Bellissimo film basato su un fatto realmente accaduto. Forse non è l'originalità il suo punto di forza, è un tema abbondantemente vagliato (vedi Hurricane etc), ma la bravura degli interpreti tiene alto il livello del film e riesce ad appassionare dal primo all'ultimo minuto. Oltre al sempre bravo Day-Lewis, da segnalare un Giuseppe interpretato da Postlethwaite che riesce ad emozionare. Sicuramente un film che merita di esser visto.
Buon film basato su una storia realmente accaduta e riguardante un errore giudiziario perpetrato a danno di alcuni iralndesi con la complicità di forze dell'ordine deviate. Il regista Sheridan su questo episodio ha diretto un film teso e coinvolgente con momenti di grande impatto emotivo e che ha in alcuni momenti il limite di una certa "rigidità" di giudizio nella separazione tra buoni e cattivi. Molto brava e affiatata la coppia dei protagonisti Day-Lewis e Postlethwaite. Belle le musiche.
Innocenti in galera come terroristi per molti anni. Ma se a questo aggiungete che gli innocenti sono irlandesi e i carcerieri inglesi e che la storia è vera, avrete ottenuto un film esplosivo, vibrante di passione civile e di orgoglioso patriottismo. E’ questo il vero senso del film, realizzato con buona maestria e vincente grazie alle notevoli interpretazioni dello scavezzacollo Daniel Day Lewis (finito in un gioco più grande di lui) e del padre Pete Postlethwaite. Le bellissime musiche, va da sé, sono di Bono.
La storia vera dei Quattro di Guildford, accusati ingiustamente di un attentato e per questo incarcerati per svariati anni, è raccontata con abilita e passione, impreziosita da un cast (in particolare ovviamente la coppia d'assi Day-Lewis - fondamentale - e Postlethwaite) assolutamente all'altezza; è un film di denuncia, si sa dove stanno i buoni e dove i cattivi: dietro la vicenda dei quattro c'è tutta la sofferenza della martoriata Irlanda. Tuttavia è intriso di una forza e di una vitalità che spazzano via ogni presunzione di retorica.
Ispirato da una storia vera, il film trae la forza dal drammatico quanto intenso confronto tra padre e figlio, ingiustamente incarcerati per un crimine mai commesso. Magistrale l'interpretazione dei due protagonisti che evidenziano la dura lotta che emerge tra buoni e cattivi senza mai scadere nella retorica.
Tra dramma carcerario e giudiziario un bel film di impegno civile che non manca di avvincere lo spettatore per il quale è difficile non empatizzare col duo dei protagonisti. Il regista sa fare il suo mestiere: coinvolge lo spettatore e lo fa però in maniera onesta, senza colpi bassi o scene patetiche. Più discutibile invece la visione troppo manichea dei personaggi, del tutto buoni o cattivi a seconda dei casi. In ogni caso vale la pena dargli un’occhiata.
Nel mezzo della guerriglia tra IRA ed inglesi si svolge questa storia - vera - che nel film viene utilizzata per mostrare i problemi della giustizia inglese. Day-Lewis è un ottimo attore e lo dimostra con un'interpretazione memorabile, da ritenersi quasi la qualità migliore del film.
La trasformazione di Gerry Conlon (dall'interpretazione di Daniel Day-Lewis) durante l'arco del film, è la cosa che più mi è rimasta impressa: forse troppo da manuale, come troppo da manuale è il film, ma vista la realtà dei fatti raccontati, è da considerarsi un pregio. Infatti la drammaticità di tutta la vicenda non è gettata in un sol colpo sullo spettatore, ma è centellinata sapientemente in modo da evidenziarla in tutto il suo peso, fino all'atto finale liberatorio. Pete Postlethwaite ed Emma Thompson sono perfetti nei loro ruoli.
MEMORABILE: Il colpo di genio dell'avvocatessa Gareth Peirce (Emma Thompson) nel trovare il fascicolo insabbiato.
Una dura vicenda (la reale carcerazione di padre e figlio innocenti avvenuta in Irlanda nel 1974 a seguito di un attentato dell'IRA) che non manca di coraggio e di impatto emotivo anche se, secondo me, l'ambiente carcerario in cui si svolge è stato ricostruito in modo distaccato e un po' asettico. Sette nominations all'Oscar ma nessun premio. Daniel Day-Lewis lo avrebbe meritato per la sua grande prova, ma l'Oscar andò all'altrettanto bravo Tom Hanks per Philadelphia.
L'incredibile epopea (giudiziaria, famigliare e di vita) dell'hyppie Gerry Conlon, ingiustamente accusato dell'attentato di Guildford, è narrata da Sheridan con stile energico, un insopprimibile urlo di dolore. Al regista non interessano tanto i comportamenti quanto il racconto corale e la denuncia di un sistema legale famelico e assetato di colpevolezza. In più, spesso è l'apporto melodrammatico della vicenda in cui l'integrità morale e la civiltà esposte riescono a essere antiretorici e commoventi allo stesso tempo. Intenso.
MEMORABILE: La vibrante esposizione finale dell'avvocato Peirce.
Padre e figlio finiscono incarcerati per crimini dell’Ira, ma la verità verrà a galla. Il terrorismo è un tema scottante in Gran Bretagna e viene trattato ponendo attenzione alla componente umana (la critica giudiziaria è solo nei titoli di coda). Ben ambientato (specie a Belfast) e protagonisti credibili nel loro carattere da irlandesi orgogliosi; la Thompson risulta invece enfatica, così così il resto del cast.
MEMORABILE: Le fughe all’interno delle case irlandesi; Day-Lewis che tappa lo spioncino della cella con la mano.
Non è facile costruire un film, peraltro basato su una storia vera, di denuncia politico sociale senza diventare pedanti o senza entrare nel filone dei già visti. E infatti Sheridan, accanto al percorso terroristico, affianca un altro sentiero: quello affettivo e sentimentale. Il risultato finale è un film sì violento, ma anche sensibile e commovente. Indimenticabile l'interpretazione di Daniel Day Lewis, che sa coinvolgere emotivamente per l'intera durata della pellicola (più di due ore).
Forse sopravvalutato, forse lunghetto dalla metà in giù, è pur sempre un'opera formidabile, con un realismo e una drammaticità che ti si piantano dentro. La prima ora è grandissimo cinema. Ben tratteggiata l'evoluzione di un Day-Lewis prima sopra le righe e poi via via sempre più maturo e riflessivo, accompagnato da un intensissimo Postlethwaite che ne è l'esatto opposto. Un poema del difficile rapporto padre-figlio.
MEMORABILE: "Non abbiamo mai avuto un ladro in famiglia" "Non abbiamo mai avuto niente in famiglia!"
Bellissimo film dal ritmo teso e avvincente sulla vicenda dei "quattro di Guildford", innocenti accusati ingiustamente di terrorismo. Tutta la pellicola si regge sulla formidabile interpretazione dell'ottimo Daniel Day-Lewis e naturalmente sulla perfetta regia di Jim Sheridan. Memorabili inoltre le prove di Postlethwaite e della Thompson. Da applausi il finale.
Magnifico film che ha il coraggio di dire chiaramente come alcune democrazie europee (nello specifico il Regno unito) abbiano violato negli anni 70-80 ogni dignità giuridica, fino a giungere alla tortura. Dopo una partenza dalla regia solida ma un po' troppo colma di stereotipi, la vera forza dell'opera si sprigiona dall'arresto di Conlon padre e figlio. Difficile decidere quale interpretazione sia più grandiosa tra quella di Day-Lewis e quella di Postlethwaite; il risultato è un film potente, emozionante, ricco d'interrogativi pulsanti che si porta dietro fino al finale "felice".
MEMORABILE: L'arrivo del vero attentatore in carcere.
Basato su una storia tragicamente vera, Nel nome del padre è un film crudo, ben recitato e ottimamente costruito su una sceneggiatura perfetta che gioca le carte della denuncia carceraria senza mai scadere nel banale. C'è anche una storia nella storia, il rapporto tra padre e figlio che da conflittuale mutua su una commovente complicità. Attori straordinari, Day-Lewis certamente ma anche la Thompson e Postlethwaite rasentano l'eccellenza.
MEMORABILE: La fiaccolata in memoria di Giuseppe morto in carcere.
Dicotomie familiari e carcerarie in un film dai toni inetitabilmente campanilistici, supportati da elementi drammatici classici, e dal risultato efficace sul piano moralizzatore per l'allora Inghilterra. Come in Fuga di mezzanotte o Hunger, la forza del racconto prevarica su vizi stilistici minori e non si resta insensibili alle assurde ingiustizie rappresentate - cullati da violini, puzzle acidi e conflitti edipici. Pensando alle decine di petizioni internazionali per esseri umani ingiustamente detenuti nel mondo, il realismo sociale di Sheridan resta indegnamente attuale.
Dopo un attentato dell'IRA, giovane irlandese viene arrestato insieme al padre e ad alcuni amici. Costretto a confessare sotto tortura e condannato nonostante l'inesistenza di prove, dovrà affrontare una lunga prigionia... Ispirato a un vero caso di cronaca in cui, più che "errore" giudiziario, venne commesso un abuso legalizzato, un film appassionato e appassionante che indigna e commuove spingendo ad approfondire i fatti. Intensa l'interpretazione di Day-Lewis ma a colpire maggiormente è quella del bravo caratterista Postlethwaite, indimenticabile nel ruolo nobilissimo del padre.
Un caso di malagiustizia da far rizzare i capelli raccontato in questo film ispirato a un vero caso di cronaca giudiziaria inglese degli anni '70. Il titolo ci vuole far concentrare sul rapporto padre-figlio e il suo evolversi lungo il film, ma l'attenzione è catturata più dalla vicenda legale, raccontata con ricchezza di particolari alternati a parti più fredde e con momenti di grande violenza morale. Ottimo il cast: Daniel Day-Lewis si conferma grandissimo attore, ma gli altri protagonisti non sono da meno. Per riflettere su ciò che spesso succede ai piani alti.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.