole sulla vendetta più efficaci cui si possa assistere. Notevole la colonna sonora dei fratelli De Angelis. Chapeau a Enzo G. Castellari, in grandissimo spolvero, per averci regalato questo gioiello.
Un poliziesco crudo, violento come non mai, ove niente viene lasciato al caso e il tutto viene curato nei minimi particolari. I componenti della banda che chiede il pizzo ricordano i cani arrabbiati di Bava (stessa dose di violenza, di crudeltà e insensibilità) e, specie nella prima parte, danno vita a momenti da pugno nello stomaco (con la ragazzina...). Bravo Fabio Testi, poliziotto dai metodi rudi pronto a fermarli con ogni mezzo (anche e sopratutto, illecito). Girate benissimo le sparatorie, quasi da cinema americano. Grande film.
Uno dei trionfi del genere poliziottesco. Azione, sentimenti basici, ansia di vendetta, spunti comici. Castellari, che sapeva girare meglio di tanti cineasti d'autore, si mise pure a sbeffeggiare la contestazione di sinistra. I critici del tempo ci capirono poco e vaneggiarono di fascismo. A distanza di anni tale cinema resiste all'usura e si accosta, per qualità e senza troppi timori, a quello di Hong Kong (che, invece, è celebratissimo: nemo propheta...). Grande colonna sonora dei fratelli De Angelis.
Nel vastissimo panorama dei "poliziotteschi" questo contributo al genere di Castellari si assesta tra quelli esemplari grazie all'ottimo uso delle inquadrature e a una toccante vicenda drammatica (avvalorata del sempre seducente contesto scenografico settantiano). Il giovane Testi, così aitante, è decisamente sul pezzo. Violenza e volgarità gratuite, che spesso nel genere abbondano a mo’ di allestimento scenico, qui sono risparmiate in favore di pura azione che piace e convince.
Un gruppo di vittime del racket viene coalizzato da un poliziotto senza più gradi (Testi, il maresciallo Palmieri), contro il racket stesso. Trama semplice ma tremendamente efficace e funzionale alla violenza, vera protagonista della pellicola. Castellari mantiene alto il pathos per tutta la narrazione, concludendo con un finale "sparatutto" degno della sua fama. Ottimo Testi, da applausi Palmer e Orso Maria Guerrini, che anche nel silenzio esprimono la frustrazione delle vittime. Colonna sonora icona del genere. Da non perdere!
MEMORABILE: Glauco Onorato, oggetto di spari, viene protetto dallo scudo di ferro che sostiene le sua ossa rotte, esclamando: "ma non lo vedi che so immortale!"
Castellari realizza un ottimo poliziesco utilizzando come base di partenza un tema sempre attuale come il racket delle estorsioni. Non mancano gli elementi che hanno contraddistinto il suo modo personale di intendere il cinema; le scene d’azione, in particolare, sono realizzate alla perfezione. Violenze e soprusi sono descritti efficacemente, riuscendo a coinvolgere emotivamente anche il più impassibile degli spettatori. Buona prova degli attori, in particolare Palmer e Guerrini. Il mix perfetto tra realtà e finzione cinematografica.
MEMORABILE: Le riprese all’interno della macchina che precipita.
Ha l'aura del western metropolitano questo poliziesco furibondo, espressivo, denso d'azione spettacolare e cruenta, girato con padronanza tecnica ed estro di stile e perfettamente commentato dalle note sperimentali dei fratelli De Angelis. La vicenda è un puro pretesto per scatenare la potenza visiva per se stessa, l'insaziabile tracotanza della superficie in odore di piombo, fuoco e sangue (che nel finale si fa ecatombe al fulmicotone).
Poliziottesco cult di Castellari che avvolge lo spettatore in una spirale di violenza fino a frastornarlo nel finale. Nelle scene d'azione il regista spara (è proprio il caso di dirlo) le sue cartucce migliori, grazie all'ottimo stunt coordinator Sal Borgese che ha anche una parte nel film. Grande cast di professionisti che danno ritmo sebbene la storia sia piuttosto banale. Sceneggiatura ricca di trovate e dialoghi a effetto che strappano anche qualche sorriso ammazzatensione; belle musiche dei De Angelis. Un buon prodotto di genere.
MEMORABILE: Testi che va giù nel burrone; I poliziotti che non intervengono durante il linciaggio; Testi che con tre colpi fa esplodere tre macchine; Il finale.
Non riuscendo a fermare con mezzi legali una banda di delinquenti mafiosi responsabili di estorsioni e delitti efferati, un maresciallo di polizia assembla una mezza sporca dozzina di uomini che, per un motivo o per l'altro, hanno conti personali da saldare... Poliziottesco fra i più violenti dell'epoca ed anche fra i più forcaioli, ma indubbiamente notevole per ritmo, gestione degli scontri e trovate originali, come quella dell'arruolamento del piccolo esercito di "buoni" (si fa per dire, nel mezzo c'è anche Lutring). Film rozzo dal punto di vista dei contenuti ma efficace e d'effetto.
D’accordo, questo di Enzo G. Castellari è un film violento con eccessi che sconfinano nel sadismo. Ma è anche una veemente riflessione del mysterium iniquitatis che alberga nel cuore dell’uomo e che degenera nella legge della giungla e nell’ homo homini lupus quando lo Stato smette di essere rigoroso nell’applicare la legge e diventa condiscendente se non complice del crimine e dei malviventi. Sceneggiatura, regia, tecniche, ritmo e recitazione al top.
Pilastro indemolibile del cinemachismo castellariano, la quintessenza imbestialita della filmografia vigilantista made-in-Italy. Il celodurismo di Enzo G. ci va giù pesante, martensìtico, cementizio, frantumando col suo tocco scultorio fatto d'icasticità affascinatrice quei vetri blindati che separano il consentito dal riprovevole e lo squadrismo nero dal paladinismo piccolo-borghese. Dal canto loro, i fratelli De Angelis vi musicano sopra un flusso acido di rock psichedelico che s'incrosta alle immagini come sangue rappreso sul volto di un combattente. Un combattente vivo sì, ma morto dentro.
MEMORABILE: L'incipit "pre-carpenteriano" (quasi un abbrivio estetico-concettuale a Distretto 13); Lo stupro insostenibile ai danni della piccola Stefania.
Maresciallo vuole sgominare una banda di estorsori. Castellari va oltre il classico dualismo buoni/cattivi con la giustizia privata che viene scusata per fronteggiare il crimine. Violenze a parte, non vengono evitati colpi bassi (la sorte della ragazzina, il linciaggio di piazza, il finale al massacro...). Regia che si fa notare anche per alcune soluzioni spettacolari e per la precisione del ritmo. Nota anche per il ruolo dell'unica delinquente donna, che surclassa in cattiveria l'intero cast. Testi bravo a non esagerare e Palmer altrettanto come vendicatore familiare.
MEMORABILE: Il tiratore di piattelli; Testi che si ribalta in macchina; Il ragazzo schiacciato dopo la rapina.
Il canovaccio è sempre quello del commissario osteggiato dalla burocrazia dei superiori, costretto a ripulire la feccia a modo suo. Il regista offre un ritratto realistico della brutalità di un ambiente della malavita come il racket, inevitabilmente contornato da funzionari corrotti o collusi da un lato, e dall'altro la sete di vendetta e il dovere sentito di volere giustizia, pur consapevoli che l' erba cattiva può essere potata, ma mai sradicata. Azione, violenza spesso cruda, sparatorie e qualche momento di ironia, senza tempi morti e colpi di scena a non finire.
MEMORABILE: Il ribaltamento dell'auto in slow motion; Le rapine "eleganti"; L' agguato alla stazione Tiburtina; L' intera sequenza finale.
Gran bel lavoro di Castellari, che si attesta senz'altro nella top ten del copioso genere poliziottesco settantiano italico. Il ritmo rimane altissimo per quasi tutta la durata, ma ciò che lo contraddistingue sono le esplosioni di violenza, un alto tasso di cattiveria e scene d'azione magistralmente girate, ivi compreso il massacro finale. Non mancano le citazioni a film americani che hanno fatto la storia: se nello stupro della moglie di Guerrini ci si ricorda di Bronson, la squadra messa su da Testi ha tutta l'aria di una sporca dozzina. Buone anche le musiche dei De Angelis.
La nerissima epica castellariana è tesa costantemente al superamento, in primis dei vertici del regista stesso nei precedenti film e poi del nichilismo di Peckinpah, della ferocia di Winner, della robustezza di Aldrich, della capacità di evocare l'orrore di Friedkin. Si superano anche Carpenter e Walter Hill per iperrealismo e tensione e si arriva di conseguenza talmente lontani da essere irraggiungibili ieri come oggi. Tra tensione, brutalità, azione e humour il mix esplode dirompente come una molotov, sprigionando un fuoco che ancora oggi non si spegne.
Pietra miliare del poliziottesco; tra i più controversi per la sua violenza smisurata, l'essenza reazionaria e forcaiola, di riprovevole vigilantismo, per le psicologie sommarie e manichee. Tutti punti condivisibili, che però non inficiano un livello tecnico-stilistico notevole, con pochi uguali nel contesto del nostro cinema di genere del periodo, oltre a compattezza narrativa e forza espressiva. Zenit di violenza mai visti prima (perfino lo stupro di una bambina) racchiusi tra un prologo geniale e un finale degno di Peckinpah. Attori ben scelti, score superbo dei De Angelis.
MEMORABILE: Le esplosioni di violenza; Lo stupro; I quattro fetidi bravacci; Gli sguardi dell'allucinato Palmer e del freddo Guerrini; La sparatoria finale.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
MusicheGestarsh99 • 6/03/11 20:40 Vice capo scrivano - 21546 interventi
L'album con la soundtrack del film (composta dai fratelli Guido&Maurizio De Angelis) fu pubblicato il 06/05/2008 dall'etichetta discografica CAM.
Ecco la cover e la tracklist completa:
1. Il grande racket (01:59)
2. Allucinazione (01:12)
3. Caccia all'uomo (02:51)
4. Visioni (02:51)
5. Il grande racket (Ripresa I) (01:09)
6. Inseguendo i criminali (03:04)
7. In trattoria (01:35)
8. Agguato (03:57)
9. Il grande racket (Ripresa II) (03:27)
10. Seconda allucinazione (04:33)
11. Attesa ossessiva (01:54)
12. Terza allucinazione (07:28)
13. Il grande racket (Ripresa III) (02:48)
14. Fuga disperata (02:48)
15. Ultimo inseguimento (02:40)
16. Il grande racket (Finale) (03:23)
Un ricattatore entra in una profumeria per chiedere il pizzo. Nella vetrina si vedono alcuni profumi allora in vendita (oggi in gran parte fuori commercio) e sono:
1. Brut di Fabergé (maschile)
2. Grès pour homme “Bio after shave lotion” (maschile)
3. Vivre di Molyneux (femminile)
4. Givenchy Gentleman (maschile)
5. L'Air du Temps di Nina Ricci (femminile)
6. Yendi di Capucci (femminile)
7. Givenchy III (femminile)
8. Grès pour homme "eau de toilette" (maschile)
9. London di Dunhill (maschile)
10. Monsieur Rochas (maschile)
No, è proprio una mano.
La scena purtroppo è velocissima e risulta confusa e poco nitida,ma facendo la "moviola" si notano benissimo due mani e una specie di "aggiunta" che si nota nel finestrino posteriore e che evidentemente è usata per far rotolare la macchina.
Le immagini purtroppo qualitativamente sono penose, il video è interlacciato e questo genera immagini ancora più confuse.
Zender ebbe a dire: Non lo metto in dubbio, ma dai fotogrammi non si capisce proprio. Purtroppo non riesco a farne di migliori, la qualità del DVD non è ottima e il video interlacciato contribuisce a peggiorarla.Oltretutto la scena è velocissima.
L'auto che insegue ed investirà lo sfortunato Mazzarelli è una Ford Mustang (il modello esatto non sono riuscito a trovarlo)
Curiosamente anche in un altro film di Castellari, Il cittadino si ribella appare una Mustang blu, il modello è leggermente diverso da quello della Mustang de Il grande Racket (anche in questo caso non sono riuscito a trovare il modello esatto).