Identikit di un delitto - Film (2007)

Identikit di un delitto
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The Flock
Anno: 2007
Genere: thriller (colore)
Regia: Andrew Lau
Note: Primo film americano del regista della trilogia cult "Infernal Affair".
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Il primo film americano del quotato regista di INFERNAL AFFAIRS non pare assolutamente all'altezza del suo talento, e anzi già dalle prime scene si avverte la fastidiosa sensazione di un'opera che vuole stupire sfoggiando ad ogni costo uno stile moderno col risultato di ottenere una narrazione spezzettata e caotica, con immagini che si sovrappongono, scene frammentate... Il tutto senza alcun motivo; un semplice annacquamento del campo visivo che tenta vanamente di coprire i difetti di una storia scarsa, che frulla i classici del thriller a stelle e strisce (il solito SEVEN in...Leggi tutto primis) per proporre Richard Gere negli sgradevoli panni di un funzionario pubblico che ha il compito di seguire il reinserimento nella società di individui da poco usciti di galera resisi in passato responsabili di stupri e delitti assortiti. Lavora con antipatica ruvidezza, al punto che i suoi colleghi (capitanati dall'ex padre di Laura Palmer Ray Wise) decidono di anticipargli la pensione e cacciarlo, anche perché l'uomo sta cominciando a perdere la testa e fatica sempre di più a controllarsi. Gere è bravo a interpretare un ruolo singolare, parzialmente negativo, e rappresenta forse l'unica vera qualità del film, per il resto ostaggio di una sceneggiatura fumosa e contorta, mai capace di procedere sensatamente, che accumula assurdità in sequenza, coincidenze improbabili e che di rado sfrutta qualche buon dialogo degno di miglior sorte. Il suo Errol Babbage, agendo in opposizione all'indole bonaria cui Gere ci ha abituati, si muove all'interno di uno strano registro che non ci permette facilmente di inscriverlo tra i buoni o i cattivi; sta nel mezzo, chiamato a istruire la donna (Danes) che prenderà il suo posto la quale ancora non sa come reagire all'altalenante comportamento del collega. Perché l'approccio di Babbage con le persone da sorvegliare è sprezzante, cinico, al punto che a noi sembra quasi di dover solidarizzare con loro, più che con lui. Poi c'è la ricerca di una ragazza scomparsa, che si affianca al tran tran lavorativo e che assorbe più di ogni altra cosa le attenzioni del protagonista (sempre seguito come un'ombra dal suo futuro rimpiazzo biondo). Lui è convinto sia ancora viva e attraverso interrogatori pressanti e qualche intuizione non da poco si avvicina lentamente all'obiettivo. Zeppo di divagazioni superflue (si veda tutta la lunga scena in cui uno dei sorvegliati speciali se ne fugge da una specie di antro dove si pratica del sadismo a buon mercato), montato furiosamente senza un perché rallentando poi qua e là, THE FLOCK è un thriller che non vien proprio voglia di seguire nelle sue banali evoluzioni, specialmente quando si arena definitivamente in un lungo finale nel deserto vuoto come pochi. Una volta di più l'importazione americana forzata di registi di indubbie qualità non produce buoni frutti. Tutto sa di fasullo, nonostante la valida interpretazione del cast.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 17/08/08 DAL BENEMERITO G.GODARDI POI DAVINOTTATO IL GIORNO 1/12/21
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G.Godardi 17/08/08 18:00 - 950 commenti

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Arriva in Italia sotto il solleone il primo film americano di Lau dopo diverse traversie produttive (ne esistono due versioni con diverso montaggio e minutaggio). È un thrillerone sul modello di Manhunter e Seven, che, passando anche per Saw e Hostel, tenta di coniugare tematiche Usa col ritmo tipicamente orientale. Il risultato è affascinante per quel che riguarda l'atmosfera (fotografia eccezionale e parecchi momenti di tensione) ma narrativamente è un colabrodo. Gere in un bel ruolo estremo. Crudo, straniante e malato. Irrisolto ma da vedere.

Manulele81 20/08/08 18:35 - 83 commenti

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Discutibile e poco interessante thriller psicologico, che dal rapporto tra l'assistente e la sua "allieva", passa molto presto al lato efferato, intransigente e insensato del genere: un film che dovrebbe rifletter (sui risvolti della devianza sessuale e sul significato di una professione importante e affascinante) e che invece si limita a giudicare, ricattando lo spettatore con improbabilità narrative messe a bella posta per completare un puzzle reazionario e sessuofobo. Che ovviamente, quando giunge il momento, fallisce anche la tensione.

Mascherato 7/09/08 15:37 - 583 commenti

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Da Internal Affairs (il film di Mike Figgis in cui Gere esplorò il suo lato oscuro per il primo ruolo da villain) ad Infernal Affairs (il titolo che ha apert a Lau le porte di Hollywood), una consonante di differenza. Identikit di un delitto (che vede lavorare insieme Gere e Lau) è, però, "dissonante" rispetto al modello Se7en (apertamente citato nell'epilogo) perché la discesa agli inferi di Erroll ricalca più quella di Tom Welles in 8 mm (che Andrew Kevin Walker, sceneggiatore di Se7en, scrisse dopo) e l'interessante indagine del lato oscuro, questa volta dell'America, rimane in superficie.

Daniela 9/12/08 14:57 - 12606 commenti

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Un film imperfetto e non molto originale (nel finale il richiamo a Seven è troppo palese ed induce a confronti ingenerosi), molto pessimista ed anche reazionario nel suo messaggio quando nega ogni possibilità di redenzione, ma da vedere comunque sia per certi ambienti degradati, ben resi dalla fotografia che per il personaggio interpretato da Gere (in un ruolo assolutamente anti-glamour, un poliziotto ossessionato ed ossessivo quanto i criminali che perseguita). Il punto debole è la sceneggiatura, zoppicante ed effettistica.

Galbo 5/01/09 08:15 - 12372 commenti

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Poco convincente l'esordio americano del nipponico Lau, peraltro parecchio rimaneggiato (pare senza la collaborazione del suo autore) prima dell'uscita in sala. Il film senz'altro affascinante dal punto di vista visivo per le torbide amosfere che riesce e creare e segnato dalla buona prova del cast (specie Gere, molto convincente nel suo ruolo) è però parecchio carente dal punto di vista narrativo con troppi rimandi ad opere precedenti (Seven su tutte) e poca originalità.

Trivex 10/01/09 14:50 - 1738 commenti

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Il Gere in versione estrema o presunta tale è solitamente uno spettacolo ed anche in questo caso buon sangue non mente. Il personaggio del funzionario alienato dal doloroso lavoro al quale è chiamato è perfettamente interpretato, peccato non si possa dire la stessa cosa della sua compagna d'avventura, troppo neutrale alle forti pulsioni sprigionate dal dolore sopportato e dalla passione praticata dal protagonista. La storia purtroppo è davvero poca cosa, per niente originale anche se il finale può sorprendere. Non capisco davvero il divieto ai 18.

Cangaceiro 24/12/09 17:50 - 982 commenti

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Questo profondo viaggio nella depravazione sessuale di un America che sembra dimenticata dal mondo, scivola via come l'acqua sul vetro: pochi sussulti, molte ciance e parecchie situazioni straviste (c'è il solito agente mal sopportato dai colleghi e con shock pregresso a carico). La regia è da "montagne russe" con equilibrismi e stacchi vertiginosi uniti ad un montaggio convulso. Di buon livello la forte scena da torture-porno nella roulotte. Gere regge bene il confronto con un personaggio molto sfaccettato ed approfondito, mediocre invece la Danes.

Nando 8/06/11 08:55 - 3806 commenti

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Thriller pervaso da atmosfere torbide ed inquiete in cui Gere interpreta una parte tormentata e convincente, tuttavia la narrazione è sfilacciata e presenta buchi clamorosi. Troppi rimandi a pellicole del recente passato e vittoria totale del pessimismo anti-redentivo.

Herrkinski 9/06/11 09:17 - 8052 commenti

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Esordio statunitense per il bravo Lau, che confeziona un thriller in perfetto stile USA, con ovvi richiami alle atmosfere di Seven e derivati. Tuttavia il regista aggiunge il proprio tocco e realizza un prodotto superiore alla vagonata di film sui serial-killer usciti negli ultimi 15 anni, grazie anche ad una fotografia affascinante e ad un pessimismo di fondo non comune. Sull'orlo di un mondo allo sfascio, si staglia un Gere tormentato, diviso tra giustizialismo e remore morali, simulacro di un'America che fatica a distinguere tra bene e male.

Saintgifts 12/12/13 01:27 - 4098 commenti

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Se guardi troppo l'abisso, l'abisso poi guarda te. Come rimanere immuni e misuratamente distaccati facendo certi lavori, per riuscirli a fare nel miglior modo. È il dramma di Errol (un buon Richard Gere, affiancato bene da Claire Danes) che nell'abisso rischia di precipitare. La fotografia e i luoghi rendono bene la scabrosità dell'argomento; forse si eccede in virtuosismi ed effetti non necessari, mentre per certi versi si percorrono strade poco originali, vanificando in parte un lavoro con un buon potenziale.

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Homesick 17/06/15 17:38 - 5737 commenti

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Si parla di maniaci sessuali irredimibili mostrandone le orribili nefandezze e si contrappone loro un detective-giustiziere ai limiti della patologia, ma quando arriva la resa dei conti con il vero colpevole ci si tira indietro in ossequio al politically-correct in abito rosa... D'altronde sono proprio le sceneggiature carenti a rovinare gran parte dei film contemporanei, anche laddove si disponga di attori decisi e credibili e si adottino soluzioni ad effetto tra visionarietà e realismo.
MEMORABILE: L'incubo con il cane.

Namib 26/07/16 23:24 - 7 commenti

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Credo sia un film da rivalutare; per l'importanza del paesaggio mi ricorda stranamente Le paludi della morte, di Ami Canaan Mann: anche qui i personaggi sembrano quasi sfarinarsi, nella loro tipicità "di genere", sovrastati da una geografia schiacciante e fatale. Ma qui la ghignante follia dell'assassino/a principale rimanda, più che al cliché del SK, all'ipotesi dell'esistenza di una "specie" diversa, famelica, gelida e irredimibile, come nei "gialli soprannaturali" di John Connolly.
MEMORABILE: "Scava! Scava! Ce ne sono altre!"

Ira72 3/01/18 21:51 - 1305 commenti

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A metà tra Seven e Il silenzio degli innocenti, ma con una visione più cinica perché per Babbage chi soffre di certe turbe non guarisce mai. E allora tanto vale farsi giustizia da soli. Le atmosfere torbide ci sono, come anche i colpi di scena, i cadaveri e le terre desolate con le baracche inquietanti sparse qua e là. Non male nemmeno la Danes (Gere, si sa, è una garanzia). Forse un titolo meno inflazionato avrebbe dato più risalto al film (sarebbe bastato tradurre l’originale per incuriosire maggiormente). Non eclatante, ma neanche una ciofeca.

Ultimo 12/04/18 10:31 - 1652 commenti

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Thriller piuttosto mediocre, nonostante la prova convincente di Richard Gere, poliziotto integerrimo pronto a tutto per il suo lavoro. Convince poco la regia, troppo confusa e poco adatta a un lungometraggio; così come la sceneggiatura, dalla quale ci si aspetta qualcosa in più. Ne esce un film poco originale, che arriva a malapena alla sufficienza.

Minitina80 30/04/20 21:22 - 2976 commenti

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Debole thriller che dice tutto e niente allo stesso tempo. Vuole osare con un linguaggio visivo eloquente, parlando di depravazioni e pervertiti e della situazione che avvilisce l’America per stupri e rapimenti a scopo sessuale. Purtroppo non riesce a mettere ordine nella scrittura e la butta in caciara, non permettendo di focalizzarsi sul filo logico delle indagini. Lo stesso Gere, per quanto bravo, si trova affibbiato un ruolo sopra le righe e stereotipato. Troppo sfacciatamente simile a Seven l’epilogo, sia nell’ambientazione che nel girato.
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  • Discussione Cangaceiro • 24/12/09 18:00
    Call center Davinotti - 739 interventi
    Sono assolutamente d'accordo con quanti hanno usato nel loro commento la parola REAZIONARIO relativamente a questo film.
    Quello di Gere è un personaggio approfondito e per certi versi complesso ma i modi da lui usati verso i maniaci sessuali (ex o non che siano) ricordano da vicino quelli dei ruoli di Maurizio Merli nei poliziotteschi...