Karloff tra vudù e cannibalismo. Un nuovo poliziotto inglese decide di porre fine agli strani riti vudù di una comunità in un isola. A parte il buon Karloff (abbastanza sprecato per motivi di salute) e la sexy Julissa, la sostanza è poca. Dei due registi meglio il precedente Torture zone (dal quale si ricicla metà cast).
Nell'isola di Coibai prolifica il culto del serpente, tramite il quale agli indigeni spetta l'indesiderato ruolo di vittime sacrificali, destinate, tramite veleno, ad essere poi zombificate in virtù dei riti eseguiti dallo stregone Damballah (Karloff sotto mentite spoglie di piantatore, ovvero Karl von Molder). Pasticciato e irrisolto horror di fine carriera per Boris Karloff, purtroppo già gravemente ammalato durante le riprese, che furono forzatamente spostate dal Messico negli States. Le traversie produttive si fanno pesantemente sentire sul risultato, meno che mediocre, finale...
Non sono molte le pellicole che trattano il voodoo, sebbene abbia tutti i numeri per prestarsi al genere. Karloff rappresenta l’unica ragione valida per guardare il film perché nel complesso non raggiunge la sufficienza. Per quanto sia ai limiti del vedibile, mancano proprio quei fattori che ne esaltino la componente prettamente horror. I riti voodoo indugiano troppo su sé stessi e manca una figura che faccia veramente la differenza. Sul piano visivo appare datato, limitando la fruibilità agli appassionati incalliti che non mollano nulla.
Pauperistico e velleitario voodoo movie con Boris Karloff quale specchietto per le allodole. Fra streghe con la frezza bianca, nani sadici, cannibali rituali ed esotici balletti di massa il tempo non passa mai. L'insieme risulta quale sconnesso accumulo di materiali senza un vero centro di gravità stilistico o di sceneggiatura. Assente, peraltro, ogni sottinteso sociale. Solo per gli amatori.
Donne carnivore, necrofilia, serpenti di vario taglio e un nano malefico: parrebbero ottimi ingredienti per un horror come si deve e invece è solo l'ennesima produzione messicana squallida nella messa in scena e nella fotografia. Solo elementi sparsi e slegati fra di loro senza un vero motore comune. Neanche la presenza carismatica di Karloff (oramai molto anziano) riesce ad aggiungere qualità.
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Il film è del 1968 (Boris Karloff è deceduto l'anno seguente) e rappresenta uno degli ultimi (brutti) prodotti messicani interpretati dall'icona dell'horror classico.
Faceva parte di un lotto che prevedeva la realizzazione di quattro pellicole, dirette da Jack Hill e prodotte da Luis Enrique Vergara grazie a finanziamenti della Columbia.
Le traversie di salute dell'attore hanno imposto un rientro americano per completare le riprese del film.
Non sbaglia, Ciavazzaro, quando nota che il cast è in parte riciclato da Torture zone, essendo quest'ultimo film uno dei quattro in cantiere...