The black cat - Film (1934)

The black cat
Media utenti
MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The Black Cat
Anno: 1934
Genere: horror (bianco e nero)
Note: Il titolo (ma non la storia) è ripreso dall'omonimo racconto di Poe.

Location LE LOCATIONLE LOCATION

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Poco di eccezionale da ricordare, per questo “horror” che sfrutta il titolo di uno dei più noti racconti di Poe nel modo più forzato che si possa immaginare: il gatto nero c'è, ma è un semplice felino che si aggira nella villa terrorizzando quasi edwoodianamente il povero Bela Lugosi, costretto a fingere quasi di impazzire alla sola vista dell'animale. Karloff accenna al fatto che il gatto nero si dice sia l'incarnazione del male e i riferimenti a Poe si fermano qui! Il resto è la stucchevole avventura di due sposini in viaggio di nozze che finiscono loro malgrado nella modernissima villa nei Carpazi abitata da un architetto dagli atteggiamenti sospetti (Karloff, a differenza di Lugosi presentato...Leggi tutto solo col cognome nei titoli di testa, manco fosse davvero Frankenstein). Ce li accompagna uno psichiatra ungherese dai modi ancor più bizzarri (Lugosi), assieme al quale i due hanno appena avuto un incidente stradale. Si tenta di instillare l'orrore ripetendo che la villa è stata costruita sul punto in cui sono morti centinaia di soldati, si cerca di sorprendere dicendo che lo stesso psichiatra faceva parte di chi vi combatté, ma la realtà è che si tratta semplicemente di lunghi dialoghi poco interessanti tra i due “mostri sacri” protagonisti, con Karloff che fa di tutto per mostrare di celare chissà quali segreti in villa e Lugosi che sgrana gli occhi come di consueto. Retaggi espressionisti in qualche bella sequenza (la scala a chiocciola, certe inquadrature sulle figure femminili), ma di vero orrore non v'è traccia. Alla coppia in tragico viaggio di nozze composta da David Manners e Julie Bishop (o Jacqueline Wells che dir si voglia) il compito di recitare da unici “normali” della combriccola, con conseguente figura da anonimi scemotti che si stupiscono ogni due minuti per qualcosa. Cinema d'altri tempi (d'altra parte era il 1934), inserito senza lasciare grandi tracce nel grande periodo Universal dei “mostri”.

Chiudi
TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/04/08 DAL BENEMERITO UNDYING POI DAVINOTTATO IL GIORNO 28/07/13
Clicca sul nome dei commentatori per leggere la loro dissertazione
ORDINA COMMENTI PER: BENIAMINI GERARCHIA DATA

B.wildest 29/08/08 01:34 - 33 commenti

I gusti di B.wildest

Un horror che lascia davvero l'amaro in bocca... Il mitico Ulmer alla regia, alla penna Kurt Siodmank e i grandissimi Karloff e Lugosi. Le premesse c'erano tutte, ma ne esce un film confuso, verboso, pieno di incongruenze, che con il gatto nero di Poe accenna solo una gratuita fobia di Lugosi che però non porta davvero a nulla. Sfiziose alcune scenografie e, per chi venera quei due "mostri sacri", comunque una visione la si può spendere, che diamine!

Cotola 5/09/09 01:40 - 9009 commenti

I gusti di Cotola

Notevole thriller pieno di suggestioni espressioniste, arricchito da straordinarie scenografie, impreziosite ed esaltate dalla bellissima fotografia di John Mescal. La storia non è il massimo, ma il contorno è davvero di qualità. I titoli di testa millantano una paternità poeana, ma in realtà il film non ha nulla a che fare con lo splendido racconto del grande scrittore americano. Perla da riscoprire.

Undying 31/10/09 04:13 - 3807 commenti

I gusti di Undying

Coppia americana in viaggio di nozze s'imbatte nel dott. Verdegast. A seguito di un incidente il terzetto ripara nella villa dell'architetto Poelzig, personaggio adepto di culti satanici. La casa è stata costruita sullo stesso luogo nel quale, il proprietario, ha commesso crimini di guerra. L'ispirazione da Edgar Allan Poe resta confinata al solo titolo e alla presenza d'un gatto nero, spesso intravisto tra le braccia di Karloff. Evidentemente in debito con certo cinema espressionista tedesco anni '20, con The Black Cat Ulmer realizza un riuscito (e curato) horror d'atmosfera.
MEMORABILE: La discesa di Karloff nei sotteranei, adornati con teche di vetro al cui interno son contenuti corpi imbalsamati di donne.

Ciavazzaro 20/09/11 20:55 - 4768 commenti

I gusti di Ciavazzaro

Ottimo horror, molto sadico per l'epoca (la fine destinata a Karloff), anche se per ovvi motivi d'epoca nulla viene mostrato. "Zombesco" Karloff, plauso per Lugosi giustiziere. Da citare le scenografie moderne della villa, il culto, la resa dei conti finale. Notevole l'atmosfera. Un film da vedere.

Giùan 7/03/13 19:08 - 4537 commenti

I gusti di Giùan

Sono numerosi (molti ancor operanti) i fattori che fanno di The black cat uno degli horror più memorabili della storia del cinema. Se infatti i canoni del terrore sono oggi notevolmente mutati, il film di Ulmer mantiene inalterata l’atmosfera di classico sulfureo (a metà tra Tourneur e Browning), con la coppia Karloff-Lugosi che mai più sarà inquadrata in una luce tanto sinistra. Tutta la prima parte è di inquietante efficacia con scenografie, musiche (Roemhedl) e fotografia che concorrono a donargli un esoterico fascino che il rocambolesco finale un po’ tradisce.
MEMORABILE: L’incontro in treno tra Lugosi e la coppia di novelli sposi; La silhouette di Karloff che si staglia dietro il baldacchino matrimoniale.

Pigro 11/04/13 09:25 - 9634 commenti

I gusti di Pigro

Incredibile accrocchio horror, dove si fronteggiano due pilastri come Lugosi e Karloff, nelle loro inquietanti maschere, per sviluppare una storia dalla trama tra il frettoloso e il ridicolo (l’ailurofobia): i due sposini che alloggiano nella magione dove si scontrano l’architetto cattivo e il dottore buono ma sfigato che cerca la moglie e la figlia. Discreta l’atmosfera, ma nel guazzabuglio che gronda forzate allusioni macabre (la casa sul cimitero), l’unica cosa davvero interessante è l’ambientazione in una raffinata abitazione moderna.

Rebis 30/09/15 19:26 - 2331 commenti

I gusti di Rebis

Trionfo dell'arte recitativa di Boris Karlof e Bela Lugosi, la cui presenza scenica si fa pura iconografia horror. Il film è una bizzarria necrofora che è tutta studio dell'inquadratura, senso della prospettiva, luci espressioniste e dettagli scenografici (memorabile la magione che contrappone - significativamente - architetture avveniristiche a sotterranei catacombali). L'andamento liturgico e ieratico, la rarefazione narrativa che trasfigura gli orrori della guerra nel satanismo e la necrofilia nella mempsicosi, ne amplificano la forza evocativa (senza troppo quagliare...). Sonnambolico.

Von Leppe 27/12/15 12:56 - 1258 commenti

I gusti di Von Leppe

Nel suo periodo d'oro degli horror, la Universal sforna quest'altro film espressionista sempre di ambientazione mitteleuropea che non è girato come negli altri classici della casa produttrice tra i vecchi muri di castelli e torri ma in un'architettura moderna. Notevole è il personaggio dell'architetto diabolico Hjalmar Poelzig interpretato da Karloff; anche Lugosi dà una buona prova come suo nevrotico antagonista nella parte del dottor Vitus Werdegast. La trama si risolve in modo un po' frettoloso, specie nel finale.

Rufus68 22/01/17 16:25 - 3825 commenti

I gusti di Rufus68

Ulmer trasborda gli umori del muto espressionista in "terra ostile" americana e ne cava un dramma psicologico in cui la perversione è solo intuita. Il vero duello non è tra Lugosi e Karloff (entrambi membri di un ordine, quello europeo, antico e decadente), ma fra i due e la coppia di sposi, rappresentanti di un nuovo mondo occidentale, positivo e senza nubi (una dicotomia che si ritrova nel miglior horror americano di quegli anni). Un po' caotico e sbrigativo nella risoluzione (forse incombeva lo scarno budget).

Belfagor 10/04/19 17:53 - 2689 commenti

I gusti di Belfagor

I riferimenti a Poe si fermano al titolo, poiché il gatto fa solo qualche comparsata per giustificare qualche attacco di ailurofobia. Il vero fulcro del film è la mortale rivalità fra due reduci della Grande Guerra, il satanista Poelzig (un Karloff incredibilmente malvagio per gli standard dell'epoca) e il dottor Verdegast (Lugosi che offre alcuni momenti di particolare intensità), il tutto in una suggestiva atmosfera da cinema espressionista. I tempi stringati nuocciono un po', ma la suggestione si mantiene fino alla fine.
MEMORABILE: Il contrasto fra l'architettura moderna della casa e i sotterranei gotici; La resa dei conti fra Verdegast e Poelzig.

David Manners HA RECITATO ANCHE IN...

Spazio vuotoLocandina DraculaSpazio vuotoLocandina La mummiaSpazio vuotoLocandina Bacio mortaleSpazio vuotoLocandina Febbre di vivere

Rambo90 7/04/20 00:23 - 7675 commenti

I gusti di Rambo90

Il primo incontro/scontro tra i due colossi del cinema dell'orrore è al servizio di una storiella poco interessante e in cui sono inseriti particolari molto forzatamente (vedi la fobia di Lugosi per i gatti). Comunque i duetti sono godibili; alcuni dettagli insoliti per questo tipo di produzioni (la casa in stile moderno invece dei soliti antri sinistri), poi, lo elevano rispetto alla media. Tutto procede come prevedibile ma un'occhiata la merita.

Anthonyvm 29/10/22 00:51 - 5637 commenti

I gusti di Anthonyvm

Nessun collegamento con Poe (il gatto nero del titolo fa più che altro parte dell'arredamento gotico): Ulmer racimola gli ingredienti più disparati, fra necrofilia, rapporti perversi, satanismo (gli ultimi dieci minuti sono un superbo concentrato di prototipico horror settario), torture sadiche (lo scorticamento con la vittima viva!) e scontri culturali (la coppia americana in suolo europeo intrappolata in un incubo dai connotati espressionisti). Nonostante la messinscena datata e lo script di scarsa compattezza, l'accoppiata Karloff-Lugosi e certe finezze visive valgono una visione.
MEMORABILE: Il "tour" nei sotterranei; La partita a scacchi; I giochi di ombre della scala a chiocciola; La messa nera; La tortura di Karloff vista in silhouette.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.

In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.


DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.

HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.

CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.

MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
  • Discussione Pigro • 11/04/13 09:27
    Consigliere - 1659 interventi
    Zender, stavolta la nota va proprio eliminata. È vero che il titolo è lo stesso del racconto di Poe, ma il film non c’azzecca proprio nulla, neanche alla lontana. Di simile c'è solo il titolo, come scrive peraltro lo stesso Undying (che è quello che probabilmente ha scritto la nota).
  • Discussione Zender • 11/04/13 14:58
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Però Imdb scrive che Poe esiste nei crediti del fim, mi par di capire, per quanto possa esser diversa la storia. Scrive sui Writing credits:

    Edgar Allan Poe (suggested by a story by) (credit only)
  • Discussione Pigro • 11/04/13 15:59
    Consigliere - 1659 interventi
    Sì, nei titoli di testa dice "suggested by...", ma il suggerimento si limita al titolo, te lo posso assicurare: non c'è neanche il minimo riferimento al racconto di Poe, come confermano anche i commenti degli altri.
    Ti faccio un esempio recente, nel senso che è un film che ho visto da pochissimo: il titolo "La Cina è vicina" di Bellocchio è suggerito dal titolo del reportage di Enrico Emanuelli, e questo sta proprio scritto nei titoli di testa, dove si dice che il regista si è ispirato a quel libro per il titolo, ma ovviamente di Cina in quel film non si vede proprio nulla.
    Ebbene, come nessuno potrà mai dire che il film di Bellocchio è "tratto da" Emanuelli, così non si può dire che questo film è "tratto da" Poe. Se proprio vuoi mantenere questo riferimento, almeno eviterei di lasciare "tratto da", ma magari puoi mettere "il titolo (ma non la storia) è ripreso dall'omonimo racconto di Poe", cosa che a quel punto è più una curiosità che non un'informazione da scheda, credo.
  • Discussione Cotola • 11/04/13 18:08
    Consigliere avanzato - 3842 interventi
    Credo proprio che Pigro abbia ragione. La nota
    si potrebbe eliminare visto che le due cose non
    c'entrano nulla.
  • Discussione Zender • 11/04/13 18:28
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Mi spiego: il "tratto da" era sottinteso che lo avrei comunque tolto. Volevo capire come mai anche nei titoli di testa si citasse, tutto qui. Inserirò la nota che suggerisci tu, allora (suggested by Pigro in pratica), grazie.
  • Curiosità Buiomega71 • 19/10/14 10:14
    Consigliere - 25933 interventi
    Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni (Ciclo:"Giallo: Omaggio a Boris Karloff", anno 1987) di The black cat

  • Curiosità Buiomega71 • 23/05/16 23:08
    Consigliere - 25933 interventi
    * Ulmer era personalità angosciata, soffriva di fobie, lavorava sempre al buio e determinate parole, come "crazy" (pazzo) pronunciate in sua presenza lo pietrificavano dal terrore.

    * La produzione ha fatto eliminare a Ulmer il finale quasi hitchcockiano e metafilmico. Ulmer stesso, nel finale soppresso, appariva come il conducente dell'autobus che, alla richiesta di un passaggio da parte degli sposini appena scampati, affermava di essere diretto verso una casa di cura per riprendersi dalla fatica derivata dal girare "The black cat" in appena 14 giorni.

    * Ulmer odiava Fritz Lang, tanto da dare al personaggio di Poelzig tratti langhiani, mentre la fobia felina di Verdegast è un malizioso riferimento a Caligari (film molto amato da Ulmer), il direttore del manicomio finito in camicia di forza.

    * I riferimenti al cinema tedesco degli anni '20 sono numerosi, in particolare a Murnau, Wiene, Wegener (autori con cui Ulmer lavorò).

    Fonte: THE BLACK CAT , rubrica CULT MOVIE, Ciak , settembre 1992.
  • Discussione Rufus68 • 22/01/17 16:27
    Contatti col mondo - 218 interventi
    La litania diabolica salmodiata da Boris Karloff sembra una presa in giro. Più che alla recitazione da un grimorio si assiste a quella da un bignami per apprendisti del latino: "Cum grano salis ... Lupus pilum mutat non mentem ...".
    Probabilmente lo sceneggiatore ha consultato un libretto di motti, proverbi e locuzioni senza darsi troppo pensiero.
  • Discussione Zender • 22/01/17 18:18
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Come Totò che si fingeva prete in un film e leggeva sempre autobus, autobus, autobus... E' una gag vecchia come il mondo in effetti, ma altra cosa è farlo seriosamente...
  • Discussione Rufus68 • 22/01/17 18:47
    Contatti col mondo - 218 interventi
    Ecco cosa mi ricordava questo latinorum ...