Le ambizioni sono - come sempre - smisurate: questa volta "l’Impresa" è valicare le soglie del Sistema Solare per trovare un nuovo pianeta da colonizzare. Ricostruito con veri materiali di repertorio, di cui Herzog omette consapevolmente la provenienza, è una sorta di mockumentary fantascientifico, dalle cadenze lente e sospese. Scorrono immagini inedite e sbalorditive ma il delirio è tanto deliberato e intenzionale quanto privato. Herzog, tuttavia, mentre sogna lo spazio profondo come limite teorico, rievoca anche il legame ombelicale che vincola l’uomo al suo mondo. Filosofico.
Herzog si conferma regista estremamente visionario e ci regala un'opera affascinante e di difficile catalogazione. Si tratta infatti di una storia fantascientifica (si parla di alieni che sono venuti sulla terra e di terrestri che cercano altri pianeti abitabili) ma girata con materiale documentaristico (parzialmente di provenienza NASA). Diviso in 10 capitoli e accompagnato dal commento di Brad Dourif (un alieno) e di alcuni (veri) scienziati, è opera contemporaneamente affascinante ed estremamente lenta, di non facile fruizione.
Tanto ricco visimanete quanto verboso: un Koyaanisqatsi nello spazio. Un esperimento estremo quindi, ma così folle da essere importante. Eppure non è facile per lo spettatore prescindere da un elemento così integrante per l'esperienza-cinema come il coinvolgimento (che ho avuto solo nelle riprese subaquee mixate con le colte musiche). Film lisergico, che implicherebbe la stessa verve "stonata" per essere goduto appieno, anche se possiede un grande limite: Brad Dourif, interprete dei blandi segmenti fiction, più che un alieno sembra un hippie sotto Lsd.
Film molto ambizioso di Herzog, che spazia tra lo pseudo-documentario di tipo ecologista e il dramma fatto di incompatibilità e solitudine. Le immagini che si susseguono formano una sorta di viaggio immaginario/immaginato dal regista stesso alla ricerca di accettazione. A tratti delirante, eccede nella lentezza delle immagini. Non mi ha convinto del tutto.
Cerebrale e rarefatto, troppo. Gli obiettivi, al solito, sono altissimi e se questa figura aliena super partes ha il giusto appeal e la giusta faccia, se le immagini hanno quel sapore evocativo e d’atmosfera molto marcato (marchio di fabbrica dell’autore tedesco); lo stesso non si può affermare per la messinscena e la narrazione, ridondante e pleonastica (le immagini ostentate sugli astronauti) e le licenze scientifico-intellettuali fin troppo arzigogolate e dispersive. L’uomo in balìa dell’ignoto, senza meta ne confini, non appare così fascinoso.
Qualche vecchio filmato di repertorio, riprese della NASA all'interno di una navicella spaziale, altre effettuate sotto i ghiacci del Polo Sud, interviste a veri scienziati, il tutto collegato dalla voce narrante di Dourif, plausibile alieno, e da una colonna sonora che spazia dai tenori di Orosei a canti senegalesi: è la fantascienza secondo Herzog, al quale non manca il coraggio di spingersi oltre i confini del racconto tradizionale per far vivere sensazioni allo stato puro. Il problema è che, nonostante la meraviglia di alcune sequenze, la sensazione dominante è la profonda noia.
MEMORABILE: Le riprese subacquee presentate come reportage di esplorazione del pianeta alieno ed il "doppiaggio" delle meduse sotto la calotta di ghiaccio
Girato svogliatamente, a dir poco. Elementare produzione nelle mani di chi ha realizzato film di ben altro livello. Paragonabile quasi al lavoro di qualsiasi cineasta alle prime armi, forse inferiore. Un film sperimentale che pare abbia la sola mera speranza di essere un domani catalogato come film d'autore. Di ignoto ci sono solo i motivi per i quali una produzione del genere abbia speso denaro per farlo uscire.
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I filmati del viaggio spaziale provengono dall'archivio della NASA a Pasadena, in California, e furono girati durante la missione dello Space Shuttle STS-34 del 1989, il cui scopo era il lancio della Sonda Galileo.
Le immagini del pianeta sconosciuto invece sono state girate da Henry Kaiser e dallo stesso Werner Herzog sotto i ghiacci dell'Antartide, sull'Isola di Ross.