Tokyo gore police - Film (2008)

Follia elevata a costellazione e apologia dell'iperbole in questo genialoide delirio supersplatter che fa del survoltare un diktat e che compendia e coniuga tentazioni cronenberghiane di nova carnalia con lo scalmanato trascendere degno del più smisurato Miike, i riverberi del primo Tsukamoto e del Verhoeven fantascientifico, ammiccamenti a The suicide club e linguaggio/fantasia del cartoon e del fumetto. Il tutto con un senso della visionarietà che avrebbe fatto impallidire Dalì e Bosch. 110' inventivi e deliranti come pochissimi, urlati al megafono in tutto, nella lisergica fotografia ultrapop come nell'allucinato e demenziale umorismo nero. gli otaku impenitenti si preparino a fare 10 ole al minuto.

Splatter all'insegna della più sfrenata fantasia visiva, tra echi del Cronenberg più "carnale" e lo Tsukamoto di Tetsuo. Di frequente fa anche capolino la colorata follia del Miike di Koroshiya 1, ma l'abilità di Nishimura sta tutta nel saper frullare gli ingredienti in maniera convincente, spingendo anche sul pedale della satira, dell'ironia e della polemica sociale, toccando corde sulla scia di certo Verhoeven (la polizia privatizzata non può che rimandare a Robocop, mentre gli spot ricordano Starship Troopers). Derivativo ma imperdibile!

Uno di quei prodotti genialoidi che difficilmente sono nelle corde dei registi occidentali, spesso ingessati dall'ossequio al "politically correct". Nishimura, evidentemente, non ha di questi problemi, e mette su una fiera cinematografica nello stesso tempo citazionista e personalissima, nella quale idee e soluzioni già frequentate sono frullate e centrifugate attraverso un linguaggio irriverente e anarchico. Il risultato? Un esempio di cinema autentico e appassionato.

Allucinante viaggio perverso in un film senza limiti! Splatter a cascate, creature impressionanti e trovate malefiche di stampo originale come sanno fare le menti geniali (o malate?) dei giapponesi. La trama e il soggetto sono alquanto innovativi cinematograficamente, ispirate ai manga e rese benissimo sul grande schermo. Ottimi effetti e recitazione: un'esperienza visiva travolgente.

Fumettone ultrasplatter che coglie spunti da numerose fonti (Rodriguez, Miike, Jackson, Cronenberg, Tsukamoto) per un mix delirante e movimentato, cui va riconosciuta perlomeno una buona fantasia, una discreta confezione e un montaggio incalzante. Il problema rimane invece quello di gran parte dei film del genere: il susseguirsi di bizzarrie ed eccessi non va mai oltre il semplice piacere visivo e il vero coinvolgimento latita; inoltre, piuttosto forzate risultano gli intermezzi satirici e le digressioni intimiste. Ricco di idee, ma indigesto.

Sinceramente un film incredibile. E inaspettato. Sì, perché fa sembrare i nostri registi più estremi robetta da educande. I giapponesi sono incredibili, hanno un cinema vitalissimo. Qui si frullano Cronenbeg, Tsukamoto, Verhoeven, i manga, il cyberpunk, Dario Argento, Saw ma si va incredibilmente oltre con un estremismo e un'inventiva che lasciano estereffatti. Nishimura al limite del geniale e comunque personale. Quasi due ore no stop e se ne vorrebbe ancora. Bellissima la protagonista. Film da vedere assolutamente, anche se per stomaci forti.

Che ci sia tanto mestiere dietro questo film è innegabile, ma da qui a parlare di genio ce ne passa. Intanto le innumerevoli citazioni di cui si ciba la sceneggiatura fanno perdere in originalità, poi la tecnica tanto cara ai giapponesi dello zampillo di sangue ne svilisce anche il livello splatter rendendo tutto più grottesco (che alla fine è quello che risulta essere questa pellicola). Un insieme di manga, videogiochi e fumettoni. Per appassionati e soprattutto per stomaci forti.

Ottovolante impazzito, ovviamente proveniente dall'Oriente: non c'è un attimo di tregua su questa giostra frenetica che fa registrare ritmi forsennati e continue invenzioni visive cui non difetta la fantasia e la visionarietà. Divertentissimo ma con inopinate parentesi melodrammatiche, anche quelle in puro stile orientale, e con una serie di stilettate satiriche riuscite e che vanno a segno. Ad accettare le regole del gioco, potreste divertirvi e pure molto. Ma c'è chi potrebbe uscirne con un'indigestione.

Le ossessioni del Giappone postmoderno ridotte a barzelletta (o a fumettucolo). La trama non risulta molto perspicua (è un eufemismo, ovviamente) e il tutto si risolve in una serie di scenette e duelli (nemmeno girati troppo bene) in cui si spinge sul pedale del cattivo gusto e della pornografia visiva da quattro soldi. Trasformazioni e squartamenti accompagnati da monsoni di sangue finto non smuovono granché. Si salvano le pubblicità dementi (notevole quella delle lamette da polso per adolescenti disagiate), unico tocco distopico di rilievo.

Delirante pellicola nipponica che mischia lo splatter più estremo con ottimi sfx, al poliziesco e al genere Yakuza e a qualcosa di visionario/fantascientifico. Sequenze che viaggiano alla velocità della luce, con un susseguirsi frenetico degli eventi. Dissacrante, estremo, delirante. Solo i giapponesi riescono a raggiungere tali livelli di delirio. Cosa ci sarà mai su quella strana isola del Pacifico?

Laddove la narrazione spesso esagitata può lasciare un po’ interdetti, la messinscena invece è curata in modo maniacale nei minimi dettagli. Tokyo Gore Police è un film difficile da definire, ma le splendide creature amorfe che lo popolano lo avvicinano senza dubbio al body horror. Cinema sovversivo, non vuole una logica ne la richiede, colpisce duro, anzi durissimo, con lo splatter e incorona Eihi Shiina come perfetta anti eroina dallo sguardo incisivo e malinconico. Un film destinato a diventare un assoluto cult.

L’ultra-gore del Sol Levante non poteva dare alla luce miglior pargolo, per i patiti del genere. Yoshihiro Nishimura, pioniere del body horror antropomorfo, fa appello a tutte le maestranze di quartiere per architettare un’estetica che rimbalza tra pulp, bubblegum, haute couture e splatter. Un mix sincopato che stordisce lo spettatore e incorona Eihi Shiina tutrice del buio; anima inquieta mossa solo dal desiderio di vendetta.

Violenza a vangate, satira, dramma e umorismo più o meno grottesco sono la ricetta di questo pazzo tritacarne che mischia Tsukamoto, Cronenberg e persino Argento. La parentesi drammatica può piacere meno ma è necessaria ai fini della trama; quando poi il film molla i freni inibitori si impenna in un parodistico carosello di sangue e immaginazione assolutamente godibile: tra mutilazioni e mostruosità assortite non si può certo dire che al regista manchi fantasia o creatività. Potrà far storcere il naso a parecchi, ma chi ama il genere non dovrebbe perderselo. Un divertente giocattolo.