Durante la guerra del Vietnam, la moglie di un ufficiale dei marines, infermiera volontaria si innamora di un reduce paralizzato. Appartenente al filone dei film sulla guerra del Vietnam, Tornando a casa cavalca il sentimento antimilitarista in voga in america negli anni '70 ed appare ancora oggi tra i più riusciti anche se la forte drammaticità della sceneggiatura può a volte rasentare il pietismo, evitato grazie alle grandi interpretazioni di Jon Voight e Jane Fonda. Bellissima la colonna sonora d'epoca. Da vedere.
Una magnifica, nostalgica colonna sonora, avvolge ogni fotogramma di questa sentita storia d'amore ambientata durante gli anni del conflitto in Vietnam. La grande prova di Voight e della Fonda si staglia in quella che rimane un'opera fortemente antimilitarista, che riesce a non piangersi addosso nonostante il dramma personale/sociale che si consuma sullo sfondo. Per chi scrive, superiore a Nato il 4 luglio di Stone.
MEMORABILE: Il confronto finale con i tre protagonisti.
Cronologicamente tra i primi film sulla guerra vietnamita, girato pochi anni dopo il suo bruciante esito, è apprezzabile per lo sobrietà della narrazione, che scorre con toni volutamente sommessi e alieni da eccessi melodrammatici. Ovviamente riflette il clima culturale e politico della crisi americana della fine anni '70, ma in modo convincente, senza declamazioni retoriche. Grande prova dei tre protagonisti, con una particolare menzione per Jane Fonda, qui interprete molto intensa e matura.
Infermiera piacente, moglie di un capitano dei marines bigotto, conosce un reduce paralizzato del Vietnam, innamorandosene. Se Il cacciatore mostra le tragiche conseguenze della guerra e Apocalypse now l'esaltazione e la follia, questo film, premiato con gli Oscar per entrambe le interpretazioni principali (Voight e Fonda), spicca per la descrizione accurata del reintegro doloroso dei militari nel tessuto sociale statunitense. Senza pietismi inutili e con due grandissimi interpreti, è un lucido esempio di film verità da vedere assolutamente.
Forse il più forte e riuscito film di critica alla guerra del Vietnam (se la gioca con Full metal jacket). Niente sensazionalismi, niente scene madri, Ashby dirige con semplicità e precisione la storia della moglie di un capitano che si innamora di un reduce che ha perduto le gambe. Con spietata ironia anche il capitano torna a casa dopo essersi sparato ai piedi per sbaglio (!) e qui avverrà lo scontro fisico, ideologico e sentimentale tra pacifismo e militarismo. Il tutto senza la stucchevolezza dell'analogo Nato il quattro Luglio di Stone.
Una storia che trasmette un forte ideale pacifista e che, pur occupandosi di una vicenda e di un periodo ormai lontano, mantiene intatto il suo significato ideale e purtroppo non mai superato. L'argomento è trattato lontano dalle zone di guerra e si svolge a livello psicologico in seno al gruppo di quei reduci che hanno subito traumi di tutti i generi e che stentano a reinserirsi nella normalità, attraverso una storia d'amore su cui si riflettono, senza retorica e si infrangono, le aspettative dei protagonisti. Superlativi cast, sceneggiatura e musiche. Giustamente pluri-premiato.
MEMORABILE: Il discorso antimilitarista di Luke Martin ai giovani, con sullo sfondo l'emozionante "Once I was" di Tim Buckley; Bob si allontana tra le onde.
Moglie di un marine al fronte si innamora di un reduce paralizzato. Soggetto antimilitarista, stemperato dalla storia d’amore, per rilevare ciò che i telegiornali non mostrano mai: gli ospedali dei feriti e i traumi subiti in guerra. La Fonda, qui più amorevole che combattiva, aiuta i difficili ruoli maschili: Voight è il perdente diventato consapevole dell’inutilità dei conflitti, Dern è il vero sconfitto dai suoi ideali da eroe. Ultima parte che non infierisce sulla drammaticità e che vuol far riflettere in silenzio. Bella la fotografia dai toni naturali.
MEMORABILE: La sacca delle urine piena; Il suicidio con l’iniezione di aria; Il rapporto a letto; L’arrivo dei feriti con l’aereo.
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CuriositàColumbo • 15/12/10 18:09 Pulizia ai piani - 1098 interventi
Molto travagliata fu la stesura della sceneggiatura, nata da un'idea della Fonda, scritta dall'esordiente Nancy Dowd, rifatta da Waldo Salt e Robert Jones e in larga parte improvvisata dal regista con gli attori prima delle riprese.
Fonte: Morandini
CuriositàFauno • 3/10/18 00:02 Contratto a progetto - 2742 interventi
Dalla collezione cartacea Fauno, il flano del film:
In origine John Schlesinger avrebbe dovuto dirigere la pellicola, ma il regista declinò l'offerta ritenendo di non essere (in quanto inglese) la persona adatta per occuparsi di reduci dal Vietnam.