Straordinario film antimilitarista il cui punto di forza consiste nel saper gradualmente coinvolgere sempre di più lo spettatore fino a raggiungere un'intensità notevolissima nella bellissima e struggente seconda parte (per larga parte quasi muta) in cui la forza delle immagini raggiunge livelli davvero notevoli. Il linguaggio e la messa in scena sono lontani anni luce dagli standard occidentali: per portarlo a termine ci vuole una certa pazienza ma lo sforzo è ampiamente ripagato. Comunque non per tutti i gusti.
Spettacolare apologo pacifista dispiegato nell’ambito della guerra di Birmania, alle soglie della vittoria inglese sulla tenace resistenza dell’esercito giapponese. La musica e il canto evocano un linguaggio universale capace di colmare lo spazio astioso e irriducibile generato dalla cecità dello scontro bellico, sublimare l’atrocità del conflitto nella cognizione della dignità del singolo. Con poche ed opportune concessioni al pietismo, un’opera solenne, di grande compostezza formale inquadrata in immagini di opulenta bellezza. Struggenti le musiche di Akira Fukube. Notevole.
Ottima pellicola dal contenuto fortemente antimilitarista, che stupisce per l'efficacia della regia (modernissima, per quanto lontanissima dai canoni classici statunitensi), la forza di gran parte dei personaggi (memorabili anche quelli minori, come la vecchia e il bambino), la limpidezza dei messaggi. L'inserimento del tema della memoria (storica), palesato solo nel finale, non fa che accrescere il livello di un film eccellente, peraltro avvalorato da attori e musiche di ottimo livello. Assolutamente da non perdere.
Commossa elegia sulla pietas e la memoria: il soldato giapponese che alla fine della guerra diventa bonzo per seppellire i caduti insepolti è la nuova Antigone del XX secolo, destinata a pacificare le coscienze, a cominciare dalla propria e da quella di un paese che ancora (1956) non riesce a fare i conti col proprio passato. Cinema di altissimo valore morale, che sa dare forma struggente all'umanità e al dolore della responsabilità, scegliendo la musica dell'arpa e dei tanti cori come viatico verso la consapevolezza. Emozionante.
Passa per essere un caposaldo del cinema antimilitarista, ma è soprattutto un'invocazione alla "pietas" umana questa storia di un soldato che, dopo la disfatta del Giappone, sceglie di non tornare in patria ma di restare in Birmania per seppellire i cadaveri dei suoi compagni, di cui nessuno si preoccupa. La cura dei morti come mezzo per affermare il valore della vita trova in Ichikawa un cantore sommesso e partecipe che non ha bisogno di ricorrere a nessuna enfasi: bastano le inquadrature dei poveri corpi abbandonati per suscitare sgomento e commozione. Film doloroso, nobile, necessario.
Kon Ichikawa HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.